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lo strato o l’innesto63 più recente (non necessariamente ultimo)

1.7

Tabula Plena

Il progetto contemporaneo come intervento di connessione con l’esistente

62 Il concetto di tabula plena è individuato in: B. Roberts, Tabula Plena: Forms

of Urban Preservation. Zurich: Lars Muller Publishers, 2016. Il progetto

contemporaneo è concepito come processo di scrittura sull’esistente, da qui la tabula plena che si contrappone alla tabula rasa modernista.

63 Sul tema dell’innesto si veda l’intervento curato da Cino Zucchi per il

padiglione italiano della 14° Biennale di Architettura di Venezia in AA.VV., La Biennale di Venezia. 14ª Mostra internazionale di architettura. Fundamentals. Catalogo della mostra Ediz. illustrata. Venezia: Marsilio 2014, p. 84-85, e il catalogo C.

70 Tabula Plena Capitolo 1 - Le fratture del continuo 71

di un processo di trasformazione continuo, una tabula quindi da

non considerare satura bensì oggetto di una scrittura in itinere

capace di accogliere il nuovo, le trasformazioni e l’imprevisto. Il progetto di trasformazione riabilita il significato delle tracce di vita che si depositano e sedimentano sulle superfici degli edifici. Queste tracce rappresentano di nuovo il movimento,

ma questa volta inteso come azione ed effetto che l’abitare ha impresso sulla materia. L’intervento è chiamato a rapportarsi con questa presenza e il giunto si configura in questo contesto come il luogo di regolazione di un rapporto problematico, che si divide tra materia e tempo, lavorando sul significato del rapporto tra le parti e sulla forma del loro incontro.

La coerenza cronologica della narrazione nel progetto fig. 1.21 - David

Chipperfield Architects,

Abitazione e galleria d’arte, “am kupfergraben 10”.

Berlino, 2003-2007.

fig. 1.22 - David

Chipperfield Architects,

Ricostruzione del Neues Museum, Berlino, 1993-

2009. Queste due opere dello studio Chipperfield testimoniano come la linea di congiunzione tra i prospetti di due edifici adicenti possa essere risolta coinvolgendo la configurazione, sia interna che esterna, dell’intera nuova porzione progettata. Sia nel caso del museo che in quello dell’abitazione/galleria la riconnessione mette in comunicazione le parti senza che l’intervento contemporaneo abbia la necessità, per integrarsi, di imitare l’esistente su cui si innesta.

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contemporaneo entra in crisi. I diversi strati dell’esistente vengono integrati nel progetto e si confrontano alla pari con i nuovi inserimenti. Gilles Deleuze individua un fenomeno analogo, in ambito cinematografico, in Orson Welles, che utilizza in modo inedito il dispositivo di congiunzione, ovvero di montaggio, andando oltre la risoluzione del problema tecnico- funzionale della connessione tra le scene temporalmente ordinate di una vicenda. In questo modo Welles conferisce alla connessione il compito di supportare la consequenzialità tra parti non più cronologicamente coerenti tra loro.64

Non si lavora quindi sulla ricerca di un nuovo linguaggio, ma sulla connessione di ciò che si ha a disposizione, affinando la nostra capacità di selezionare e affidandoci all’interlocuzione necessaria con lo scarto (la trasmissione attraverso il recupero e la trasformazione), senza concentrare l’attenzione sull’accumulo di una memoria altrimenti fragile.65

Il racconto della costruzione nel progetto di trasformazione farà quindi affidamento al suo carattere ineluttabilmente selettivo66

e all’accettazione del paradosso e della contraddizione. Il giunto stesso diventa il luogo del paradosso di cronologie coesistenti.

La figura degli specchi riflessi che introduce Bernard Tschumi in Architettura e disgiunzione fornisce un’interpretazione

interessante del paradosso: «I paradossi giocano sulle parole.

64 Gilles Deleuze individua nell’opera di Orson Welles, e in particolare

nell’uscita del film Citizen Kane 1941 (in italiano Quarto potere, 1949), il

momento in cui avviene il superamento del cinema Classico. Viene introdotta in questo passaggio una temporalità cinematografica cronologicamente non coerente. Per approfondire: G. Deleuze, L’immagine-movimento. Cinema: 1,

Einaudi. Torino: Einaudi, 2016, e G. Deleuze, L’immagine-tempo. Cinema: 2.

Torino: Einaudi, 2017.

65 Cfr. P. Connerton, Come la modernità dimentica. Torino: Einaudi, 2010, pp.

167-169.

66 P. Ricoeur, La memoria, la storia, l’oblio. Milano: Cortina Raffaello, 2003, p.

636.

fig. 1.25 - Orson Welles, Citizen Kane, 1941. fig. 1.23 e 1.24- Aurelio

Galfetti, Castelgrande.

Bellinzona, 1981-2000. Le due immagini corrispondo alle due diverse soluzioni adottate per connettere la struttura di risalita che connette la quota urbana con la sommità del castello. Nella prima connessione (immagine in alto) posta alla quota inferiore, il getto di calcestruzzo si adatta alla naturale forma della roccia, nella seconda invece il collegamento tra nuovo ed esistente è mediato da una assonanza formale tra le parti e il giunto si configura come una sottile discontinuità in sottosquadro.

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in ambito contemporaneo, del rapporto tra nuovo ed esistente. Questa immagine richiama il lavoro tessile di Maria Lai che attraverso il suo ricucire il mondo, agisce metaforicamente e

fisicamente sulla connessione, con l’intento di legare passato e presente, tradizione e innovazione, storia e mito, artigianalità e concettualità.68

Tutto questo viene inquadrato nel contesto culturale contemporaneo che richiama l’attenzione sulla necessità intrinseca dell’architettura di considerare il valore della

68 Cfr. G. Scardi, Maria Lai. Ricucire il mondo pubblicato il 5 settembre 2014

sul portale online della rivista Domus a un anno dalla scomparsa dell’artista. https://www.domusweb.it/it/arte/2014/09/05/maria_lai_ricucire_il_ mondo.html.

fig. 1.27 - I luoghi invisibili,

Maria Lai 1988. Filo su tela. Dettaglio.

Mentono e non mentono; dicono la verità e non la dicono. Ciascun significato deve sempre essere considerato insieme agli altri. L’esperienza del paradosso ingannevole è come stare tra due specchi, con i suoi significati riflessi all’infinito»67.

Lo spazio riflesso tra gli specchi tende a smaterializzarsi sostenendo, come fa il giunto tra le parti, la moltiplicazione dei significati - delle cronologie compresenti - riflessi all’infinito, o potremmo dire, in risonanza.

Il giunto assume la conformazione di dispositivo estetico che opera nella regolazione del rapporto tra le parti e in particolare

67 B. Tschumi, Architettura e disgiunzione. Bologna: Pendragon, 2005, p. 58.

fig. 1.26 - Carlo Scarpa, Fondazione Querini Stampalia. Venezia, 1959-

1963.

Scarpa, che ha lavorato approfonditamente sul tema della trasformazione anche in tempi in cui il tema ha goduto di minore interesse, interpreta in questo caso il giunto prevedendo nell’elemento in calcestruzzo un assonanza, in negativo, con il profilo modanato della lesena esistente.

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In questo primo capitolo della dissertazione si è tentato di identificare alcuni eventi o concorrenze di eventi che, a partire dall’osservazione della forma della connessione tra le parti, hanno determinato una deviazione nello statuto del progetto di architettura e nella sua concezione spaziale.

Partendo dalla costruzione litica greca, passando per le strutture voltate, la formulazione razionale del progetto e il movimento barocco, fino ad arrivare alla proclamazione - a più riprese - di un’ipotetica estinzione definitiva del giunto, abbiamo osservato come nel tempo si siano modificate le finalità rappresentative della configurazione del rapporto tra le parti in architettura.

La fine del giunto non si è mai compiuta in modo definitivo e abbiamo osservato come l’unica tendenza costante è stata proprio l’alternanza ciclica tra un’architettura della continuità e un’architettura che fa dell’accurata divisione delle parti il centro della propria ricerca formale.70

Come afferma Ford:

«Tenendo conto delle differenze culturali e geografiche, il

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