Stephen Graham
Chi vive in Gran Bretagna ha una spiacevole familiarità con la crisi del sistema ferroviario del paese. Questa rappresenta il risultato di un ormai classico caso di follia nell’applicare in modo puro e concentrato l’ideologia neoliberista a una infra- struttura pubblica complessa e fragile. I risultati sono stati caotici, pericolosi, costosi e deprimenti. I funzionari pubblici ora hanno un bel da fare per cercare di riportare questo pantano a qualcosa di simile a un sistema giusto e sicuro per trasportare le persone da un punto A a un punto B in modo efficiente. Si può solo sperare che la metropolitana di Londra non segua lo stesso destino, dato che anch’essa rischia, in nome di presunti guadagni in termini di efficienza e riduzione delle spese, di essere spezzettata attraverso il controverso strumento delle partnership pubblico-privato.
Le ferrovie britanniche e la metropolitana di Londra non sono comunque casi isolati di questa “frammentazione” dei sistemi infrastrutturali, che in tutto il mondo sono stati privatizzati e svenduti a compagnie in cerca di profitto o affidati a diversi tipi di partnership pubblico-privato.
La frammentazione dei sistemi stradali
Questo processo è particolarmente diffuso nel settore dei sistemi stradali. Alla rete stradale controllata dai comuni, che una volta costituiva in effetti un monopolio dello spazio pubblico, sono stati affiancati una serie di sistemi stradali privati, paralleli a quest’ultima. L’accesso a questi spazi è monitorato e controllato attentamente, spesso grazie all’uso di recentissime tecnologie di sorveglianza, non dissimili da quelle utilizzate durante la Guerra del Golfo. I nuovi spazi chiusi dei centri commerciali sono ovunque costruiti e controllati da consorzi privati. Grandi magazzini privati occupano sempre più ampie parti dei paesi e dei centri delle città. Compagnie di sicurezza privata e camere a circuito chiuso sono diventate responsabili del mantenimen- to dell’ordine pubblico, e decidono chi può entrare e uscire liberamente e chi deve essere invece sottoposto a restrizioni e controlli. Anche le strade dei quartieri residenziali stanno cambiando, man mano che il modello delle gated community si diffonde in quasi tutte le città del mondo.
Un aspetto chiave che accomuna tutti questi spazi priva- tizzati e frammentati è la rinuncia all’accesso libero, aperto e democratico allo spazio pubblico, in favore di una politica attivamente restrittiva ed escludente verso chi non è ritenuto membro. In un dettagliato studio sulle pratiche di sorveglian- za nelle stanze di controllo delle telecamere a circuito chiuso della Gran Bretagna, il sociologo Clive Norris e i suoi colleghi della Hull University hanno riscontrato come le tecniche di controllo e videosorveglianza tramite videocamere a circuito chiuso (Cctv) si fondassero sui pregiudizi degli operatori.1
Secondo la ricerca, questi ultimi “selezionavano i gruppi sociali che ritenevano più portati a essere devianti. Questo porta a una 1. C. Norris, G. Armstrong, The Maximum Surveillance Society, Berg, Oxford 1999.
sovra rappresentazione degli uomini, specialmente se giovani o neri”. Proseguendo secondo questa logica, i più recenti sistemi di camere a circuito chiuso, come il cosiddetto sistema “Mandrake” nel distretto di Newham a Londra, utilizzano persino tecniche di riconoscimento facciale computerizzate per individuare e monitorare gli spostamenti di singoli individui nei principali centri commerciali ventiquattr’ore su ventiquattro.
Oltre a passare al setaccio gli utenti sulla base del loro sup- posto profilo di rischio e di reddito, questi spazi sono basati su un altro principio, che consiste nel rifiuto di sottostare a meccanismi redistributivi su base sociale e geografica. L’idea di esclusività fiscale che vi è associata agisce creando una frattura tra questi spazi, e tra le persone che vi possono accedere, e tutti coloro che ne restano fuori. Un altro esempio di questo modello di gestione frammentata dello spazio è il concetto di Business Improvement District (Bid) statunitense, adottato ora anche in paesi come il Sud Africa e il Regno Unito.2 Applicando i principi
di gestione dei centri commerciali alle tradizionali aree commer- ciali urbane – e creando così una sorta di centro commerciale senza muri – il Bid porta questo modello al suo estremo logico. Da un lato, una serie di nuove tasse vengono imposte all’interno dei confini del Bid a tutti i proprietari di immobili; dall’altro, queste entrate extra sono spese esclusivamente nella sicurezza e nel miglioramento ambientale dentro agli stessi confini (spesso con il risultato dell’espulsione di senzatetto e altri soggetti che fruiscono dello spazio pubblico al di fuori dei tempi e delle logiche commerciali, come avvenuto a Manhattan). Come nel caso delle gated community, quello che accade fuori non è un problema per chi sta dentro.
2. W. Mallett, Managing the Post-Industrial city. Business Improvement District in the United States, in “Area”, 26, 3, 1993, pp. 276-287.
Le reti premium per il trasporto internazionale
Simili trasformazioni sono visibili anche nel settore dei trasporti internazionali. Nuove linee ferroviarie premium vengono costru- ite per collegare città importanti, o specifiche aree all’interno di esse, bypassando quelle che stanno in mezzo, come per esempio la linea Heathrow Express che collega l’aeroporto di Heathrow e la stazione ferroviaria di Paddington, o il Tgv nell’ Europa con- tinentale, che connette tra di loro solo i maggiori centri urbani. Un altro esempio è costituito dai crescenti sforzi compiuti per creare corsie separate per i viaggiatori aerei in base al presunto valore commerciale di questi ultimi – sforzi che illustrano in modo esplicito come le tecnologie possano essere usate per aumentare il potere delle classi alte e al tempo stesso limitare le possibilità di coloro che restano esclusi da tali circuiti premium. Mentre in Europa e negli Stati Uniti vengono effettuati massicci investimenti per rinforzare i confini internazionali con avanzati sistemi di sorveglianza diretti ai flussi di immigrati illegali, gli stessi sistemi informatici e le stesse tecnologie di sorveglianza vengono usate in modi che permettono ai viaggiatori ricchi e altamente mobili di attraversare più velocemente gli aeroporti internazionali. Grazie al Naturalization Service Passenger Ac- celerated Service System (Inspass), per esempio, diplomatici e businessman che viaggiano frequentemente tra Stati Uniti, Canada, Germania, Olanda e altre nazioni industriali avanzate, possono ottenere una smart card contenente una serie di dati biometrici. Semplicemente passando la carta sull’apposito let- tore e appoggiando la mano su uno scanner, i possessori della carta possono ridurre considerevolmente i tempi di attesa e i controlli negli aeroporti. Più di 70.000 persone sono già coin- volte in questo esperimento, e l’Ins sta lavorando per rendere globale la sua applicazione.
Frammentazione e commercializzazione di internet
I cambiamenti nel funzionamento di internet sono un altro esempio del modo in cui un determinato modo di utilizzare le nuove tecnologie può favorire nuove forme di disuguaglianza e una frammentazione nella fruizione di infrastrutture il cui accesso era precedentemente aperto a tutti. Originariamente internet era stata progettata in modo che tutti gli utenti avessero la stessa priorità nella trasmissione dei loro pacchetti di dati – un’eredità che veniva delle sue origini accademiche e della sua struttura a prova di bomba atomica. Questo suo essenziale egualitarismo fu senz’altro una delle caratteristiche che la rese così affascinante per le correnti libertarie all’inizio degli anni novanta. Quando la rete era intasata questo colpiva tutti allo stesso modo – tanto l’amministratore delegato quanto il senzatetto.
Tuttavia con la riorganizzazione e commercializzazione di internet – guidata da un pugno di giganteschi conglomerati transnazionali operanti nel settore dei media, come Aol-Time Warner – questa architettura basilare del sistema è stata rimo- dellata. Le grandi compagnie costruiscono reti private di fibra ottica per il loro personale traffico e investono in reti a banda larga solo nelle più ricche aree metropolitane, dove possono ot- tenere maggiori profitti. Queste aziende creano motori di ricerca appositamente costruiti per facilitare l’accesso a contenuti che esse stesse producono, offrendo musica, film, giochi e servizi di e-commerce a pagamento. L’aspetto più drammatico di questo processo è il modo in cui queste imprese stanno cambiando il cuore stesso di internet, trasformando i router – il cuore tecno- logico del funzionamento del sistema – in dispositivi capaci di regolare il traffico dati in modo arbitrario. Questo significa che in situazioni di congestione della rete, l’accesso prioritario po- trebbe essere riservato agli utenti premium, il cui traffico potrà di conseguenza bypassare la congestione; gli utenti premium, di conseguenza, si vedranno garantiti un servizio migliore e la
possibilità di un accesso e un flusso di dati ininterrotto. Gli altri utenti, che non sono in grado di pagare questo extra, vedranno più spesso apparire sui loro monitor il messaggio “sito non disponibile”. Per giunta – a dimostrazione della natura poco appariscente ed essenzialmente “digitale” delle disuguaglianze sociali odierne – nessuno dei due gruppi sarà consapevole del gap che separa la sua esperienza da quella dell’altro.
Pedaggi stradali elettronici, ovvero: come separare i cash-poor/time-rich dai cash-rich/time-poor?3
Lo spazio stradale è un altro settore pubblico in cui si sta av- viando, grazie all’uso di tecnologie computerizzate, un processo di privatizzazione a livello mondiale. La nuova Greater London Authority, così come molte altre nel mondo, sta seriamente considerando l’adozione di pedaggi stradali elettronici. Se da un lato ci sono chiari vantaggi ambientali nel far pagare le persone per il sempre maggiore utilizzo dell’automobile, la preoccupa- zione è che questa argomentazione nasconda un secondo fine: ridurre il traffico sulle arterie autostradali e nei centri urbani più congestionati rendendo più difficile l’accesso agli utenti con minori disponibilità finanziarie (i cosiddetti utenti cash-poor/
time-rich) e favorendone la fruizione da parte di coloro che sono
in grado di pagare un extra (gli utenti cash-rich/time-poor) – di fatto rendendo ancora più polarizzato l’accesso alla mobilità privata su gomma all’interno delle città e sulle maggiori reti viarie che connettono queste ultime.
In una situazione di forte competizione tra città per attrarre investimenti privati, questo tipo di scelte è destinato a diventare 3. Si tratta di una categorizzazione tipicamente anglosassone: cash-poor/ time-rich sono le persone povere ma con una grande quantità di tempo a disposizione; al contrario, cash-rich/time-poor sono i ricchi indaffarati con poco tempo a disposizione ma grandi risorse economiche.
sempre più importanti. Hong Kong sta già pensando di imitare il nuovo e scintillante sistema di pedaggio stradale elettronico adottato a Singapore – il primo al mondo – per applicarlo alle aree centrali della città. Il fine ultimo, tuttavia, non è la ridu- zione delle emissioni di gas serra. Piuttosto, l’obiettivo è quello di evitare che gli amministratori delegati di alto livello – che a Singapore sono ormai in grado di spostarsi tra le aree della città senza uscire mai da una “bolla” artificiale di aria condizio- nata – siano costretti dagli ingorghi del traffico di Hong Kong a scendere dalla macchina e percorrere a piedi l’ultimo miglio che li separa dal luogo di una riunione.
Un ulteriore sviluppo di questi sistemi è costituito dalle nuove autostrade private con pedaggio automatizzato, presenti nelle maggiori città nordamericane, canadesi e australiane – come Toronto, San Diego, Los Angeles, Melbourne – che promettono un traffico scorrevole anche nelle ore di punta. Come possono garantirlo? Semplicemente alzando il prezzo necessario a guidare su quelle autostrade private in quegli orari – rendendole in que- sto modo un servizio premium che i ricchi possono acquistare per bypassare gli ingorghi delle vicine autostrade. L’esempio della rete privata Transurban CityLink di Melbourne chiarisce il legame più generale tra il funzionamento di queste super- autostrade con pedaggio elettronico e la crescente polarizzazione a livello urbano. Aperta al pubblico nel 1999, questa autostrada consiste in un sistema stradale di 22 chilometri con pedaggio automatizzato, che collega sobborghi benestanti con il centro città e l’aeroporto internazionale. Il sociologo David Holmes ritiene che il progetto “normalizzi e legittimi nuove forme di tolleranza da parte di ampi strati della popolazione verso un pro- cesso di mercificazione”.4 Simili infrastrutture creano inoltre “le
condizioni per cicli di rilocalizazzione delle attività economiche 4. D. Holmes, The electronic superhighway. Melbourne’s CityLink project. Mimeo, 1999.
persino maggiori, concentrando lo shopping e il consumo in un numero decrescente di aree – i grandi centri commerciali [che queste autostrade collegano direttamente]”. Holmes continua suggerendo che “bypassando i tradizionali mercati cittadini e le aree urbane dove il parcheggio è diffuso e relativamente poco regolato” CityLink privilegia ulteriormente gli spazi privati e iper-regolamentati dello shopping – un’altra “bolla” cui si accede direttamente attraverso il collegamento rappresentato dall’autostrada. A suo parere, la proliferazione di questa strut- tura a “bolle” nella geografia di Melbourne – favorita anche dalla presenza di restrizioni al traffico sulle tradizionali arterie stradali adiacenti al CityLink, che spingono gli automobilisti a utilizzare l’autostrada privata – rischia di contribuire ancor più alla polarizzazione e alla frammentazione della città, dove la socialità nello spazio pubblico “è sostituita dall’accresciuto consumo privato di media di ogni tipo”.5
La segmentazione del mercato dei consumi energetici grazie alle tecnologie informatiche
Un ultimo insieme di esempi della frammentazione delle me- tropoli viene dalla crescente privatizzazione del settore ener- getico. Il Regno Unito è un caso particolarmente interessante in questo senso, dato che il suo sistema energetico è uno dei pochi a essere stato completamente riformato secondo una logica neoliberista e di privatizzazione. Questo processo è stato gestito in modo così ideologico e refrattario a qualsiasi critica che a farne le spese è stata la sicurezza stessa del sistema, dato che il ritorno economico degli azionisti ha avuto la priorità rispetto alle necessità di manutenzione a lungo termine delle infrastrutture gestite dalla Transco, la compagnia responsabile
per la rete gas (al punto che il suo direttore rischia addirittura un’accusa di omicidio colposo per via di incidenti mortali cau- sati da esplosioni di gas). Anche in questo caso, le tecnologie informatiche sono state mobilitate nella gestione di vari aspetti del sistema, a diversi livelli. Gli utenti benestanti hanno ora la possibilità di usufruire di contatori smart, che permettono loro di trarre benefici della concorrenza tra le varie imprese del settore; possono utilizzare strumenti per la gestione dei loro consumi energetici, della propria sicurezza domestica e persino appositi sistemi di telecomunicazioni offerti dal loro fornitore di energia. Nel caso degli utenti cash-poor/time-rich – quei circa cinque milioni di utenti a cui l’elettricità viene erogata tramite i cosiddetti pre-payment meters (contatori che richiedono un pagamento anticipato rispetto alla fornitura del servizio) – le tecnologie informatiche sono state invece usate al fine di recidere efficacemente qualsiasi tipo di relazione tra questi ultimi e i fornitori. Gli utenti serviti attraverso questo tipo di contatori – a volte in precarie condizioni di salute o con difficoltà nella mobilità – sono costretti a spostarti fisicamente per ricaricare le loro carte prepagate prima di poter usufruire del servizio (di fatto, per questi ultimi, il network perde la sua caratteristica di capillarità, ridiventando così un servizio ac- cessibile solo attraverso alcuni determinati centri dislocati sul territorio). Questi utenti pagano tariffe più alte per l’energia e si trovano a sostenere da soli i costi che un accesso precario al servizio comporta per le loro famiglie. Per via di questo sistema di pagamento anticipato, non esistono oggi dati aggregati a livello nazionale sul tema politicamente sensibile delle interru- zioni di fornitura elettrica. Nel Regno Unito ci si trova invece davanti al fenomeno massiccio, difficile da quantificare, di un gran numero di utenti che si disconnettono autonomamente dal sistema rinunciando anticipatamente all’acquisto del servizio – una situazione che, in termini di pubbliche relazioni, conviene tanto alle imprese del settore che al governo.
Se a ciò si aggiunge l’uso di call center come mediatori delle relazioni tra imprese e utenti, emerge un’ulteriore e sottile disu- guaglianza: i consumatori “buoni” possono essere individuati e tenuti in attesa per un tempo minore dei consumatori “cattivi”, perché i computer dei call center possono esaminare i numeri di telefono delle chiamate in arrivo. Come nel caso delle con- gestioni del traffico internet, nessuno probabilmente avrebbe la minima idea che questo avvenga.
Conclusioni: neoliberismo + spazio pubblico urbano = frammentazione urbana
Le tendenze presentate in questo articolo sono inevitabili nel momento in cui i servizi di infrastrutture pubbliche e i sistemi stradali urbani vengono trasferiti in blocco a organizzazioni commerciali in cerca di profitto. Questi processi riflettono l’inasprirsi della mercificazione di beni e servizi pubblici e semi-pubblici, un trend parallelo alle attuali tendenze verso la globalizzazione economica e l’apertura di ogni settore della società, della cultura e dell’economia, agli investimenti privati e alle tecniche di gestione aziendale. Sono il risultato di una profonda e ingenua fede nel fatto che, in qualche modo, ser- vizi pubblici largamente accessibili e democratici e lo stesso spazio pubblico urbano possano essere efficacemente gestiti da imprenditori privati senza stretti ed efficaci strumenti di controllo da parte delle istituzioni pubbliche. Tali processi rendono urgente lo sviluppo di un concetto di digital divide che va ben oltre la semplice misura dei diversi gradi di accesso alle tecnologie informatiche e a internet. Inoltre, come suggerisce la recente ricerca realizzata da me e Simon Marvin – i cui risultati
sono riassunti nel libro Splintering Urbanism6 – le tecniche di
frammentazione sociale e urbana potrebbero presto trovare applicazioni persino più ampie. Già oggi:
– i servizi finanziari sono sempre più indirizzati verso gruppi sociali con alto reddito, attraverso la simultanea chiusura delle filiali bancarie nelle aree più povere, lo sviluppo di più rigide restrizioni all’accesso al credito, l’utilizzo di servizi bancari via internet o telefono come meccanismi impliciti di selezione sociale, che escludono chi non ha accesso alla tecnologia;
– le tecnologie per la mappatura del genoma umano sono oggi attentamente considerate per via del loro potenziale nel settore assicurativo, ai fini della personalizzazione delle assicu- razioni sulla vita. In questo caso, il pericolo è che la valutazione personalizzata della “robustezza” del singolo patrimonio ge- netico sostituisca la valutazione del rischio collettivo. Questo distruggerebbe il principio consolidato di mutualità basato sull’idea che, nel lungo termine, i costi aggiuntivi dei soggetti più vulnerabili vengano pagati dall’insieme di tutti coloro che sottoscrivono un’assicurazione, ed escluderebbe completamen- te interi settori sociali, con la creazione di una vera e propria
underclass genetica;
– alcuni supermercati britannici hanno persino preso in considerazione l’idea di creare una struttura di prezzi separati, in modo da permettere ai clienti cash-rich/time-poor di fare la spesa liberi dall’intralcio costituito dai clienti meno abbienti.
Nell’era della “società della conoscenza” globalizzata, sem- bra concreto il rischio che la struttura fisica e tecnologica della nostra società – e persino la nostra vita collettiva nel suo complesso – si ritrovi sistematicamente frammentata, divisa in due sfere separate. Da una parte i componenti dell’élite hanno sempre più potere, mobilità, capacità di scelta e controllo, 6. S. Graham, S. Marvin, Splintering Urbanism. Networked Infrastructures, Technological Mobilities and the Urban Condition, Routledge, London-New York 2001.
mentre i loro obblighi sociali e il loro livello di rischio vengono ridotti o semplicemente eliminati. Il loro è un mondo in rapida emersione fatto di connessioni premium, autostrade veloci, spazi stradali esclusivi, telecomunicazioni a banda larga, viaggi in business class, finanza elettronica, connessione continua e servizi personalizzati. Dall’altra parte, per coloro che vengo- no marginalizzati dai processi di frammentazione del tessuto metropolitano, l’accesso ai servizi più elementari – energia, trasporti, comunicazioni, o persino l’accesso a determinate aree urbane – è sempre più precario (e più caro). Con la riduzione dei meccanismi di solidarietà e l’indebolimento del potere di regolamentazione delle autorità pubbliche, questi utenti si trovano in una condizione di marginalizzazione tanto assoluta quanto relativa, nella misura in cui fornire loro servizi (o per- mettere loro l’accesso a determinate risorse) è considerato un investimento troppo rischioso o scarsamente remunerativo. La loro, per usare un termine coniato dal think-tank britannico Demos, è una povertà di connessioni.7
L’esistenza di questi mondi così diversi si manifesta chiara-