Capitolo II: I libri a cavallo tra Repubblica e impero (XLII-LII)
T. Statilio Tauro
L’immagine di Statilio Tauro che dà Dione è un perfetto esempio di come le figure di personaggi politici, di solito aristocratici molto influenti, passino in secondo piano davanti alla necessità narrativa di mettere a fuoco i più famosi protagonisti del momento.
Dione, nella sua trattazione degli anni delle lotte tra i triumviri, parla di Tauro come di un comprimario nel quadro politico e soprattutto non sottolinea in alcun modo l’importanza di questo personaggio. Ovviamente la sua figura è minore rispetto a quella di altri personaggi, ma anche egli partecipò in un modo o nell’altro a tutti i momenti critici del passaggio dalla Repubblica all’impero. Lo storiografo omette del tutto alcune informazioni che sono invece molto importanti per inquadrare il personaggio.
Innanzitutto nella Storia Romana dionea non è detto che Tauro era uno dei tanti militari ad avere cambiato fronte durante le guerre civili. Viceversa, dal racconto di Appiano455 si apprende che ancora nel 36 a.C. (l’anno dopo essere stato console suffetto) egli doveva essere, a Taranto, un generale dell’esercito antoniano a capo di una flotta di 120 navi. Nello stesso anno, Dione ci dice che Tauro prende “senza combattere” le due province d’Africa per Ottaviano456. Possiamo ipotizzare che Tauro fosse passato dalla parte di Ottaviano come comandante di quelle navi che Antonio aveva ceduto al collega triumviro nel convegno di Taranto l’anno precedente. Questo passaggio avrebbe potuto esser contingente ad esprimere una fedeltà solo condizionata al nuovo superiore; invece, da quel momento in poi, Tauro sarà uno dei più fidati collaboratori del futuro Augusto. Tauro interpretava forse meglio di tutti i suoi contemporanei le avvisaglie della sconfitta morale e politica che sarebbe piombata su Antonio.
455 B.C., IV, 98, 404. 456 XLIX, 14, 6.
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Nel 34 Tauro ricevette da Ottaviano il compito di combattere contro popoli illirici457 contro cui anche lo stesso il figlio di Cesare ed Agrippa stavano combattendo. Certamente non dovette essere una campagna facile, visto che Ottaviano fu ferito e che ci furono molti problemi di rifornimento458. Nello stesso anno il nostro personaggio ricevette il trionfo. Da una parte, il suo intervento contro le popolazioni illiriche doveva essere stato reputato molto importante; dall’altra però, come ci informa Dione, sia Antonio che Ottaviano usavano tutti i metodi in loro possesso perché i loro comandanti militari (tra i quali certamente anche Tauro) ricevessero riconoscimenti tali da legarli sempre più a loro459. Certo, per una persona ambiziosa come Statilio Tauro, il fatto di ricevere il trionfo grazie all’amicizia di Ottaviano costituì un motivo in più per non tornare ad Antonio, il quale da qualche anno si curava sempre meno dell’Occidente.
Passano due anni (33-32) durante i quali Dione non menziona affatto Tauro. Egli riappare sulla scena solo durante lo scontro finale della guerra civile: la battaglia di Azio. In coppia con M. Titio, Tauro è a capo della parte di esercito di Ottaviano che riesce a bloccare il primo accerchiamento tentato dalla cavalleria di Antonio sul promontorio davanti ad Azio. Nell’incursione riescono anche a fare prigioniero Filadelfo, re della Paflagonia460.
La definitiva sconfitta di Antonio e la meritata fiducia di Ottaviano dovette essere causa di arricchimento per Tauro, che l’anno successivo alla vittoria poté permettersi di fare costruire a proprie spese “il teatro fatto di pietre nel Campo Marzio. Per questo il popolo gli diede la facoltà di nominare ogni anno uno dei pretori”461. Il passaggio è significativo: puntando su un buon prestigio militare, Tauro aveva dapprima potuto arricchirsi, per poi riconvertire questo suo peso economico in potere politico.
E siccome il personaggio era ormai entrato nella piena stima di Ottaviano, il Syme congettura che potrebbe essere stato lui il primo governatore di età imperiale della Macedonia, sempre nel 30462. Ottaviano si serve ancora delle sue comprovate doti militari l’anno successivo (29), quando lo invia in Spagna a combattere Cantabri, Vaccei e Asturi che avevano impugnato le armi per portare aiuto ai Treveri che premevano sui confini renani463.
Una volta dimostratosi intraprendente e fedele ad Augusto, Tauro non si ferma: lo aspettano altri due importanti incarichi. A distanza di dieci anni l’uno dall’altro, riceve infatti il secondo consolato 457 I Dalmati (?). 458 XLIX, 38, 4. 459 XLIX, 42, 3. 460 L, 13, 5. 461 LI, 23, 1.
462 Syme, The Roman Revolution, cit., p. 302. 463 LI, 20, 5.
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nel 26 (in coppia con Augusto, cos. VIII464) e, nel 16, la prima praefectura urbis. La situazione che si era venuta a creare in quel frangente era molto particolare e aveva richiesto la creazione di una tale figura: Ottaviano era stato costretto dalle circostanze a partire per la Gallia e a portarsi dietro Tiberio. Il controllo della città doveva però essere garantito; Agrippa era appena ripartito per la Siria e Mecenate non era in ottimi rapporti con l’imperatore per via di sua moglie465. Tauro dunque si trova catapultato in età avanzata in una carica che ha ancora un carattere straordinario466 e che dieci anni prima era stata addirittura rifiutata da Messalla Corvino, intenzionato a rendere manifesto il carattere illegittimo di un potere che egli aveva chiamato incivilis potestas467. Dopo quel fatto, la carica non venne riassegnata per i successivi dieci anni, finché Augusto non dovette di nuovo lasciare l’Italia468.
L’imperatore era certo che Tauro non avrebbe seguito le orme di Messalla: tra le due occasioni erano trascorsi dieci anni di regime e i personaggi avevano due tradizioni familiari molto differenti. Statilio Tauro era un homo novus469; Messalla un membro dell’ancora influente nobilitas senatoria.