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Subito a questo dire si fece [68] avanti la reverenda madre decana e con una faccia d’Ancroia,134 doppo di aver fatto da

Nel documento IL PUTTANISMO ROMANO (pagine 67-70)

tren-ta smorfie di conto, cominciò a dire il fatto suo in questren-ta

manie-ra:

«Maestà ser(enissi)ma, resti per atto di gene- [28r] rosità servita

d’intendere che io son 50 anni compiti, che a punto venerdì mattina a

mezo giorno gli compii, ch’essercito questa nostra arte di puttanesmo;

sono stata un tempo in gran gala, in un altro in gran travaglio, che

ap-punto fu allora che, impazzita dietro a quel briccone del capitan

Zecca-doro, mi lasciai acchiappare a fargli una solennissima donazione di

tut-to il mio, con speranza d’aver Roma e tut-toma, e poi ci feci li guadagni di

monna Nera, che brugiò la vigna per far carbone. Basta, ora mi son

ri-dotta, come la puol vedere, ad inviar per la buona strada queste figliole,

acciò, addottrinate dall’esperienza mia, si possino tirar avanti al più che

sia possibile e che la necessità de’ tempi [28v] presenti comporti; e se

ben è vero che mangio sopra le spalle loro e ci vado facendo ancora

qual-che mercanziola, pure gli ho fatto ancor io delli servizii rilevanti e gli li

vado facendo, col trovargli avventori, con farli cascare a rumore e col

sapergli capare d’una condizione che gli sia proficua e di frutto, come

sono questi tedeschi e questi altri oltramontani; li quali, così

pollastrot-ti, se mi capitano per le mani non gli lascio scappare che non gli faccia

lasciar in casa le penne maestre. E in effetto lo può ben sapere la

m(ae-stà) v(ostra) dalli nipoti dell’elettor di Magonza, che in pochi mesi ci

hanno fatto una lassata in casa di Diana di più di 200 doble, senza tanti

e tanti altri, che insino ho procurato e fatto il possibile di farla diventar

gentildonna romana col farla sposare [29r] dal s(igno)r Erasmo de la

Valle, di che ancora non si è affatto perduta la speranza. Insomma

vo-glio dire che con tanti anni di negozio ho conquistata una prattica che

puol essermi sufficiente a farvi restar sodisfatte di dovermi credere

quel-le cose che son per dirvi in questa occasione; cioè che, essendo stata così

crudele e spietata la persecuzione patita in questo ponteficato contro di

noialtre poverelle che non si sono vergognati questi nipoti di papa

Ales-sandro di voler fare da Beccalongo, che faceva in un viaggio due

servi-zii, col mettere mille gabelle sopra la nostra mercanzia, per iscreditare

in questo modo la nostra professione e nello stesso tempo pigliarne il

guadagno ed empirsi la borsa con i nostri stenti e sudori. [29v] Si

do-vria perciò molto ben avvertire nell’avvenire, per non dar in peggio e

invece di migliorare che non deteriorassimo; e perciò avevo pensato

den-tro di me che il meglio di tutti sarà stato il cardinal Santa Susanna e

per questa ragione spedii un certo mio amico per le poste acciò arrivasse

«Maestà serenissima, resti per atto di generosità [servita]

d’intendere che sono 50 anni compiti (che appunto venerdì

pas-sato li finii) che essercito questa nostr’arte di puttanesimo; sono

stata gran tempo in gala

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e in altro tempo in gran travaglio, che

appunto fu allora che, impazzita dietro a quel briccone del

capi-tan Carlo Zeccadoro, mi lasciai avviluppare

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a fargli una

solen-nissima donazione di tutto il mio, con speranza di aver Roma e

toma,

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e poi vi feci li guadagni di monna Rossa, che abbrugiò la

vigna per far carbone. Basta, ora mi son ridotta, com’ [69] ella

può vedere, ad inviare per la buona strada queste figliuole, acciò,

addottrinate dall’esperienza mia, si possino tirare avanti al

me-glio che sia possibile e che la necessità dei tempi presenti

com-porti; e se bene è vero che mangio sopra le spalle loro e ci vado

facendo ancora qualche mercanzia, pur gli ho fatto ancor io delli

servizii rilevanti e glieli vado facendo, col trovargli avventori,

con farli cascare al rumore

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e col saperli tirare d’una

condizio-ne che gli sia profittevole e di frutto, come sono questi tedeschi e

questi altri oltramontani; li quali, così pollastroni, se mi capitano

per le mani non li lascio scappare che non gli faccia lasciare in

casa le penne maestre.

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E in effetto lo può ben sapere la maestà

vostra dalli [70] nepoti dell’elettore di Magonza, che in pochi

mesi hanno lasciato in casa di Diana Velletrana più di due mila

doble,

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senza tanti e tant’altri, che insino ho fatto il possibile di

farla diventar gentildonna romana col farla sposare dal signor

Erasmo della Valle,

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di che affatto non se n’è ancora perduta la

speranza. Insomma voglio dire che con tanti anni di negozio ho

incaminata una prattica che può essere sufficiente a farvi restar

sodisfatte di dovermi credere quelle cose che sono per dirvi in

questa occasione; cioè che, essendo stata così crudele e spietata la

persecuzione patita in questo pontificato contro di noialtre

pove-re pecopove-relle che non si sono vergognati quelli nepoti

d’Alessan-dro di voler far da Beccalun- [71] ga, che faceva in un viaggio

due servizii, con metter mille gabelle sopra la nostra

mercan-zia,

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per iscreditare in questo modo la nostra professione e

nel-l’istesso tempo pigliare il guadagno e impirsi la borsa con li

no-stri stenti e sudori. Si dovrà perciò molto bene avvertire

nell’av-dalla signora Cicia dello Struzzo, che stava a Frascati, e la obligasse al

Nel documento IL PUTTANISMO ROMANO (pagine 67-70)