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5 Lo sviluppo del “turismo del paesaggio culturale” nel cratere sismico: potenzialità e criticità per la

Nel documento Le iniziative online per la ricostruzione (pagine 110-132)

rigenerazione dell’Appennino Marchigiano

Mara Cerquetti 63, Eleonora Cutrini 64, Concetta Ferrara 65

Secondo la definizione fornita dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne (Ac- cordo di Partenariato 2014-2020) si definiscono interne le aree distanti dai cen- tri di offerta di servizi essenziali (di istruzione, salute e mobilità), caratterizzate da spopolamento e invecchiamento della popolazione, oltre che da bassi livelli di occupazione e scarsa industrializzazione. Contraddistinte da un paesaggio vulne- rabile, ma ricco di risorse ambientali e culturali (Toscano, 2011; Lucatelli, 2016; Marchetti et al., 2017), queste aree trovano il principale punto di forza nella du- plice natura della loro diversità, sia naturale che culturale, variabile da un luogo all’altro e comprensiva di pratiche agricole e costruttive, tradizioni, artigianato. Nel mondo globalizzato, tale ricchezza è una grande opportunità, che può attrar- re una nuova e crescente, ma non ancora soddisfatta, domanda di autenticità nel turismo e nei consumi (Grayson, Martinec, 2004; Pine, Gilmore, 2007; Baver- land, Farrelly, 2010). Tuttavia, per essere competitiva nel mercato globale, que- sta varietà bioculturale necessita di essere organizzata attraverso un efficace ap- proccio integrato (Becattini, 2015). A tal fine, nella definizione delle azioni volte a frenare lo spopolamento e a rilanciare l’economia delle aree interne, la Strate- gia non solo considera la valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico un’attività essenziale per trattenere in loco la popolazione giovane in quanto de- 63 Università degli Studi di Macerata, Dipartimento di Scienze della formazione, dei beni culturali e del

turismo, e-mail: [email protected]

64 Università degli Studi di Macerata, Dipartimento di Giurisprudenza, e-mail: [email protected] 65 Università degli Studi di Macerata, Dipartimento di Scienze della formazione, dei beni culturali e del

positaria delle eredità storico-culturali del territorio, ma individua nella costitu- zione di sistemi locali e reti il requisito necessario al raggiungimento di tale obiet- tivo (SNAI, 2014, p. 45).

Partendo da questi assunti, nel presente capitolo si analizzano le possibilità di sviluppo turistico nel versante marchigiano del cosiddetto “cratere sismico”, una vasta area collinare e montuosa colpita dai terremoti che hanno interessato l’Ita- lia centrale tra l’agosto del 2016 e il gennaio del 2017, prendendo in esame po- tenzialità e criticità della domanda e dell’offerta turistico-culturale. Nel “cratere”, accanto a due capoluoghi di provincia della Regione (Ascoli Piceno e Macerata) e a centri manifatturieri e di servizi di piccole e medie dimensioni, insistono 32 co- muni appartenenti a due delle aree interne individuate dalla Strategia66, nei quali si concentra una parte rilevante del patrimonio culturale e naturalistico dell’area. Dopo aver analizzato le principali caratteristiche del mercato turistico nazionale, il capitolo prende in esame la struttura socio-demografica ed economica dell’a- rea, con un focus sull’andamento dei flussi turistici e sulla capacità ricettiva degli ultimi 15 anni (2002-2017). Successivamente, si discutono i risultati di una ri- cerca esplorativa sulla cooperazione nel settore culturale e turistico dell’area pri- ma e dopo il sisma, al fine di mettere in luce la capacità di resilienza del territorio, i principali limiti del sistema e le possibili traiettorie di sviluppo futuro.

5.1 - Il potenziale di sviluppo del turismo italiano

Il turismo in Italia è un settore in crescita e con notevoli potenzialità di sviluppo ad oggi ancora parzialmente inespresse. Complessivamente, secondo l’ISTAT, dal 2010 al 2017 gli arrivi sono aumentati del 53,9%, mentre le presenze sono au- mentate in misura più contenuta (24,1%) «in ragione del progressivo ridursi del numero di pernottamenti per singolo viaggio» (Banca d’Italia, 2018, p. 7). Nel 66 Area interna “Macerata” (Comuni di Acquacanina, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Fiastra, Fior-

dimonte, Monte Cavallo, Muccia, Pievebovigliana, Pieve Torina, Serravalle di Chienti, Ussita, Visso Cessapalombo, Gualdo, Monte San Martino, Penna San Giovanni, San Ginesio, Sant’Angelo in Ponta- no, Sarnano); Area interna “Ascoli Piceno” (Comuni di Comunanza, Force, Montedinove, Montemo- naco, Rotella Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Castignano, Montegallo, Palmiano, Roccafluvio- ne, Carassai, Cossignano, Montalto delle Marche, Offida).

2017 il comparto turistico ha registrato un incremento dei pernottamenti del 5,9% e raggiunto risultati superiori a quelli ottenuti da altri paesi europei, con il 50% dei pernottamenti riferibili a turisti stranieri, contro il 31% registrato dalla Francia e il 21% dalla Germania (Palumbo, 2018, p. 91).

Altrettanto positivi sono i dati relativi alla redditività del turismo, che nel 2017 hanno registrato un aumento della spesa dei turisti stranieri del 7,2% (Palumbo, 2018, p. 92). Da rilevare, a tal proposito, che «tra il 2010 e il 2017 le spese degli stranieri a prezzi correnti sono cresciute a un ritmo quadruplo rispetto a quello del PIL nominale e la loro incidenza su di esso è passata dall’1,8% al 2,3%» (Ban- ca d’Italia, 2018, p. 20).

Secondo le stime del World Trade and Tourism Council riguardanti il turismo nazionale, in crescita può considerarsi anche il contributo del turismo al PIL e all’occupazione (WTTC, 2018a e 2018b). Tra il 2010 e il 2017, a fronte di una contrazione complessiva del numero dei lavoratori nell’economia naziona- le, i contributi del turismo al PIL e all’occupazione hanno infatti conosciuto un aumento continuo e costante grazie anche all’incremento degli arrivi turistici. Nel 2017 la stima del contributo del turismo al PIL è stata pari al 5,5% e quel- la all’occupazione pari al 6,5%, in entrambi i casi al di sopra della media OCSE; se si considerano anche gli effetti indiretti e indotti, tali stime salgono rispettiva- mente al 13% e al 15% (Banca d’Italia, 2018, p. 19).

Come già segnalato nei rapporti degli ultimi anni, la principale chiave di svilup- po del turismo italiano è la cultura: «il turismo d’arte e culturale, di fatto, igno- rando lo sterile dibattito fra tutela e valorizzazione dei beni culturali, ha subito un processo di crescita molto articolato e differenziato, spinto dai cambiamen- ti sociali, da una più generalizzata ricerca del bello, da una maggiore voglia di cultura, dal sempre maggiore invecchiamento della popolazione e, strumental- mente, dall’aumentata rilevanza dell’ICT» (Becheri, 2018, p. 485). Dal 2000 al 2016, in termini relativi, gli arrivi nelle città d’arte sono aumentati del 55,9%, mentre le presenze del 39,8%, con un incremento superiore a quello registrato da altre forme di turismo – con destinazione località balneari, montane, rurali ecc. (Becheri, 2018, p. 487). Rispetto agli altri turismi, tra le caratteristiche po- sitive del turismo culturale va segnalata anche la minore stagionalità e, dunque, un tasso di utilizzo degli esercizi ricettivi pressoché invariato durante l’anno. Infi- ne, da non trascurare la maggior propensione alla spesa dei turisti culturali (Du-

bini, 2018, p. 50): per il turismo d’arte e culturale si stima una spesa giornaliera di 136,8 euro (seconda solo al turismo congressuale con una spesa giornaliera di 164,8 euro), contro i 90,4 euro del turismo balneare e gli 85,9 euro di quello la- cuale (Becheri, 2018, p. 499).

In sintesi, se da un lato l’Italia continua ad attestarsi al primo posto del Country Brand Index 2014-2015 redatto da FutureBrand per l’esperienza culturale e turi- stica, dall’altro l’ulteriore crescita del turismo culturale è più probabile sia in ter- mini di flussi che di profitti. Tenendo conto di tale tendenza, anche il Piano Stra- tegico per il Turismo (PST) 2017-2022 ha riconosciuto nella cultura il punto di forza maggiore dell’offerta turistica nazionale (MiBACT, 2017).

Nell’esaminare le potenzialità del turismo culturale non bisogna inoltre trascu- rare almeno altri tre aspetti. In primo luogo, il turismo culturale genera turismo in molte “località satellite”, le quali, anche quando destinazioni non culturali, beneficiano del turismo nelle città d’arte viciniori (Becheri, 2018, p. 499). In se- condo luogo, si deve tener conto che ormai da diversi anni è cambiata la nozione stessa di “turismo culturale”, non più rivolto esclusivamente alle tradizionali me- te del Grand Tour, ma esteso all’esperienza delle molteplici componenti che ca- ratterizzano la cultura materiale di un luogo: «un mix di elementi che includono sicuramente l’arte e i monumenti, le città, ma anche i piccoli centri, l’enogastro- nomia, l’artigianato, l’antiquariato, gli aspetti naturali e paesaggistici, itinerari in bici e cavallo, ecc.» (Montaguti, Meneghello, 2018, p. 667) e che costituiscono un’opportunità di sviluppo turistico per destinazioni ancora poco note. Tenen- do conto della multidimensionalità dell’esperienza culturale, di recente, si è così iniziato a parlare di “turismo del paesaggio culturale” (Montaguti, Meneghello, 2018), caratterizzato dall’integrazione dei diversi elementi che compongono l’i- dentità di un territorio. In questo contesto, significativo può essere il contributo del “turismo culturale rurale” per la possibilità di compensare il declino dell’agri- coltura a cui si sta assistendo in certe aree e sostenere la diversificazione dell’eco- nomia (World Tourism Organization, 2018, p. 79). In particolare, input rilevan- ti vengono dal turismo creativo, che consente ai visitatori di sviluppare il proprio potenziale creativo attraverso la partecipazione attiva ad esperienze di apprendi- mento place-specific (Richards, Raymond, 2000; Richards, Wilson, 2006, 2007; Buonincontri, 2018; Valentino, 2017; Friel, Peres, 2018; Scott et al., 2018). In- fine, va segnalato che se l’ibridazione di molteplici motivazioni è riscontrabile in

ogni forma di turismo, la motivazione culturale, oltre ad essere la seconda mo- tivazione più frequente nelle vacanze rurali e al mare, nel periodo 2010-2017 è cresciuta significativamente (dall’8,7% al 23, 7% nelle vacanze rurali e dal 15% al 23,6% in quelle al mare) (Banca d’Italia, 2018, pp. 7 e 40).

Accanto ai punti di forza e alle opportunità, vanno però considerati anche i pun- ti di debolezza del turismo – culturale e non – italiano, riferibili alla perdita di quote di mercato e alla concentrazione dei flussi turistici in poche destinazioni. Dal 1982 al 2017, a seguito dell’affermazione di nuove mete di viaggio a livello internazionale, l’incidenza dell’Italia sulla spesa turistica mondiale è, infatti, sce- sa dall’8% al 3,4% (Banca d’Italia, 2018, p. 27). Inoltre, come già messo in luce dal PST 2017-2022, nonostante le azioni ad oggi avviate, i flussi turistici conti- nuano a rivolgersi alle principali destinazioni nazionali, con più del 60% degli arrivi internazionali del 2014 concentrati in sole 4 regioni – Veneto, Lombardia, Toscana e Lazio (MiBACT, 2017, p. 27). Se da un lato alcune città d’arte – Vene- zia sopra tutte – corrono il rischio di overtourism, dall’altro «ampie aree del Paese […] non sembrano ancora sfruttare appieno le proprie potenzialità, soprattutto tenuto conto della ricchezza e diffusione del patrimonio artistico e culturale, fat- tore centrale nella domanda turistica rivolta all’Italia» (Banca d’Italia, 2018, p. 10). Sebbene i visitatori dei musei statali abbiano conosciuto negli ultimi anni un notevole incremento67, larga parte del patrimonio culturale diffuso e musealizza- to sul territorio nazionale rimane ampiamente sconosciuto, suggerendo margini di miglioramento nella gestione e nella organizzazione in rete dei siti di interesse culturale. Come rilevato dalla Banca d’Italia, offerta e caratteristiche dei piccoli musei spesso sono poco note ai potenziali visitatori e la proposta di percorsi di visita articolati su più siti è ancora scarsa (Banca d’Italia, 2018, p. 8).

Per il superamento di queste criticità si rende necessaria un’innovazione sostenibi- le dell’offerta basata sull’integrazione delle risorse locali e sulla diversificazione dei prodotti turistico-culturali, capace sia di distribuire i flussi turistici verso nuove destinazioni – più o meno vicine alle tradizionali città d’arte – sia di soddisfare la crescente domanda di “paesaggio culturale” con un approccio place-based. In questa prospettiva, a livello europeo policy makers e DMO regionali «stanno 67 Cfr.<http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/visualizza_asset.

riscoprendo il sistema dei borghi e dei villaggi come forme di turismo eco-soste- nibile e di benessere psichico-cognitivo e simbolico-culturale legato alle micro- centralità-diffuse» (Battaglia, 2018, p. 20). Sulla stessa linea il PST 2017-2022 ha messo in luce la necessità di supportare e rinforzare le destinazioni emergen- ti come parchi e aree protette, montane, rurali e interne, attraverso la valoriz- zazione integrata di paesaggio, risorse naturali, patrimonio culturale e prodotti enogastronomici e la cooperazione tra le industrie operanti nei settori ambienta- le, agricolo e culturale. Muovono in questa direzione le iniziative sui Cammini d’Italia (2016), sui Borghi (2017) e sul Cibo Italiano (2018) promosse dal MI- BACT nell’ultimo triennio, nonché il piano nazionale “Borghi italiani” (Italian Villages)68 promosso da Airbnb in collaborazione con ANCI e MiBACT (Valeri, 2018, p. 30) a sostegno di un fenomeno in crescita come il turismo dei borghi (Santoro, Cavallo, 2018).

L’efficace implementazione di queste strategie nelle aree interne potrebbe con- sentire di qualificare l’offerta culturale e turistica, attrarre la crescente domanda di “paesaggio culturale” e così contribuire al rilancio dell’economia.

5.2 - Obiettivi e metodologia della ricerca

Tenendo conto del quadro sopra delineato, la ricerca ha indagato le potenzialità e le criticità di sviluppo del “turismo del paesaggio culturale” nel “cratere sismico” attraverso un approccio metodologico misto, basato sull’acquisizione e sull’ana- lisi di dati sia quantitativi che qualitativi.

La prima fase si è focalizzata sulla raccolta sistematica di dati statistici ufficia- li estrapolati dalle banche dati ISTAT e Unioncamere, ad un livello territoriale e settoriale molto disaggregato (Comuni, settori a livello ATECO 4-digit). L’o- biettivo è stato quello di descrivere le principali caratteristiche demografiche ed economiche del cratere e la sua recente evoluzione rispetto al resto della regione. Il quadro è stato successivamente integrato con l’analisi comparata dei dati sul turismo riferiti agli 87 comuni del cratere messi a disposizione dall’ufficio di sta- tistica della Regione Marche e dall’Osservatorio regionale del turismo.

68 Cfr. <https://www.airbnbcitizen.com/it/borghi-italiani/>, ultimo accesso 04.01.2019.

L’evidenza e l’interpretazione emerse nella prima fase hanno poi guidato la rac- colta dei dati qualitativi nella seconda fase, in cui, dopo aver effettuato una ri- cognizione delle risorse turistico-culturali del territorio, sono state condotte in- terviste ad alcuni attori chiave. In questa fase, considerato anche quanto emerso dall’analisi delle potenzialità del turismo a livello nazionale, l’indagine si è foca- lizzata su tre aspetti:

1) la presenza e l’integrazione di risorse place-specific sia naturali che cultuali, in linea con i principi della resource-based theory (Barney, 1991; Grant, 1991; Mizzau, Montanari, 2008);

2) il livello di collaborazione nel settore turistico-culturale e l’integrazione tra filiere produttive (Lorenzini, 2011; Franch, Martini, 2013; Gundolf et al., 2018);

3) la combinazione di processi bottom up e top down.

In ultima istanza, per le finalità del presente lavoro, sono stati considerati il ruo- lo del capitale sociale e la disponibilità di risorse materiali per sostenere la ripresa post-sisma (Aldrich, 2012).

L’indagine sul campo ha interessato le esperienze di cooperazione finalizzate alla valorizzazione del territorio e alla sua promozione turistica al fine di approfondi- re la conoscenza dell’offerta culturale e turistica disponibile negli 87 comuni del cratere prima del terremoto e comprendere i cambiamenti occorsi all’indomani del terremoto69. Questa fase della ricerca è stata condotta attraverso interviste in profondità ai referenti delle esperienze selezionate. Nello specifico, le interviste, strutturate in 7 sezioni, hanno indagato le seguenti dimensioni: (1) cooperazione interna; (2) inclusività; (3) cooperazione esterna; (4) comunicazione esterna e ri- conoscibilità; (5) contributo alla valorizzazione del territorio; (6) reazione al ter- remoto; (7) difficoltà, criticità e prospettive di medio e lungo periodo. Per ogni dimensione è stato selezionato un set di indicatori e sono state utilizzate specifi- che modalità di indagine (domande chiuse o aperte, scale Likert).

Questa seconda fase della ricerca si è avvalsa anche delle risultanze delle interviste ai sindaci degli 87 comuni del cratere sulla base di un questionario semi-struttu- 69 La ricerca sul campo è stata condotta tra settembre e dicembre 2017.

rato (si veda la parte 2 del presente volume). I sindaci sono stati intervistati su tre questioni principali: (1) i nuovi possibili sentieri di sviluppo; (2) i progetti stra- tegici in corso; (3) l’implementazione di nuovi sentieri di sviluppo attraverso la governance e la programmazione.

5.3 - Le tendenze demografiche e la struttura economica dell’area oggetto di studio

5.3.1 - Le principali tendenze demografiche

Il “cratere sismico” si estende complessivamente per circa 8.000 Km2, pari al 17,4% della superficie totale delle quattro regioni interessate (Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo). La metà del “cratere sismico” è nella Regione Marche e cor- risponde ad oltre il 40% del territorio regionale. Nella regione, ci sono 87 dei 140 comuni del cratere, per lo più situati nelle province meridionali di Macerata e Ascoli Piceno. Nella Regione Marche è situato circa il 60% della popolazione dell’intero “cratere sismico”, corrispondente al 22,7% della popolazione regiona- le (Banca d’Italia, 2017, pp. 48-49).

Il cratere marchigiano, dove vivono 350 mila persone, è un’area meno densa- mente popolata (88 abitanti per km2) rispetto alla media regionale (164 abitan- ti per km2). L’incidenza delle persone anziane è più alta: ci sono 211 persone di età pari o superiore a 65 anni ogni 100 giovani di età inferiore ai 15 anni, men- tre l’indice di vecchiaia per l’intera regione è inferiore (183,9). La struttura del- la popolazione è inoltre caratterizzata da un rapporto di dipendenza strutturale leggermente più elevato rispetto alla regione: il rapporto percentuale tra la po- polazione in età non lavorativa (0-14 anni e 65 anni e oltre) e la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) è 60,5 nel cratere sismico e 59 nella regione (Banca d’Italia, 2017).

L’attuale struttura demografica e la distribuzione della popolazione sul territorio del cratere sono il risultato delle migrazioni che hanno accompagnato lo svilup- po economico della regione, con particolare riguardo alla popolazione in età la- vorativa. Quasi tutte le aree montuose e pedemontane hanno subito un notevole calo demografico nel periodo 1971-2011. Nel resto della regione, la popolazio-

ne è aumentata dal 1971 al 2011 concentrandosi nei centri urbani costieri della “città adriatica” e nelle aree più industrializzate. Nel quinquennio 2011-2016 il calo demografico ha interessato tutta la regione (Grafico 1). La tendenza allo spo- polamento è più marcata nel cratere rispetto al resto della regione, in particolare nelle aree interne piuttosto che nei centri. La popolazione giovane (nella fascia di età 0-14 anni) diminuisce più della popolazione in età lavorativa e della popola- zione anziana (Tabella A1).

Grafico 1 – Tasso di crescita medio annuo (%) per periodo della popolazione residente (Fonte: Ns ela- borazioni su dati ISTAT)

Riassumendo, prima degli eventi sismici del 2016-2017, il declino della popola- zione della regione ha interessato principalmente l’area del cratere e in partico- lare le aree interne, a causa delle migrazioni della popolazione in età lavorativa verso le aree costiere e industrializzate, fenomeno che ha accompagnato lo svi- luppo economico e l’industrializzazione della regione. Pertanto, l’attuale struttu- ra demografica dell’area in esame è il risultato di queste tendenze demografiche generali. In questo contesto, il rischio maggiore, in termini di resilienza spaziale, è l’accelerazione dello spopolamento delle aree interne, già fragili da un punto di vista economico e per le scarse prospettive occupazionali. Ciò è evidente se si tie- ne conto che, durante la fase di emergenza, la popolazione sfollata ha superato i 32 mila. In molti casi, soprattutto nelle aree collinari più distanti dagli epicentri,

è stato possibile trasferire temporaneamente persone in case disponibili o strut- ture ricettive situate nello stesso comune o nei comuni limitrofi. La popolazione residente nei borghi più prossimi agli epicentri, a seguito dell’assenza di case e strutture agibili, ha invece trovato accoglienza nelle strutture ricettive della costa. Le diverse possibilità di affrontare la fase di emergenza, le condizioni e i tempi della ricostruzione avranno ripercussioni sulle prospettive di reinsediamento del- la popolazione aprendo la possibilità di un definitivo trasferimento verso i fon- dovalle e le aree costiere che hanno svolto e svolgono una funzione di recettori di migrazioni interne e di nuova imprenditorialità, soprattutto durante il periodo della “grande trasformazione” industriale marchigiana, ma anche in anni più re- centi. Oggi è in questi luoghi che si concentrano le attività produttive e le oppor- tunità occupazionali nella regione.

5.3.2 - La struttura economica

All’inizio del millennio, la regione Marche era ancora una delle regioni europee con la più alta percentuale di occupazione manifatturiera, sebbene il declino del settore fosse già iniziato a partire dalla seconda metà degli anni ’80. Nel 2001, la quota di addetti al settore terziario aveva superato il 50% dell’occupazione totale non agricola, mentre nel 2011 la quota del settore servizi era salita al 54% (per l’Italia la quota era del 64%). Il declino della manifattura nella struttura econo- mica marchigiana si è accentuato all’indomani della Grande Recessione. I risulta- ti della nostra analisi confermano che l’area del cratere sismico ha subito lo stesso cambiamento strutturale (declino industriale e crescita dei servizi), ma il proces- so è temporaneamente ritardato: il numero di dipendenti nel settore terziario è passato dal 45% nel 2001 al 51% nel 2011. Ai fini del presente studio, vale la pena notare che il numero di imprese coinvolte in servizi turistici e attività pro- fessionali è aumentato sia nelle Marche che nel cratere nel periodo 2009-2016. In particolare, gli addetti alle attività di ristorazione e alle strutture ricettive, at- tività tipicamente legate al settore del turismo, sono aumentate del 50% nell’a- rea del cratere, un aumento percentuale più elevato rispetto alla regione (48%) e all’Italia (43,5%) (Tabella A2).

Sulla base della banca dati Unioncamere, questa tendenza positiva è confermata anche negli anni più recenti. Le attività del settore turistico del cratere sono au-

mentate dal 2009 al 2017. Il numero di ristoranti ha visto una forte crescita nel

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