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Gli strumenti della piccola pesca

Nel documento Pescatori di Chioggia (pagine 45-48)

Imbarcazioni e tipologie di pesca 4.1 Le imbarcazion

4.3 Gli strumenti della piccola pesca

Nella pesca in laguna ci si può riferire alle reti utilizzate anche con il termine “arti”. Queste, così come le reti da mare, erano tradizionalmente realizzate in canapa o lino, a seconda dello spessore necessario. Con l’evolversi dell’attività di tessitura dal lavoro manuale, alla produzione a macchina e industriale, si passò prima al cotone e, al giorno d’oggi, al più economico nylon. I metodi di pesca lagunari sono divisibili in quattro gruppi: a strascico, da posta fissa, da sbarramento e reti speciali.

Tra le reti a strascico, ritroviamo la tartàna, con un utilizzo maggiore rispetto al mare, dato che in laguna si è più soliti uscire con una singola barca. In particolare, 41 Fortibuoni, Tomaso; Giovanardi, Otello; Raicevich, Saša (a cura di), Un altro mare: la

pesca in Alto Adriatico e Laguna di Venezia dalla caduta della Serenissima ad oggi,

è molto utilizzata tra marzo e aprile, trainata da un sàndolo, sfruttandola in primavera per la pesca delle seppie, le quali rientrano in laguna nel periodo più caldo. Una versione più piccola si utilizza per la pesca delle schìle e pesci di taglia piccola, nel periodo invernale, quando questi si muovono verso il mare alla ricerca di temperature migliori. Una rete che prese il nome dalla specie per cui veniva impiegata è la

gransèra, con cui si catturano i granchi, grànsi in dialetto. Radente ai fondali melmosi

e ricchi d’alghe, habitat ideale per i granchi, viene trainata da barche di piccole dimensioni. I periodi di maggiore attività li troviamo a marzo, aprile e successivamente a settembre, ottobre. Questi, infatti, sono i mesi durante i quali i granchi fanno la muta, prendendo il nome di moléche, mentre le femmine hanno le uova. Il mestiere del

molecànte richiede molta attenzione poiché, se non si recupera dall’acqua il granchio

appena effettuata la muta, il nuovo esoscheletro si indurisce nuovamente rendendo impossibile la tradizionale preparazione delle moléche. Nel corso del tempo si è verificata anche una grande inflazione nel prezzo. Un tempo le moléche avevano un basso valore di mercato, l’habitat lagunare ne era ricco, permettendo un pescato in elevate quantità e si faticava a venderle. Oggi, invece, è diventato un prodotto pregiato, molto richiesto e costoso. Un’altra rete a strascico, che ha dato il nome alla tipica barca lagunare, è la bragàgna. La barca utilizzata per questa rete è l’unica imbarcazione lagunare dotata di tre vele. Particolare, rispetto ad altre reti, è la presenza lungo le ali di diversi cogóli che permettono di catturare anche il pesce che non entra nel cogólo centrale. Inoltre, essendo utilizzata su fondali algosi, le ali sono tenute aperte da bastoni che impediscono alla rete di attorcigliarsi42.

Per le reti da posta fisse, si ricorda il saltarèlo, già incontrato anche per la pesca in mare. Una rete che parte dalla riva guida il pesce all’interno di una spirale dotata di

cogóli e, nel caso tentasse di saltare la rete immersa, resta catturato da una rete

orizzontale, posta sopra la prima, anch’essa a spirale. In laguna, determinati posti numerati vengono assegnati dalla capitaneria di porto per l’uso di questa rete. Come avviene in mare, anche con le tecniche della piccola pesca si abbinano reti semplici a reti trimagliate ma una particolarità sta, invece, nel fatto che, una volta posizionate le

42 Fortibuoni, Tomaso; Giovanardi, Otello; Raicevich, Saša (a cura di), Un altro mare: la

pesca in Alto Adriatico e Laguna di Venezia dalla caduta della Serenissima ad oggi,

reti, i pescatori lagunari sono soliti guidare il pesce all’interno di esse facendo rumore con i remi o agitando le acque43.

Tra le reti esclusive lagunari troviamo le reti da sbarramento, le quali vengono adattate e fissate al fondale allo scopo di impedire il passaggio del pesce. I nomi di queste reti possono variare ma il loro funzionamento resta sempre simile. Una rete viene posizionata controcorrente, alle bocche dei ghèbi e dei canali lagunari, con le ali che impediscono il passaggio del pesce e lo guidano verso il cogólo finale. Questi, i

cogóli, possono essere usati anche da soli, in numero e dimensioni variabili a seconda

di dove ci si trova, abbinati o meno a reti semplici, con lo scopo di formare una sorta di labirinto disseminato di trappole. Più interessante per il suo funzionamento è la

seràgia. Con un gran numero di reti si va a comporre un recinto in grado di coprire

una vasta superficie. In situazione di alta marea, il pesce sarà quasi libero di entrarvi e uscirvi ma, appena la marea inizierà a diminuire, le reti emergono dall’acqua e il pesce non sarà più in grado di fuggire restando intrappolato. La seràgia è un ottimo esempio di come i pescatori siano riusciti a sfruttare a proprio vantaggio l’ampia escursione di marea tipica della laguna veneta44. Al giorno d’oggi è, però, scesa in disuso, accusata di interferire sull’equilibrio delle correnti lagunari.

A concludere l’inventario delle “arti” della piccola pesca, vi sono delle reti definite speciali, perché non rientrano nelle categorie citate finora. L’ostreghèro da

laguna consiste in una rete a sacco la cui bocca è tenuta aperta da un telaio in ferro

dentato, trainandola con una barca si va ad arare il fondale dei canali interni catturando molluschi bivalvi. Le nase, chiamate anche chèbe, hanno una struttura cilindrica in vimini e presentano ai due estremi delle reti a imbuto. Fissate al fondale, al loro interno viene posta un’esca per attirare principalmente specie di fondo. Le vuòleghe e le rasche sono invece dei retini a mano, presenti spesso in ogni barca, entrambe utilizzate nei bassi fondali. Con le prime si tende a catturare pesci, con le seconde, che hanno una forma più adatta a raschiare il terreno, si catturano crostacei e molluschi bivalvi. Quasi scomparsa tra i pescatori chioggiotti è la pesca con la fiocina, che potevano essere

43 Fortibuoni, Tomaso; Giovanardi, Otello; Raicevich, Saša (a cura di), Un altro mare: la

pesca in Alto Adriatico e Laguna di Venezia dalla caduta della Serenissima ad oggi,

Chioggia, Associazione Tegnùe di Chioggia, 2009, pp. 130-133.

costruite in diverse forme, mentre continua a essere presente, la pesca con i parangàli, in laguna utilizzati più che in mare45.

Nel documento Pescatori di Chioggia (pagine 45-48)

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