SFORZIADI A CONRONTO
5.2 Studio comparativo delle analogie e delle differenze tra le opere di Filelfo, Cornazzano e Simonetta
a) Genesi e genere letterario. L’ambiente culturale entro il quale gravitano Filelfo,
Cornazzano e Simonetta può essere localizzato tra Firenze e Milano. Filelfo matura la sua prima esperienza poetica a Firenze, tuttavia l’acceso scontro insorto in quegli anni con Cosimo de’ Medici gli impone di allontanarsi dalla corte medicea per trovare tutela sotto un altro protettore, prima Filippo Maria Visconti e poi Francesco Sforza. L’esperienza fiorentina risulta comunque fondamentale per la formazione intellettuale del poeta di Tolentino, forti risultando all’interno della Sphortias le influenze e i richiami coltivati nell’ambiente di corte mediceo. L’autore pertanto introduce nel testo le proprie conoscenze letterarie per formulare una poetica efficace a celebrare il nuovo duca di Milano. Se Filelfo cresce e si istruisce a Firenze, Cornazzano scopre la sua vocazione letteraria nella medesima area geografica, in particolare a Siena. Egli si presenta come un autore prolifico e sempre pronto ad adeguarsi alla corte in cui presta il proprio servizio
144 intellettuale. Infatti, dopo aver vissuto un periodo di sostanziale stabilità presso la corte sforzesca, la morte del duca di Milano gli impone di migrare alla ricerca di un altro mecenate. L’opera di Simonetta nasce invece ab initio all’interno del rigido sistema politico e burocratico della corte sforzesca, a cui la storiografia simonettiana è fortemente ispirata, come dimostra il riferimento copioso ad atti, documenti privati e lettere che il segretario, per l’incarico rivestito, era uso consultare.
L’intento precipuo dei tre autori è quello di individuare il genere letterario che meglio possa descrivere le virtutes di Sforza; ragion per la quale le opere da essi composte trovano nella letteratura encomiastica la forma più consona. Ed invero all’interno di questa forma Filelfo, Cornazzano e Simonetta possono usufruire di un vasto repertorio di immagini e espedienti mitologici che spesso avvicinano il protagonista a personaggi e ad eventi soprannaturali.
2) Motivi. È importante sottolineare l’approccio e l’atteggiamento che ciascun autore
ha sviluppato nel rapporto con il proprio signore, ossia Sforza. Filelfo è riuscito a ritagliarsi un posto privilegiato prima con Visconti e successivamente con Sforza, sebbene non abbia mancato in molte occasioni di mostrare la sua insofferenza nei confronti del secondo (come accennato nell’epistola a Piero de’ Medici). Egli infatti, pur inserendosi nel filone encomiastico, non trascura di evidenziare all’interno della
Sphortias le colpe e le responsabilità imputabili al suo signore. Cornazzano, al contrario,
ha sempre pervicacemente sostenuto l’azione sforzesca, di cui ha messo in risalto i pregi e le qualità.
Simonetta, che può definirsi quasi una sorta di “braccio destro” della politica e della burocrazia sforzesca ha rivolto la sua intera esistenza alla celebrazione dell’uomo. Accanto ad un piano di rapporti per così dire esterni, legati alla relazione tra il signore e il singolo poeta, vi è un secondo ordine di rapporti, interni, di relazione personale intercorsa tra Filelfo, Cornazzano e Simonetta durante la permanenza nella corte lombarda. A questo proposito si segnalano i contatti epistolari avviatisi tra Filelfo e Cornazzano. In altre parole è come se le Sforziadi di ciascun autore si fossero influenzate e plasmate contemporaneamente grazie agli apporti e agli scambi reciproci. Ad esempio, il repertorio letterario al quale Filelfo e Cornazzano fanno riferimento è il medesimo, analogo essendo il contributo dei modelli e della materia mitologica. Emerge un tessuto
145 connettivo comune alle tre opere celebrative di Sforza, legate evidentemente da una intertestualità profonda.
3) Temi. La questione dei temi va strutturata in un duplice senso. Accanto ad un “tema
generale” – comune indistintamente ai tre autori – relativo alla celebrazione delle virtù di Sforza, vanno messi in risalto alcuni “temi specifici” rispetto ai quali ciascun autore ha dato una propria diversa interpretazione. Mentre il tema generale è stato ampiamente vagliato nelle pagine precedenti, appuntiamo qui l’attenzione su alcuni episodi particolari. Macroscopica differenza tra Filelfo, Cornazzano e Simonetta si segnala in merito al racconto della presa di Piacenza: il primo non occulta la crudeltà perpetrata da Sforza nel sacco della città; il secondo, già piacentino, prende le distanze dai suoi stessi concittadini per non essersi sottomessi a Sforza di cui invece decanta la forza e l’intelligenza; Simonetta tesse della vicenda una sorta di “diario di bordo”, da cui rimuove opportunamente le iniziative che avrebbero macchiato l’immagine di Sforza, alterando la verità storica del fatto narrato. Simonetta si discolpa del proprio modus scribendi adducendo a giustificazione di Sforza il pentimento che lo avrebbe colpito di fronte allo scempio ormai compiuto dai suoi soldati.
All’interno dell’opera di Filelfo e Cornazzano un tema altrettanto importante è quello dell’intervento delle divinità ad interferire nelle dinamiche umane. Le divinità e i concili degli dei si risolvono tanto in Filelfo quanto in Cornazzano nella sorte che Giove destina a Sforza. In entrambe le opere infatti Giove, padre degli dei, è accanito sostenitore di Sforza, sebbene ad ostacolare ogni suo tentativo di auxilium nei confronti del tenace condottiero interviene Giunone. Vi è però una significativa differenza nei due autori: se quello di Filelfo nei confronti di Sforza è un aiuto incondizionato dall’inizio alla fine del poema, Cornazzano, pur essendo intimamente solidale nei confronti del duca di Milano, riporta il giudizio critico di Giove con riferimento alla guerra marchigiana nella quale il condottiero aveva impunemente osato sfidare l’autorità papale.
Altro argomento rispetto al quale emergono posizioni divergenti tra i vari autori è quello della catabasi, che se in Filelfo risulta “incompleta” poiché a scendere nell’inferno sono solo le anime di uomini già morti e non vivi, in Cornazzano la discesa agli inferi riguarda personalmente Sforza, che si reca nell’Averno per conoscere le anime dei suoi uomini morti in battaglia. Nello scenario infernale cornazzaniano risalta la presenza di Rinaldo da Fogliano, fratello uterino di Sforza, oggetto di citazione anche da parte
146 Simonetta. Quest’ultimo infatti riporta l’episodio della sincera commozione che coinvolse Sforza innanzi alla delazione di Baldovino Mauruzzi, uccisore di Rinaldo.
Ulteriore argomento presente in Filelfo, Cornazzano e Simonetta è il rapporto positivo che intercorre tra Francesco Sforza e Cosimo de’ Medici. Cosimo viene descritto con animo sincero e propositivo nei confronti del suo alleato Sforza, che sostiene finanziariamente nella conduzione delle sue imprese. Ed invero, tra i due non intercorre solo una relazione di mutuo soccorso ma una sincera amicizia testimoniata dai frequenti scambi epistolari; sebbene non è da escludere che la complicità di Cosimo fosse animata anche da ragioni strategiche, quelle di evitare che Milano e Venezia ottenessero il predominio dell’Italia intera.
Ultimo tema specifico preso qui in considerazione riguarda la costante presenza di Bianca Maria Visconti nelle tre Sforziadi. Se Bianca Maria in Filelfo viene dipinta nelle vesti di guerriera pronta a difendere il suo sposo dalle insidie dei veneziani, Cornazzano, soprattutto nella parte iniziale del poema, celebra la donna per le sue qualità estetiche e morali, di cui si trova ampia traccia nel De mulieribus admirandis dove:
«ogni libro avrebbe glorificato in terze rime volgari, dall’antichità a quegli stessi giorni, eletti esempi di virtù in campi diversi: il primo la bellezza, il secondo la castità, il terzo la fedeltà, il quarto doti molteplici. I soggetti, desunti in maggioranza da Boccaccio e da Plutarco, si sarebbero susseguiti a coppie, in una velleitaria riproposizione delle Vite parallele, fino a svettare nell’unico medaglione conclusivo riservato alla Duchessa stessa. Preso l’abbrivo quando il Duca era in vita (dunque prima del marzo 1466), l’opera avanzò rapidamente pure dopo la sua repentina scomparsa: cresceva infatti nell’autore il desiderio di accattivarsi le grazie della Duchessa madre, ora che il difficile carattere del giovane Galeazzo Maria minacciava tempi bui per gli stipendiati di Francesco»309.
All’interno della sua opera storiografica Simonetta tocca alcuni particolari biografici della donna, in particolare il fatto di essere figlia di Filippo Maria Visconti, ne sottolinea la bellezza esteriore senza però indulgere nella descriptio psicologica e riporta il profondo legame che intercorreva tra lei e la popolazione milanese.
309 F.CAGLIOTTI, Francesco Sforza e il Filelfo, Bonifacio Bembo e 'compagni': Nove prosopopee inedite
per il ciclo di antichi eroi ed eroine nella Corte Ducale dell’Arengo a Milano (1456-61 circa), in
«Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz», 1994, 38. Bd., H. 2/3 (1994), pp. 183-217, a pp. 192-193.
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4) Struttura e stile. Dal punto di vista stilistico e formale in Filelfo e Cornazzano si
possono rintracciare molte più analogie che tra gli stessi autori e Simonetta, come ampiamente dimostrato dalla materia e dal contenuto dei rispettivi poemi. Sebbene le opere di Filelfo e Cornazzano presentino una veste formale profondamente diversa ̶ Filelfo infatti opta per un poema in lingua latina in esametri e Cornazzano per un poema in lingua volgare in terza rima ̶ , analogo è però il contenuto delle loro opere, intriso di richiami intertestuali e mitologici. Dunque tanto in Cornazzano quanto in Filelfo la mitologia risulta essere la base sulla quale innestare il proprio poema encomiastico. La lingua dei due autori, ancorché diversa, è semplice e chiara: il lessico, sia nell’opzione latina che in quella volgare, corrisponde in egual misura alla quotidianità quattrocentesca. Filelfo inoltre utilizza in modo molto abile, sulla scorta degli insegnamenti di Virgilio, regole chiare nell’utilizzo delle cesure e nella preferenza di parole a fine verso, rendendolo così melodioso. Cornazzano invece intende celebrare le gesta di Sforza in modo inedito, per questo sceglie di stendere un poema in lingua volgare in terzine dantesche. Cornazzano presenta una scrittura coinvolgente, resa tale dalla drammatizzazione degli eventi e dall’approfondimento delle figure di alcuni personaggi a scapito di altri. Da ultimo Simonetta valorizza la chiarezza espositiva del suo poema adottando la prosa in lingua latina. La mole notevole della sua opera evidenzia nei libri fatti oggetto di studio (dall’VIII al XXI) un progressivo perfezionamento dello stile, soprattutto con riferimento alla conquista del potere da parte di Sforza. Simonetta cerca di evitare l’asperitas rifiutando gli abbellimenti retorici in favore dell’oggettività dei fatti narrati, così come si impegnò a fare il suo modello Livio.
5) Modelli. I modelli a cui Filelfo e Cornazzano si ispirano possono rintracciarsi
principalmente in Omero, Virgilio e Dante. Se di Omero Filelfo riprende la volontà poi mai concretizzatasi di scrivere ventiquattro libri, e di Virgilio riproduce l’eroe troiano Enea quale exemplum al quale sovrapporre l’immagine di Sforza, Cornazzano cede volontariamente ad echi danteschi desumibili dalla Commedia. Simonetta da ultimo adotta una prosa efficace e chiara seguendo il precedente illustre di Cesare e Livio.
Infine i frequenti richiami alle virtù di Sforza, emersi nelle opere di Filelfo, Cornazzano e Simonetta, sono riconducibili ad alcuni passi dell’Etica nicomachea di Aristotele e soprattutto del De officiis ciceroniano, il trattato filosofico in tre libri che l’Arpinate dedicò al figlio Marco. In quest’opera Cicerone esalta il concetto dell’utile e
148 dell’onesto per dare vita ad una sorta di testamento etico-politico. Altra opera ciceroniana presa in considerazione è il De re publica in cui si traccia la forma ideale dello stato e soprattutto la figura dell’ottimo princeps. Il princeps ciceroniano non aderisce a regimi autoritari e assolutistici, ma concepisce l’ottimo principe come un uomo in grado di poter ristabilire l’ordine dopo la confusa parentesi delle lotte civili.