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Sul superamento dell’estetica Su “origine dell’opera d’arte” 1

Estetica

Il fatto storico che ogni estetica fondata secondo un pensiero (cfr. Kant) faccia saltare se stessa è allo stesso tempo il sintomo infallibile che, da un lato, questa interrogazione sull’arte non è contingente, ma pure, dall’altro, che essa non costituisce l’essenziale.

Estetica

Esame dello stato sentimentale dell’uomo nella misura in cui il “bello” sta in relazione a lui; in particolare, esame del bello (dell’arte) nel suo riferimento allo stato sentimentale (in quanto producente e fruente).

L’opera nella sua facciata superficiale – riferimento allo stato in quanto oggetto contra-stante.

L’opera d’arte come oggetto per il soggetto. Fondamentale è la re-lazione-soggetto-oggetto in quanto senziente (su verità ed essere e così via è già deciso).

L’“estetica” Verità e bellezza

Dove comincia? Forse laddove il bello viene fissato come qualcosa di essenziale per l’arte? No!

Infatti, la questione è ancora come vengano concepiti il bello e la bellezza. Fintanto che la bellezza in quanto configurazione della verità è concepita nel senso originario (ajlhvqeia), fintanto, dunque, che la bel-lezza [è] ancora più originaria della verità concepita nel senso della proposizione e della correttezza e dell’asserzione e di ciò che è pensato logicamente (cfr. Schiller, così come Kant), allora la bellezza resta ri-ferita in modo essenziale all’essere e al suo “disvelamento”, che in sen-so greco significa fondazione.

Tuttavia, qui è il punto del non riuscire a fare fronte, connesso al non venire a capo della verità in quanto ajlhvqeia.

Non appena la verità crolla, la bellezza non riesce più ad essere afferrata concettualmente. Il che significa che Platone concepisce la bellezza come ciò che estatizza ed incanta. Ma mentre la coglie e non fonda l’ajlhvqeia, il bello si fa solo più ciò che incanta, ciò che al con-tempo, in quanto [è] il di volta in volta sensibile, può ancora solo fare segno verso l’essere autentico (ijdeva). Cfr. tevcnh – trivtton ajpo; th'" ajlh-qeiva" – in quanto essere qua ijdeva!

Laddove il bello viene riferito per la prima volta a ciò che è confor-me a uno stato, e questo, in quanto tale, dev’essere promosso ("espe-rienza vissuta"), in breve laddove ajlhvqeia – crollo in tutte le sue con-seguenze, e laddove tevcnh – non più irruzione della ajlhvqeia, proprio lì prende avvio l’“estetico" – ben prima che dominino il concetto e la parola.

Sul superamento dell’“estetica”

Questo non viene ancora affatto compiuto domandando del-l’“opera” anziché degli “stati” del fare artistico e del fruire; decisivo è invece: in che modo viene domandato, in senso decisivo, dell’opera e in che modo del fare artistico e del custodire! Se e come l’“opera”, in generale, venga afferrata concettualmente a partire dall’essenza della verità e dell’essere.

Se con ciò l’“arte” venga eccepita, fin dal principio, dalla determi-nazione di un “evento culturale” e dal “ruolo” di un’“espressione”-di-una-“vita”e dalla valutazione in termini di dispiegamento-di-una-“per-sonalità” e simili.

Non soltanto eccepita, ma posta dentro la domanda fondamentale, formulata al modo del pensiero, sul mutamento dell’essere° e sulla fondazione dell’esser-ci.

“Estetica”

Ogni qual volta l’estetica viene afferrata in modo essenziale e crea-tivo, essa fa segno al di là di sé.

La meditazione originaria sull’arte non può trattenersi in essa e cio-nonostante la riafferma sempre di nuovo e non perviene ad alcun su-peramento.

Perché? Perché le radici [sono] assai nel profondo. Essere e veri-tà – esser-ci – opera.

Il superamento dell’“estetica”

La nostra domanda sull’opera non verte sull’oggetto per il sogget-to, bensì sull’accadimento di verità attraverso il quale noi stessi (i sog-getti) veniamo trasformati. Fondazione dell’esser-ci.

“Estetica”

è quella meditazione sull’“arte” e sul “bello” in cui punto di parten-za e punto di arrivo non è l’opera, ma la conformità a uno stato del-l’uomo che fa e che fruisce. Tutta l’estetica assume l’opera d’arte come oggetto e ciò significa in rapporto al soggetto, anche quando ap-parentemente si prescinde dal soggetto.

Può essere altrimenti? È concesso prescindere dallo “stato”? Sì e no.

È la domanda su come e dove l’essere-opera venga impostato, in che modo i riferimenti fondamentali: opera – artisti – custodenti. Co-me e dove, in generale, “arte”.

Così, adesso, crea ovunque confusione: relazione-soggetto-oggetto – che cosa per soggettivo e soggetto e, corrispondentemente, per og-gettivo e oggetto.

Arte a partire dall’opera

L’opera non in quanto oggetto contra-stante (oggetto e perciò cosa-le e perciò simbolo) del fare che genera e non del fruire, ma in quanto accadimento della verità.

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Arte ed estetica

Non è sufficiente concepire l’arte in senso estetico e poi integrare il tutto attraverso l’extra-estetico, bensì l’essenza dell’arte stessa deve es-sere trasformata dalle fondamenta a partire dalla necessità essenziale (dell’inizio). Allora si rende superflua ogni integrazione extra-estetica. Essa non ha più alcun sostegno.

Ma quel procedimento esteriore non solo non è sufficiente: esso è sviante ed è un colpo a rovescio, giacché non fa sul serio con la neces-sità, ma fa credere invece che questo accada.

1 «Avvertenza del Curatore / Le annotazioni qui pubblicate sono tratte da un convoluto al quale Heidegger ha dato il titolo riassuntivo Sul superamento dell’estetica. Su «origine

del-l’opera d’arte» 1934 ss. / Questa datazione indica che i lavori su L’origine deldel-l’opera d’arte

ri-salgono cronologicamente più indietro rispetto all’anno 1935, da Heidegger menzionato nelle indicazioni dell’autore in calce a Sentieri interrotti (GA 5), per la versione che egli aveva pro-nunciato in pubblico alla Kunstwissenschaftliche Gesellschaft di Friburgo in Brisgovia il 13 novembre 1935, con il titolo Dell’origine dell’opera d’arte. Nel volume 5 (1989) degli “Hei-degger Studies” è stata pubblicata la prima stesura Dell’origine dell’opera d’arte, che rimon-ta agli anni 1931 e 1932 e precede la conferenza friburghese contrassegnarimon-ta da Heidegger come seconda elaborazione. Le tre conferenze tenute il 17 e 24 novembre e il 4 dicembre del 1936 al Freies Deutsches Hochstift di Francoforte sul Meno, che in Sentieri interrotti sono apparse sotto il titolo L’origine dell’opera d’arte, formano, secondo un’indicazione propria di Heidegger, la terza elaborazione. / Ognuna delle annotazioni qui pubblicate, complete del-la propria intitodel-lazione, fu messa per iscritto da Heidegger su un foglio a parte. Ordinamento e disposizione dei testi corrispondono al manoscritto originale. / Friedrich-Wilhelm von Herrmann». – Fonte: M. Heidegger, Zur Überwindung der Aesthetik. Zu „Ursprung des

Kun-stwerkes“ [1934 ss.], in «Heidegger Studies», 6 (1990), pp. 5-7 [N.d.C.].

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