Società
VITTORIO LANTERNARI, D e i , P r o f e t i ,
Contadini. Incontri nel Ghana,
Li-guori, Napoli 1988, pp. 263, Lit 26.000.
Frutto dell'incontro sul terreno con una cultura nativa, l'intero sag-gio, attraversato da una forte tensio-ne anti-etnocentrica, analizza in una prospettiva storica e dinamica le per-sistenti forme tradizionali e gli ele-menti di innovazione, conflittualità e creatività culturale prodotti dallo scontro con la civiltà occidentale e con i Suoi portati ideologici e mate-riali. I poli di interesse su cui ruota il libro sono da una parte la coltivazio-ne, l'ideologia che accompagna la sua pratica, la proprietà della terra e le forme della sua trasmissione, dall'al-tra le credenze e le pratiche religiose. Inquadrati in una cornice storica, tutti questi elementi sono analizzati, sullo sfondo di un contesto più gene-rale, nello svolgersi dinamico delle loro trasformazioni. Particolarmente interessanti appaiono l'analisi dei mutamenti della struttura sociale in-dotti dall'affermarsi di un'economia monetaria e di mercato, e quella sulla diffusione, soprattutto in area ur-bana, delle chiese spirituali e nativi-ste, viste come risposta alle esigenze
di socializzazione ed identità che la crisi della società tradizionale ha reso pressanti. Nato da un lavoro sul cam-po, il testo descrive l'incontro ed il confronto dello studioso con una realtà in rapida trasformazione. L'at-tenzione alla dinamica di queste tra-sformazioni e all'individuazione de-gli elementi di conflittualità vode-gliono rendere conto di quale sia l'orizzonte attuale di questa società e quali svi-luppi esso lasci presagire.
Pino Schimpa
JOHN M . HOBERMAN, " P o l i t i c a e
sport". Il corpo nelle ideologie poli-tiche dell'800 e del 900, Il Mulino,
Bologna 1988, ed. orig. 1984, trad. dall'inglese di Maria Felice, pp. 349, Lit 35.000.
Esiste oggi un'elaborazione teori-ca del fenomeno sportivo, o non scontiamo piuttosto una crescente "difficoltà culturale" che coglie di-sattenti ed impreparati gli intellet-tuali nei confronti di questa voce del vivere comune? L'opera di Hober-man presenta un profilo storico delle interpretazioni dello sport e del cor-po atletico in rapcor-porto alle cor-posizioni ideologiche che hanno
accompagna-to lo sviluppo del fenomeno sportivo di massa dalla seconda metà del seco-lo X I X ad oggi. L'autore, studioso americano di cultura e letteratura eu-ropea, affronta il tema delle ideolo-gie tradizionali dello sport, con parti-colare riferimento alle grandi costru-zioni ideologiche totalizzanti di tra-dizione marxista, da un lato, e nazionalista e fascista, dall'altro. Non manca, in questo viaggio fra po-litica e sport, un riferimento alle teo-rie critiche della scuola di Francofor-te, utili a comprendere i perché dei ritardi storici accumulati dalla sini-stra neo-marxista sull'argomento, ed
il contributo di alcuni grandi del pen-siero sociologico e filosofico moder-no quali Mannheim, Jaspers, Scheler ed altri.
Peter Freeman
ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA — ASSOCIAZIONE ITALIANA DI SOCIOLO-GIA, Immagini della società italiana, ISTAT, Roma 1988, pp. 552, s.i.p.
Forse non tutti sanno che l'Italia è tra i paesi col più basso indice di na-talità: 10 nati per 1000 abitanti, con-tro i 13 della Gran Bretagna, i 14 del-la Francia, i 16 degli Stati Uniti, i 1S dell'Urss, i 40 dell'Egitto, i 52 del Kenya. E che il numero medio di fi-gli per donna è precipitato, tra il 1961 e il 1986, da 2,41 a 1,32. E che tra le cause di morte, tumori e infarti sono più che raddoppiati tra il 1951 e il 1984 (da 122 a 246 per 100.000 abitanti i primi, da 244 a 430 i secon-di). Così come è in qualche modo stu-pefacente la constatazione che negli anni '80 più del 5 4 % della popola-zione italiana risiede in aree metro-politane, contro il 3 1 % degli anni '50. O che tra coloro che vivono soli, il 7 0 , 6 % è costituito da donne (il 4 7 , 5 % vedove). Può poi essere
inte-ressante sapere che tra gli studenti universitari in assoluto i più studiosi sono quelli d'Ingegneria con 29,2 ore settimanali di frequenza e di studio (in realtà i Bocconiani ne fanno regi-strare 33,1, ma sarà poi vero?) ed i meno studiosi sono quelli di Scienze politiche con 13,4 ore. E che nel campo dei consumi culturali nell'ul-timo ventennio il cinema è crollato: fatto uguale a 100 il 1970, l'indice medio dei biglietti venduti è precipi-tato a 25 nel 1984, mentre il numero di sale cinematografiche si è dimez-zato. Sono cresciuti invece i lettori di libri (da 7.450.000 nel '65 a 24.288.000 nell'84) e di quotidiani (da 13 a 28 milioni), così come è au-mentato il numero di famiglie in cui almeno un membro legge (dal 59,2% del '57 all'87,7% dell'84). Sono solo alcuni dei dati offerti da questo volu-me, frutto di una felice collaborazio-ne tra sociologi e statistici, e diretto a un pubblico di studiosi e di operatori dell'informazione. Diviso in nove se-zioni tematiche (popolazione, terri-torio, famiglie, istruzione, lavoro, salute, cultura, giustizia, redditi e consumi), esso organizza le informa-zioni in una serie di saggi, redatti da specialisti nelle singole materie e di-retti a guidare analiticamente la let-tura.
Marco Revelli
C H I A R A SASSO, Diecimila lenzuola dopo, Casap,
Tori-no 1988, pp. 253, Lit 15.000.
Il libro di Chiara Sasso ci appare come una sorta di
gui-da tra i viali di un mondo separato, raccontato con gli
oc-chi del visitatore. Oltre il muro del "fu" manicomio di
Grugliasco c'è una realtà umana che, varcata la soglia
al-fine del cancello, sta muovendo i primi passi di una vita
tutta da ricostruire.
E passato del tempo da quando i cameroni sì
rincorre-vano uguali, zeppi dei loro bianchi letti, maleodoranti di
rassegnazione e di oblio. Abbiamo attraversato il parco.
Siamo ormai "diecimila lenzuola dopo", oggi, che
pos-siamo chiamarle "bavaglio, traversa, contenzione,
suda-rio, corredo nuziale, intimità, calore, storie..." — come
evoca il sottotitolo — e sentircene liberati per i pensieri
cattivi o invece attratti da quelli rimasti inesplorati.
L'autrice, scopriamo, ha compiuto essa stessa un
viag-gio nuovo, digiuna di follia e di tentativi di liberazione,
intimorita — piuttosto — dal seme che, vero o falso,
avrebbe potuto celarsi dietro i volti dei futuri personaggi.
E allora, quasi a prendere per mano se stessa, conduce
piano il lettore a veder schiudere dinanzi a sé una
prospet-tiva nuova, che ad ogni passaggio si arricchisce di
ulterio-ri sfumature, in cui i protagonisti si aprono gradualmente
alla narrazione così come si aprono — talora per la prima
volta — alla vita.
Non esistono veri "capitoli", ma momenti, spazi. E il
ritmo narrativo, la vivacità di descrizione, gli eventi, i
pensieri, i dubbi, persino la sfocatura dei protagonisti,
tutto contribuisce a dare al libro un tono alto, deciso, in
cui si parla di gioia e di dolore, perché di entrambi si fa
esperienza, ma che non ne approfitta enfatizzando l'uno
o l'altro. Un racconto, dunque, non un saggio. Pagine da
cui si stagliano nitide le vicende di un gruppo il cui scopo
è la liberazione da quel carcere esistenziale che è il
mani-comio con la sua malattia; ma qui è il racconto stesso a
farsi tassello del medesimo lavoro di riappropriazione di
sé, di rinascita e di riscatto.
Il responsabile del progetto di superamento dell'ex
ospedale psichiatrico di Grugliasco afferma
nell'introdu-zione che "questa ultima fatica di Chiara Sasso è già stata
utilizzata fra noi operatori e con un gruppo di pazienti:
ne è risultato un utile strumento di lavoro ' '. Tutto questo
anche perché, come dice Aldo Consorte, uno dei
protago-nisti, "risolti subito e per il meglio tutti i problemi
psi-chiatrici, il manicomio non resti altro che un museo
vuo-Linda Cottino
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