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Tecnologie e Industry 4.0

Nel documento Rapporto, (pagine 50-64)

Il 46% delle aziende rientranti nelle aree S3 ha implementato soprattutto soluzioni innovative per la gestione della sicurezza informatica ma si sono anche intensificati gli scambi e la condivisione di dati tra le diverse fasi dei processi aziendali (44%) e tra gli attori della filiera (43%) (che insieme danno una misura di “interoperabilità” interna ed esterna all’azienda e di preparazione a Industry 4.0); molto utilizzati anche i sistemi di cloud computing (34%)

Presenza di tecnologie nei prodotti delle aziende. % di imprese che dichiarano elementi 

Industry 4.0 è il nome associato al processo di crescente digitalizzazione, automazione, integrazione e interoperabilità delle tecnologie in grado di raccogliere informazioni da prodotti/processi e restituire “intelligenza” utile a ottimizzarli e svilupparli. Include l’Internet of Things, la cyber security, il cloud computing, sistemi avanzati di simulazione di processo/prodotto, l’intelligenza artificiale e la robotica collaborativa.

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  Presenza di tecnologie nei prodotti delle aziende. % di imprese che dichiarano elementi tecnologici 

“chiave” 

La presenza di altri elementi tecnologici più avanzati è ridotta: gli strumenti di realtà aumentata riguardano il 5% delle aziende – le industrie creative e i servizi avanzati superano la media con rispettivamente l’8 e il 7% - l’intelligenza artificiale tocca il 6%

- in questo caso la meccatronica (8%) precede di poco le industrie creative (7%) – i robot collaborativi l’8% - con un utilizzo superiore da parte di meccatronica (13%) e agroalimentare (8%) - mentre sembrano un po’ più diffusi la gestione dei big data (17%), la simulazione avanzata del prodotto e/o del processo produttivo (14%) e l’utilizzo di sistemi Internet of Things o Cyber physical (12%). Per le industrie di maggiori dimensioni le quote su queste tecnologie sono ampiamente superiori alla media. Il collegamento tra adozione reale delle tecnologie (tecnologie presenti e tecnologie considerate “chiave”) ed area S3 permette anche di evidenziare la previsione di adozione tecnologica dichiarata dalle imprese. E’ possibile rappresentare il collegamento tra portafoglio reale e previsto in un diagramma di flusso (valori assoluti delle risposte). I due ambiti tecnologici prevalenti, come ricordato, sono la cybersicurezza e l’interoperabilità (che nel diagramma a flusso assume importanza superiore perché sono state sommate le due voci di relazione digitale all’interno dell’azienda e tra fasi della filiera). Si tratta anche dei due ambiti tecnologici su cui vengono prospettati i maggiori investimenti nei prossimi anni.

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Valori assoluti dei flussi di collegamento tra tecnologie e area S3 Tecnologie adottate (tecnologie presenti e tecnologie “chiave”) dalle imprese per S3

Tecnologie previste (tecnologie di cui si prevede l’adozione)

S3

AI=artificial intelligence AR= augmented reality SIM= tecnologie di simulazione

Interoperabilità:

Interoperabilità

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  Politiche regionali e propensione all’utilizzo di incentivi per l’innovazione

Le politiche regionali per l’innovazione possono essere attuate sotto forma di diversi canali (sussidi, esenzioni, incentivi per collaborazione di R&D, rete di organizzazioni pubbliche di R&D, incubatori, ecc.).

La Politica regionale dell’Emilia-Romagna, da alcuni decenni e in particolare dal periodo di Programmazione Europea 2014-2020 - che prevede la Strategia per la Specializzazione Intelligente - attua un articolato portafoglio di interventi, sia in termini di incentivi alla collaborazione tra imprese e organizzazioni di R&D, che di consolidamento della Rete Alta Tecnologia, ovvero l’articolazione dell’offerta di R&D in tutto il territorio regionale sotto forma di ricerca universitaria e non universitaria che è coordinata al fine di facilitare la nascita di progetti collaborativi e nuove applicazioni tecnologiche. Fanno parte della Rete Alta Tecnologia anche i punti di offerta e accesso alle infrastrutture di ricerca e innovazione (Tecnopoli) e la recente rete dei cluster tematici regionali che assumono il ruolo di associazioni di scopo tra privato e pubblico, per la valorizzazione di specializzazioni e value chains regionali. Completa il quadro regionale la rete degli incubatori e la politica di supporto per startups.

Alla luce di questo articolato impianto di policy, pur non disponendo di dati che permettano una valutazione dell’impatto delle attuali politiche regionali dell’innovazione in Emilia-Romagna, è tuttavia possibile utilizzare il campione di indagine per comprendere il comportamento delle imprese rispetto alla propensione ad utilizzare incentivi regionali per l’innovazione (finanziamenti POR-FESR ricevuti nel periodo 2015-2017).

In generale 56% delle aziende che ha utilizzato i finanziamenti appartiene al profilo tecnologico delle leader e il 42% alle proattive mentre il 2% alle tardive. Guardando alle Aree S3, i finanziamenti hanno toccato il 4% delle industrie della salute, della meccatronica e dei servizi ad alta intensità di conoscenza; il 3% dell’agroalimentare e delle industrie culturali e l'1,3% del sistema edilizia.

continua

Sulla base di dati regionali sulle imprese che hanno beneficiato di un intervento del POR-FESR negli ultimi anni, è stato creato un sottocampione di imprese (N=92) che si dividono tra quelle presenti nel campione di indagine e che hanno beneficiato del POR-FESR (N=46) e quelle che non ne hanno beneficiato, estratte casualmente dal campione (N=46).

La propensione all’utilizzo di incentivi viene stimata con un modello di regressione logistica in cui la variabile dipendente è la presenza di un finanziamento POR-FESR (variabile binaria 0-1) e le due variabili indipendenti individuate sono la presenza di un’alta percentuale di servizi (superiore al 30% del fatturato e proxy del posizionamento sul mercato) e l’indicatore di innovation climate (proxy dell’apertura aziendale all’innovazione).

Il modello stima la probabilità per un’impresa di aderire al POR-FESR sulla base della propria cultura interna e del posizionamento rispetto al mercato. La variabile dei servizi è significativa ad una soglia dello 0,05; quella dell’innovation climate ad una soglia dello 0,1.

La probabilità prevista ottenuta dal modello per ciascuna delle 92 imprese è confrontata con i 4 profili dell’innovazione.

La propensione ad aderire al programma POR-FESR, controllando per la quota di servizi sul fatturato e per la cultura organizzativa dell’azienda, è superiore per le imprese proattive e leader (probabilità prevista rispettivamente del 52% e del 58%).

Il profilo delle tardive presenta un coefficiente di variazione (indicatore da 0 a 1) superiore, evidenziando la presenza di casi non omogenei all’interno del profilo stesso.

I settori con maggior probabilità di aderire al POR-FESR (sempre sulla base della probabilità prevista dal modello logit) sono la manifattura e, in chiave di S3, l’agroalimentare

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  Super ed iper ammortamenti “Industria 4.0”

Mediamente il 42% delle aziende intervistate ha beneficiato o prevede di beneficiare degli ammortamenti di Industria 4.0. Tra queste, le quote maggiori sono della specializzazione meccatronica (52%), mentre le industrie culturali e creative hanno il minore coinvolgimento (33%).

Utilizzo pacchetti “Industria 4.0”. Valori percentuali su aree S3

   Non li

Servizi ad alta intensità di

conoscenza 27 13 37 23 100

Industria della salute e del benessere

36 11 26 26 100

Totale complessivo 26 15 32 27 100

 

Le aziende di medie dimensioni utilizzano di più i pacchetti di ammortamento (66%): il 26%

li ha già utilizzati e il 39% prevede di farlo, mente solo 1/3 delle micro imprese li ha utilizzati o lo farà.

Imprese che hanno beneficiato, o prevedono di farlo, dei pacchetti “Industria 4.0”. Valori percentuali delle S3 per dimensione d’impresa

Anche le imprese leader fanno un maggior utilizzo degli ammortamenti, si tratta del 55%

contro una media del 41%.

33

Innovazione e Circular

Economy

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  In un'economia circolare, l'obiettivo principale è di non produrre rifiuti o inquinamento.

Prodotti, parti e materiali sono usati, curati, riparati, riutilizzati e riciclati il più possibile.

Ciò richiede approcci nuovi e innovativi per le imprese e metodi di valutazione come il Life Cycle Assessment per misurare l'effetto della circolarità.

Per tenere conto della distinzione cruciale tra soluzioni che abbattono l’impatto delle produzioni, sempre in una logica tradizionale e “lineare” di produzione-smaltimento e soluzioni che “ripensano” al sistema produttivo del prodotto/servizio in modo da garantire che le parti e le componenti influiscano sul “tutto” del prodotto/servizio e ne garantiscono l’impatto minore sull’ambiente ed il consumo energetico, è stata introdotta la distinzione tra eco-efficienza che guarda a soluzioni per minimizzare il volume, la velocità e l’impatto ambientale dello smaltimento “lineare” dei rifiuti e sottoprodotti ed eco-efficacia che propone la trasformazione radicale del prodotto in una logica di circolarità in cui il materiale e la materia prima non “finiscono” ma rientrano “matabolicamente” nel sistema di produzione15.

E’ una distinzione importante per comprendere il livello di “adattamento” regionale al paradigma della circular economy, dove, in base alle risultanze dell’analisi, le soluzioni di eco-efficienza sono le più applicate.

      

15 Si veda E. McArthur Foundation, Towards the circular economy, 1, 2013 

Che cosa è l’economia circolare?

Economia circolare è un termine per definire un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo. In un'economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera. L'espressione fa riferimento ad una concezione della produzione e del consumo di beni e servizi alternativa rispetto al modello lineare (ad esempio attraverso l'impiego di energie rinnovabili in luogo dei combustibili fossili).

In Emilia-Romagna la riduzione dei consumi, dei rifiuti e degli imballaggi sono gli elementi riconducibili all’economia circolare - in cui i benefici in termini di minori costi si percepiscono nell’immediato - più presenti nei processi e prodotti realizzati dalle imprese del campione (tra il 50% ed il 36%); riciclabilità, riutilizzabilità, certificazioni ambientali e utilizzo di materie secondarie, sono strategie adottate da circa un quinto delle imprese, mentre sharing economy e analisi del ciclo di vita del prodotto sono gli elementi meno considerati, ma più presenti nell’agroalimentare e meccatronica (8%).

 

 

Strategie di economia circolare. Valori percentuali su risposte complessive   

50

43

36

26 26

24 24

21

6 6

0 10 20 30 40 50 60

60

  La meccatronica motoristica è quella che dà maggiore attenzione, nei suoi prodotti e processi produttivi, a quasi tutti gli elementi dell'economia circolare mentre c'è un maggior allineamento con le altre specializzazioni S3 per etichettatura, certificazioni ambientali, rispetto dei criteri ambientali minimi negli appalti pubblici, analisi del Ciclo di Vita ed ecodesign.

Dopo la meccatronica è l'agroalimentare quella più attenta all’economia circolare su praticamente tutte le dimensioni e in modo particolare si distingue per etichettatura, certificazioni ambientali, rispetto dei criteri ambientali minimi negli appalti pubblici, riduzione dei rifiuti, degli imballaggi, riciclabilità dei materiali, utilizzo di materie prime sostenibili. In terza posizione, come attenzione agli elementi della circular economy, troviamo il sistema dell’edilizia e costruzioni che si focalizza principalmente su riciclabilità dei materiali, utilizzo di materie prime sostenibili, secondarie e sottoprodotti, riciclabilità dei materiali, durabilità e rigenerabillità del prodotto.

Strategie di circular economy. Somma tra elemento chiave e elemento presente. Quota sul totale 

  Indicatori di economia circolare

Per tenere conto delle diverse scelte strategiche è stato introdotto un indicatore desunto dalle risposte delle imprese alla domanda sulle scelte di economia circolare. Un peso maggiore nella ponderazione delle risposte è stato attribuito alle soluzioni di “efficacia”.

Il risultante indicatore di circular economy è una variabile continua, espressa in

percentuale, come peso delle risposte di efficacia sul totale delle soluzioni di economia circolare adottate dalla singola azienda.

Nel modello di analisi sull’attitudine dell’innovazione (pag. 80 e appendice) tale indicatore è stato suddiviso tra valori sopra e sotto la media (variabile dicotomica) per consegnare un ulteriore indicatore sintetico.

Nella pagina successiva è riportato un terzo esercizio condotto sulle scelte di circular economy per offrire una rappresentazione complessiva delle strategie adottate dal campione: si tratta di un indice costruito attribuendo valori decrescenti (da 3 a 1) a partire dalle soluzioni di efficacia a quelle di efficienza. Questo esercizio permette la

rappresentazione sintetica di come le soluzioni adottate dalle imprese si distribuiscono tra i due poli di strategia dell’economia circolare. In particolare, nel grafico a bolle la

dimensione è data dal valore attribuito alla scelta adottata (se di efficacia, maggiore dimensione).

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    Indice di complessità delle soluzioni di economia circolare ottenuto pesando su una scala da 1 a 3 le soluzioni circolari proposte   

Impatto positivo atteso dalla circolarità

Soluzioni prevalenti in Emilia-Romagna

Impatti attesi dell’economia circolare e strategie dichiarate dalle imprese del campione. Sull’asse orizzontale le soluzioni prevalentemente adottate in ordine crescente da sinistra a destra; sull’asse verticale gli impatti attesi su ambiente e modelli sociali, sulla base di modelli esistenti di economia circolare. L’ampiezza delle bolle è data dal valore presunto dell’impatto di alcune strategie. Il maggior peso di alcune soluzioni in alto a sinistra è dato da considerazioni sulla progettazione complessa del

tipo di prodotto/servizio, che, qualora presenti, indicano una sostanziale riconsiderazione del processo produttivo.

Eco-efficacia

Eco-efficienza Riduzione dei consumi Riduzione dei rifiuti

Etichette, certificazioni  ambientali

Riduzione degli imballaggi Riciclabilità dei materiali, 

utilizzo di materie prime  sostenibili

Riutilizzabilità e  rigenerabillità  del prodotto 

finale

Durabilità e riparabilità del  prodotto finale Utilizzo di materie prime 

secondarie e sottoprodotti Analisi del Ciclo di Vita, 

ecodesign

Sharing Economy

Economia circolare e dimensione di azienda. Indicatore di complessità. Colore delle icone per Area S3. La dimensione delle icone corrisponde alla specializzazione su prodotti finiti.

Limite addetti a 250 (98% delle imprese del campione) per ragioni di visualizzazione 

  Le soluzioni più complesse di economia circolare sono adottate dalla meccanica e meccatronica in una misura superiore alla media delle altre aree S3 L’alta complessità

ha una correlazione seppur debole con i prodotti finiti e con i produttori di

componenti

mediana 

Bassa complessità (eco-efficienza) Alta complessità (eco-efficacia)

Nel documento Rapporto, (pagine 50-64)

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