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4. Risultati e discussione

4.2 Strategia di adattamento

Una strategia di adattamento al cambiamento climatico finalizzata alla riduzione della vulnerabilità si basa su cinque principi (ACT, 2013):

 incrementare la consapevolezza pubblica del cambiamento climatico e delle possibili conseguenze sulla comunità;

 migliorare le capacità tecniche e tecnologiche in preparazione delle conseguenze del cambiamento climatico;

 diffondere l’informazione relativamente alla vulnerabilità, ai rischi e all’adattamento all’interno degli strumenti di governo (leggi), degli strumenti di pianificazione e del sistema decisionale degli investimenti;

 aumentare la capacità di adattamento degli edifici, dei sistemi umani e naturali;

 rafforzare la partnership tra le comunità e tutti gli stakeholders interessati dal problema del cambiamento climatico.

L’elaborazione di una strategia, per la sua visione a lungo termine, è funzionale all’elaborazione di un Piano, cioè dello strumento a disposizione degli Amministratori che definisce le azioni da mettere in atto entro un arco temporale più limitato, le risorse economiche disponibili e la scala delle priorità.

Una strategia deve prevedere:

• coinvolgimento di decisori politici a livello istituzionale;

• sensibilizzazione e coinvolgimento diretto di portatori di interesse ed esperti; • definizione dei principi e degli obiettivi generali per l’adattamento;

• analisi e valutazione del rischio e vulnerabilità ai cambiamenti climatici per i settori rilevanti; • sviluppo di un approccio per affrontare le lacune cognitive e per gestire le eventuali incertezze;

• individuazione delle opzioni di adattamento per i vari settori e l’esplorazione di eventuali buone pratiche e misure esistenti;

• individuazione di un set di azioni ed indirizzi per costruire capacità adattiva in maniera efficiente dal punto di vista economico nei vari settori;

• revisione periodica dei contenuti della Strategia e periodica consultazione dei portatori di interesse. Un Piano deve prevedere:

• individuazione degli attori principali a seconda della governance strutturale del territorio;

• pianificazione ed allocazione delle risorse economiche necessarie e previsioni di attuazione della Strategia o di parte di essa a seconda delle priorità individuate;

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Per quanto detto, la definizione di una strategia di adattamento è un processo che deve essere messo in atto da tutti gli stakeholders presenti sul territorio, pubblici e privati, che in qualche modo possono subire le conseguenze del cambiamento climatico, secondo un’ottica di condivisione degli obiettivi e di sinergia delle azioni da attuare.

L’obiettivo di una strategia di adattamento al cambiamento climatico è la riduzione della vulnerabilità attraverso la riduzione al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, la protezione della salute, del benessere e dei beni della popolazione e la tutela del patrimonio naturale, il mantenimento o il miglioramento della capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici nonché la ricerca di un possibile vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche.

In tabella si presentano le possibili azioni di adattamento applicabili al caso studio.

AZIONE ENTE COMPETENTE

Idrografia

Azioni di tipo infrastrutturale e tecnologico o “grigie”

Potenziamento delle attività di monitoraggio e di previsione dei fenomeni meteorologici, da attuare a diverse scale temporali (dal brevissimo (ore) al lungo (stagioni e anni) periodo) e geografiche (dalla scala locale alla scala nazionale/sinottica) attraverso:

- una rete capillare e affidabile di rilevamento meteo-idro-geologico;

- il censimento aggiornato e organizzato degli eventi e delle situazioni che hanno evidenziato criticità in passato;

- una cartografia accurata e aggiornata dei dissesti e degli eventi; - l’organizzazione del catalogo degli episodi storici di dissesto.

STB, Arpa-SIMC

Rafforzamento del Sistema di allertamento per il rischio idrogeologico e idraulico, e miglioramento dell’interazione con il complesso delle misure di prevenzione e di mitigazione dispiegate da più Enti e operatori, alle diverse scale geografiche e amministrative.

STB, Arpa-SIMC, Protezione Civile

Mitigazione e/o rimozione degli ostacoli che interrompono la connettività laterale e longitudinale (traverse, dighe, argini), incentivando lo sviluppo di opere che possono ricostituire la continuità fluviale: per esempio l’aumento dello spazio destinato all’espansione delle piene, la riattivazione di forme fluviali relitte o il recupero delle aree marginali, al fine di ricostituire microhabitat umidi e fasce di vegetazione.

STB, Autorità di bacino

Azioni di tipo non strutturale o “soft”

Potenziamento della vigilanza e del presidio sul territorio. STB, Protezione Civile, Corpo

Forestale dello Stato Promozione del coordinamento integrato tra le politiche territoriali,

paesaggistiche, urbanistiche, ambientali, agricole, energetiche, industriali e dei trasporti, nei diversi livelli di governo del territorio.

Comune, Unione, Provincia

Adozione di piani di gestione delle aree naturali flessibili e modulati sulla base delle variazioni climatiche attese.

Ente Gestore Aree Protette

Azioni basate su un approccio ecosistemico o “verdi”

Riqualificazione dei corsi d’acqua in considerazione del mantenimento dei deflussi vitali e della qualità ecologica in situazioni di variazioni dei regimi termo‑pluviometrici futuri.

STB

Recupero delle aree perifluviali ed in particolare della loro funzione ecologica; STB Tutela delle aree di pregio paesaggistico e di interesse conservazionistico, da attuare sia attraverso gli strumenti di gestione della Rete Natura 2000 che con le

STB, Ente Gestore Aree Protette

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azioni previste, ad esempio, dalla nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC).

Recupero funzionale del reticolo idrografico secondario. STB

Sistemi Naturali

Azioni di tipo infrastrutturale e tecnologico o “grigie”

Sviluppo di filiere economiche del settore, tramite attività volte a favorire la capacità di adattamento quali la forestazione e la gestione forestale attiva e multifunzionale, al fine di una maggiore disponibilità di legname da opera per l’industria del legno e edilizia e di biomasse di scarto che potrebbero attivare meccanismi di innovazione tecnologica e di investimento nel campo di nuovi materiali (chimica verde) e delle bioenergie.

Imprenditori locali, Comune, Unione, Provincia, Corpo Forestale dello Stato

Azioni di tipo non strutturale o “soft”

Approfondimento dello studio dello spostamento degli areali di distribuzione delle specie causato dai cambiamenti climatici e il potenziale di adattamento delle diverse specie a rischio attraverso il monitoraggio sulle specie e gli habitat di interesse comunitario e l'aggiornamento continuo delle liste rosse di specie, con particolare riferimento a quelle minacciate.

Enti di ricerca scientifica, Ente Gestore Aree Protette

Utilizzazione come criterio di scelta delle priorità operative la possibile perdita di specie e/o habitat a rischio, prioritari, ad alto valore conservazioni stico.

MATTM

Riattualizzazione delle esistenti politiche forestali di prevenzione e lotta contro incendi boschivi in funzione dei rischi indotti dai cambiamenti climatici, anche secondo le indicazioni dell'ingegneria naturalistica.

Provincia, Unione, Corpo Forestale dello Stato

Azioni basate su un approccio ecosistemico o “verdi”

Attuazione di politiche di tutela dagli incendi boschivi. Provincia, Unione, Corpo Forestale dello Stato

Protezione del suolo e riduzione del dissesto idrogeologico attraverso il recupero di terreni degradati e dei terreni soggetti ad erosione tramite attività di riforestazione.

STB, Corpo Forestale dello Stato

Protezione e conservazione delle fasce boscate. Corpo Forestale dello

Stato Miglioramento della capacità di ritenzione idrica dei suoli attraverso forestazioni

nelle pianure e interventi diffusi di rinaturalizzazione, al fine di ridurre il degrado del territorio.

Corpo Forestale dello Stato

Manutenzione dei bacini idrografici con particolare riguardo a quelli di piccole dimensioni.

STB

Estensione dell’attuale rete di corridoi naturali e artificiali tra le aree protette in modo da adeguarla allo spostamento degli areali delle specie più colpite dai cambiamenti climatici.

Ente Gestore Aree Protette

Mantenimento di corridoi e cinture verdi. Ente Gestore Aree

Protette

Popolazione

Azioni di tipo infrastrutturale e tecnologico o “grigie”

Sviluppo di un database degli eventi meteorologici avversi e dei loro impatti su salute, benessere e sicurezza sulla popolazione.

Arpa-SIMC, Protezione Civile, Comune, Unione Istituzione di un programma di informazione alla popolazione per i rischi da

determinanti ambientali e meteo-climatici negli eventi estremi con riferimento a gruppi specifici della popolazione (bambini, anziani, malati cronici, lavoratori outdoor) e insediamenti/comunità vulnerabili (ad es. scuole, case per anziani, ospedali etc.).

Comune, Unione, Protezione Civile

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Istituzione di procedure di comunicazione del rischio a livello locale. Comune, Unione, Protezione Civile Azioni di tipo non strutturale o “soft”

Raccolta e divulgazione delle informazioni disponibili sui cambiamenti climatici. Enti di ricerca scientifica, Comune, Unione, Protezione Civile

Promozione di campagne di sensibilizzazione nelle aree affette da variazioni del ciclo idrologico (eventi estremi di precipitazione, siccità, variabilità degli afflussi, etc.) con il coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni.

Enti di ricerca scientifica, Comune, Unione, Protezione Civile

Promozione di campagne di sensibilizzazione per i proprietari di immobili sui rischi idrologici, sulle misure di mitigazione del rischio e sulla riduzione dei consumi energetici.

Enti di ricerca scientifica, Comune, Unione, Protezione Civile

Educazione della popolazione alla gestione del rischio stesso incentivando l’utilizzo di strumenti partecipativi.

Comune, Unione, Protezione Civile

Edifici e infrastrutture

Azioni di tipo infrastrutturale e tecnologico o “grigie”

Identificazione dei punti della rete stradale a rischio di allagamento e a rischio frana.

STB, Comune, Unione, Provincia Attuazione di opere di messa in sicurezza preventive per strade e ponti in zone a

rischio idrogeologico.

STB, Comune, Unione, Provincia Azioni di tipo non strutturale o “soft”

Censimento degli edifici pubblici esposti a rischio idrogeologico. STB, Comune Miglioramento del coordinamento dei soggetti coinvolti nel controllo del

territorio.

STB, Protezione Civile, Comune, Unione

Attuazione di misure di tutela del territorio e diffusione della consapevolezza dei rischi (risk‑ awareness).

STB, Protezione Civile

Integrazione dei Piani urbanistici locali con considerazioni sui rischi derivanti dal cambiamento climatico.

Comune, Unione, Provincia

Azioni basate su un approccio ecosistemico o “verdi”

Mantenimento di aree naturali (zone agricole, umide, laghi) dove permettere l’esondazione dei fiumi e l’allagamento dovuto alle piogge intense.

STB, Autorità di Bacino

Predisposizione di linee guida per i decisori locali sull’uso di tecnologie e materiali resilienti ai cambiamenti e alla variabilità del clima applicati alle infrastrutture di trasporto urbano ed extraurbano, edilizia privata, commerciale e ospedaliera, servizi idrici integrati.

Regione ER

Patrimonio culturale

Azioni di tipo infrastrutturale e tecnologico o “grigie”

Cambio dell’approccio tradizionale del restauro mirato a salvaguardare gli elementi o strutture originali, a favore di un approccio volto a migliorare la durabilità di una struttura o di un elemento in considerazione della vulnerabilità ai cambiamenti climatici ed alle variabili climatiche in generale

Ministero dei beni Culturali,

soprintendenze

Riprogettazione dei sistemi di drenaggio delle acque. Comune

Azioni di tipo non strutturale o “soft”

Valutazione delle priorità in relazione allo stato di conservazione (in termini di priorità si sottolinea l’importanza degli interventi di manutenzione ordinaria del patrimonio culturale rispetto agli interventi di restauro).

Ministero dei beni Culturali,

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Attuazione di cambiamenti di tipo gestionale per massimizzare la capacità di adattamento degli edifici, per esempio effettuare piccole riparazioni regolarmente, piuttosto che grandi interventi infrequenti e definire pianificazioni a lungo termine per la gestione dei siti a rischio.

Ministero dei beni Culturali,

soprintendenze

Agricoltura

Azioni di tipo infrastrutturale e tecnologico o “grigie”

Potenziamento delle reti di monitoraggio con particolare riguardo alla parte agro- meteorologica.

Arpa – servizio Agrometeo Scelta di sistemi d’irrigazione che massimizzino l’efficienza d’uso dell’acqua:

sistemi di riuso e riciclo, sistemi di captazione e utilizzo delle acque piovane, metodi di irrigazione a goccia o comunque a risparmio idrico.

Associazioni di categoria,

imprenditori agricoli, Ente gestore servizio idrico

Recupero, ristrutturazione e manutenzione delle sistemazioni idraulico‑agrarie negli ambienti collinari.

Associazioni di categoria,

imprenditori agricoli, Ente gestore servizio idrico

Promozione di interventi strutturali per l’efficientamento e l’ammodernamento delle reti per la riduzione delle perdite.

Associazioni di categoria,

imprenditori agricoli, Ente gestore servizio idrico

Incremento delle potenzialità di accumulo di acqua nelle zone rurali. Ente gestore servizio idrico

Scelta più consapevole delle tecniche di lavorazione del suolo (livellamento laser dei campi, lavorazione minima, pacciamatura, etc.) e dell’impiego di tecniche colturali alternative (inter‑coltivazione, multi‑coltivazione etc.) in funzione delle specifiche condizioni ambientali e delle nuove tecnologie disponibili, anche attraverso l’uso di nuove colture meno idro-esigenti.

Associazioni di categoria,

imprenditori agricoli, Enti di ricerca scientifica Azioni di tipo non strutturale o “soft”

Diffusione sistematica delle conoscenze ed i dati esistenti sui cambiamenti climatici in agricoltura a tutti gli operatori coinvolti nel settore.

Enti di ricerca scientifica, associazioni di categoria Sviluppo di programmi integrati per migliorare l’efficienza degli usi irrigui, potabili

e industriali per ottimizzare i consumi, incentivando, per esempio, la gestione collettiva dell’acqua per il settore irriguo.

Comune, Unione, Provincia, Ente Gestore Servizio Idrico

Pianificazione delle modalità di irrigazione sulla base degli effettivi fabbisogni irrigui stimati da appositi servizi di assistenza tecnica.

Comune, Unione, Provincia, Ente Gestore Servizio Idrico

Sviluppo di piani di gestione della siccità. Comune, Unione,

Provincia Diversificazione delle attività e delle produzioni in relazione ai cambiamenti

fenologici, tenendo conto delle diverse tipologie di suolo e di clima.

Tecnici esperti agronomi, imprenditori Divulgazione di informazioni sull’esistenza di buone pratiche in campo agricolo. Tecnici esperti

agronomi, Associazioni di categoria

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Promozione di incentivi per l’adozione di pratiche agricole più sostenibili (anche attraverso la selezione di specie maggiormente idonee, e interventi di ingegneria naturalistica con l’utilizzo di specie vegetali che richiedono poca acqua).

Comune, Unione, Provincia

Azioni basate su un approccio ecosistemico o “verdi”

Maggior diffusione della pratica della rotazione colturale (funzionale anche alla riduzione di input azotati, al controllo della lisciviazione di nitrati, etc.).

Imprenditori

Sostituzione delle colture o varietà in relazione alle caratteristiche specifiche del suolo e del clima.

Imprenditori

Integrazione di azioni di miglioramento della gestione di acqua e suolo con azioni di difesa della biodiversità e del paesaggio per un aumento complessivo della sostenibilità della produzione agricola.

Comune, Unione, Provincia

Turismo

Azioni di tipo non strutturale o “soft”

Stabilire regole per un uso più consapevole dell’acqua. Comune, Unione,

Ente Gestore Risorse Idriche, imprenditori del settore

Attuare misure di comunicazione attraverso campagne di comunicazione, sensibilizzazione ed educazione ambientale, rivolte sia agli operatori turistici, che ai turisti stessi e alla popolazione in generale.

Comune (Pro Loco), imprenditori del settore

Per ogni elemento rilevato come vulnerabile al cambiamento climatico sono state individuate possibili azioni di tipo strutturale, non strutturale o ecosistemico che possono riguardare diversi ambiti: le norme e gli strumenti di pianificazione, la gestione, l’economia e la finanzia, la ricerca e conoscenza e la comunicazione.

La concreta attuazione dipende oggi, mancando un obbligo normativo, dalla volontà delle autorità competenti per ogni settore, siano esse pubbliche o private, ma anche dalla disponibilità di risorse economiche, spesso rilevanti.

La volontà può essere incentivata dalla conoscenza del problema, e soprattutto dalle conseguenze che ne possono derivare: una maggior consapevolezza dei rischi in cui si può incorrere può “spingere” verso una ricerca di soluzioni per ridurre la dimensione dei potenziali danni.

Il fatto che anche la disponibilità economica per azioni di adattamento rappresenti un problema non irrilevante è confermato dalla messa a disposizione, a livello europeo, di fondi specifici per questo ambito.

Il concetto chiave delle strategie di adattamento va ricercato nell’approccio all’integrazione tra i vari attori che, in modo diversificato in base alle proprie competenze specifiche, possono agire sui sistemi.

Le misure rivolte alla riduzione della vulnerabilità del sistema idrico sono principalmente di competenza degli Enti che si occupano di tutti gli aspetti relativi ai corpi idrici – controllo, monitoraggio, gestione, pianificazione -, soprattutto in relazione alle attività inerenti il dissesto idrogeologico: Servizio Tecnico di Bacino e Autorità di Bacino. L’attuazione delle misure di adattamento deve mirare ad una stretta collaborazione tra questi Enti, l’Arpa, le Amministrazioni locali ed il Servizio di Protezione Civile in modo da rendere sempre più efficienti i sistemi di previsione dei fenomeni meteorologici e di allertamento, da assicurare una conoscenza approfondita e diffusa delle criticità e promuovere azioni sinergiche finalizzate ad un maggiore livello di sicurezza strutturale e di organizzazione e gestione delle emergenze.

Per ridurre la vulnerabilità al cambiamento climatico dei sistemi naturali i diversi Enti competenti - Corpo Forestale dello Stato, Provincia, Comune, proprietari privati – dovrebbero agire sull’esempio dei principi di tutela e salvaguardi applicato nelle Aree Protette: approfondita conoscenza delle componenti vegetali e animali, previsione delle possibili modifiche derivanti dal cambiamento climatico, attuazione di misure di protezione e conservazione degli habitat e delle specie (nicchie ecologiche e corridoi ecologici), ma anche di protezione del suolo contro il degrado e la perdita di fertilità (rinaturalizzazione e rimboschimenti).

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Per rendere la popolazione meno vulnerabile è fondamentale agire sul livello di conoscenza ed informazione, come anche sul livello di sicurezza degli edifici e delle infrastrutture. E’ in questo ambito che le Amministrazioni Comunali hanno maggiore possibilità di intervento, anche nel breve periodo e a costo zero; per esempio con il supporto della Protezione Civile, potrebbero attuare campagne di informazione e divulgazione rivolte alla popolazione, soprattutto agli anziani, riguardo al cambiamento in atto e a ciò che potrà verificarsi nel futuro prossimo: la conoscenza e la consapevolezza di un problema, qualunque esso sia, delle possibili conseguenze e del modo migliore per farvi fronte rappresenta sicuramente una strategia utile perché le persone si sentano meno vulnerabili e in grado di rispondere con prontezza al verificarsi di eventi: la prevenzione non può prescindere dall’informazione, generale e diffusa.

Inoltre, considerate le caratteristiche anagrafiche della popolazione, un’utile supporto potrebbe essere fornito dall’AUSL, con strumenti di divulgazione (cartelli, opuscoli etc.) direttamente negli studi medici. La sicurezza di edifici ed infrastrutture di pertinenza comunale rientra tra le funzioni che un’Amministrazione deve assolvere al fine di salvaguardare il benessere e la sicurezza della popolazione e rientra nelle attività direttamente gestite dal personale degli Uffici Tecnici e regolamentate da provvedimenti locali e specifici.

Oltre a questo, i Comuni hanno possibilità d’azione anche nell’ambito della pianificazione territoriale e settoriale: inserire il tema del cambiamento climatico all’interno degli strumenti pianificatori locali in vigore o in via di adozione significa riconoscere anche questo come un problema da dover affrontare in modo programmatico, al pari degli altri rischi naturali (rischio sismico, rischio idrogeologico etc.) che rappresentano un pericolo per le popolazioni e i territori.

In tabella alcune delle possibili integrazioni che il Comune può indirizzare, anche in ambiti per cui non ha competenza diretta nell’ottica di una maggiore consapevolezza e condivisione del problema.

INTEGRAZIONE AZIONI DI ADATTAMENTO NEGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZONE

SETTORE ENTE COMPETENTE AZIONE Salute e sicurezza

della popolazione

Protezione Civile, Unione, Comune

Integrazione PGCPC con aspetti relativi a misure di prevenzione: organizzazione di incontri informativo-divulgativi sul tema del

cambiamento climatico, dei rischi attuali e futuri e dei comportamenti da tenere in caso di pericolo.

Integrazione PGCPC con aspetti relativi a cambiamento climatico e vulnerabilità: aumento del livello di rischio, miglioramento sistema di allertamento e della comunicazione, definizione percorsi di sicurezza. Aggiornamento dell’Art. 3.2 relativo al Rischio Idrogeologico e alla individuazione delle “zone ad elevato rischio geologico” attualmente valutato in base alle normative Legge267/1998 e Legge 365/2000 Sistemi naturali Provincia, Unione Revisione Piano Gestione Rischio Incendi con considerazioni relative

all’aumento della temperatura e correlazione con rischio incendi; miglioramento delle misure di controllo e monitoraggio.

Edifici/infrastrutture Unione, Comune Nell’attuale fase di elaborazione del RUE proporre l’inserimento del fenomeno del cambiamento climatico quale elemento aggravante il rischio idrogeologico già esistente, per cui rivalutare i vincoli a costruire.

Sistemi naturali Enti Gestori Aree Protette

Integrazione del Piano di Gestione del Sito con le considerazioni relative al cambiamento climatico locale e, dove necessario, ridefinizione delle Strategie di Conservazione.

Sistema idrico Servizi Tecnici di Bacino, Autorità di Bacino

In attesa dell’aggiornamento del PGRA che entro il 2017 dovrà

includere anche l’analisi di vulnerabilità al cambiamento climatico, agire in ottica preventiva sul controllo e monitoraggio delle zone in dissesto.

Anche per il settore agricolo il Comune può promuovere una strategia attuabile nel breve periodo e a basso costo nell’ambito della comunicazione e dell’informazione: con il tramite delle Associazioni di categoria (Confagricoltura, Unione Agricoltori Faenza etc.) può incentivare l’organizzazione di incontri tra gli addetti del settore e tecnici esperti (agronomi, botanici, ingegneri, amministratori etc.) relativamente a:

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- diffusione di buone pratiche agricole, organizzazione e gestione delle diverse tipologie di colture alla luce dei cambiamenti climatici in atto;

- strategie per una efficiente gestione dell’acqua, dai sistemi di raccolta, ai sistemi di trasporto e alle tecniche di irrigazione;

- informazione sulle possibilità di sviluppo rurale previste dalla nuova PAC (2014-2020) ed, in particolare, dal Piano per lo Sviluppo Rurale della Regione Emilia-Romagna, che prevede azioni di adattamento ed incentivi economico/finanziari per realizzarle; in particolare relativamente alla risorsa acqua sarebbe utile

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