6. DISSERTAZIONE
6.2 Strategie d’aggancio
6.2.3 Stand e zona chill-out
Se ci si sofferma all’azione pratica, quindi al momento in cui si allestisce uno stand in un luogo del divertimento, vanno messe in luce le ultime strategie dettagliate che svolge in fatto di praticità un operatore sociale. Sono questioni meno ampie, ma non per questo meno importanti o da tralasciare. Sono curiosità che possono aiutare a chiarire e focalizzare fino in fondo le tecniche di cui si avvale l’operatore per agganciare i giovani. In questo capitolo viene quindi esposta la modalità di scelta del luogo e le varie misure con cui si allestiscono lo stand e la zona chill-out.
Primariamente bisogna ripetere e comprendere che i servizi di prossimità di riduzione dei rischi lavorano dove il consumo è consistente e diffuso. La scelta di partecipare ed essere presenti in determinate scene notturne, avviene quindi tramite questa circostanza. Dal momento in cui si decide di svolgere l’azione in sito, bisogna seguire delle metodologie per posizionare la zona chill out e il banchetto espositivo.
Secondo la letteratura, il banchetto informativo e la zona chill-out vanno posizionate in luoghi in cui il frastuono della musica non sia troppo alto, per permettere il dialogo. È importante che la zona sia di passaggio, visibile e facilmente raggiungibile, per far sì che le persone si fermino a curiosare i materiali esposti o si riposino nella zona chill-out, da allestire con materiale come: cuscini, poltrone a sacco, materassini, tappetini e tende colorate. Lo stand deve essere ben illuminato, per facilitare la lettura e la compilazione dei questionari e posizionato in una zona di passaggio. La zona chill-out è preferibile collocarla in un luogo appartato rispetto allo stand e alla musica, per permettere l’instaurarsi di relazioni e degli scambi. Non deve però essere troppo lontana dalla visibilità, per attirare comunque i ragazzi. Qui non è necessario avere troppa luce, l’importante è garantire una zona riposo poiché quando la persona si sente a proprio agio è più aperta al confronto. In inverno è preferibile allestire la zona chill-out in luoghi caldi e riparati, sia per una questione di garantire un benessere e sia per attirare. Nei raves però, dove tutto è all’aperto, è necessario che anche la zona chill-out lo sia, questo per evitare che venga utilizzato come spazio di consumo o spaccio (Grosso & Camoletto, 2011).
Per avere una comparazione con la teoria e osservare se è fattibile metterla in pratica, è stata posta all’operatore di Danno.ch, la seguente domanda “Con quali termini si sceglie il luogo della postazione dello stand?” Di seguito la risposta: “Innanzitutto deve essere in una zona di passaggio, per permettere la visibilità e l’aggancio; la zona non deve essere troppo rumorosa, per permettere il dialogo, l’interazione e la compilazione dei questionari. Se è estate è ideale una zona in ombra. Ai grandi festival deve esserci spazio per la chill out. Importante essere in prossimità dei sanitari e se questo non è del tutto fattibile, organizzarsi di modo che ci sia un collegamento, soprattutto per l’ambulanza, per essere pronti a gestire insieme eventuali emergenze di carattere sanitario” (ALLEGATO 1, Intervista 2).
Si può dunque notare che, le strategie consigliate dalla teoria, sono tendenzialmente messe in pratica sul campo dagli operatori sociali, poiché il servizio di riferimento di questo lavoro, segue gli stessi punti e accorgimenti della letteratura, tenendo infatti conto del rumore, della
temperatura e della visibilità. Un fattore di dissonanza che si può notare in questo paragone è l’accesso alla sanità. Quest’ultima, non è stato riscontrata nella letteratura, eppure sembrerebbe un elemento importante da tenere in considerazione.
Una volta posizionati lo stand e la zona chill-out in modo strategico, bisogna allestire questi con materiali altrettanto strategici. La letteratura consiglia elementi, citati prima, come: cuscini, poltrone a sacco, materassini, tappetini e tende colorate (Grosso & Camoletto, 2011). A questo proposito è stato osservato direttamente sul campo il servizio Danno.ch, il quale a sua volta dispone di un gonfiabile colorato visibile, di uno stand con luci di vari colori attrattive e una zona chill-out allestista con sedie comode e colorate.
La parte più interessante di questa strategia d’aggancio è la visione dei partecipanti. Prendendo quindi in considerazione le varie risposte date da loro, nella ormai citata più volte domanda riguardo l’avvicinamento allo stand, sono state proprio le luci colorate di quest’ultimo e il materiale gratuito, illustrato nel capitolo precedente, ad avere maggior riscontro e successo, poiché anche qui, quasi la metà degli intervistati, ha risposto di essere stato attratto da queste (ALLEGATO 2, riassunto risposte). Ancora più curiosa è la risposta di un intervistato, il quale sostiene di essere arrivato allo stand, perché era, ed è, quasi sempre, all’entrata dei contesti di festa e poiché è colorato ed illuminato (ALLEGATO 2, Intervista 17). Questa risposta, anche se singolare, illustra che la posizione che si adotta può essere strategica ad agganciare i giovani.
Di seguito, per capire meglio a cosa ci si riferisce, una foto scattata durante un’azione lavorativa con il servizio Danno.ch, nel corso del festival Shankra a Lostallo, per illustrare il banchetto espositivo.
In sintesi, si può riportare l’opinione dell’operatore Danno.ch, data durante un’intervista, alla domanda “Quali sono le strategie del servizio?” la riposta è stata “Avere un pensiero non giudicante è una strategia fondamentale, come utilizzare un approccio di prossimità, quindi lasciare che sia il partecipante a venire allo stand. Allo stesso tempo però esserci, essere presenti. Le luci colorate sono una strategia di attrazione, di aggancio, come i peer, che con la loro giovane età attirano. Un’ulteriore strategia è offrire del confort, quindi alimenti, bevande, una zona chill-out dove riposarsi e chiacchierare” (ALLEGATO 1, Intervista 1). In questa risposta vengono quindi citate tutte le strategie d’aggancio appena presentate e inoltre ci si collega alla posizione di non giudizio e all’approccio di prossimità; modalità che si esponevano nei capitoli precedenti.