KRSNAMISRA, La luna chiara della conoscenza,
a cura di Agata Satinino Pellegrini, Paideia, Milano 1987, pp. 176, Lit. 20.000.
Certamente i Candela dell'India centrale non sarebbero passati con pieno diritto alla storia se non avessero patrocinato con tanta continuità e lungimiranza le arti e le lettere. Si tratta infatti dì una piccola dinastia di venti re dell'India centra-le (Jejàkabhukti, od. Bundelkhand), che vanta-vano l'appartenenza alla stirpe "lunare" dei principi ràjpùt, ma che forse discendevano invece da qualche condottiero aborigeno (Gond?) pro-mosso al rango della razza guerriera degli
ksatriya in seguito alle sue conquiste. Tale
dina-stia fece la sua comparsa all'inìzio del IX secolo e sì esaurì nel sec. XIV (con l'annessione del suo territorio al sultanato di Delhi), dopo aver rag-giunto l'apogeo di una fugace grandezza fra il sec. X e l'Xl. Sono testimonianze immortali di questo pur breve periodo di splendore i grandi templi indù e jaina di Khajuràbo (non lontano dalla capitale dei Candela, la fortezza di Kàlahj-ara) e un'opera letteraria, il Prabodhacandro-daya di Krsnamisra, considerato il capolavoro
del teatro allegorico indiano; di tale opera è stata
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recentemente pubblicata la prima traduzione in-tegrale in lingua italiana dalla casa editrice Pai-deia, con il titolo La luna chiara della conoscen-za.
La curatrice dell'opera, Agata Sannino Pelle-grini, si destreggia con ammirevole disinvoltura nei meandri spesso tortuosi di una vicenda che ha come protagonista il re Discernimento, come antagonista il Grande-Errore e come trionfatore finale il figlio del re, Luce-di-Conoscenza, nato
dall'unione di lui con una sposa troppo a lungo trascurata, Upanisad. Il dramma, che allude chiaramente al trionfo del re Kirtivarman sul suo nemico Karna di Cedi, ottenuto grazie ai buoni uffici dell'amico Gopàla, intende esaltare e far conoscere la dottrina dell'Advaita-Vedànta (uno dei vertici del pensiero religioso-filosofico del-l'India), sottoponendo nello stesso tempo a una satira talvolta feroce le altre scuole, come quella buddhista, quella jaina e quella dei Kàpàlika, alle quali si può essere piacevolmente conquista-ti dall'abbraccio di una Fede tanto proteiforme quanto procace. Il dramma, la cui lettura è agevolata da un glossario sufficientemente am-pio (pp. 145-165) e da una serie di precise note illustrative, è di tipo nàtaka (commedia eroica),
ma non vi mancano intrecci amorosi; la vicenda, che si sviluppa in sei atti, è una limpida allegoria della discesa dell'anima nel ciclo delle vite terre-ne, della sua vittoria sull'ignoranza e della sua finale liberazione. Il "gusto estetico" (rasai
do-minante è quello della serenità e della pace interiore (santa); esso ben si adatta all'atmosfera rarefatta della dottrina Advaita, che appare per-vasa da una vena d'intensa devozione visnuita e che può essere accostata in modo facile e natura-le con la natura-lettura di pagine tutte da meditare per il loro alto contenuto di verità.
necessario a mantenere in vita un complesso sistema familiare come quello poligamico cinese.
L'atto sessuale è sempre stato con-siderato dai cinesi come parte fonda-mentale dell'ordine naturale e la sua pratica come sacro dovere di ogni uomo e di ogni donna. L'unione ses-suale tra marito e moglie altro non sarebbe, in questa concezione, che una replica in piccolo dell'interazio-ne, a livello cosmico, tra cielo e terra, tra le forze negative yin e quelle posi-tive yang, che si generano e alimenta-no tra loro in un incessante movi-mento circolare: quando lo yang rag-giunge il suo minimo si trasforma in
yin, che a sua volta cresce fino a che, raggiunto il suo massimo, si trasfor-ma in yang. L'atto sessuale serve dunque a rafforzare la forza vitale dell'uomo (yang), poiché gli consente di assorbire essenza yin dalla donna
(yin). La donna è in grado, grazie all'orgasmo, di produrre una notevo-le quantità di questa essenza. Sta all'uomo prolungare il più possibile il rapporto evitando di emettere
essen-pimento, l'uomo potrà liberare una energia vitale così rafforzata e poten-te da assicurarsi figli forti e sani.
L'uomo deve perciò imparare a trattenersi e fare in modo che la sua essenza yang, rafforzata e rinvigorita dal contatto frequente con quella yin della donna, possa "tornare indie-tro", fluire cioè verso l'alto, lungo la spina dorsale, corroborando il cer-vello e l'intero organismo. I cinesi erano profondamente convinti che la pratica corretta dell'atto sessuale non solo fosse benefica per la salute di coloro che lo praticavano, ma an-che an-che potesse curare le malattie ed allungare la propria esistenza. Per questi motivi gli alchimisti taoisti hanno dedicato molta attenzione, e numerosi trattati specifici, alle prati-che sessuali. Fino alla dinastia T'ang, assai popolari erano i cosiddetti ma-nuali del sesso, libri illustrati che per l'appunto trattano, potremmo dire in modo scientifico e didattico, ogni aspetto connesso con l'"arte della camera da letto". Oltre a fornire preziose informazioni di tecnica
venne influenzata positivamente da questo nuovo atteggiamento: da fon-ti letterarie sappiamo, infatfon-ti, che già in questo periodo esistevano dipinti di immagini erotiche indipendenti dai manuali e non corredati da testi esplicativi.
Fu con la dinastia Ming che l'arte e la letteratura erotica ebbero uno sviluppo senza precedenti. I manuali del sesso caddero gradualmente nel-l'oblio e la loro influenza sulle altre opere letterarie fu quasi inesistente. È questo il periodo d'oro dei grandi romanzi erotici, il più celebre dei quali è il Chin-p'ing-mei, e dei roman-zi pornografici, di cui il più celebre è il Jou-pu-t'uan (entrambi sono stati pubblicati anche in italiano, il primo da Einaudi, il secondo da Bompiani). Le illustrazioni erotiche, sempre più raffinate e ricercate, venivano in ge-nere montate su rotoli orizzontali, alti circa venticinque centimetri e lunghi da tre a sei metri, riccamente rifiniti con ampi bordi di seta e con protezioni in broccato antico munite di fermagli di giada o di avorio scol-pito, o su album di carta ripiegata a fisarmonica, stampati spesso in poli-cromia fino a quattro o anche cinque colori, con immagini che si alternano solitamente a poesie erotiche scritte su carta o seta.
La caduta della dinastia Ming e l'avvento del dominio mancese dei Ch'ing (1644-1912) modificarono considerevolmente questo atteggia-mento. Tutto ciò che in qualche mi-sura aveva attinenza con la vita negli appartamenti delle donne divenne tabù e i principi confuciani della se-parazione dei sessi, tanto conclamati ma mai messi in pratica nel passato, furono applicati da questo momento col massimo rigore.
Collana "Il labirinto" Frank Wedekind