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Anno 1 - n°1 Settembre 2006cacia da mettere in seria difficoltà le forze di contrasto. Un valido esempio è costituito dall'attacco all'USS Cole (Aden, 12 ottobre 2000) che ha causato la perdita di 17 uomini, il ferimento di 39 e l'uscita dalla linea operativa per alcuni anni di un'unità navale tra le più moderne e sofisticate della US Navy.
La minaccia terroristica in questo settore va peraltro esaminata secondo due aspetti:
- uno che vede le navi, le piattaforme petrolifere ed altre infrastrutture marittime come obiettivi degli attac- chi (sequestro della "Achille Lauro" nel 1986 ed attacco alla petroliera Limbourg in prossimità di Al Mukalla, Yemen, il 2 ottobre 2002);
- l'altro che vede l'utilizzo di mezzi navali per portare la minaccia contro strutture militari e civili lungo la costa, in analogia a quanto fatto con vettori aerei in occasione degli attacchi dell'11 settembre (si pensi all'ef- fetto di una "gasiera" 2 lanciata contro un terminale petrolifero o una qualunque altra struttura portuale o
costiera).
A quanto sopra va aggiunto che il terrorismo può avvalersi dell'ambiente marino per infiltrare operatori sub- acquei via mare ovvero per la posa di mine per minacciare porti ed aree limitrofe.
Esiste poi la minaccia collegata con i failed states 3 ove, in mancanza di una salda autorità governativa, trova-
no ospitalità organizzazioni criminali, anche di stampo terroristico, che potrebbero ricorrere per le loro azio- ni all'impiego di armi di distruzione di massa (WMD) da trasferire via mare, possibilmente insieme agli ope- ratori, in prossimità degli obiettivi.
c. Minacce dovute alla criminalità transnazionale ed alla pirateria
La crescita del volume dei traffici marittimi è stata accompagnata ad un aumento dell'utilizzo degli spazi marit- timi per scopi criminali.Tra questi il contrabbando di armi, il traffico di droga ed altre merci illecite, il traspor- to illegale di esseri umani ed altre attività criminali tra cui la rapina e la cattura a scopo di estorsione nei con- fronti di navi ed imbarcazioni. In particolare, la pirateria e le rapine sono concentrate in specifiche aree carat- terizzate da elevata instabilità politica ed economica nonché regioni in cui le capacità degli stati rivieraschi di imporre il rispetto delle leggi sono ridotte o addirittura assenti (Golfo di Guinea, Stretto di Malacca, Mar Cinese Meridionale, Bacino Somalo e Golfo di Aden, Caraibi). I moderni pirati utilizzano, peraltro, tecnologie ed armi avanzate ed hanno anche sviluppato tecniche e capacità operative che li rendono idonei a fiancheg- giare efficacemente le attività delle organizzazioni terroristiche.
Parallelamente alle linee di traffico marittimo si possono poi individuare direttrici standard per il trasferimen- to via mare ed il commercio di merci illegali di largo uso, primi tra tutti gli stupefacenti. Gli ingenti proventi che ne derivano, opportunamente riciclati utilizzando i canali del sistema finanziario mondiale, costituiscono fondi di grande entità che, sfuggendo ai normali controlli sui movimenti di capitali, possono essere utilizzati per la corruzione e per il finanziamento di ulteriori attività illecite e criminali incluso il terrorismo.
d. Minacce all'ambiente marino
I disastri ecologici che possono derivare da azioni ostili, dirette o indirette all'ambiente marino, possono avere contraccolpi negativi sulla stabilità e quindi sulle condizioni di sviluppo economico di intere regioni. Ciò può determinare forti impatti su vari settori industriali tra cui quelli legati allo sfruttamento ittico, dove la pro- gressiva riduzione delle risorse determina un crescente livello di competizione.
e. Immigrazione illegale via mare
I flussi migratori illegali, che costituiscono una delle maggiori sfide per la stabilità internazionale, sviluppano negli spazi marittimi alcune delle principali direttrici di spostamento. Gli sforzi della comunità internazionale devono quindi confrontarsi con la gestione di un'emergenza umanitaria che rende il controllo di questo feno- meno quanto mai complesso. Peraltro, l'organizzazione dei flussi permette di realizzare proventi significativi che richiamano l'attenzione delle organizzazioni criminali. In questo caso si presenta un valido collegamento con la "tratta degli schiavi" che, insieme alla pirateria, rientra tra i crimini condannati dal diritto internaziona- le, contro cui è previsto l'intervento delle navi da guerra a prescindere dalla nazionalità. I flussi migratori pos- sono inoltre costituire elemento di copertura per gli spostamenti dei terroristi, rendendo ancora più strin-
3 Failed States = Stati allo sbando.
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Anno 1 - n°1 Settembre 2006gente la necessità di un'attenta e capillare azione di controllo.
Peraltro, in un momento in cui gli aeroporti ed in modo crescente anche i porti sono sottoposti a controlli molto accurati, le linee di costa si offrono quale ottimale punto di approdo ove inserirsi clandestinamente ed infiltrarsi per raggiungere gli obiettivi.
In questo settore, le iniziative regionali sono importanti per realizzare forme di coordinamento che agevoli- no lo scambio di informazioni e migliorino quindi l'efficacia del contrasto. Iniziative di cooperazione in tale settore sono già presenti ed attive in Mediterraneo con le operazioni Nettuno e Triton.
Dalla Maritime Surveillance alla Maritime Security
La maritime surveillance si inquadra nel più ampio contesto della maritime security che assume oggi valenza strategica per due categorie di fattori fondamentali:
- l'accresciuta importanza degli "spazi marittimi", soprattutto nel contesto di globalizzazione nonché in rela- zione alla necessità di salvaguardare il libero utilizzo dell'alto mare in un panorama caratterizzato dalla ten- denza alla "territorializzazione" del mare, conseguenza delle crescenti rivendicazioni da parte degli stati costieri (ZEE , ZPE , ZPP , etc.) 4;
- le pressanti esigenze di "sicurezza" in presenza delle minacce precedentemente descritte, dinamiche ed imprevedibili, in grado di manifestarsi ovunque e con potenzialità devastanti per la stabilità globale; si pensi all'importanza delle fonti energetiche 5per il sistema mondiale, al loro massiccio trasporto vie mare ed agli
effetti dirompenti che potrebbero derivare da eventuali attacchi a piattaforme fisse e/o galleggianti ovvero a navi di linea con migliaia di passeggeri a bordo.
La maritime security è quindi un elemento cruciale per la stabilità mondiale che richiede un'azione a livello governativo 6 basata su tre concetti fondamentali: cooperazione, integrazione, coordinamento. In particola-
re, la linea d'azione da adottare dovrà prevedere:
- il conseguimento di una comune volontà di cooperazione e convergenza di obiettivi, da sviluppare in modo omnicomprensivo, a livello nazionale e transnazionale, con il supporto di idonee misure di confidence buil- ding e sulla base di una vision "collettiva e condivisa" della sicurezza;
- l'ottimizzazione delle sinergie tra le diverse agenzie/organismi coinvolti a vario titolo nella sicurezza degli spazi marittimi, al fine di realizzare una significativa integrazione delle capacità e delle risorse disponibili, incluse quelle "informative" fino al livello consentito;
- l'individuazione di entità in grado di assicurare un'adeguata opera di coordinamento in ambito nazionale e nei contesti internazionali delle Alleanze e delle organizzazioni regionali, sulla base dei trattati internaziona- li e del vigente corpo giuridico nazionale.
A questo punto si inserisce il concetto di Maritime Domain Awareness (MDA) che, mutuando la definizione americana, è l'efficace comprensione di tutto quanto è associato all'ambiente marittimo globale e che può avere impatti sulla sicurezza (safety & security), l'economia e l'ambiente dello stato rivierasco.
Nell'evidenza del panorama internazionale, la linea d'azione sopra descritta è in linea con una serie di inizia- tive emergenti che individuano nella MDA l'elemento essenziale per il suo conseguimento, oltre a conferma- re la centralità della maritime security.Tra queste:
- il progetto 1000 Ship Navy, promosso dalla Marina Statunitense e volto ad integrare la capacità operativa intrinseca della US Navy con risorse rese disponibili da altri attori internazionali, statali e non, incluse le compagnie di navigazione, quale contributo concreto al miglioramento della maritime security;
- il concetto per la "Alliance and Coalition Maritime Domain Awareness (MDA)", redatto dal Pentagono e diffuso allo scopo di introdurre, in ambito NATO, una discussione in merito all'opportunità di realizzare uno strumento che consenta un controllo marittimo ad ampio spettro nelle aree d'interesse per l'Alleanza, sup- portato da importanti elementi guida di "integrazione" delle risorse disponibili e di "coordinamento" tra gli attori coinvolti;
4 ZEE = Zona Economica Esclusiva; ZPE = Zona di Protezione Ecologica; ZPP = Zona di Protezione della Pesca.
5 La criticità del problema energetico è stata evidenziata dal Segretario Generale della NATO in un articolo sul Wall Street Journal del 14 giugno 2006 con riferimento alla Dottrina Carter (1980) che identificava il Golfo Persico quale "vital national interest" e la necessità da parte dell'Occidente di rivedere/aggiornare tale dottrina.
6 Un esempio di approccio governativo è costituito dal citato documento "National Strategy for Maritime Security" sulla base della più ampia "Strategy for Homeland Defence and Civil Support".
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Anno 1 - n°1 Settembre 2006- la Proliferation and Security Initiative (PSI), promossa da un foro di nazioni, al cui core group appartiene anche l'Italia, mirata alla creazione di un framework concettuale ed operativo per contrastare in modo effi- cace la diffusione delle armi di distruzioni di massa (WMD) e con una particolare enfasi sul controllo dei traffici via mare;
- le iniziative in atto nel contesto del CHEN 7e del CHANCOM 8per lo sviluppo di un framework concet-
tuale e condiviso delle Maritime Security Operations.
Ad ulteriore conferma della centralità della MDA si evidenzia che nell'ambito della Strategia nazionale USA per la maritime security sono stati realizzati dei piani di supporto (supporting plans) uno dei quali 9tratta in
modo specifico l'argomento (National Plan to Achieve Domain Awareness).
Importanti segnali in merito al ruolo delle Marine 10giungono anche dalla Commissione dell'Unione Europea
che, con l'adozione del Green Paper sul futuro della Maritime Policy dell'UE, ha dato validi spunti in merito al ruolo delle Marine nel futuro sviluppo della maritime security.
Dalla Maritime Security alla Maritime Domain Awareness
Nell'ambito della strategia perseguita dalla Difesa per soddisfare la duplice esigenza di difendere l'integrità nazionale (homeland defence) e produrre sicurezza proiettando stabilità in qualunque parte del globo, la Marina è da tempo impegnata nel dare sviluppo e concretezza a due linee guida di riferimento che costitui- scono gli elementi fondanti della vision per l'impiego e lo sviluppo delle forze marittime11: la sorveglianza
integrata degli spazi marittimi d'interesse nazionale e la proiezione di capacità sul mare e dal mare. Tali concetti operativi hanno una importante relazione con la MDA in quanto:
- la sorveglianza integrata degli spazi marittimi è uno dei principali elementi che da un lato contribuisce alla MDA e dall'altro la utilizza per le proprie finalità di compilazione della situazione;
- la proiezione di capacità sul mare e dal mare, pur contribuendo quale effetto secondario al miglioramen- to della MDA, ne ha una necessità primaria per poter agevolmente estrinsecare le proprie potenzialità di proiezione e quindi svilupparsi nelle missioni ed attività discendenti.
Da quanto detto emerge la centralità del ruolo della MDA, da sempre fulcro dello sviluppo del core business della Marina, sia in termini di policy sia sul piano operativo:
- in termini di policy, attraverso il rafforzamento e l'ampliamento del livello di mutua conoscenza ed intero- perabilità, concretizzatosi in misure di confidence building tra i paesi delle aree di operazioni, con picchi di eccellenza rappresentati dalla realizzazione dell'unico foro biennale tra i Capi di Stato Maggiore delle Marine della regione Mediterranea (Simposio di Venezia) e l'avvio del progetto denominato Virtual Regional Maritime Traffic Centre (V-RMTC);
- in termini operativi, con il mantenimento in efficienza di un adeguato dispositivo aeronavale, di una rete radar costiera e, soprattutto, della capacità di integrare in una maritime picture coerente e per quanto pos- sibile completa le informazioni raccolte sia nel corso delle attività operative svolte dal citato dispositivo sia grazie agli scambi con gli altri contesti di Alleanza/Coalizione nei quali la Marina è inserita nonché quelle generate dagli altri attori statali concorrenti alla maritime security, tra cui:
- il Ministero dei Trasporti, tramite il Comando Generale delle Capitanerie di Porto per quanto afferisce alla integrazione dei dati provenienti dalla rete VTS e dai dispositivi AIS, ARES e Blue-box nonché per quanto deriva dalla legge 979 del 1982 sulla Difesa del mare e dal disposto combinato della Legge 25/97 e del DPR 556/99 relativamente ai compiti di difesa delle acque metropolitane;
- la Guardia di Finanza, la stessa Guardia Costiera e le altre Forze di Polizia inquadrate nel Ministero dell'Interno, per quanto attiene al coordinamento delle attività di controllo dei flussi migratori in attuazio- ne dell'Accordo Tecnico-Operativo discendente dalla Legge 189/2002 cosiddetta Bossi-Fini.
8 CHANCOM = Channel Committee, forum tra i Capi di Stato Maggiore o equivalenti delle Marine dell'area della Manica - Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Gran Bretagna - cui nel 2005 sono stati anche invitati i CSM delle Marine di Italia, Spagna e Portogallo.
7 CHEN = Chief of European Navies, forum tra i Capi di Stato Maggiore delle Marine dell'UE.
9 Gli altri piani sono: Global Maritime Intelligence Integration Plan, Interim Maritime Operational Threat Response Plan, Interim Outreach and Coordination Strategy, Maritime Infrastructure Recovery Plan, Maritime Transportation System Security Plan, Maritime Commerce Security Plan, Domestic Outreach Plan.
10 Particolarmente significativo quanto riportato nell'Annesso, ove viene menzionato a titolo di esempio l'approccio canadese al problema, con lo sviluppo di un Maritime Security Operations Centre che raggruppa, sotto la direzione della Marina, rappresentanti della Guardia Costiera, Canada Border Services Agency e Trasporti.
11 Vds "Investire in marittimità - La Strategia navale nazionale", conferenza tenuta il 27 giugno 2006 dal Capo di Stato Maggiore della Marina, Amm. Sq. Paolo La Rosa presso l'Istituto Studi Ricerche Informazioni Difesa (ISTRID).
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Anno 1 - n°1 Settembre 2006Si delinea quindi il ruolo chiave della Marina nella complessa realtà della sicurezza marittima, ove le forze aeronavali sviluppano da sempre una robusta e credibile azione di presenza e controllo nelle aree di interes- se strategico in concorso, per le zone marittime limitrofe al territorio nazionale, con le altre amministrazio- ni dello Stato e, per l'alto mare, con tutte le Marine che contribuiscono alla sicurezza marittima.
Ciò, fermo restando che, in un'ottica interforze, la Marina, forte delle esperienze nelle missioni multinazio- nali degli ultimi anni nonché in virtù delle intrinseche capacità di "mobilità" e "autonomia logistica" delle pro- prie forze, si trova ad affermare sempre più il proprio ruolo di componente fondante della capacità expedi- tionary nazionale e key enabler per la proiettabilità di capacità nazionali, militari e non, nei teatri lontani. Tale capacità expeditionary, oltre che nel concetto di "proiezione di capacità sul mare e dal mare" va consi- derata quale fattore essenziale per l'esercizio della sorveglianza marittima a protezione degli interessi nazio- nali in aree distanti dai mari circostanti il territorio nazionale. Si delinea quindi un modello, basato su un approccio sistemico al problema, che viene graficamente rappresentato in Figura 1.
Realizzazione della capacità di Sorveglianza degli Spazi Marittimi
In esito alle missioni derivanti dalle Direttive Ministeriali e dal discendente Concetto Strategico del Capo di SMD, la Marina deve assicurare una adeguata presenza e sorveglianza delle aree di interesse strategico, in concorso, per le zone marittime limitrofe al territorio nazionale, con le altre amministrazioni dello Stato competenti (cooperazione inter-agenzia), ed in generale in congiunzione con le forze delle Alleanze di cui il paese fa parte.
La Marina è inoltre impegnata, in attuazione di quanto previsto dalla Convenzione ONU sul Diritto del Mare ed in concorso con le altre Marine, nella salvaguardia della libertà di utilizzo delle vie di comunicazione marit- tima (cooperazione internazionale), nell'esercizio del proprio tradizionale ruolo constabulary, ovvero di poli- zia dell'alto mare.
Lo sviluppo della capacità di Sorveglianza degli Spazi Marittimi ed il suo efficace esercizio richiede quindi una linea d'azione su due livelli complementari:
- uno centrato nell'ambito del Mediterraneo; - l'altro orientato al di fuori dell'area Mediterranea.
Maritime Security Sorveglianza integrata spazi marittimi Proiezione di capacità
sul mare e dal mare
Compiti e concetti di supporto/abilitanti
Concetti Operativi
Impegno altri attori statali e non Impegno Marina Militare Richiede Compiti e concetti di supporto di pertinenza altri attori
statali e non
Richi ede
Compiti operativo-tattici da assolvere nei vari settori afferenti
prevalentemente ai ruoli Projection from the Sea
e Sea Control
Compiti operativo-tattici da assolvere nei vari settori afferenti
prevalentemente al ruolo Constabulary