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teatro popolare istrianoDario Fo in istroveneto

Ljiljana Avirović conversa con Valter Roša e Aleksandar Bančić

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All’inizio del nostro percorso di traduzione, scrittura e messa in scena di Mistero Buffo, abbiamo tentato di trovare informazioni sulla traduzione croata del testo e sulle sue precedenti rappresentazioni. Purtroppo non abbiamo trovato quasi niente: l’unica informazione a nostra disposizione era che, nel 1981, il Teatro Nazionale “Ivan pl. Zajc” di Fiume aveva avuto l’intenzione di mettere questo testo in scena, ma non siamo riusciti a sapere se ciò sia effettivamente avvenuto. A dire il vero la mancanza di pubblicazioni riferite a Dario Fo ci ha rattristati: tenendo conto che si tratta di un Premio Nobel, ci saremmo aspettati documen-tazione più esaustiva.

Nell’archivio informatico Franca Rame e Dario Fo è possibile trovare mani-festi, dépliant, lettere e altre curiosità. Là abbiamo reperito l’informazione che Anton Marti aveva per primo messo in scena Gli arcangeli non giocano a flipper al Teatro Komedija di Zagabria nel 1960. Poi, consultando gli stessi archivi, ci siamo resi conto che le opere di Dario Fo venivano spesso rappresentate in Jugoslavia, ma molto raramente nella Croazia indipendente. Nel 2000 Bogdan

* Le risposte sono state unite in un testo unico per agevolare la lettura.

** Valter Roša e Aleksandar Bančić sono traduttori e autori di Mistero Buffo in grammelot istroveneto, spetta-colo andato in scena 14 giugno del 2012 al Teatro popolare istriano di Pola.

Jerković (la persona che più si è spesa per la messa in scena di Fo sui palcoscenici jugoslavi) firma la regia di La colpa è sempre del Diavolo per la compagnia del Dramma italiano del teatro “Ivan pl. Zajc” di Fiume. Successivamente, dopo il nostro Mistero Buffo, soltanto Ivica Kunčević ha curato la regia di Non si paga! Non si paga! per il gruppo teatrale „Histrioni“.

Le reazioni del pubblico a Mistero Buffo sono state più che positive. Ne ha riconosciuto il valore del testo e apprezzato l’esecuzione. Benché inizialmente non pochi siano rimasti perplessi per il fatto che sul palcoscenico appaia un solo attore, il quale non ha né attrezzeria, né scenografia, alla fine dello spettacolo il pubblico era entusiasta. Lo spettacolo Mistero Buffo è andato in scena su numero-si palcoscenici e davanti a un pubblico davvero variegato. Dagli allievi delle medie inferiori fino a persone di età matura, stranieri, addetti ai lavori teatrali i quali capiscono bene questo tipo di teatro, fino a persone che si avvicinano per la prima volta a uno spettacolo di così elevato valore culturale.

L’approccio alla traduzione è basato sul testo originale e sull’imperativo che esso impone. Mistero Buffo è concepito come una successione di scene precedute da un prologo di carattere didattico. Nei prologhi, Dario Fo narra momenti della storia del teatro e della storia italiana, mentre l’incipit del testo anticipa in modo razionale quello che il pubblico vedrà. In questa parte Dario Fo usa la lingua letteraria italiana, mentre la rappresentazione stessa viene naturalmente eseguita nel grammelot, ovvero un amalgama di dialetti dell’Italia settentrionale. La nostra traduzione è stata concepita allo stesso modo, i prologhi li abbiamo tradotti nello standard della lingua letteraria croata, mentre lo spettacolo stesso lo abbiamo tradotto nell’amalgama dei dialetti istriani. Qui bisogna sottolineare quello che anche Dario Fo evidenziava, vale a dire che non comprendere la lingua parlata è un fatto positivo, perché soltanto allora la fantasia e la ragione incominciano a funzionare bene, cosa molto importante per la comprensione e per l’analisi del testo. A noi piace dire che il dialetto ciacavo che noi abbiamo usato è, in effetti, imbastardito, “zbaštardan”, perché non volevamo usare il dialetto di un villaggio concreto. In Istria si dice spesso che ogni villaggio parla con il proprio dialetto. Dunque, noi volevamo mescolare il tutto affinché fosse, nello stesso tempo, noto e strano al fruitore. Abbiamo inventato il grammelot istriano, ovvero una lingua che nell’esecuzione dello spettacolo è secondaria, mentre primaria è la fisicità e l’essenza dell’essere dell’attore così come l’arte della narrazione sulla scena. L’at-tore, con l’intero corpo, con la mimica, con la pantomima, fa quindi intuire la narrazione e la trama. In alcuni momenti abbiamo usato il dialetto istroveneto, in particolare quando l’originale presenta la contraddizione tra la lingua “signorile” e quella contadina. Nel nostro contesto storico esisteva sempre la contraddizio-ne tra la lingua istrovecontraddizio-neta, parlata contraddizio-nelle città istriacontraddizio-ne, e il ciacavo, presente contraddizio-nel contado.

Poiché avevamo intenzione di usare il dialetto istriano ma allo stesso tempo anche di “allontanarlo”, di “alienarlo” (affinché fosse strano per tutti), abbiamo usato molti italianismi ma abbiamo cercato pure le parole più strane, le varianti arcaiche di alcune parole e sintesi verbali.

Vorremmo sottolineare che all’inizio avevamo cominciato a studiare la storia del teatro in Istria con l’intenzione di integrare gli esempi di Fo nel Mistero Buffo con esempi locali. Purtroppo, a causa della mancanza di tempo, non siamo riu-sciti a farlo anche perché la storia teatrale dell’Istria rimane un campo ancora da esplorare e documentare. Non abbiamo trovato notizie su possibili saltimbanchi e giullari nell’Istria medievale, ma siamo convinti che ce ne siano stati. A soste-gno di questa nostra convinzione, sarebbe necessario realizzare un’approfondita ricerca presso gli archivi nazionali e internazionali.

Per quanto riguarda, invece, le difficoltà di comprensione del testo di Dario Fo, possiamo dichiararci buoni conoscitori della lingua e cultura italiane, come pure dell’opera di questo esimio autore, la cui opera permea tutti i tempi ed è ancora attuale. Osiamo addirittura affermare che, proprio quello che accadeva in Italia sulla scena sociale degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso ora, dopo quasi cinquant’anni, si ripropone nella società croata, la quale vive le stesse contingenze politiche, sociali ed economiche di quei tempi, forse addirittura più accentuate.

Entrambi proveniamo da quella cerchia culturale istriana che attinge ispira-zione dalla cultura italiana che si rifà in particolar modo alla tradiispira-zione dei comici e dei cantautori. Fo, Jannacci, De Andrè, Gaber, sono solo alcuni degli artisti con la cui opera siamo cresciuti e che hanno avuto una grande influenza sul nostro sviluppo artistico. Mistero Buffo, invece, ci è sempre parso un testo che poteva nascere senza problemi anche sul suolo istriano.

Prologo*

La seguente farsa è drammatica, cru-dele, grottesca … Rappresenta il mo-mento in cui la madre di Gesù compa-re sotto la croce. Tuttavia, non si tratta di una madre di Gesù convenzionale, quella con le stelline, il velo azzurro, la collanina. No! È una donna del popo-lo, che arriva senza fiato. Poco prima, le donne che già si trovavano sotto la croce, avevano provato ad impedirle di avvicinarsi. Una di loro addirittu-ra aveva preso una pietaddirittu-ra per colpirla pur di evitare che vedesse suo figlio crocifisso. Quando lo vede sulla cro-ce, Maria offende coloro che l’hanno inchiodato.

E non si ferma: è insistente, chiede del-le scadel-le e sadel-le verso il figlio perché vuodel-le toglierlo dalla croce. Arriva un soldato e le dice di scendere, ma lei lo suppli-ca di lasciarla su, per morire insieme a lui. Prega il soldato di mettere a Gesù lo scialle sotto le ascelle perché possa respirare meglio e per questo favore gli regala un anello d’oro e gli orecchini.