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Benefici del trattamento

L'identificazione delle donne affetta da GDM è di estrema importanza per l'attua- zione di provvedimenti atti a prevenire le complicanze sia materne che fetali. Sia lo studio ACHOIS (Crowther CA 2005) che Landon et al (Landon MB 2009) di- mostrarono che il trattamento del GDM ha ridotto il rischio di eventi avversi quali la macrosomia, LGA, la distocia di spalla e l'ipertensione. In entrambi la terapia consisteva su interventi sullo stilendi vita e/o avvio di terapia insulinica. Invece il rischio di mortalità perinatale, il ricovero presso la terapia intensiva neonatale ed i traumi non presentavano una iduzione statisticamente significativa (Falavigna M 2013).

32 Trattamenti nel periodo prenatale

La gestione delle donne con GDM durante il periodo prenatale dovrebbe consiste- re nella: terapia nutrizionale, gestione del peso, esercizio fisico, autocontrollo del- la glicemia (SMBG) ed infine nella terapia farmacologica se indicato. Le donne con GDM dovrebbero quindi essere seguite da personale specializzato in primis da un dietologo. L'obiettivo è quello di raggiungere un normale controllo glicemi- co senza però che si abbia chetosi o danni fetali, insieme ad un incremento ponde- rale adeguato, calcolato sulla base del BMI pre-gravidico (Kim C, 2010). Nel de- terminare un apporto dietetico appropriato l'ACOG raccomanda una riduzione dell'apporto calorico a circa 24 kcal/kg/die per le gravide con un peso > 120% del normale peso corporeo (ACOG, 2005). La Tabella 8 mostra la richiesta calorica giornaliera e la sua distribuzione ai vari pasti della giornata (ACOG, 2005).

Tabella 8. ACOG raccomandazioni per il fabbisogno calorico, la composizione e la distribuzione calorica nella giornata nelle gestanti affette da diabete

Punto fondamentale dell'assistenza a queste pazienti è il monitoraggio dell'incre- mento ponderale in gravidanza, questo per valutare sia l'adeguatezza terapeutica che l'incremento ponderale massimo, raccomndato dalle linee guida.

Le linee guida americane dell'istituto di Medicina (IOM) hanno raccomandato un aumento ponderale prestabilito sulla base del BMI pre gravidico (IOM 1990).

33 Aumento di:

12,5-18 kg per le donne sottopeso (BMI <19,8 kg / m2) 11,5-16 kg per le donne normopeso (BMI 19,8-26,0 kg / m2) 7-11,5 kg per le donne in sovrappeso (BMI 26,0-29,0 kg / m2) 7 kg per le donne obese (BMI ≥ 29,0 kg / m2)

L'esercizio fisico è associato a una migliore sensibilità all'insulina che potrebbe migliorare sia la glicemia a digiuno che quella post-prandiale ed in alcuni casi evitare l'avvio della terapia insulica per mantenere adeguati i valori glicemici in gravidanza. L'ADA raccomanda una attività fisica moderata per qualsiasi gestione terapeutica, se non sussistono controindicazioni ostretico-ginecologico (Colberg SR, 2010). E' inoltre richiesto, quale atto terapeutico, l'automonitoraggio glicemi- co, in particolare della glicemia a digiuno al risveglio e quella post prandiale ad 1 ora. Tale metodica serve a determinare se, con le modifiche dello stile di vita (die- ta ed attività fisica) si è raggiunto l'obiettivo glicemico o, se invece la gestante ne- cessita di avvio di terapia farmacologica, ossia l'insulina.

La terapia insulinica è raccomandata nella gestione del controllo glicemico nelle gravide affette da GDM. La dose ed il regime utilizzati sono determinati in base alla gravità dell'iperglicemia. La maggior parte delle pazienti richiedono il con- trollo della glicemia prevalentemente a digiuno mediante una singola sommini- strazione giornaliera di insulina NPH solitamente iniziando con una dose di 0,2 unità/kg. Un numero minore di pazienti presentano invece, glicemie non adeguate nel post-prandiale che possono essere gestite mediante analoghi ad azione rapida somministrati poco prima del pasto. Se entrambe le glicemie, a digiuno e post- prandiali sono elevate, si imposta un regime costituito da insulina NPH due volte al giorno insieme all'analogo ad azione rapida appena prima dei pasti per mante- nere l'euglicemia.

Le posologie insuliniche sono adeguate per raggiungere gli obiettivi glicemici e per evitare il rischio di ipoglicemia. Gli analoghi dell'insulina possono ridurre il rischio di ipoglicemia e garantire un profilo glicemico fisiologico rispetto all' in- sulina umana sia nelle donne con diabete preesistente (Tipo 1 o Tipo 2) o gesta- zionale (GDM). Per quanto riguarda il profilo di sicurezza i principali rischi ri- guardano il potenziale attraversamento della barriera placentare, la stimolazione

34 mitogenica, la teratogenicità e l'embriotossicità. Analizzando le varie tipologie di insulina, la sospensione di protamina lispro (ILPS), ad azione intermedia ed a lun- ga durata hanno un profilo farmacologico stabile e prevedibile, sembrano produrre un ottimale controllo glicemico sia basale che postprandiale. L' ILPS non attraver- sa la barriera placentare ed è una buona opzione terapeutica. Il regime terapeutico ottimale in termini di equilibrio tra efficacia ed il rischio di ipoglicemia, è una somministrazione al giorno (Lapolla A, 2015).

Terapie orali

La revisione sistematica e le meta-analisi di diversi studi hanno valutato l'utilizzo delle terapie orali rispetto alle terapie insuliniche dimostrando che entrambe pre- sentano una eguale sicurezza ed efficacia (Dhulkotia JS, 2010; Rowan JA, 2008). Tuttavia, la sicurezza a lungo termine non è stato ancora indagata.

La metformina ha dimostrato risultati simili all'insulina nel raggiungimento di un controllo soddisfacente della glicemia, senza differenze per le possibili compli- canze perinatali (Rowan JA, 2008). Quando assunta in monoterapia la metformina è meno correlata al peso materno ma con un aumento di rischio di parto pretermi- ne rispetto alla terapia insulinica. In uno studio clinico randomizzato, Niroma- nesh e altri (Niromanesh S, 2012) hanno dimostrato una significativa riduzione dell'incremento ponderale materno in gravidanza nelle donne trattate con metfor- mina rispetto alle gestanti in terapia insulinica. Inoltre, vi era una minore inciden- za di basso peso alla nascite nei bambini nati dalle donne in terapia con metformi- na rispetto a quelle in terapia insulinica, anche se la differenza non era significati- va. In una meta-analisi composta da sei studi he coinvolgono 1420 donne affette da GDM, Su et al (Su DF, 2014) hanno dimostarto che la terapia con metformina non aumenta in modo significativo il tasso di comorbidità neonatali e materne mentre si associa ad una riduzione dell'incremento ponderale dell'ipoglicemia neonatale. Tuttavia era associato ad un aumentato rischio di nascita pretermine.

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2. FUNZIONE TIROIDEA IN GRAVIDANZA