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Sorveglianza epidemiologica dei donatori di sangue ed emocomponent

Dott.ssa Vanessa Piccinini, Dott.ssa Liviana Catalano, Dott.ssa Simonetta Pupella, Dott.ssa Deanna Calteri, Dott. Giuliano Grazzini

La sorveglianza delle malattie infettive trasmissibili attraverso la trasfusione di sangue ed emocomponenti, coordinata a livello nazionale dal Centro Nazionale Sangue (CNS) in collaborazione con le strutture regionali di coordinamento per le attività trasfusionali, si basa sulla raccolta delle informazioni sui donatori positivi agli esami di qualificazione biologica prescritti dai protocolli per l’accertamento dell’idoneità del donatore di san- gue e di emocomponenti (1, 2). I tassi di incidenza e di prevalenza per le infezioni da Human Immunodeficiency

Virus (HIV), Hepatitis C Virus (HCV), Hepatitis B Virus (HBV) e Treponema pallidum sono gli indicatori uti-

lizzati per stimare il rischio infettivo della popolazione di donatori (3). Il tasso di incidenza è calcolato come rapporto tra le donazioni provenienti da donatore periodico confermate positive agli esami di qualificazione biologica ed il totale delle donazioni provenienti da donatore periodico per 100.000. Il tasso di prevalenza è calcolato, invece, come rapporto tra le donazioni provenienti da donatori alla prima donazione confermate posi- tive agli esami di qualificazione biologica ed il totale delle donazioni provenienti da donatore alla prima dona- zione per 100.000. La copertura delle strutture trasfusionali che trasmettono le notifiche dei donatori positivi agli esami di qualificazione biologica, è di fondamentale importanza per la correttezza delle stime. Il Sistema Informativo dei Servizi TRAsfusionali (SISTRA) (4), di recente realizzazione, facilita questo obiettivo a par- tire dalle notifiche 2009, raccordando i sistemi informativi regionali a livello nazionale e raccogliendo, in tem- po reale, tutte le informazioni epidemiologiche da rilevare. I tassi di incidenza e prevalenza delle malattie infet- tive trasmissibili mediante trasfusione di sangue ed emocomponenti sono stimati e confrontati statisticamente mediante rilevazioni ed elaborazioni annuali. Il monitoraggio dell’andamento dei tassi negli anni permette di evidenziare scostamenti che possono avere rilevanza nell’indagine e nella valutazione delle cause (ad esempio

kit diagnostici poco specifici, errata esecuzione degli esami di laboratorio, mutazione dello scenario epidemio-

logico etc.). La stabilizzazione del valore dei tassi tendente allo 0, confermata dall’assenza di notifiche di emo- vigilanza sulla trasmissione di infezioni a seguito di eventi trasfusionali, rappresenta il massimo grado di sicu- rezza rispetto alle infezioni trasmissibili con la trasfusione.

Riferimenti bibliografici

(1) Decreto Ministero della Salute 3 marzo 2005. Protocolli per l’accertamento della idoneità del donatore di sangue e di emocomponenti. Gazzetta Ufficiale n. 85 del 13 aprile 2005.

(2) Decreto Ministero della Salute 27 marzo 2008. Modificazioni all’allegato 7 del decreto 3 marzo 2005 in materia di esa- mi obbligatori ad ogni donazione di sangue e controlli periodici. Gazzetta Ufficiale n. 117 del 20 maggio 2008.

(3) Committee for medicinal products for human use (CHMP). Guideline on epidemiological data on blood transmissible infections. EMEA/CPMP/BWP/125/04. 2005.

(4) Ministero della Salute. Decreto 21 dicembre 2007. Istituzione del sistema informativo dei servizi trasfusionali. Gazzetta Ufficiale n. 13 del 16 gennaio 2008.

C. MARINACCI, E. FERRACIN, T. LANDRISCINA, C. CISLAGHI, L. GARGIULO, G. COSTA

Nonostante gli apprezzabili guadagni nella salute generale e nell’aspettativa di vita della popolazione ita- liana, legati ai miglioramenti nelle condizioni di vita e di assistenza conseguenti allo sviluppo socio-economico dei passati decenni, i principali indicatori di mortalità e morbosità dimostrano come il nostro Paese sia ancora attraversato da differenze importanti in tutte le dimensioni di salute considerate. Tali differenze, geografiche e socio-demografiche, sono a sfavore delle aree e delle posizioni sociali più svantaggiate, in particolare i soggetti meno istruiti, quelli di bassa classe sociale, i meno abbienti ed i più poveri di risorse di rete familiare (1, 2). La speranza di vita, soprattutto quella maschile, fino agli anni Novanta era più bassa nelle regioni del Nord e miglio- rava scendendo di latitudine; viceversa, la speranza di vita femminile, da molti decenni, risulta a sfavore delle don- ne meridionali. In questi ultimi anni, la speranza di vita ha continuato a migliorare a ritmi sostenuti in tutto il Paese, ma con un passo molto più veloce nelle regioni del Centro-Nord. Le differenze geografiche si stanno, così, invertendo con uno svantaggio per il Mezzogiorno ormai presente per entrambi i generi, anche se ancora più pro- nunciato tra le donne. Infatti, la tradizionale protezione meridionale dall’incidenza di alcune malattie croniche importanti, come i principali tumori, si sta riducendo, mentre lo svantaggio nella letalità si sta allargando (3). In termini di causa di morte, le diseguaglianze geografiche di mortalità a sfavore del Mezzogiorno riguardavano, già nel passato e per entrambi i generi, alcuni problemi di salute legati a condizioni di povertà, come le malattie respi- ratorie croniche, o legati a problemi d’igiene, come le patologie perinatali o quelle correlate ai virus epatici; nel- le donne, si aggiungevano l’obesità e le patologie circolatorie. L’inversione, anche tra gli uomini della tradizio- nale protezione del Mezzogiorno nella speranza di vita, vuol significare, altresì, il progressivo venir meno della protezione dal rischio verso le altre principali patologie, come i tumori o le malattie circolatorie.

La spiegazione di tali differenze geografiche risiede, senz’altro, nella maggiore concentrazione al Sud delle persone con svantaggi socio-economici e nella modalità con cui tali svantaggi si sono legati, nel tempo e nei contesti, ad una maggiore insorgenza di problemi di salute. Gli indicatori di salute percepita e morbosità cronica rilevabili attraverso le indagini sulle condizioni di salute ed il ricorso ai servizi sanitari dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) (4, 5), permettono di monitorare, con minore latenza, nella popolazione e nei suoi sottogruppi, distinti per luogo di residenza o per connotazioni socio-demografiche, queste dinamiche epidemiologiche. I dati di utilizzo dei servizi sanitari rilevati da tali indagini permettono, inoltre, di valutare la risposta dei servizi ai biso- gni generati da tali dinamiche, identificando gli ulteriori elementi di variabilità prodotti dal sistema sanitario sot- to forma di variazioni geografiche e sociali, derivanti da sovra-utilizzo o mancato accesso a forme di assistenza. Il patrimonio informativo di tali indagini permette di valutare, soprattutto e simultaneamente, il peso del- le condizioni socio-economiche e del contesto di residenza sulla salute ed il ricorso ai servizi, la loro reciproca influenza e l’andamento temporale di tutte queste componenti.

Il presente capitolo si propone, appunto, di analizzare, contemporaneamente, la variabilità sociale e geo- grafica di alcuni indicatori di salute soggettiva ed oggettiva e di alcuni indicatori di utilizzo dei servizi sanitari e di valutare l’andamento di tali eterogeneità tra il 1999-2000 ed il 2004-2005, periodi di rilevazione delle ultime 2 indagini Istat sulla salute.

Determinanti di contesto e determinanti individuali in ambiti del bisogno, del-

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