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SPAZIO RURALE COME LUOGO DI PRODUZIONE DI ENERGIA SOLARE

2.4.1. Progettare il paesaggio fotovoltaico

Il proliferare di "campi" di pannelli fotovoltaici, che al momento rappresentano circa la metà degli impianti installati in Italia, sta causando una netta trasformazione del paesaggio rurale, dal punto di vista sia ambientale che simbolico percettivo (Di Bene e Scazzosi, 2006).

Se a livello nazionale è largamente condiviso il giudizio positivo sulle politiche a supporto delle fonti rinnovabili di energia spesso le comunità locali percepiscono l’installazione di impianti alimentati a rinnovabili come limitativi della qualità della vita o impattanti sul paesaggio, naturale e costruito (Zoellner et al., 2008).

Pur tenendo presente che il fotovoltaico integrato all'architettura è sicuramente la scelta migliore, relativamente all'impatto paesaggistico e ambientale, bisogna realisticamente considerare che parti sempre più estese di territorio saranno occupate dai "parchi fotovoltaici".

Il fattore del consenso locale è raramente tenuto in considerazione dagli investitori privati, soprattutto in caso di un intervento sul territorio di modeste dimensioni. Ciò provoca spesso l’attivarsi di comitati di cittadini che si oppongono alla realizzazione dell’opera quando questa è già in costruzione, determinando, generalmente, significativi aumenti dei costi e dei tempi di realizzazione, con risultati insoddisfacenti dal punto di vista estetico - percettivo.

Per garantire il consenso locale, la scelta migliore è rendere partecipi i cittadini e confrontarsi con l’insieme del tessuto sociale sin dalla fase di progetto, integrando la dimensione ambientale e paesaggistica (Fichera e Modica, 2007). La partecipazione popolare sembra particolarmente importante nel caso di inserimento di impianti di energia rinnovabile nel proprio territorio: il sostegno pubblico è generalmente maggiore quando una giusta informazione su un nuovo progetto permette la condivisione di scelte, interrogativi e perplessità. Gli strumenti di partecipazione locale possono fornire dati utili alle scelte decisionali (Di Bene e Scazzosi, 2006).

Progettisti, pianificatori e legislatori dovrebbero affrontare il problema tenendo conto, caso per caso, dell'impatto che ogni intervento, soprattutto se esteso e su grande scala, potrà avere sul territorio; la sfida per i professionisti sarà di creare attraverso il fotovoltaico nuovi valori paesaggistici ed ambientali, evitando un approccio passivo di sola limitazione dei danni.

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2.4.2 Ruolo del progetto di paesaggio nello sviluppo sostenibile del territorio rurale

Sebbene l’Italia a livello politico non sembri aver sviluppato una particolare sensibilità progettuale verso il paesaggio e tanto meno ad elaborare particolari tecniche o procedure per un’impostazione corretta del problema, in molti paesi europei e del Nord America l’idea di paesaggio è sempre più presente nelle politiche territoriali esprimendosi nella tendenza a ricercare maggiore integrazione tra esigenze economiche e rispetto per l’ambiente (Donadieu e Scazzozi, 2007).

Il paesaggio ha utilità pubblica e un ruolo importante nello sviluppo sostenibile e, secondo la Convenzione Europea del Paesaggio (CEP), in futuro contribuirà ancora di più al benessere delle popolazioni.

Il paesaggio, nel quadro della governance delle aree rurali, è divenuto oggetto di dibattito sociale e di negoziazione tra i valori attribuiti alle aree rurali da residenti, enti pubblici, turisti o da fruitori occasionali.

Esso gioca un ruolo di mediazione nella costruzione fisica e sociale del territorio, in cui i paesaggisti sono chiamati a tradurre progetti politico-ambientali in progetti di paesaggio, che si esprimono attraverso assetti formali e regole di gestione del territorio (Donadieu, 2009). Oggi, generalmente, le politiche pubbliche promuovono, con le loro azioni, i valori dello sviluppo sostenibile, i paesaggisti diventano dunque operatori di questo modello di sviluppo economico, ambientale e sociale.

Il progetto di paesaggio diventa lo strumento per gestire nel territorio l’inserimento di misure per uno sviluppo sostenibile, inteso non solo come capace di assicurare la salute e la sopravvivenza fisica degli uomini e della natura, ma anche come affermazione del diritto delle popolazioni alla qualità di tutti i luoghi di vita, sia straordinari sia ordinari, attraverso la tutela/costruzione della loro identità storica e culturale.

Il concetto di sostenibilità deve essere rivolto al paesaggio in termini sia di gestione dell’ambiente (inquinamento, energia, biodiversità, etc.), sia di promozione di una maggiore partecipazione degli abitanti a questa gestione ciò che Magnaghi chiama “Progetto locale auto-sostenibile” (Magnaghi, 2000), per sintetizzare protezione dei paesaggi eccezionali, ruolo che sembra delegato alla gestione del patrimonio statale, ed integrazione della qualità paesaggistica nello sviluppo territoriale che sembra essere lasciato all’esperienza dei professionisti e delle collettività locali.

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Un progetto di paesaggio non deve solo assicurare l’attrattività di un territorio ma anche il rispetto del suo funzionamento biofisico. Il progetto rappresenta la possibilità di costruire legami accettabili tra l’uomo e lo spazio che lo circonda, e di innescare processi di regolazione spaziale delle conseguenze (giudicate nefaste) delle logiche economiche o tecniche, grazie ad altri valori, sociali, culturali, ambientali (Donadieu, 2007).

Nelle aree rurali ciò si traduce nella necessità di gestire le trasformazioni paesaggistiche in modo da tutelare l’identità dei luoghi introducendo una visione trasversale dello spazio concorrendo a creare o restaurare le identità paesaggistiche territoriali ed evidenziando le nuove funzioni.

Le decisioni prese si leggono nei paesaggi percepiti e costruiscono l’identità pubblica delle collettività, lontana o vicina ai valori dello sviluppo sostenibile.

Per rispettare tale identità i paesaggi devono essere innanzitutto “autentici”.

Un paesaggio può mostrare una segregazione sociale, uno spreco di risorse energetiche, un’indifferenza alla conservazione e ricreazione della biodiversità.

Un paesaggio sostenibile deve esprimere una scelta percepibile riguardo alla creazione di lavoro, alla conservazione delle risorse naturali, alla diversità biologica e sociale.

Se la collettività sceglie un’opzione di sviluppo sostenibile per il suo territorio con una campagna attrattiva per i turisti e i suoi abitanti, dovrà dotarsi di mezzi finanziari per costruirla e orientarla per la fruizione da parte di consumatori di paesaggi e svaghi, attraverso la pratica dell’agricoltura biologica e la costruzione di trame verdi; se, al contrario, essa sceglie di continuare un’agricoltura d’impresa si devono convincere gli agricoltori dell’identità culturale prodotta dai paesaggi (Donadieu, 2009).

Punto di partenza per la creazione di un paesaggio autentico è l’acquisizione delle informazioni territoriali attraverso analisi spaziali, biologiche e sociali, cioè conoscere meglio le condizioni obiettive e le interrelazioni secondo le quali evolvono la biodiversità, lo spazio fisico e antropico in cui si sviluppano gli ecosistemi.

L’efficacia di una politica paesaggistica si misura nella messa in pratica e nella capacità politica di valutarla. Pianificatori e gestori devono quindi dotarsi di indicatori precisi, economici, ambientali e sociali. Questi indicatori sono ancora più importanti dal momento che la maggior parte dei progetti di paesaggio non prevede una valutazione a posteriori e che, la valutazione ambientale, prescritta per legge, include, di fatto, la nozione di paesaggio.

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2.4.3 Criteri di scelta dei siti idonei

La scelta del sito è determinante per minimizzare gli impatti negativi delle installazioni fotovoltaiche a terra.

L’individuazione dei siti più adatti deve conciliare e armonizzare le esigenze tecnico-

economiche e di auto sostenibilità energetica con quelle ambientali e paesaggistiche,

attraverso l’analisi dei caratteri del paesaggio, lo studio di dettaglio, la stesura del progetto, le valutazioni economico - finanziarie e ambientali - paesaggistiche.

Criteri tecnici ed economici

La scelta del sito dal punto di vista tecnico-economico, deve prendere in considerazione i seguenti criteri (MEEDAAT, 2009):

- Fattori naturali

- Radiazione globale massima - Angolo di radiazione favorevole - Assenza di ombreggiamento

- Condizioni climatiche favorevoli (nuvolosità poco frequente) - Proprietà favorevoli del suolo (per la scelta delle fondazioni) - Infrastruttura energetica

- Possibilità di raccordo alle infrastrutture elettriche - Situazione del punto di alimentazione di Alta tensione - Carico attuale della rete

- Altri criteri

- Costo d’acquisto del terreno (affitto enfiteutico)

- Accettazione e sostegno locale (amministrazioni, popolazioni) - Accessi ed infrastrutture

Criterio di “autosostenibilità energetica”

La Regione Sardegna ha individuato un criterio di idoneità, per tutti gli impianti fotovoltaici ricadenti in aree agricole basato sulla “autoproduzione energetica” in base al quale nel territorio agricolo gli impianti fotovoltaici possono essere realizzati in aree di pertinenza di imprese agricole o di stabilimenti produttivi, per i quali gli impianti integrano o sostituiscono l’approvvigionamento energetico in regime di autoproduzione, per generare condizioni di

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“autosostenibilità energetica” diffusa nel territorio mediante la microgenerazione fotovoltaica (Regione Autonoma della Sardegna, 2008).

Successivamente, il Dls. Del 3 marzo 2011 n. 28, di attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, ha disposto l'introduzione di limiti per l’accesso agli incentivi nazionali per impianti fotovoltaici installati a terra in aree a vocazione agricola.

Secondo la legislazione vigente dunque, l'accesso agli incentivi statali in aree agricole e' consentito a condizione che:

“ a) la potenza nominale di ciascun impianto non sia superiore a 1 MW e, nel caso di terreni appartenenti al medesimo proprietario, gli impianti siano collocati ad una distanza non inferiore a 2 chilometri;

b) non sia destinato all'installazione degli impianti piu' del 10 per cento della superficie del terreno agricolo nella disponibilita' del proponente….Tali limiti non si applicano ai terreni abbandonati da almeno cinque anni”.

Criteri ambientali/paesaggistici

L’inserimento paesaggistico degli impianti fotovoltaici tiene conto, attraverso la Relazione Paesaggistica delle indicazioni contenute nell’Allegato Tecnico del D.P.C.M. 12/12/2005, riferimento essenziale per la verifica della compatibilità paesaggistica degli interventi in aree vincolate ai sensi dell'art. 146 del "Codice dei beni culturali e del paesaggio" (D.L. 22 gennaio 2004, n. 42). Secondo tali indicazioni, è necessario dar conto dello stato dei luoghi prima dell’intervento attraverso “la lettura delle caratteristiche paesaggistiche, utili per l'attività di

verifica della compatibilità del progetto” e la successiva identificazione delle qualità e criticità

paesaggistiche. Inoltre “ogni intervento deve essere finalizzato ad un miglioramento della

qualità paesaggistica complessiva dei luoghi, o, quanto meno, deve garantire che non vi sia una diminuzione delle sue qualità, pur nelle trasformazioni” e “gli elaborati rappresentativi della proposta progettuale, dovranno evidenziare che l'intervento proposto, pur nelle trasformazioni, è adatto ai caratteri dei luoghi, non produce danni al funzionamento territoriale, non abbassa la qualità paesaggistica” (Allegato al D.P.C.M. 12/12/2005).

Alla base della valutazione dell’impatto paesaggistico vi è dunque l’analisi dei caratteri dei luoghi, secondo i principi stabiliti dalla Convenzione Europea per il Paesaggio (2000). Ciò permette di verificare la capacità di ogni paesaggio di sopportare trasformazioni in linea

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generale (sensitività globale) o in rapporto a specifiche pressioni (sensitività specifica), come l’inserimento di impianti fotovoltaici.

Figura 12. Campi fotovoltaici adibiti a pascolo (foto: SOLON AG)

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