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Spesso nei suoi testi, lei si serve di un’immagine o di un luogo per aprire parentesi sul passato, cogniugando ricordi personali con

La parola a chi scrive

6) Spesso nei suoi testi, lei si serve di un’immagine o di un luogo per aprire parentesi sul passato, cogniugando ricordi personali con

riproposizioni di fatti storici. Pensiamo per esempio all’apertura del racconto I maiali in cui, su uno scoglio a Favignana, ripercorre la battaglia garibaldina o ancora al racconto Viaggio a Mosca nel quale gli “spazi immaginabilmente vasti” dell’albergo si legano, come in un sogno, al passaggio di “nomenklature, sovietiche ed estere” negli anni dell’URSS. Questa maniera di rapportarsi al tempo e allo spazio rientra nella sua poetica di scrittore?

Credo di avere risposto a quest’ultima domanda con le cose già dette prima. Si vede che il mio modo di avanzare non è per posizionamenti e per connessioni ma per sganciamenti e per sconnessioni, per sfondamenti, per urti, per sciami sismici, per spostamenti di faglia, anche spaziotemporali e mentali.

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Conclusioni

Le conclusioni del nostro Studio partono da una considerazione sulla difficoltà con cui la critica letteraria ha tentato di classificare Gomorra: un testo che neanche la partizione tra fiction e non-fiction è riuscita a cogliere pienamente. Se da una parte «l’esigenza di definire la letteratura indipendentemente dai generi è una preoccupazione tipicamente moderna»,356 va anche detto come l’ansia classificatoria dei critici sia altrettanto diffusa e, in un periodo di rimescolamento dei generi, si sia affidata alle categorie mistificanti di fiction e non-fiction per essere più efficace e onnicomprensiva. Eppure Gomorra rappresenta un ostacolo verso la categorizzazione e in questo è ormai un sinonimo, a nostro avviso, dei più vasti mutamenti nel panorama delle forme e dei contenuti letterari. Un punto, questo, che ci tornerà utile per affacciarci, pur brevemente, sul problema del realismo in letteratura.

Infatti i tre libri di cui ci siamo occupati in questa tesi, nonostante trattino con semplicità e un punto di vista solo parzialmente oggettivo le dinamiche dello sfruttamento e dell’emigrazione, esulano completamente dalle poetiche sia postmoderne, sia neorealistiche o moderniste. Al centro di queste opere vi sono problemi reali e storie di individui reali, raccontate tramite schemi soggettivi e l’utilizzo di fonti oggettive: una continua quantificazione da una parte e le sensazioni e le emozioni frutto dell’esperienza degli autori “sul campo” dall’altra creano degli strani esempi di letteratura. In questa maniera poi è evitato anche il pericolo repressivo della configurazione nei generi a cui accennava Carla Benedetti a proposito del «ritorno alla realtà»:

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197 Oggi molti di coloro che in passato hanno ingrossato le fila del partito del lamento, si rallegrano perché gli artisti e gli scrittori sono tornati a confrontarsi con la realtàin cui viviamo, con la rapprsentazione e la memoria del presente. In tali affermazioni non c’è più un esplicito verdetto di fine, ma un suo succedaneo, che ne ha preso perfettamente il posto: apparentemente più ragionevole, il «ritorno alla realtà» è infatti altrettanto repressivo, perché immiserisce l’invenzione e la scrittura: quasi che dalla letteratura non potesse venire altro che documentazione sociologica, rapprsentazione «realistica» di ciò che viviamo, cioè una conferma consolatoria dei nostri schemi di realtà.357

Dopo un breve excursus sul significato del «ritorno alla realtà», diremo perché

Gomorra, Bilal e Zingari di merda sono delle rappresentazioni eversive rispetto «agli

schemi mentali e narrativi del tempo».358 Gli schemi narrativi vengono superati da forme nuove come gli exempla di Saviano,359 dal racconto semi-diaristico di Moresco, dalla narrazione etnografica ed empatica del viaggio di Gatti, mentre, per quanto riguarda gli schemi mentali, si preciserà più avanti come i libri in in questione scalfiscano le strutture di pensiero e le «figurine»360 create ad hoc dal circuito internazionale del libro e dai media.

Le dinamiche del «ritorno alla realtà» sono ben ricostruite nel saggio di Donnarumma, Nuovi realismi e persistenze postmoderne: narratori italiani di oggi, nel quale vengono analizzate le produzioni dei narratori italiani “di oggi” nel quadro di uno scontro tra nuovo realismo e postmodernismo. Nel saggio c’è spazio ovviamente per le diverse opzioni di realismo come il diario, il taccuino di viaggio, l’inchiesta o il romanzo storico ma l’attenzione di Donnarumma si sofferma in particolar modo sull’utilizzo degli schemi del genere noir:

357

C. Benedetti, Disumane lettere, cit., p.99.

358

Ibid, p.69.

359

Donnarumma, riferendosi a ciò che noi abbiamo definito gli exempla di Gomorra, descrive il libro di Saviano come «una storia che funziona per scene memorabili» (R. Donnarumma, Nuovi realismi e persistenze postmoderne: narratori italiani di oggi, cit., p.39).

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Discutendo della capacità della letteratura di astrarre i suoi personaggi e le sue storie dal vivente e dalle contraddizioni del mondo, in Disumane Lettere viene così descritto l’andamento globale: «Mentre feroci oligarchie transnazionali stanno affamando e distruggendo intere popolazioni, mentre la temperatura del pianeta si sta alzando, mentre un futuro prossimo atroce si prospetta per milioni di uomini e animali, l’industria internazionale del libro e dell’intrattenimento produce, diffonde e propina a milioni e milioni di lettori storie di figurine che camminano nel più astratto palcoscenico, nella più grottesca finzione mentale consolatoria che la civiltà dell’uomo abbia mai costruito» (C. Benedetti, Disumane

198 E del resto, quali elementi dell’immaginario tocca il noir? Quali bisogni soddisfa? Le sue strutture collaudate rispondono a una richiesta diffusa di narrativa, in cui si uniscano fiction e non-fiction, suspence e “storie vere”, intrattenimento e indagine. La trama è scandita da colpi di teatro o scene madri, e abbandona la consequenzialità del giallo classico: i personaggi hanno una psicologia per lo più appena accenata o semplificata; l’assiologia segna demarcazioni abbastanza nette o, nel senso di Peter Brooks, melodrammatiche (gli eroi positivi ci sono, anche quando si travestono da irregolari, e spesso vincono); l’enfasi sulla corruzione di alcuni gruppi o corpi sociali non impedisce che se ne rivelino le debolezze e le sconfitte; il quotidiano ospita l’avventuroso. In questo modo, si offre un ripagamento (morale, oltre che estetico) di fronte al degrado, all’ingiustizia o allo squallore a cui, nella realtà, il lettore assiste impotente o rassegnato. Il nesso tra criminalità organizzata, terrorismo, affari, politica che questi libri affermano è quello rivelato da processi e inchieste giornalistiche;361

Un altro dato risulta evidente dalla ricostruzione di “Allegoria”: una cospicua parte delle opere di narrativa, di giornalismo d’inchiesta, di memorialistica, di pubblicistica, ha un rapporto particolareggiato con la storia, tanto da ridursi spesso alla ripresa e al recupero di situazioni tragiche del passato come per esempio il terrorismo degli anni ’70. Il filtro del passato è dunque una delle armi più utilizzate per parlare o riferirsi al presente, di modo che questo strano schema, che cerca di evadere dal postmodernismo, diviene addirittura un comun denominatore in grado di fondare una poetica ex-post, il «New Italian Epic». Questa rincorsa della storia e della realtà – con una ricerca ossessiva del tragico – ha creato la tendenza a ricorrere alle peculiarità del racconto noir:

Il noir promuove gli anni Sessanta e Settanta a luogo deputato dell’immaginario romanzesco. Forse le tensioni di quei decenni, più che alludere a tensioni solo occasionalmente tornate a manifestarsi negli anni Novanta, con il movimento no- global e con episodi di terrorismo brigatista o anarco-insurrezzionalista, restituiscono un senso di storia in atto che il presente non ha.362

A questo punto, come Benedetti, ci domandiamo perché Saviano – ma il discorso vale anche per i libri di Gatti e Moresco - «non è andato dove la strada era già tracciata, ma se ne è aperta un’altra, preferendo semmai costeggiare, anche se di

361

R. Donnarumma, Nuovi realismi e persistenze postmoderne: narratori italiani di oggi, cit., p.36.

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199

lontano, quella dell’inchiesta giornalistica, che ovviamente è altrettanto collaudata del noir, ma in quegli anni meno scontata e di minor successo»363?

Ad ogni modo, più che il “perché” a noi interessa, dopo aver studiato “il per come”, concentrarci sugli effetti. Il fatto che Saviano abbia scelto di rappresentare diversamente la sua esperienza è un atto eversivo rispetto alla repressione dei generi convenzionali o alla pratica normalizzante che Benedetti definisce «entrismo»:

Sono in molti oggi a pensare che l’univa via per raggiungere il pubblico e per fare arrivare qualche verità sia incapsularla in quei formati [N.d.R., « (...) gli schemi collaudati del noir, dell’horror, del thriller, del romanzo storico (...) »]. E’ una sorta di entrismo. Si entra nella fomrula che si pensa (a volte anche sbagliando) passerà di sicuro tra le maglie della macchina, per poi cercare di forzarla dall’interno. Ma così si brucia anche la possibilità di non uniformarsi, di forare gli schemi mentali cristallizzati, di dar vita a qualcos’altro, di anomalo, di diverso, di non contemplato.364

Possiamo solo immaginare che la raffigurazione dei metodi camorristici avrebbe trovato negli schemi del genere noir degli strumenti perfetti. Per di più una scelta di questo tipo avrebbe preservato l’autore dall’andare incontro a rischi personali. Invece, non solo Gomorra ma anche Bilal e Zingari di merda oltre a occuparsi del presente, dimostrano, abbandonando ogni segno del postmoderno e del noir, come la realtà possa essere descritta in prima persona e senza cadere in forme diaristiche o memorialistiche. A essere messe in discussione sono alcune acquisizioni del pensiero postmoderno. L’affermazione di Nietzsche che François Lyotard mette in apertura de

La condizione postmoderna, “non ci sono fatti, ma solo interpretazioni” è

radicalmente contraddetta dall’approccio di questi tre autori che avanzano le loro interpretazioni affiancandole con fonti giudiziarie, racconti e testimonianze, numeri e quantificazioni.

Il prodotto letterario della loro esperienza “sul campo” è quindi un misto di sensazioni soggettive e di dati oggettivi e sconfessa «la crisi delle narrazioni».365 Nel secondo capitolo abbiamo accostato alla scrittura etnografica questo modus

scribendi, tuttavia qui ci preme riflettere sulla forza rigenerante di certa produzione

letteraria. L’eclissamento del paradigma postmodernista e l’obnubilamento del modello di realismo collegato con la produzione degli anni’50, si sono prodotti perché probabilmente erano concezioni del mondo che non permettevano un

363

C. Benedetti, Disumane lettere, cit., p.117.

364

Ibid, p. 111.

365

200

avanzamento, delle novità formali e contenutistiche. Si è quindi prodotta la possibilità per l’apertura di una nuova fase. Se alcuni testi degli anni 2000 si sono contraddistinti per uno stacco deciso dalle poetiche postmoderne caratterizzanti la fine del Novecento, questa fase di cambiamento ha determinato la trasformazione dei modi attraverso i quali la realtà viene espressa e riassunta. Bilal, Gomorra e Zingari

di merda s’inseriscono alla perfezione fra quei testi innovativi, per cui, anche per i

libri succitati, è valida l’idea che la rinascita di «poetiche in senso proprio realistiche» vada inquadrata all’interno di una più generale risposta del mondo culturale alle «ossessioni teoriche e referenziali postmoderne».366

L’abbandono di un approccio postmoderno verso la realtà fa parte di un movimento di idee più vasto che non tocca solo l’Italia: molti scrittori e scrittrici evitano gli stilemi postmoderni rifiutando il «gioco intertestuale», l’«acrobazia della mente», «il mondo parallelo»367 e abbracciano i drammi attuali, le connessioni materiali tra le cause della sofferenza umana e la visione e la narrazione degli effetti.

Ricollegando il nostro discorso alle battute iniziali, è necessario dare qualche indicazione tangibile su un modo alternativo e allo stesso tempo innovativo, da parte di queste tre opere, di “ritornare” verso la realtà. Ci stiamo riferendo alla capacità di questi tre libri di trattare di figure comuni nella nostra società (l’immigrato, il delinquente, il rom) e di destrutturarle, tramite il racconto dell’esperienza diretta e una quantificazione costante dei termini del problema. Una sorta di metodo destrutturante che attacca gli schemi e le strutture di pensiero preesistenti straniando la rappresentazione comune del “migrante”, del “clandestino”, del ”rom”, del “camorrista”. Un’azione di svelamento di questo tipo può produrre un circolo virtuoso di nuove idee e trasformare le opere in trasmissione non solo «di esperienza e di pensiero, ma anche di cellule germinali di ulteriore pensiero».368

L’intento defigurativo comune a Gomorra, Bilal e Zingari di merda è l’obiettivo che gli autori si sono posti di svelare un mistero o di smascherare una costruzione fittizia e falsa. Moresco, nell’intervista rilasciata, confessa come alla base del suo libro vi fosse la necessità di svelare un mistero racchiuso nella quotidianità più assoluta:

Per scrivere Zingari di merda ha preso spunto da opere etnografiche o aveva intenzione di scrivere qualcosa di maggiormente letterario come un racconto? Per lei eiste una distinzione netta tra genere etnografico e letteratura?

366

R. Donnarumma, Nuovi realismi e persistenze postmoderne: narratori italiani di

oggi,, cit., p. 27.

367

G. Simonetti, I nuovi assetti della narrativa italiana, “Allegoria”, nr. 57, p.124.

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