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Bernard Mandeville, RICERCA SULLE CAUSE DELLE FREQUENTI ESECUZIONI A TYBURN, ed. orig. 1725, a cura di Mauro Simonazzi, pp.102, €16, il melan-golo, Genova 2006

Nei primi decenni del XVIII secolo il crimine sembra vivere in Inghilterra una sua fosca età dell'oro e attirare irresistibilmente l'attenzione degli scrittori. Defoe racconta le gesta del la-dro Jack Sheppard, eroe di clamorose eva-sioni dal carcere, e di "Jonathan Wild il gran-de", geniale organizzatore di una sorta di estesissimo racket ante litteram della ricetta-zione e del ricatto; delinquenti meno illustri raggiungono la celebrità attraverso opuscoli anonimi che il pubblico divora con inesauribi-le avidità. Le esecuzioni capitali a Tyburn (l'at-tuale Hyde Park Corner) sono uno spettacolo frequentatissimo: la folla, tra cui si aggirano in gran numero prostitute e tagliaborse, insulta o applaude i delinquenti ubriachi, che salgono al patibolo bestemmiando, mentre i chirurghi, desiderosi di accaparrarsi le loro spoglie da sezionare, si azzuffano ai piedi della forca. È questo quadro sinistro, immortalato da Hogarth, a fornire lo spunto alle otto let-tere che il medico olandese Mandeville pubblica nel 1725 sul "British Journal" e di cui questo volumetto costituisce la prima traduzione italiana. Proprio da medico, e da medico che aveva messo a punto una cura della melanconia fon-data unicamente sulla parola, Mande-ville affronta il problema della crimina-lità, giungendo alla conclusione che è necessario associare nell'immaginario collettivo i. reati a un'immancabile e se-verissima punizione, che deve presen-tarsi come il loro esito fatale. L'introdu-zione del curatore, oltre a contestualizzare storicamente il testo, ne sottolinea l'importan-za teorica. Benché Mandeville, fautore della pena di morte e di un inasprimento delle con-dizioni dei detenuti, sembri collocarsi su posi-zioni opposte a quelle che adotterà, qualche decennio più tardi, Beccaria, in realtà le ana-lisi dei due filosofi si collocano in un orizzonte comune: l'orizzonte laico dell'utilità sociale e della prevenzione, che svincola la punizione del crimine da ogni metafisica dell'espiazione.

MARIOLINA BERLINI

vuote convenzioni sociali e quello vero, ispirato invece ai valori cristiani, nel secondo un artista rinnega il principio dell'individualità dell'arte fa-cendone una produzione di massa per amore di denaro. E in tutti i racconti spira la religiosità dell'autore, che presto abbandonerà la veste di poeta profano per assumere quella di scrittore religioso. Nella sua diffusa e preziosa postfa-zione, il curatore rintraccia in questi racconti "la svolta (...) decisa in direzione di una dimensio-ne metastorica, mistica e spirituale, con l'ab-bandono pressoché completo di ogni interesse politico o anche semplicemente sociale".

CONSOL1NA VLGLIERO

Jack London, L A LOTTA PER LA VITA. I PIÙ BEI RACCONTI, a cura di Nicola Lagioia, trad. dall'in-glese di Elena Marsi, pp. 275, € 12,50, Cargo, Na-poli-Roma 2006

Perché leggere Jack London, si chiede il cu-ratore di questa raccolta, sottolineando la di-stanza che separa il lettore di oggi da questo "irregolare" della letteratura americana, bistrat-tato dalla critica accademica o osannato come

Clemens Brentano, I RACCONTI CON TRE FRAM-MENTI DI ACHIM VON ARNIM, a cura di Gianni Ber-tocchini, pp. 357, € 20, il melangolo, Genova 2006

Si tratta della prima traduzione italiana di una scelta dei racconti di Brentano e di tre fram-menti di Achim von Arnim, framfram-menti che rap-presenterebbero il tentativo di continuare nar-razioni interrotte dell'amico Clemens. I racconti vedono la luce tra il 1814 e il 1817, in un arco di tempo breve e tuttavia particolarmente signi-ficativo non solo dal punto di vista storico (Con-gresso di Vienna e successiva Restaurazione), ma anche da quello strettamente biografico dell'autore, che proprio nel 1817 si converte al cattolicesimo. Cinque racconti pubblicati dallo stesso Brentano e tre rimasti incompiuti, tutti però affini per temi e struttura, con i diversi - e a volte molteplici - livelli di narrazione tipici dei racconti-cornice. I fitti misteri che rendono in-comprensibile e apparentemente inspiegabile la realtà presentata nella "cornice" vengono di-svelati nella "narrazione interna, dove il disordi-ne si ricompodisordi-ne e la "normalità" si riafferma. Coerentemente con il modo di sentire del tardo Romanticismo tedesco, viene qui messo sotto accusa, in trame dense di agnizioni, confessio-ni e colpi di scena, il sovvertimento politico e sociale conseguente alla Rivoluzione francese, come ad esempio nel primo racconto del 1814, La scatola con la bambola della pace. Ma non solo: Brentano sembra rinnegare - quanto me-no nella sua forma deteriore - un'altra rivoluzio-ne, quella avviata dal primo Romanticismo con l'esaltazione di nuovi valori etici (Storia del pro-de Kasperl e pro-della bella Anneri) o estetici (/ di-versi Wehmulller). Se nel primo si contrappon-gono il falso onore come mora obbedienza alle

portavoce degli oppressi e degli emarginati, sull'onda delle mode culturali. Indubbiamente il tema conduttore di tutta la sua opera è la lotta dell'individuo contro l'esterno, sia esso il gelo sconfinato dell'Alaska o la prigione della strut-tura sociale, ma anche questa chiave di letstrut-tura rischia di ingabbiare lo scrittore in una formula. Non è immediatamente facile individuare ciò che anche oggi può catturare il lettore giovane, quello per cui Zanna Bianca è, nella migliore delle ipotesi, riproposto nella figura del giovane insegnante di sociologia che per fare ricerca sul campo si trasforma gradualmente in ag-guerrito sindacalista. Per l'occasione London mostra una scontrosa vena umoristica a bene-ficio del mondo accademico. A costo di tra-scurare una delle più intense creazioni, L'apo-stata, giustamente nota, vanno ricordati Nel re-parto idioti e le storie sul pugilato, Il messicano

e Una bella bistecca: sono rappresentazioni di diverse emarginazioni, raccontate senza pieti-smo, con uno stile asciutto che riesce quasi sempre a evitare la retorica dei buoni senti-menti. E invece con le due storie ambientate nei Mari del Sud cambia tutto, ci sembra di es-sere di fronte a un altro scrittore: sullo sfondo di una natura che evoca un technicolor degli anni cinquanta, viene rappresentato il dualismo in-nocenza nativa - violenza colonizzatrice con tutti i cliché del caso: il generoso protagonista di II pagano è un improbabile santino che do-na la vita per l'amico bianco. In Addio Jack, a proposito dell'intervento dei bianchi nelle Hawaii, si legge: "Il missionario, che era venu-to per donare il pane della vita, finì con lo spaz-zar via l'intero banchetto pagano". È ben vero che in letteratura come nella realtà l'ideologia è molto pericolosa.

F R A N C A CAVALLARIN

delle sensazioni e costruzione dell'io, Cambi richiama il contesto culturale all'interno del quale si muove il giovane Musil: il pensiero di Nietzsche e di Maeterlinck, il sensismo e l'empiriocriticismo di Mach, il nascente indi-rizzo della psicologia della Gestalt. Come Cambi mette in evidenza attraverso una let-tura incrociata dei testi musiliani, narrativi e saggistici, si tratta di fonti che determinano, pur in un'ottica tutta personale, la complessi-va produzione dell'autore e che permettono di individuare nel Tòrleh la fucina di "motivi e prospettive" che saranno successivamente sviluppati nell'Homo senza qualità. La tema-tica adolescenziale del Tórle6, costruita su un "soggetto psicologico" "nella fase mag-matica dell'irruzione della pubertà", è funzio-nale per Musil alla rappresentazione di quel-le dinamiche del pensiero e della percezione che rispondono a una "vitalità emotiva sgu-s c i a l e e non governabile dal linguaggio". È questo il senso della "seconda vista" di Tòr-leB, del tentativo di travalicare il procedere logico e razionale dell'intelletto per scoper-chiare la regione del sentimento e dell'irra-zionale, di cui la matematica, disciplina al contempo rigorosa e audace, può fornire una chiave di lettura. Dare spazio al-la gamma delle possibilità interiori si-gnifica per Musil anche confrontarsi, sulla scorta di Nietzsche, con il lato = oscuro dell'esistenza: è questo il

si-gnificato della vicenda che ruota in-torno alla sottomissione fisica e mo-rale di un allievo del collegio a opera di due compagni che lo hanno sor-preso a rubare e che, sotto la minac-cia di una denunminac-cia, lo costringono a masochistici rapporti omoerotici, nei quali finisce per essere coinvolto an-che il protagonista. Il senso dell'ope-ra è quello di un Bìldungsroman: ap-prendista "ricettivo e vibratile della vita", Tór-le(3 è un "allievo" dell'esistenza, come Cam-bi segnala fin dal titolo traducendo il termine

Zógling. Un allievo in cui si cela, non a caso, "un possibile futuro scrittore", secondo una concezione dell'arte come ricerca, indagine della realtà e dei suoi possibili scenari.

DANIELA N E L V A

Robert Musil, I TURBAMENTI DELL'ALLIEVO

TÒR-LEB, ed. orig. 1906, a cura di Fabrizio Cambi, pp.

397, testo tedesco a fronte, € 19, Marsilio, Venezia 2006

A testimoniare l'interesse che ancora oggi suscita il primo romanzo di Robert Musil, scritto tra ii 1902 e il 1905, apparso nel 1906, è questa nuova, bella traduzione con testo a fronte e note esplicative di Fabrizio Cambi. Nel titolo del suo saggio introduttivo, Sintassi

Simone de Beauvoir, LA LUNGA MARCIA, ed. orig. 1957, trad. dal francese di Laura Guarino, pp. 559, € 9,40, Mondadori, Milano 2006

Ciò che più spicca in questo mirabolante saggio di Simone de Beauvoir, vecchio ormai di mezzo secolo, è l'onestà di fondo: ancor-ché comunista, speranzosa di trovare in Cina quell'affermazione rivoluzionaria che in Euro-pa orientale non si era verificata con un va-sto e convinto sostegno delle masse, l'allora assai celebre scrittrice visitò in lungo e in lar-go il paese di Mao, al potere dal 1949. Sen-za farsi prendere dalla fretta di descrivere una realtà percepita come elettrizzante, scel-se un approccio di ampio respiro: ripercorscel-se così ogni singolo aspetto della cultura cine-se, dal "misticismo quietistico" taoista agli statici dettami morali del confucianesimo, con le loro implicazioni conservatrici, severa-mente criticate, dalla gastronomia al teatro. A questa corposa anamnesi ambientale af-fiancò spunti di pregnante valore documen-tario, come il resoconto di alcuni dibattiti fra semplici cittadini o un magistrale ritratto di Pechino, contenuto nelle prime pagine. Dei rivoluzionari, visti come impregnati di un vo-lontarismo prodigioso, ebbe a elogiare nu-merose innovazioni: la razionalizzazione del lavoro (sistema dei punti, cooperative, venta-glio dei salari), gli impetuosi progressi nel campo dell'alfabetizzazione e dei diritti fem-minili, la cura delle condizioni igieniche nelle citta cinesi. Peraltro, sebbene deplorasse in misura ancora maggiore io "pseudoliberali-smo" occidentale, dopo un'attenta ricogni-zione Beauvoir finì per sostenere che in Cina la letteratura era "al servizio del regime". Nel complesso, oggi le si può rimproverare di aver ecceduto in ottimismo, non certo di aver scritto un'opera di propaganda.

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S O E k

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GQ

Philip Larkin, SEMESTRE D'AUTUNNO, ed.

orig. 2002, trad. dall'inglese di Masolino D'A-mico, pp. 188, € 13,50, nottetempo, Roma 2005

Dei due romanzi di Philip Larkin che la collana "Narrativa" di nottetempo ospita questo è il secondo. Nel primo, Turba-menti a Willow Gables, pubblicato nel 2003, compaiono molti

degli stessi personaggi: Mary, Philippa, Marie, Hi-lary, Myfawnwy e Marga-ret, tutte fanciulle che fre-quentano il college di Willow Gables. In questo secondo volume, le stes-se ragazze si ritrovano a Oxford per frequentare l'università. La prima par-te vede come

protagoni-sta la matricola Mary, provinciale, diligen-te e sportiva, che nel suo primo semestre accademico cadrà vittima di qualche tiro mancino da parte della sfortuna, ma tro-verà conforto in amori non proprio con-venzionali. La seconda parte segue inve-ce le involontarie malefatte di Marie che, per aver preso troppo alla lettera i primi insegnamenti di psicoanalisi ricevuti, tor-menta la sorella maggiore Philippa. Nella terza parte, l'arrivo a Oxford della miste-riosa Diana e l'imminenza di una delle sue sontuose e promiscue feste lasciano pre-sagire il momento culminante del roman-zo. Ma purtroppo la narrazione s'interrom-pe bruscamente, e solo lo scarno schema allegato, che tratteggia a grandi linee la prosecuzione dell'opera, permette di sco-prire come andrà a finire. Non basta a pla-care la sete che ormai affligge il lettore: fi-nora il racconto ha suscitato talmente tan-te risa e ha reso i personaggi così familia-ri, che separarsene da un momento all'al-tro, senza aver assaporato la gustosa iro-nia che senz'altro avrebbe caratterizzato il finale, è un piccolo colpo al cuore. Si tratta però di una sofferenza molto mode-sta, compensata dal piacere di godersi questo spassoso romanzo.

ILARIA RIZZATO

Arno Schmidt, DALLA VITA DI UN FAUNO, ed. orig. 1953, trad. dal tedesco di Domenico Vin-to, pp. 144, € 15, Lavieri, Caserta 2006

A distanza di oltre cinquant'anni dall'e-dizione originale, Arno Schmidt (1914-1979) viene introdotto in Italia grazie a Do-menico Pinto, giovane studioso e tradutto-re, al Goethe Institut che sovvenziona da tempo la diffusione della cultura tedesca nel mondo, alla Arno Schmidt Stiftung e a Lavieri, neonato editore casertano che ha il merito di cimentarsi in apertura di cata-logo con un'opera così alta. Schmidt,

ere-de ere-dell'espressionismo e capostipite ere-dello sperimentalismo tedesco postbellico, saggista e traduttore dall'inglese, sfugge a ogni precisa classificazione in gruppi o correnti: trascorse, infatti, gli ultimi vent'anni della sua vita nell'isolamento anacoretico nella brughiera del Lunebur-go, dedicandosi totalmente alla scrittura. La sua cultura enciclopedica, l'amore per le scienze esatte e la filo-logia scaturiscono dall'in-treccio ammaliante di ci-tazioni che in questo te-sto spaziano dalla lettera-tura classica a quella in-glese e tedesca di ogni tempo. La vicenda si sno-da negli anni cruciali del-la seconda guerra mon-diale: During, impiegato negli uffici del circonda-rio di Fallingbostel, viene incaricato di al-lestire un archivio storico. Circondato da grassi superiori e da una famiglia che osanna il Fuhrer, l'uomo - in tacita rivolta contro l'assurda macchina oppressiva del potere - trova nella "lupa", la sua amante, un'evasione. Scovato il rifugio di un diser-tore francese del periodo dell'occupazio-ne napoleonica, dell'occupazio-ne fa capanna per gli in-contri con la sua Kàthe. During è contem-poraneamente uno scrupoloso impiegato e un fauno che sfugge la realtà della sto-ria nel turbine dei sensi, in una natura mi-rabilmente intessuta di ardite metafore e originali sinestesie. Il protagonista richia-ma il nichilismo dell'autore. Ma l'aspetto più interessante è quello stilistico: la vi-cenda è riportata in fotogrammi, brandelli mnemonici che vengono a costruire una tela puntinista, come giustamente nota Domenico Pinto nell'introduzione; la di-scontinuità della vita è sottolineata da Du-ring fin dalla prima pagina: "La mia vita?!:

nessun continuum! (...) Nessun conti-nuum, nessun continuum!: così scorre la mia vita, così i ricordi (...) io non riesco a sentire la mia vita come un nastro che scorra maestoso; non io!". Merita atten-zione anche la cifra tipografica e il siste-ma interpuntivo del volume, che svolgono la fondamentale funzione di stenografare il pensiero. L'edizione presenta un unico, piccolo neo: nelle note finali i rimandi alle pagine del volume sono errati, rendendo un poco faticosa la consultazione delle peraltro dettagliate spiegazioni.

GIOVANNA ZINI

Belfagor

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Vivacissimo, con Russo jr.

ANGELO D ' O R S I " L a S t a m p a " 1 8 - 0 3 - 2 0 0 6

Il cimitero dei generali prussiani e la Prussia latina di Mussolini

Osvaldo Bayer e Alessandra Riccio

Andrea Filippetti II linguaggio della peste, la centralità di Ovidio

Giuseppe e Mosè egizi, Mann e Freud Jacques Le Rider

Giorgio Melchiori II critico come Unperfect Actor secondo Agostino Lombardo

Agostino Lombardo in un ritratto di Vittorio Gabrieli

Il monaco e il guerriero: SEBASTIANO TIMPANARO inedito

Il coraggio di essere laicista Margherita Isnardi Parente

Fascicolo 363

Dissidente in feluca, l'accademico Lucio d'Ambra Enrico Tiozzo Come leggere Paul Celan con Gadamer e Bevilacqua

Alexandre Kojève Marco Filoni

B e l f a g o r

Fondato a Firenze da l.uigi Russo nel gennaio 1946 Rassegna di varia umanità diretta da Carlo Ferdinando Russo

Sei fascicoli di 772 pagine. Euro 45,00 Estero Euro 79,00

Casa editrice Leo S. Olschki

h t t p : / / h e l f a p o r . o l s c h l f i . i t

Thorkild Hansen, L A COSTA DEGLI SCHIAVI,

ed. orig. 1967, a cura di Maria Valeria D'Avi-no, pp. 400, € 17,50, Iperborea, Milano 2006

Thorkild Hansen (Copenaghen 1927 -Caraibi 1989) oltre che scrittore è stato viaggiatore e archeologo. Questa varietà di punti di vista si ma-nifesta nel coinvolgen-te romanzo, insieme storico e documentari-stico, in cui ricostrui-sce le vicende del commercio di schiavi praticato dai danesi in Guinea (attuale Gha-na) tra il 1672 e il 1850. Mescolando testimo-nianze dirette tratte da lettere, diari, libri, a in-terpretazioni di queste voci del passato, e muovendosi di perso-na nei luoghi in cui si svolsero i fatti, riesce a dare un quadro vivissi-mo della tragica de-portazione di centomi-la schiavi in meno di duecento anni. Nelle sue pagine rivivono mercanti senza scru-poli, idealisti, faccen-dieri, riformatori

illumi-nati, e qualche giovane donna che si gio-ca la vita al loro seguito. La maggior par-te soccombe alla febbre dei tropici o marcisce, letteralmente, a causa del terri-bile verme della Guinea. Ma se questi uo-mini possono diventare personaggi indi-menticabili, e l'autore insegue le tracce materiali del loro passaggio negli antichi forti, le piantagioni e i cimiteri in rovina (ri-prodotti in bei disegni dal vero della mo-glie Birte Lund), tra il fragore incessante della risacca e una natura di incredibile bellezza, nessuno degli schiavi ha lascia-to dietro di sé un nome o una slascia-toria. Se-guendo una rotta triangolare, le navi ne-griere partivano da Copenaghen cariche di fucili, munizioni e acquavite da scam-biare in Guinea con la merce umana, for-nita da mercanti africani, che era infine venduta ai proprietari di piantagioni di zucchero a Saint Croix nei Caraibi. Un pezzo di storia poco noto fuori dalla Da-nimarca, e di grande interesse.

CONSOLATA LANZA

Hugo Loetscher, IL MONDO DEI MIRACOLI. UN INCONTRO BRASILIANO, ed. orig. 1983, trad. dal tedesco di Gabriella de' Grandi, pp. 174, € 15,50, Casagrande, hellinzona 2006,

Hugo Loetscher, giornalista e scrittore svizzero, di vocazione cosmopolita, ci porta per mano, affettuosamente e forse un po' paternalisticamente, nel Nordest povero e disperato dal Brasile. In quel Brasile dove vita e morte dividono quasi gli stessi spazi, insieme a rituali magici e religiosi, sopraffazione e povertà e cacha-ca per diventare sbronzamente uomini. È l'incontro di uno straniero con una foto in una piazza assolata a dare il via al viag-gio. Una foto preziosa, la foto del funerale di Fatima, una bambina. Fatima, che pro-babilmente è l'unica foto che avrà mai avuto. La vista di quel corpo minuscolo adagiato in una piccola bara/culla, fode-rata di svolazzante e lacera carta crespa, gli fa immaginare la vita che Fatima non ha avuto il tempo di vivere. Lo straniero ci racconta tutto quel Brasile del Nordest che lei non ha visto. Lo racconta attingen-do a immagini alla Amaattingen-do, ma spesso senza lo humour

parteci-pato dello scrittore. Nel romanzo si sente uno sguardo che cerca di es-sere condiviso con il po-polo, ma che rimane un pizzico antropologico. C'è una grande ricerca-tezza di linguaggio, con un lavoro di fino che a volte raggiunge anche l'emozione, ma spesso è

sterile come uno scavo in una grande svendita di bozzetti sudamericani. Pare che non ci sia mai vera e totale partecipa-zione dal basso, ma solo dall'alto. Si sen-te, e non potrebbe essere diversamensen-te, l'odore di cose viste, coperte dalla polve-re del vissuto, ma allo stesso tempo levi-gate, patinate dal vetrino del microscopio di distanza fra il cuore dell'autore e l'oc-chio dell'osservatore, nella ricerca spa-smodica della commozione. Un po' come trovare una reliquia intatta e romperla per farla sembrare più antica. Il viaggio termi-nerà in un bordello dove lo straniero si tro-verà, con magico realismo, delle strisce lacere di carta crespata.

ADRIANO M A R E N C O

ditore è ancora Playground, così come è

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