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Il culto di santa Lucia nella città di Siracusa è molto antico e parecchio radicato. Numerosi sono infatti i luoghi che, presso il capoluogo siciliano, custodiscono pregevoli testimonianze e documentano l’attaccamento alla santa.

Il culto per santa Lucia si traduce in iconografie dipinte o in pietra, in architetture e frammenti urbani che documentano e testimoniano la presenza religiosa della santa nella cittadina. Nel portale rinascimentale della chiesa di Santa Maria dei Miracoli, si trova il busto che raffigura Lucia che regge il calice e la spada, o la palma, simboli del martirio; nella chiesa della Madonna del Carmine, ai lati dell’altare, sono situate le statue cinquecentesche di santa Margherita e santa Lucia con i propri attributi iconografici: la palma e gli occhi per santa Lucia e il drago per santa Margherita; anche la cattedrale è adornata da iconografie della santa, distinguibili nella facciata settecentesca di Andrea Palma, nella statua della navata sinistra, nella cappella di santa Lucia ma soprattutto nell’opera di maggiore devozione artistico-culturale ovvero il Simulacro argenteo di santa Lucia48, la cui statua49, firmata e datata 1599, è opera dell’argentiere seicentesco palermitano Pietro Rizzo.

48 Il pannello frontale rappresenta l'episodio del seppellimento di S. Lucia; esso riproduce, nel raggruppamento delle figure, la famosa tela del Caravaggio, della quale si può considerare come un prezioso commento, perché ne mette in risalto taluni particolari andati distrutti nei tardi rimaneggiamenti. Gli altri quattro pannelli parrebbero più antichi, forse facevano parte della precedente cassa reliquiaria della fine del XV inizi del XVI secolo che dovettero essere in parte fusi e in parte riutilizzati. In essi è raffigurato l’interrogatorio della Santa, la prova del fuoco cui fu sottoposta, quella dei buoi e la Comunione somministrata dal vescovo.

49 Alla base della veste argentea del simulacro si legge: «Inventio et opus Petri Ritii Panormi», che sottolinea come l’argentiere, di scuola gaginiana, fosse l’ideatore oltre che l’artefice dell’opera. Il simulacro d’argento era stato commissionato il 12 settembre 1598 da Giuseppe Landolina al Rizzo; il 21 gennaio 1599 questi esprimeva parere favorevole

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La Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, principale luogo di devozione e adorazione nei confronti di santa Lucia a Siracusa, sorge extra moenia, cioè fuori dalle mura della città, ed è un luogo importantissimo per la religione cristiana poiché è il luogo del martirio, avvenuto nell’anno 304, e della sepoltura di santa Lucia. Si pensa sia stata edificata dai cistercensi sulle catacombe ritenute il luogo esatto del martirio.

La Chiesa è collocata presso la Piazza santa Lucia che è uno dei luoghi a cui i siracusani sono maggiormente legati poiché, oltre ad esservi posta la basilica, si trova anche il Tempietto ottagonale che custodisce il sepolcro e la catacomba risalente ai secoli III, IV e V, ma utilizzato come luogo di culto anche nei secoli successivi. Nella piazza sono quindi collocati monumenti che risalgono a periodi storici differenti, questo dimostra che l’interesse per il culto di Lucia è assai remoto.

La catacomba e il sepolcro sono luoghi di medesima importanza rispetto alla basilica poiché è lì che la santa è stata seppellita subito dopo il martirio, ovvero il 13 dicembre dell’anno 304, ed è questo il posto in cui i pellegrini si sono recati per ben 735 anni per venerare la martire, fin quando il suo corpo è stato trasferito a Costantinopoli:

Nello stesso luogo ove rese lo spirito, le fu edificato un tempio; nel quale, per la sua intercessione, ottengono grazia e guarigione dalle malattie coloro che con fede si apprestano ai suoi resti mortali, glorificando il Signore nostro Gesù Cristo, cui è gloria e potenza nei secoli dei secoli50.

All’interno del sepolcro, nel 1634, Gregorio Tedeschi scolpisce la statua di una santa Lucia in marmo semi distesa, morente. Lo scultore cerca,

sul modello presentato dall’argentiere e pagava un anticipo di ben 280 onze e il 12 ottobre 1600 il simulacro era stimato a Palermo dagli argentieri Pietro De Capua e Filippo De Pino.

50 Ghiggini 2014, p. 35.

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attraverso l’opera, di colmare l’assenza della santa, che prima era realmente collocata lì. Alle spalle della statua, si apre infatti il vero sepolcro, nonché il primo, che ha custodito il corpo di Lucia fino all’XI secolo. Il bassorilievo della nicchia del sepolcro è decorato con la realizzazione di tre animali medievali che iconograficamente rappresentano le virtù eroiche di Lucia: il grifone è simbolo dell’incorruttibilità; la colomba è simbolo di purezze e il leone denota il coraggio.

L’edificio originario della Basilica è stato costruito in seguito alla pace di Costantino, proprio al fine di adorare la santa ma, a causa dei terremoti che nel corso dei secoli hanno colpito la città e quindi la struttura, di guerre, ma soprattutto a causa della dominazione araba (878-1080), il complesso originario ha subìto tali deterioramenti da non coincidere con quello attuale.

La chiesa odierna risale al periodo normanno, 1100 circa, in particolare alla restaurazione religiosa che, in tale periodo, ha comportato una ripresa edilizia di tutte le strutture distrutte o danneggiate durante la dominazione araba; è Gerardo Lentini a sostenere la costruzione dell’edificio. In merito a questa Basilica è necessario sottolineare che gli interventi di riassesto non alterano le linee della struttura; quindi, la pianta della chiesa rispecchia esattamente quella originaria. A questa fase risale il rosone della facciata, di circa tre metri di diametro, il portale, le tre absidi e i quattro grossi pilastri di sostegno alla cupola eretta nel XII secolo. Ad epoca catalana risale la torre campanaria staccata dal resto dell’edificio. Nel XIV secolo, sotto il regno di Federico III d’Aragona, fu realizzato il tetto, in legno dipinto, le cui pitture raffigurano fitte costellazioni di stelle a otto punti alternantesi a crocette, fiori e rosoncini con quattro petali. Si possono altresì ammirare 250 stemmi degli Aragona di Spagna e di Sicilia, oltre all’antico blasone di Siracusa e al particolare delle diverse navi dipinte, attestazione dell’attività marinara della città.

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Al 1608 risale la sosta a Siracusa di Michelangelo Merisi, reduce da Malta, cui fu commissionata la grande tela raffigurante il Seppellimento di santa Lucia.

Nel 1618 la chiesa di santa Lucia al Sepolcro passa dalle mani del Senato ai Frati Riformati di san Francesco, i quali attivano una generale opera di ristrutturazione per l’intera basilica. L’interno della chiesa è lavorato per opera dell’architetto Giovanni Vermexio, il quale nel 1626, apporta importanti modifiche barocche. Nel 1723 Pompeo Picherali costruì il porticato per consentire l’accoglienza dei pellegrini che affluivano alla basilica in quantità sempre maggiore per rendere omaggio alla santa, a riprova del fatto che il culto si andava via via radicando sempre di più.

Esiste per i siracusani un luogo esatto in cui Lucia emanò l’ultimo respiro ed è rappresentato da una colonna posta a destra del presbiterio.

È dalla basilica stessa che si accede, attraverso un passaggio sotterraneo, al vero e proprio sepolcro, un tempietto barocco a pianta ottagonale. Al suo interno è collocata la statua di Lucia morente dell’artista Giorgio Tedeschi; una credenza popolare tramanda che dal 6 all’8 maggio 1735, quando Siracusa era circondata dalle truppe spagnole durante la guerra tra spagnoli ed austriaci, tale scultura iniziò ad emanare sudore.

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