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Nel dibattito che segue la pubblicazione di Sorvegliare e punire Foucault si trova a doversi difendere da numerosi attacchi: gli si obbietterà la discuti- bilità della periodizzazione, l'assenza dei soggetti referenti dell'azione e la mancanza di sucienti referenze a studi storici sul tema della prigione.24 Ma

al di là di queste critiche, alle quali Foucault replicherà con precisione25, e

24Cfr. Jacques Léonard, L'historien et le philosophe. A propos de : Surveiller et punir ;

naissance de la prison, in L'impossible prison, op. cit., pp. 9-28

25Cfr. Michel Foucault, La poussière et le nuage, in L'impossible prison, op. cit., pp.

che ci restituiscono un quadro carico di malintesi; è a partire da un'altra questione che vorremmo indirizzare le nostre riessioni.

É ad opera di uno storico che stima il lavoro di analisi portato avanti da Foucault, che viene messa in luce la faccenda controversa dello statuto di nzione delle opere del losofo.

In un'intervista con Raymond Bellour26, Jacques Revel mette in luce i

contributi che Foucault ha apportato alla riessione sulla pratica storica. Il merito di Foucault consiste nell'aver interrogato la pratica storica al livello dei suoi oggetti. Secondo lo storico ciò che Foucault ha trovato nella storia è la possibilità un oggetto che è suscettibile di un'articolazione interna, elemento che non poteva essere reperito nella sola riessione epistemologica. Nelle sue analisi Foucaut ha indagato il modo in cui storicamente si sono venuti a costituire gli oggetti di sapere e la maniera in cui questi hanno continuato o continuano a funzionare. Davanti a ciò, la pratica storica si è trovata nell'impossibilità di parlare dei suoi oggetti attraverso metodi positivistici o puramente referenziali, di articolarli in termini di evoluzione e di considerarli come unità semplici. Sia l'oggetto della storia che il suo metodo sono stati spogliati della loro innocenza e vengono colti come elementi non separabili dalle inchieste del losofo.

Les historiens ont appris à reconnaître, grâce à Foucault en particulier, que l'histoire qu'ils font, l'histoire qu'ils racontent, est 26Jacques Revel, propos recueillis par Raymond Bellour, Foucault et les historiens, Le

un'histoire construite sur des partage, et que le travail de l'histo- rien est d'abord d'exhumer ces partages, de montrer comment ils ont fonctionné et d'en tirer des règles d'organisation du temps et de l'espace historique que l'on avait si longtemps crus continus27

Ciò che crea una certa perplessità, tra quegli storici che pur seguono e stima- no il lavoro del losofo, sembra essere il fatto che quando questo minuzioso questionamento rispetto alle condizioni della scrittura della storia viene ad interessare la posizione di colui che pratica l'inchiesta, non si possa trovare alcun suolo stabile. Se nella sua pratica storica Foucault sceglie di non ap- poggiarsi ad alcun oggetto di riferimento che si vuole inalterabile, come il soggetto antropologico o la società come unità, ci si chiede in che senso potrà la storia occupare ancora il ruolo di quella dimensione che rende possibile una riessione su noi stessi, ovvero fare da specchio del nostro presente.

La società occidentale degli ultimi secoli, ci ricorda Revel, si è appoggiata al mito della storia come ad un modello di intelligibilità, o meglio come al garante della possibilità di una società di pensare se stessa. Ma anche questa convinzione, sottoposta ad un'analisi genealogica, non potrà che essere il frutto di una determinata congurazione storica.

In base a questo assunto, ovvero riettendo sulla necessità o meno di de- nire la propria pratica critica di questionamento del presente con l'etichetta di storia, Foucault comincia a rivendicare lui stesso, in special modo dopo il dibattito, lo statuto di nzione dei suoi lavori.

Nella pratica storica come sperimentazione, la validità dello strumento di intelligibilità che si adotta non è certo giudicato da un tipo di epistemo- logia che si vuole classica, ma può essere valutato in base alla sua ecacia strategica. Se denire la propria pratica discorsiva come storia implica, di fatto, essere soggetti ad una serie di norme fatte valere da un discorso do- minante, allora, il termine nzione viene ad assumere il carattere di una postura dierente, di una presa di posizione. Non siamo in grado di dire se, come sostiene Bellour, questa postura abbia contribuito a fare di Foucault un fondatore di discorsività28, né quanto questo sarebbe strategicamente

conveniente. Sappiamo, infatti, che l'instaurazione di discorsività, nonostan- te renda possibili un certo numero di dierenze (come sottolinea Bellour), denisce essenzialmente la nascita di un certo campo disciplinare.29

Ciò che invece vorremmo chiederci è se, in fondo, la questione risieda nel fatto che una determinata pratica possa dirsi storica non a partire dalla natura del materiale con cui ha a che fare, né in base alla sua collezione o messa in racconto, ma proprio grazie ad un'esclusione, anch'essa storica, di tutta una serie di discorsi o forme di intelligibilità dierenti. Ciò che, in n dei conti, si chiede Jacques Revel nell'intervista e ciò su cui ha molto lavorato Certeau è che la stessa divisione tra storia e nzione sia frutto di una pratica di esclusione che garantisce il funzionamento, in una società determinata, di un certo tipo di discorso.

28Cfr. Raymond Bellour, Vers la ction, in Michel Foucault philosophe : rencontre

internationale, Paris 9, 10, 11 janvier 1988, Seuil, Paris, 1988.

Ciò di cui possiamo esser certi è che, in questo periodo, Foucault si sia trovato spesso a riettere su queste tematiche, cosa che è dimostrata anche da una sua annotazione manoscritta risalente alla tavola rotonda del 20 maggio 1980:

Il me semble qu'on n'est pas forcément condamné à rester dans le comme si et dans l'apparence et dans l'arbitraire pour qu'on essaie de mettre en place une autre forme d'intelligibilité. [...]30

A partire da questo, la consuetudine, sicuramente provocatoria, di rivendicare lo statuto di nzione delle sue opere, viene ad inserirsi in tutto un insieme di problematiche che hanno al loro centro la questione della verità.

La questione della verità, o meglio, del nostro rapporto alla verità e dei suoi modi di produzione è indicato spesso da Foucault come il problema cen- trale dell'attività losoca. Per Foucault, come egli non smetterà di ripetere, la verità non è mai indierente al potere; la produzione di verità conduce ad eetti di potere, o per meglio dire, eetti di potere ed eetti di verità sono legati da una serie di corrispondenze.

In termini generali, possiamo dire che a partire dall'indivisibilità tra la produzione di oggetti di sapere e la soggettivazione degli individui, le proce- dure che presiedono alla produzione di verità sono indagate nei loro eetti politici. Ciò che talvolta Foucault, a partire proprio da questi anni, chiama 30Notes manuscrites de Michel Foucault. L'impossible prison, [document A], in Surveiller

regole o regimi di veridizione31 non è che l'insieme di condizioni per le quali

un determinato discorso può essere riconosciuto come vero o falso e fatto fun- zionare come tale. Questo insieme di condizioni corrisponde alle regole delle varie discipline; gli eetti di verità prodotti a partire da queste determinano storicamente e di volta in volta la possibilità degli individui di pensarsi in un determinato modo, di aermare una certa verità su di se.

Anche la storia, come abbiamo visto, non è esclusa da questo tipo di analisi, anzi, vediamo Foucault nell'atto di osservare proprio il potenziale politico dei discorsi che il regime di sapere storico ha fatto e fa funzionare come veri32. É in tale contesto che si situa anche l'analisi critica che Foucault

opera nei confronti della storiograa francese.

Il problema consiste allora nel vedere come, attraverso questa postura particolare che è la nzione, possono prodursi degli eetti politici a partire dalla verità della storia o meglio da alcune verità storiche. D'altro canto, come vedremo meglio con Certeau, è attraverso il reperimento di alcuni ele- menti di nzione che si apre, in ambito storico, la possibilità di tutta una serie di spostamenti.

Come Foucault stesso aerma in un'intervista del '77.

Quant au problème de la ction, il est pour moi un problème 31Uno dei primi contesti in cui Foucault parla di regime di verità sembra essere proprio

quello del dibattito con gli storici, Cfr: Table ronde du 20 mai 1978 in L'impossible prison, op. cit. , p.47; Per chiarire la nozione di veridizione Cfr: Naissance de la biopolitique, Gallimard-Seuil, 2004; trad. it.,Nascita della biopolitica, Feltrinelli, Milano 2005, in particolare la lezione del 17 gennaio 1979.

32Cfr. Bisogna difendere la società, op. cit., in modo particolare il corso del 14 gennaio

très important ; je me rends bien compte que je n'ai jamais rien écrit que des ctions. Je ne veux pas dire pour autant que cela soit hors de vérité. Il me semble qu'il y à la possibilité de faire travailler la ction dans la vérité, d'induire des eets de vérité avec un discours de ction, et de faire en sorte que le discours de vérité suscite, fabrique quelque chose qui n'existe pas encore, donc ctionne. On ctionne de l'histoire à partir d'une réa- lité politique qui la rend vraie, on ctionne une politique qui n'existe pas encore à partir d'une vérité historique.33

33M. Foucault, Les rapports de pouvoir passent à l'intérieur des corps, in Dits et écrits

CERTEAU E FOUCAULT, UNA