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I.V. Consultant Nurse

4.6 SODDISFAZIONE DEGLI ASSISTITI Soddisfazione della persona portatrice di Port

Diversi studi di letteratura hanno valutato, tramite questionari, il livello di soddisfazione dei soggetti che hanno un PaC, indagando il grado di Quality of Life (QoL), d’impedimento sulle normali attività quotidiane e sulla relazione con gli altri.

I risultati di tali studi sono stati molto positivi: la maggior parte degli assistiti si è dichiarata soddisfatta del dispositivo a livello estetico. Le normali attività delle persone non sono state limitate dalla presenza del Port e le attività quotidiane in cui molte di loro credevano di aver bisogno di assistenza (es. vestirsi), si sono rivelate più semplici del previsto, le persone hanno, quindi, mantenuto la loro piena autonomia. (16) Anche riguardo al dolore i soggetti hanno mostrato molta soddisfazione. Il Port si è confermato

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un valido presidio per ridurre il dolore, le conseguenze e i rischi di frequenti venipunture. Non va dimenticato, però, che anche la puntura del dispositivo causa dolore, ma molto meno delle venipunture periferiche, come confermato dagli stessi assistiti che hanno compilato il questionario. (17)

Un altro studio (15) ha dimostrato come la componente estetica sia statisticamente rilevante per valutare la soddisfazione della persona. Se l’impatto estetico del PaC è il minore possibile (cicatrice piccola, camera non sporgente e catetere non visibile esternamente), il soggetto mostra una maggiore soddisfazione che si manifesta nell’assenza di limitazioni nel vestire (es: egli non deve pensare a come nascondere il dispositivo alla vista delle altre persone). La soddisfazione estetica e il poco dolore sono indicatori di una buona QoL.

Esclusa la parte estetica, gli assistiti si sono dichiarati soddisfatti anche per come il Port ha permesso di seguire le terapie prescritte e per come esso non abbia limitato la vita quotidiana e le attività nel tempo libero.

41 CONCLUSIONE

Gli studi di letteratura hanno evidenziato come il Port sia, senza dubbio, un dispositivo più sicuro, con minor rischio di complicanze e molto più accettato dalle persone rispetto al catetere venoso centrale. Nonostante ciò, l’uso del PaC comporta la possibilità che si verifichino dei problemi di gestione.

Dall’analisi della letteratura emerge com’è possibile prevenire le complicanze e quali siano gli interventi da attuare in caso di necessità.

È evidente l’importanza dell’educazione della persona e, anche, del caregiver quando presente e necessario. (art. 2-19 codice deontologico dell’infermiere)

Il dialogo tra infermiere e assistito che sia volto a evidenziare i vantaggi del dispositivo, senza tuttavia tentare di nasconderne le possibili complicanze, è alla base dell’educazione che la persona dovrà avere dall’infermiere.

Si è dimostrato che anche solo un opuscolo può essere sufficiente (18) ma il rapporto professionale che si crea tra assistito e infermiere è una fonte di fiducia non indifferente che può tranquillizzare il soggetto e, conseguentemente, far aumentare la sua capacità di apprendere.

Quando una persona conosce il dispositivo che gli appartiene e sa di poter parlare senza paure con i professionisti sanitari si sente più libero di esprimere le sensazioni che prova durante l’uso del PaC.

Una persona, correttamente educata all’autogestione del dispositivo e conscia dei segni e sintomi che caratterizzano una complicanza, può richiedere l’intervento dei professionisti sanitari il prima possibile, al fine di avere meno esiti permanenti e di prevenire, per quanto possibile, la rimozione del Port.

Alla base di questo rapporto infermiere-utente ci deve essere un professionista sanitario preparato sul piano teorico e anche sul piano pratico della tecnica, un professionista che ha l’obbligo di essere sempre all’avanguardia delle conoscenze scientifiche (art.11 codice deontologico dell’infermiere). Il professionista sanitario deve assicurarsi che l’assistito comprenda correttamente tutto ciò che gli si dice, ecco perché l’infermiere deve essere attento ai segnali che invia, direttamente o indirettamente, la persona. Il professionista deve adattare il linguaggio all’individuo che ha davanti, senza, tuttavia, assumere un atteggiamento saccente. (art. 24 codice deontologico dell’infermiere)

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Il più importante insegnamento che ho imparato, nelle esperienze di tirocinio fatte nei tre anni di corso, è che l’assistito non è l’oggetto della cura, bensì il soggetto. Senza la volontà della persona non ci sono interventi fruttuosi. Ecco perché è necessario che il soggetto sia a conoscenza di tutte le fasi del nostro lavoro che lo riguardano. In questo modo, il rapporto professionale che si crea tra utente e professionista sanitario consentirà la creazione di un ambiente in cui essi stessi lavorano per il medesimo obiettivo.

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SITOGRAFIA

• www.gavecelt.it ultima consultazione Ottobre 2015

47 ALLEGATO 1

48 Misurazione e valori BMI:

Scala di valutazione per gli esiti dello stravaso di farmaci dal Port (11): Durezza zona interessata:

0 ¼ nessuna durezza, 1 ¼ minor durezza, 2 ¼ moderata durezza, 3 ¼ severa durezza 4 ¼ massima durezza.

Rossore della zona interessata: 0 ¼ nessun rossore,

1 ¼ minor rossore, 2 ¼ moderato rossore, 3 ¼ severo rossore 4 ¼ massimo rossore.

Limitazione dei movimenti della spalla e/o del braccio: 0 ¼ nessuna limitazione,

1 ¼ minor limitazione, 2 ¼ moderata limitazione, 3 ¼ severa limitazione, 4 ¼ massima limitazione.

49 ALLEGATO 2

Immagini relative al Port:

Figura 1:tipologie di Port

Figura 2: sistema Port

Figura3: sede di impianto del Port (II spazio intercostale)

A – Camera/ Reservoir B - Catetere

C - Vena Succlavia D - Vena Cava Superiore E - Cuore

F – Aorta G – Cuore

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Figura 4: estetica del Port.

Figura 5: ago di Huber e ago di Gripper

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Figura 7: esito di stravaso da Port (articolo 2)

Figura 8: segno di stravaso di farmaci da Port (articolo 21)

52 ALLEGATO 3:

opuscolo informativo sul Port in uso allo IOV.

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57 ALLEGATO 4:

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