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«Nella stanza da soggiorno – così prescriveva l’INA-casa – non avrebbe dovuto mancare l’angolo per i lavori domestici della donna, con il posto per la macchina da cucire: nella stessa camera, o in quella da letto dei figli, era necessario prevedere la collocazione di un tavolo per le ore di studio dei ragazzi [...] si doveva predisporre un ripostiglio o un armadio a muro presso l’ingresso, per riporvi gli arnesi da lavoro e di pulizia»73.

Secondo Barbagli e Kertzer il soggiorno del dopoguerra, rappresenta il mondo privato della famiglia moderna che sta emergendo74.

Anziché di sala o salotto si inizia infatti, negli anni Cinquanta e Sessanta, a parlare di “soggiorno” e “soggiorno-pranzo”, che prevede una maggiore vita famigliare al suo interno e viene perciò arredato in modo pratico e funzionale. Teck e legni meno pregiati offrono un tocco più moderno rispetto all’utilizzo

71Ibidem.

72Gli oggetti inutili sono...indispensabili, “Grazia”, n. 610, 1952, p. 62.

73BERETTA ANGUISSOLA Luigi, I 14 anni del Piano INA-Casa, Staderini editore, Roma, 1963, p. 60. Riportato in Muntoni, Cultura della casa nell’Italia del dopoguerra, cit., p. 18.

del legno massiccio, ed anche divani e poltrone cominciano ad essere rivestiti da tessuti pratici e lavabili, grazie anche all’invasione delle fibre sintetiche nelle case dell’epoca75.

In questo periodo di innovazioni, il tinello, quel piccolo locale adiacente la cucina destinato al consumo dei cibi da parte dei soli componenti del nucleo famigliare, diventa inutile come il salotto, ed entrambi, a volte fondendosi, la-sciano il posto al soggiorno, una stanza in cui si possono svolgere molteplici attività. Sono molte le definizioni che di questa nuova stanza si trovano all’in-terno delle riviste: «Il “soggiorno”, come ormai si dice correntemente, è il locale principe della casa borghese dei nostri giorni [. . . ] È il locale che ha riunito il salotto usuale e il “salotto buono” delle nostre nonne, lo studio e la saletta da gioco di una volta e, spesso, anche la sala da pranzo»76.

«Questo ambiente così importante potrebbe anche essere chiamato sala-famiglia, ma forse piace di più l’espressione ormai in uso “soggiorno” perché alla moda e sa quasi di festa, di sole, di gusto giovane»77.

«Stanza da pranzo, salotto, studio, in più l’angolo lettura e quello musica, dischi e radio: ecco cos’è il “soggiorno”, una camera dove per tutti i componenti della famiglia è comodo e gradevole viverci, dove la distribuzione dei mobili consente di isolarsi e di trovare quello che si vuole quando si vuole e dove si vuole»78.

«Il soggiorno è, in ogni appartamento, il locale più “vissuto”»79, ma il soggiorno è anche la «stanza della distensione»80.

«Il soggiorno è l’ambiente principale della casa, la stanza in cui si passa la maggior parte del tempo, dove si riunisce tutta la famiglia, dove si ricevono gli

75Asquer, Storia intima dei ceti medi, cit., p. 52.

76Soggiorno centro della casa, “Grazia”, n. 684, 1954, p. 36.

77Mettiamo su casa insieme, “Eva”, n. 8, 1964, p. 80.

78Una stanza che ne vale tre, “Annabella”, n. 42, 1956, p. 36.

79Il centro della casa, “Gioia!”, n. 19, 1966, p. 101.

amici»81.

In questi anni, nei soggiorni, anche misure e inclinazioni di divani e poltrone si modificano. Una nuova idea di arredamento ergonomico e rilassante prende il posto dei vecchi mobili inutilizzati e coperti dal cellophane, merito questo anche dei nuovi materiali per le imbottiture come il poliuretano espanso. Si assiste così a «una graduale liberazione dei corpi dagli imperativi della compostezza»82.

Il soggiorno diviso in due o più zone si afferma sempre di più. La stanza cuore della casa partecipa a quella modifica della cucina che la rende sempre più interagente con il resto dell’abitazione e la zona-giorno si fonde in un tutt’uno multifunzionale. Un grande locale unico, magari separato da pareti mobili, che prevede svariati utilizzi: dalla preparazione e dal consumo dei cibi alla conversazione, dall’intrattenimento individuale al ricevimento e all’interazione con gli ospiti.

Si propongono spesso tavoli allungabili per la sala da pranzo in quell’ottica della multifunzionalità della zona giorno, che si deve trasformare all’occorrenza da sala da pranzo, a soggiorno, a zona relax, ma che prevede anche il ricevimento degli ospiti.

Si insiste molto sulla semplicità che deve caratterizzare l’arredamento del soggiorno, quella stanza che è ormai il cuore della casa. Bastano pochi mobi-li, l’importante è che ci sia l’impronta dell’abitante anche perché «due mobili identici situati in due arredamenti diversi non danno mai la stessa impressione». Ciò che è importante è l’armonia di tutto l’insieme, la nuova stanza deve essere «spoglia da ogni sovraccarico convenzionale e ricca di “toni”»83.

Un esempio dell’impreparazione degli italiani a certe innovazioni però, nel-l’ambito dell’arredamento, ce lo dà un articolo di una rivista del 1953. Presen-tando le nuovissime poltrone dal design scandinavo e in legno curvato a vapore,

81Il soggiorno, “Annabella”, n. 49, 1966, p. 100.

82Asquer, Storia intima dei ceti medi, cit., p. 53.

che assumono forme particolari a causa della ricerca di una perfetta ergono-mia, Annabella ne parla infatti come «brutte a vedersi, forse, ma estremamente comode»84. I tempi, però, stanno cambiando. Nel giro di alcuni anni si pas-serà così dall’offrire consigli su come ricoprire una vecchia poltrona al fine di dargli nuova vita85, fino a proporre modelli di chaise-longue disegnati da Le Corbusier86.

Nel 1954 Grazia ci parla di poltrone e divani spesso ritenuti oggetti di lusso e quindi non indispensabili nell’arredamento. La rivista invece li difende, presen-tandoli come elementi che, se comodi e razionali, possono rendere più piacevoli i momenti di riposo87. Anche Amica sostiene l’idea di «un divano per ogni casa», un elemento che grazie agli studi più recenti fatti dai designers italiani in termini di ergonomia e materiali, e per merito della produzione in serie, ora diventa un prodotto accessibile a tutti88. E poi «in casa un buon divano è quasi indispensabile [. . . ] perché completa l’angolo conversazione e poi perché può servire come letto supplementare»89.

Fra le pagine delle riviste sono sempre presenti grandi pezzi che hanno fatto la storia del design, oggetti dei migliori designers italiani (e non solo) dell’epo-ca, che ancora oggi sono tra i più apprezzati. Anche se questi elementi d’arredo non entreranno mai nella maggior parte delle case italiane, restando prodotti di nicchia e di élites, bisogna tenere conto del fatto che all’epoca, grazie alle innovazioni delle tecniche industriali, risultano essere relativamente non troppo costosi. Quello che manca non è allora, nelle famiglie borghesi e altoborghesi, la disponibilità economica, quanto piuttosto la cultura di un arredamento mo-derno e in particolare la comprensione del nuovo ruolo che il disegno industriale

84Brutte ma comode, “Annabella”, n. 6, 1953, p. 19.

858 idee per vestire una poltrona, “Gioia!”, n. 9, 1954, p. 36.

86La poltrona dalla linea insolita, “Annabella”, n. 15, 1966, p. 116.

87Poltrone+divani=comodità in casa, “Grazia”, n. 677, 1954, p. 28.

88Un divano in ogni casa, “Amica”, n. 26, 1962, p. 64.

comincia ad assumere in quel periodo.

Anche in questo caso però le riviste analizzate ci sorprendono per atteggia-menti abbastanza avanzati. Nelle rubriche dedicate all’arredamento delle riviste femminili si parla anche di open space. Si mostrano appartamenti di recente co-struzione, progettati dagli architetti più in voga del momento, dove il soggiorno è la stanza fondamentale della casa, quella che occupa una buona fetta della superficie totale e che può anche caratterizzarsi per la presenza di più zone di destinazione, come ad esempio la zona pranzo, la zona camino e la zona conver-sazione. Spesso è presente il tema delle porte scorrevoli per suddividere le varie zone del soggiorno.

Infatti la polifunzionalità del nuovo locale porta a parlare di «un soggiorno che vale per tre»90. Ma possiamo anche trovare “4 ambienti in un soggiorno”: conversazione, zona-pranzo, angolo del bar e studio in un unico grande locale91. Anche se l’arrivo in Italia di IKEA è ancora lontano, iniziano a comparire anche i primi mobili “da montare”, che possono essere contenuti in scatole di piccole dimensioni92.

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