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V.1. Descrizione, analisi, interpretazione

Di seguito si riporta un numero limitato di analisi di “opere” che riflettono parte della mutata condizione storico sociale post-11 settembre e che si considera essere sintomatici dell’interesse per la storiografia nell’ambito dell’arte contemporanea. Produzioni di immagini in movimento che esprimono una predilezione per la storia a partire da ricerche d’archivio. Le “opere” se pur diverse tra loro sono accomunate dal ricorso alla facoltà dell’immaginazione quale strumento di ricostruzione storica e di critica alla contemporaneità (Cfr. Capitolo I.2, pp. 19-20). Si proverà a mostrare in che modo lo sguardo sulla storia possa rappresentare per gli artisti una scelta finalizzata a mettere in discussione le istanze politiche del mondo contemporaneo e come ciò possa essere fatto mediante delle produzioni di immagini in movimento ibride da un punto di vista enunciativo. Nel corso delle analisi risulterà evidente come la disposizione della ricerca storica mediante costruzioni narrative versatili, funzioni da strumento di riflessione sia sul contenuto che sull’immaginario a cui queste produzioni si relazionano. Questi lavori mettono in evidenza, infatti, sia il processo interpretativo della storia che la tipologia di produzione del racconto, attivando una serie di domande sui limiti della realtà e sulla sua relazione con la finzione.737 In sostanza, nelle analisi che seguono si proverà ad ipotizzare in che modo a livello spettatoriale sia possibile leggere finzionalmente il racconto della storia nel contesto dell’arte contemporanea.

Nel procedere alla produzione delle analisi dei lavori di Yael Bartana (Mary Koszmary, Nightmare, 2007; Mur I Wieża, Wall and Towers, 2009; Zamach, Assassination, 2011); Phil Collins (Marxism Today (prologue), 2010); Jeremy Deller e Mike Figgis, (The Battle of Orgreave, 2001); Hito Steyerl, (November, 2004; Lovely Andrea, 2007) e Omer Fast (5000 Feet Is The Best, 2011; Continuity, 2012) si è tenuto conto di alcuni fattori determinati come: la fruizione diretta dei lavori in analisi,738 le relazioni che questi lavori hanno con il contesto storico in cui sono stati prodotti ed in

737 In questo caso il termine finzione viene mutuato da Roger Odin che sottolinea come questa sia il risultato di una costruzione alla quale prendono parte sia l'artista che la spettatrice o lo spettatore. Nella prospettiva semio-pragmatica Odin propone diverse operazioni a cui la fiction ricorre per ottenere l'identificazione tra spettatore/spettatrice e film: diegitizzazione; mostrazione, credenza, narrativizzazione, mise en phase, fittizzazione. R. Odin, Della Finzione, cit. 738 Nel periodo di ricerca i lavori presi in analisi sono stati visionati più volte sia nei contesti istituzionali dell’arte

fine il dibattito critico e culturale che ha interessato le produzioni in oggetto. Nello studiare le “opere” elencate in precedenza si procederà seguendo delle linee guida metodologiche generali come la produzione di un’ampia descrizione, l’analisi della struttura, l’interpretazione dei contenuti per giungere infine a un giudizio finale per ogni una delle produzioni.739 Le analisi non saranno, tuttavia, la semplice applicazione di una metodologia preesistente, ma tenteranno di procedere verso l’elaborazione di percorsi ermeneutici specifici per ogni “opera”. Secondo Dario Marchiori (2013): “Contemporary artwork's analysis has a more particular aim: to undestrand the way the artwork works, which in its broader sense implicates also specific way of thinking it is able to create”.740

L’attivazione di saperi e orizzonti molteplici nella lettura di queste produzioni d’immagine in movimento ha fatto sì che si sia giunti a delle analisi che intendono prestare attenzione sia all’apparato iconografico che all’insieme delle componenti che collaborano a creare il “mondo” in cui le “opere” sono immerse.741 Uno studio che ha esaminato quindi anche i meccanismi di visione, i processi di produzione delle immagini in movimento e le tecniche che hanno favorito le produzioni in oggetto d’analisi. Le disamine seguenti sono focalizzate sia alla chiarificazione dei contenuti espliciti che all’individuazione di quei livelli latenti di significato che necessitano di essere richiamati

contemporanea che in occasioni non istituzionali e con fruizioni private. In ogni circostanza questi lavori si sono presentati in forme e formati diversi tra loro. Poiché le produzioni di immagine in movimento d’arte contemporanea sono caratterizzate da uno statuto incerto, si è preferito riportare l’elenco dei contesti espositivi e le specifiche tecniche di ogni una delle installazioni e delle occorrenze espositive visitate. La trilogia dell’artista israeliana Yael Bartana …and Europe will be stunned è stata visionata presso la mostra Yael Bartana, Louisiana Museum – Danimarca, 28 febbraio – 20 maggio 2012. Mary Koszmary (2007), video installazione mono canale e installazione sonora, 16 mm film trasferito in DVD, 10’50”. Mur I Wieża, (2009), video installazione monocanale, HD video, 15’. Zamach (Assassination), 2011, video Installazione, mono canale, RED trasferito in HD video, 35’. Il lavoro dell’artista britannico Phil Collins, Marxism Today (prologue) (2010) video installazione mono canale, loop HD video, 35’, è stato visto presso la 6th Berlin Biennale of Contemporary Art, What is waiting out there, 11 giugno – 8 agosto 2010. Il video The Battle of Orgreave (2001), video installazione mono canale, digital video, 62’ 37” diretto da Mike Figgis a partire dal progetto di reenactment storico di Jeremy Deller, è stato visto presso la mostra Jeremy Deller: The Battle of Orgreave (An Injury to One is an Injury to All) Kassak Museum Budapest, 23 novembre 2012 - 3 marzo 2013. Il video di Hito Steyerl

November (2004) video installazione mono canale, DVD A/G 25’, presso la mostra Afterimage, Rappresentazioni del conflitto, Galleria Civica di Trento, 26 ottobre 2014 – 01 febbraio 2015. Lovely Andrea (2007) video installazione mono canale, DVD A/G 30’ presso la mostra Copie non conforme, Kunstraum Niederosterreich, Wien, 16 gennaio – 14 marzo 2014. I video dell’artista israeliano Omer Fast 5000 Feet Is The Best (2011) e Continuity (2012) sono stati visti

congiuntamente presso la Arratia Beer Galerie di Berlino, 5000 Feet Is The Best (2011) video installazione mono canale in black box, loop, digital video 30’, era stato precedentemente visto nella mostra Illuminazioni alla 54th Esposizione Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia (2011) e Continuity (2012) video installazione mono canale in black box, digital video, 41’ era stato visto presso dOCUMENTA (13) Kassel (2013). Gli stessi lavori, in formato digitale, sono stati poi fruiti privatamente al fine di poter analizzarne il contenuto nel dettaglio e per essere in grado di produrre un’analisi scritta. Alla fruizione istituzionale quindi, ha fatto seguito una serie di fruizioni private oppure fruizioni legate ad “eventualità espositive” in cui i materiali video sono stati fruiti fuori dagli spazi dedicati e predisposti per la fruizione dell’arte contemporanea. Per la nozione di “eventualità espositiva” si veda: F. Federici, Disponere, exponere. La dislocazione della materia cinematografica nell’arte contemporanea tra dispositif, medium e site, “Fata Morgana” n. 24, 2014.

739 La partizione di questa struttura generale d’analisi è stata mutuata da quella elaborata da D. Marchiori, The Analysis of the Artwork, cit.

740 Ibid. p. 128.

741 L’indagine sull’impressione di realtà prodotta dalle “opere” va letta in questo caso in chiave semio-pragmatica come un’attività di diegetizzazione e quindi facoltà di “vedere un mondo in luogo e al posto delle immagini sullo schermo”. Odin, Della Finzione, cit. p. 5.

e connessi ai codici della cultura visuale contemporanea.742 Insieme agli strumenti della storia dell’arte e dei Film Studies, si è ricorso a ricerche sullo sviluppo tecnologico della produzione e distribuzione delle immagini in movimento, così come alla considerazione della proliferazione, ripetizione e diffusione delle immagini in movimento a partire dai primi anni del XXI secolo.

V.2. …and Europe will be stunned (Trilogia), 2007-2011, Yael Bartana

La trilogia ...and Europe will be stunned dell’artista israeliana Yael Bartana si compone di lavori che l’artista ha realizzato in Polonia tra il 2007 e il 2011 e successivamente esposti nel padiglione nazionale polacco della 54th Esposizione Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia.743 Il primo capitolo della trilogia, Mary Koszmary (Nightmare, 2007) è l’unico ad essere stato girato in pellicola 16 mm per essere poi riversato in digitale. Mur I Wieża (Wall and Towers, 2009) e Zamach (Assassination, 2011) sono stati realizzati direttamente in digitale. La trilogia è strettamente connessa al progetto The Jewish Renaissance Movement in Poland744 che l'artista stessa ha lanciato nel 2007 con un manifesto programmatico745 e che si è successivamente strutturato in un movimento internazionale con il suo primo congresso a Berlino nel 2012 dal titolo We Will Be Strong in Our Weakness.746 Il lancio del JRMiP è coinciso con la realizzazione del primo capitolo della trilogia Mary

742 Nell’ambito dei Visual Studies vi è un proliferare di liste atte a individuare gli oggetti della ricerca visiva, ma nonostante ciò, non esiste un vero soggetto di ricerca se non quello della cultura visiva stessa. In questo senso l’analisi dei codici visivi va intesa come l’individuazione e lo studio delle tracce delle diverse culture visive che hanno reso possibile una data immagine. M. Cometa, postfazione, in W. J. T. Mitchel, Pictorial Turn, cit. p., 203; S. Sweet, College and society, cit.

743 Yael Bartana è stata la prima artista non polacca a rappresentare la Polonia alla Biennale di Venezia. Di seguito una rassegna dei maggiori contributi critici su ...and Europe will be stunned (anche conosciuta come la trilogia polacca): T. Vermeulen, R. van den Akker, Utopia, Sort of: A Case Study in Metamodernism, “Studia Neophilologica”, vol. 87, 2015, pp. 55-67; D. Schreiber, Factions, Fictions and the Way We Think: Yael Bartana, “Artand”, vol. 51 n. 4, March, 2014; H. Sclodnick, Yael Bartana and Post-Traumatic Culture: Utopian Reversibility and the Case of Polish National Melancholia, “International Journal of Applied Psychoanalytic Studies”, n.1. 2014, 60-74; I. Cheng, Future Fictions, “Frieze” Issue 156 Summer 2013; E. Narine, J. Lingwood, (a cura di), Yael Bartana: And Europe will be stunned. The Polish Trilogy, Exhibition Catalogue, Louisiana Museum of Modern Art, Museum of Modern Art in Warsaw, Van Abbemuseum (Eidhoven), Artangel Ikon, Birmingham, 2012; S. Crasnow, Politics of Space and Belonging and the Right of Return, “Hyperallergic”, January 2, 2012; V. Pantenburg, Loudspeaker and Flag: Yael Bartana, from Documentation to Conjuration, “Afterhall”, n. 30, Summer, 2012; S. Cichocki, G. Eilat, (a cura di), A Cookbook for Political Imagination, Berlin, Sternberg Press, 2011; J. A. Peetz, Yael Bartana, “Artforum”, September 2011; A. Pitchon, Israeli Contemporary Art Reflecting on a Severed Continuity, “JMB Journal” April, 2011. J. Ljungberg, A. Nilsson Swedish (a cura di), And Europe Will Be Stunned, Exhibition Catalog, Moderna Museet Malmö, Sweden. Revolver, 2010.

744 Da questo momento JRMiP.

745 http://www.jrmip.org/?page_id=5 [03/11/2016].

Koszmary (Nightmare), l’attività centrale del JRMiP ruota attorno alla speranza di far tornare tre milioni di ebrei in Polonia in modo da poter “healing the mutual trauma” che, a quanto dice Bartana, Polonia e Israele condividono. Nelle intenzioni dell’artista israeliana il movimento doveva porsi a cavallo tra un atto di finzione e una riflessione sulle possibilità e le potenzialità dell’arte quale fattore di cambiamento. Così come già sostenuto altrove in questa dissertazione, si potrebbe definire il JRMiP come il risultato dell’estetizzazione della politica o della finzionalizzazione della realtà (Cfr. Capitolo II.4 p. 74).

La trilogia è strettamente legata al messaggio del JRMiP che chiede l’aliyah,747 il ritorno di 3.300.000 ebrei verso la Polonia.748 Il manifesto del JRMiP – spesso distribuito durante le proiezioni, contiene una serie di elementi precisi che si vedrà ritornare in ognuno dei tre capitoli e che possono essere riconducibili all'ambiente del sionismo utopico descritto da Theodor Herzl nel suo Altneuland (1902).749 L'artista, mediante il JRMiP, invoca la creazione di una nuova utopia per la Polonia attraverso la ricomposizione di una società nuovamente multiculturale e multi religiosa. Il JRMiP intende agire sulle relazioni tra ebrei e polacchi anche alla luce del recente aumento di antisemitismo nel paese slavo. Il congresso del movimento è stato strutturato in forma di performance, incentrata sul triangolo Germania-Polonia-Israele. L’evento ha visto Sławomir Sierakowski – protagonista principale della trilogia – chiudere i lavori con un discorso/performance sul tema del nazionalismo e dello stato-nazione. Il movimento, infatti, nasce proprio dall’incontro tra l'artista israeliana e Sierakowki, studioso e attivista politico nonché fondatore della rivista “Krytyka Polityczna” (Critica Politica).750 Stando a quanto sostiene Yael Bartana, Sierakowki ha una sincera nostalgia per i tempi in cui gli ebrei vivevano in Polonia e formavano una comunità molto vivace e intellettualmente brillante.751 L’arte secondo Yael Bartana può non essere utile, ma deve ambire ad essere partecipazione. Il JRMiP non è un tribunale che vuole aggiungere o cambiare quanto deciso nel processo di Norimberga; il congresso, infatti, pur proclamando la necessità di corregge gli errori della storia, si impone di farlo mediante la promessa di un futuro utopico a cui tutti i cittadini hanno diritto. Il progetto del JRMiP pur avendo chiari intenti politici, non è e non può definirsi un movimento politico per stessa ammissione dell’artista che dichiara come la qualità peculiare dell’arte risieda

2012, in contemporanea con la 7th Berlin Biennale of Contemporary Art curata dal polacco Artur Żmijewski. L’intero congresso ha giocato sulla tensione costante tra l’autenticità̀ dei delegati e lo status di performance artistica dell'evento inserito nel programma della Biennale. http://www.jrmip.org/ [03/11/2016].

747 Aliya è un termine ebraico che sta ad indicare l’immigrazione del popolo eletto nella terra promessa. In merito si veda il Nuovo dizionario ebraico-italiano/italiano-ebraico La Giuntina alla voce Aliya (2006).

748 3.300.000 sono gli ebrei polacchi deportati, scomparsi e giustiziati durante la Seconda Guerra Mondiale secondo le stime della Anti-Defamation League in merito si veda The “Final Solution”: Estimated Number of Jews Killed in “Jewish Virtual Library”. Retrieved 3 March 2015.

749 Nel suo romanzo Altneuland Theodor Herzl sogna la realizzazione di uno Stato ebraico in Palestina con capitale a Gerusalemme e la riedificazione del Terzo Tempio. T. Herzl, Altneuland, Leipzig, Hermann Seemann Nachfolger, 1902. 750 http://www.krytykapolityczna.pl/ [03/11/2016].

nell’immaginare “what politics cannot imagine”. Yael Bartana utilizza la facoltà dell’immaginazione artistica per colmare, come sostiene Ricoeur (2003), il vuoto che si crea tra il passato e la sua rappresentazione. (Cfr. Capitolo I.2, pp. 19-20). Una strategia quindi, che mediante l’uso dell’immaginazione “reach back to the past, in order to shape our way forward” e permette a una generazione di polacchi, nati dopo la Seconda Guerra Mondiale e che quindi non hanno avuto nessun tipo di esperienza e contatto con la “parte” ebraica del paese, di esplorare la storia a ritroso in un’azione di “reversing history”.

Un intervento sulla storia che Yael Bartana lega all’attività teorica di Hannah Arendt e alla sua idea di Europa.752 Il progetto di Yael Bartana, infatti, non è rivolto solo alla Polonia, il titolo della trilogia ...and Europe will be stunned si riferisce all’intento dell’artista di cambiare la struttura dell’Europa post bellica e post Guerra Fredda. Il lavoro dell’artista israeliana può essere inteso come un’azione di responsabilità e giudizio – parafrasando la Arendt – rispetto a quella che è l’attuale struttura politica e sociale dell’Europa. Un’azione artistica e un’attività politica sulla storia che rifiuta “il senso organico della storia” e che implementa una nuova visione utopico/politica mediante la facoltà dell'immaginazione. Le conseguenze di quest’attitudine all’immaginazione è racchiusa nell’esortazione finale dell'artista che invita tutti – non solo i polacchi, non solo gli ebrei – a condividere un progetto perché come dice nello statement che accompagna il lancio del JRMiP “Join us and Europe will be stunned”.753

Yael Bartana rivendica quindi la possibilità di intervenire sulla storia in funzione politica “[...] there is always the act of writing history backwards” in un meccanismo capace di generare possibilità.754 Nelle pagine che seguono la trilogia …and Europe will be stunned di Yael Bartana verrà letta tenendo in considerazione una serie di elementi che si proverà ad evidenziare e ad analizzare come la variabilità e l’incertezza dei piani temporali del racconto (presente, passato, futuro), gli scopi dell’artista (da quelli particolari sino a quelli universali), le modalità di enunciazione (reenactment, ricostruzione storiografica) e il contesto in cui si compie la narrazione visiva (locations). L’analisi si dividerà in paragrafi seguendo i capitoli della trilogia pur segnalando, di volta in volta, i legami e le connessioni tra le parti.

752 L’idea di Europa che Yael Bartana propone è molto vicina alla concezione politica di Europa di Hannah Arendt. Nel 1975, quando fu conferito il Premio Sonning alla Arendt la scrittrice delineò i punti cardine della sua idea di Europa. La Arendt parlando di un modello politico possibile sosteneva che questo dovesse poter contemplare un’inversione di tendenza rispetto alla “scoperta di una politica completamente diversa da quella degli Stati-nazione europei, con le loro popolazioni omogenee, il loro senso organico della storia, la loro divisione più o meno marcata in classi sociali e la loro sovranità nazionale, abbinata al concetto di raison d’état. L'idea che quando le cose vanno male la diversità debba essere sacrificata sull’altare dell’union sacrée della nazione, con il conseguente trionfo del potere assimilatorio del gruppo etnico dominante”. H. Arendt, Responsibility and Judgment, New York, Schocken Books, 2003, trad. It., Responsabilità e Giudizio, Torino, Einaudi 2003, p. 4.

753 http://www.jrmip.org/?page_id=2 [03/11/2016]. 754 E. Rappaport, Yael Bartana on Israel...cit.

V.2.a. Mary Koszmary (Nightmare), 2007, Yael Bartana

Il protagonista di Mary Koszmary (Nightmare, 2007)755 è il sociologo polacco Sławomir Sierakowski, il primo capitolo della trilogia è esplicitamente introduttivo rispetto al corso del progetto e segna l’irruzione sulla scena artistica e politica del JRMiP. Il lavoro della Bartana inizia con Sławomir Sierakowski che fa ingresso all’interno del Dziesięciolecia Stadion.756 Sierakowski raggiunge un podio posto sul terreno di gioco e inizia a parlare ad una platea inesistente, solo alla fine si vedrà che ad assistere al comizio vi sono anche dei giovani scout. Il monologo è permeato da grande ottimismo e ruota intorno a quelli che sono i cardini del JRMiP per la costruzione di una Polonia tollerante e multiculturale. Sierakowski chiede il ritorno in Polonia di quegli ebrei “scomparsi” e mentre parla accoratamente i giovani scout scrivono sul manto erboso la frase: “3.300.000 Jews can change the life of 40.000.000 Poles”. Mary Koszmary (Nightmare) è il film757 che anticipa il manifesto del JRMiP e le cui richieste e le proposte ritorneranno puntualmente in tutte le componenti della trilogia:

We want to return! [...] We want to see the squares in Warsaw, Łódz and Kraków filled with new settlements. [...] We are revivifying the Zionist phantasmagoria. We reach back to the past — to the imagined world of migration, political and geographical displacements to the disintegration of reality as we knew it. [...] Join us!758

Questo primo capitolo della trilogia ha una struttura lineare, le sequenze che mettono per immagine l’orazione politica di Sierakowski sono composte da inquadrature in cui il comiziante viene ripreso da lunghi primi e primissimi piani, sia mentre cammina pensieroso all’interno dello stadio deserto, sia mentre parla accoratamente a un pubblico immaginario. Solo quando Sierakowski sta per terminare il suo discorso la macchina da presa, montata su dolly, si abbassa sul protagonista inquadrandolo prima dall’alto e poi per intero. Gli unici elementi che spezzano la monotonia

755 Yael Bartana, Mary Koszmary (Nightmare) 2007. 16 mm film trasferito in DVD, 10’ 50”. Video Mono Canale e installazione sonora.

756 Costruito a partire dal 1954 lo stadio venne inaugurato nel 1955 e celebra il decimo anniversario del manifesto del 22 luglio 1944 in cui i comunisti polacchi, spalleggiati dall'Unione Sovietica, proclamavano il Comitato Polacco di Liberazione Nazionale come unico governo polacco legittimo. Lo stadio è stato abbattuto per fare posto ad un nuovo impianto lo Stadion Narodowy (stadio Nazionale) costruito in occasione degli europei di calcio del 2012 in Polonia e Ucraina.

757 Mary Koszmary (Nightmare) è stato girato in pellicola ed è per questo motivo che ci si rivolgerà ad esso con l'appellativo di film e non perché prodotto dell'industria cinematografica.

dell’immagine dell'uomo sul podio sono le carrellate che mettono in quadro gli spalti deserti di uno stadio in disuso e invaso da una vegetazione spontanea, così come le immagini degli scout che lavorano alla scritta sul campo da gioco dell'impianto sportivo. Mary Koszmary (Nightmare) si conclude con una carrellata sui giovani che applaudono al discorso di Sierakowski e che dopo avergli porto un mazzo di fiori rossi accompagnano il protagonista in un giro di campo che viene sovrastato dalle note dell’inno nazionale polacco.

Così come tutta la trilogia polacca anche questo primo capitolo si pone in una dimensione temporale incerta. Il film, pur posizionandosi in un non specificato tempo passato – a indicarcelo

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