DESCRITTO DA CELIO TALUCCI
Da che mancò al popolo Romano l'Imperio del Mondo, il Tronto, famoso fiume nell'I- talia per la gloria de' suoi figlioli, chiari nell'Armi, non men ne' tempi antichi, che ne' moder- ni, non vide mai capitar alle Sue Rive Principessa di più alto sangue, e de' parti più illustri di quella, che vi comparve in questi giorni, figlia, e sorella de' Re delle Spagne e moglie del Re d'Ungheria, D. Maria d'Austria.
Questa Signora fu da Filippo IV suo fratello maritata al Re Ernesto figlio dell'Impera- tore Ferdinando Secondo; e per congiungersi seco in Matrimonio, partitasi da Spagna, dopo aver solcati molti mari, giunse in Italia e il primo luogo, che vi toccasse fù Genova, dove fu accolta da quei signori con ogni splendidezza.
La Santità di Nostro Signore Papa Urbano VIII per soddisfare non pure al Cordiale af- fetto, che porta a Prencipi ripieni di tanta pietà, e Religione, che alla generosità del proprio animo, volle dimostrare a Sua Maestà l'allegrezza che sentì della Sua venuta col mezzo di Monsignore Antonio Serra Chierico della Camera Apostolica, mandandole per Sua Signoria Illustrissima la Sua Benedizione, e dichiarandolo appresso la Maestà Sua Nunzio Straordina- rio: e indi à poco in espressione del suo continuato affetto, vi deputò l'Eminentissimo Signor
Cardinale di Santa Cecilia, che si trovava in Genova con facoltà di Legato a Latere. Era stato destinato a questa funzione da Sua beatitudine l'Eminentissimo Sig. Cardinale Anto- nio Barberino Suo Nipote Sopraintendente Generale in quel tempo delle Armi Ecclesiastiche in Bologna ma essendosi poi in quella città scoperto il mal contagioso che senza riparo serpe- va per tutta l'Italia non poté per questo infausto accidente adempire la Carica, che a Sua Emi- nenza era stata imposta
Non fu niuno, che non ne sentisse rammarico; poiché, oltre le Livree Superbissime che erano state fatte per questo incontro e 'l numero grande de' Cavalieri che sarebbono andati servendo Sua Eminenza averebbe la Maestà Sua riconosciuto in questo Principe un ritratto vero dello splendore della Corte Romana per le parti corrispondenti che aveva Sua Eminenza alla gene- rosità e alla grandezza del proprio animo.
Quindi la Rosa di oro benedetta da Sua Santità e gli altri ricchi doni di devozione che l'Eminenza Sua doveva portare a Sua Maestà, furono mandati in Napoli a Monsignor Nunzio Serra, perché gli si presentasse, come fece, a nome di Nostro Signore.
Avvicinatosi poi il tempo di proseguire il Suo viaggio per Vienna e togliendole il modo di po- tere andare per la più spedita strada di Trento il contagio che parimente si faceva sentire in quella città, fu preso per espediente di andare a Napoli fin dove Monsignor Nuntio predetto andò servendo Sua Maestà.
L'Imperatore desiderava che si troncasse ogni indugio e si sollecitasse il viaggio e l'Eccellentissimo Signor Conte di Franchburg Ambasciator Cesareo presso Sua Maestà, non mancava di sodisfar àgli ordini del Suo Principe, con continui ricordi. Volle però Sua Maestà secondare le vogliel di Cesare e deposto al rispetto de' disagi che averebbe potuto incontrare nel cuor dell'Inverno fece intendere all'Eccellentissimo Signor Duca d'Alva di voler partire, e che però facesse apprestare le Galere in Manfredonia.
Molte considerazioni, che si ebbero poi, per fare quel viaggio, fecero giudicare, che sarebbe stato migliore espediente far la strada di Abruzzo. Onde essendo venuto a notizia di Nostro Signore la risoluzione che ne fu presa, per non tralasciare alcuna di quelle dimostra- zioni che tanto più avesse potuto accertare la Regina dell'Animo Suo affettuosissimo; Sua Beatitudine ordinò à Monsignor Nunzio Serra, che à nome Suo invitasse Sua Maestà nel Suo Stato, ponendole in considerazione che averebbe con questa occasione potuto visitare la Santa Casa di Loreto, e di là trasferirsi in Ancona dove Sua Santità averebbe oprato che i Signori Veneziani fussero venuti con le Galere per servirla sino a Trieste.
Sua Maestà volle godere dell'invito, e ne fece render grazie a Sua Beatitudine, alla quale mandò anche Ambasciatore l'Eccellentissimo Signore Marchese di Cadereit, perché in Suo nome le ne baciasse i piedi, e a voce la ringraziasse de' continui favori che le faceva. Avutasi però la certezza del viaggio per lo Stato Ecclesiastico, Sua Beatitudine fece elezione di Monsignor Fausto Poli Suo Maestro di Casa, perché ricevesse Sua Maestà nello Stato e la
servisse nell'alloggio, e ve lo mandò con titolo di Nunzio Straordinario: e Monsignor Serra tornò da Napoli alla Corte.
Per eseguir gli ordini di Sua Santità, Monsignor Nunzio Poli partì da Roma a 23 di Decembre, avendo mandato avanti molti Ministri per dare ordine alle cose necessarie.
Nell'elezione che fece Nostro Signore della sua persone per ricevere una Regina così grande si manifestarono maggiormente le degne parti di Sua Signoria Illustrissima, con le quali con- dusse à fine la Sua carica con tanta soddisfazione di Sua Maestà, e de' personaggi, che la ser- viranno, che ciascuno ammirò i prudenti e affettuosi modi, co' quali eseguì gli ordini del Suo Principe.
Superati che hebbe Sua Signoria Illustrissima gli infiniti disagi, che le fecero provare le Nevi e l'horrida stagione si condusse alle Grotte picciolo Castello di Fermo sopra il Mare. Aveva l'Apposentator Maggiore creduto, che per l'alloggio di Sua Maestà potesse bastare una povera osteria posta alla spiaggia, e però aveva designato di farla preparare con ogni puntuali- tà persuadendosi che fusse ben ricompensato l'incomodo dell'albergo con l'accorciamento di sessanta passi di viaggio che rimanevano fino al Castello.
Questo era il primo luogo, dove Sua Maestà doveva essere ricevuta nello Stato Eccle- siastico. Il nome solo averebbe potuto spaventare quale si fosse stato più Animoso Ministro, già che il Castello era angustissimo, e vi doveva alloggiare una Regina con tre mila e più per- sone.
Ma Monsignor Nunzio Poli, considerato il luogo con la sua prudente diligenza violen- tò la natura, e di grotte, che aveva partorite le case, fece diventarle comode abitazioni. Le unì insieme ove vide il bisogno. Attraversò con ponti le strade e vi stabilì una picciola reggia per Sua Maestà, che ebbe sei stanze al pari di non ordinaria grandezza.
Io non istar a raccontare quali fossero le suppellettili, con che furono addobbate, come anco tutti gli appartamenti de' Personaggi; vero è, che i più ricchi, e più superbi apparati del Vati- cano furono trasportati in quel luogo; con copia grandissima di argenteria, e profumi esquisi- tissimi per le Camere.
Perché nelle cose di grandi affari l'ordinaria diligenza non è sufficiente rimedio al bi- sogno, Sua Signoria Illustrissima, ordinato, che ebbe il tutto in quel luogo, volle scorrerne gli altri, per vedere in che modo erano esseguiti gli ordini suoi; Onde partissi per Ancona con di- ligenza, avendo solo in Carrozza il Suo Segretario. Vicino a Loreto convenne loro passare il
fiume Chienti, dove corsero grandissimo pericolo della vita perché avendo i cavalli preso il guado per via non usata, l'acqua arrivò tant'alto, che furono astretti ad uscir di Carrozza e montar su le groppe de gli altri cavalli, per tragittarsi liberi alla riva.
Giunto in Ancona stabilì per alloggiamento di Sua Maestà la Casa del Sig. Guidobaldo Trion- fi, Gentilhuomo principalissimo di quella città e vi lasciò gli ordini necessari e di la poi se ne tornò alle Grotte. Erasi in tanto Sua Maestà avanzata sino à Giulia Nuova, ultima terra del Regno di Napoli; e avendone Monsignor Nunzio avuto avviso spedì il Suo Segretario con let- tere al Signor Duca d'Alva; in compagnia del quale andò il Padre Fra Gennaro di Gesù Maria Napolitano Scalzo riformato a Sant'Agostino.
Furono immediatamente introdotti da Sua Eccellenza e il Segretario presentate le lette- re e esposto il desiderio di Monsignore Nunzio, ch'era di andare a far riverenza alla Maestà Sua, concertò per li 5 di Gennaro l'audienza per Sua Signoria Illustrissima a cui per quell'ef- fetto con l'avviso dell'appuntamento presosi, spedì in dietro un Corriero.
Per lo spavento che aveva causato ne' popoli la peste avendo desolate le principali Cit- tà d'Italia, ebbe ordine il Segretario di trattare con quei Signori Spagnoli del modo, che dove- va tenersi, perché nell'ingresso dello Stato Ecclesiastico si conoscessero le genti di Sua Mae- stà, ne con loro si fossero mescolati altri vagabondi; onde essendosi abboccato col Signor Don Francesco del Campo, Consigliere Regio nel Regno di Napoli, concertarono, che à cia- scheduno della comitiva si dovesse dare un Bollettino stampato con l'arma di Monsignor Nunzio; e così fu eseguito, essendosi fatto il Cancello in capo del ponte fabbricato al fiume Tronto, con la deputazione de' Signori Marco Antonio Cornacchia e Giacinto Lenti Genti- lhuomini Ascolani, perché eglino quanto fù stabilito eseguissero. Furono poi il Segretario e il medesimo P.F. Gennaro, d'ordine del Signore Duca alloggiati, con dimostrazioni cortesissime dal Signor Contralor, officiale principale della Casa della Regina; e la mattina seguente, gior- no destinato per l'audienza di Sua Signoria Illustrissima, si misero in viaggio di ritorno e tro- varono Monsignor Nunzio da otto miglia lontano da Giulia Nuova accompagnato da molte genti in Carrozze, da campagna e a cavallo. Tre miglia e più lontano da detta terra fu incon- trato da una Compagnia di cavalli mandata dal predetto Signor Don Francesco del Campo che servì Sua Signoria Illustrissima fino ad un convento dei Cappuccini poco lontano da Giulia nova, dove smontò per vestirsi di abito longo. Fu visitato in quel luogo dal Padre Quiroga Cappuccino, Confessore di Sua Maestà; e si ebbe poi l'avviso che l'audienza era all'ordine