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La problematica relativa ad una Costituzione del politico (The question between Constitution and political Constitution)

Osservazioni 2 della Tesi f): La

tolleranza divenuta concetto politico ha perso ogni speranza che l’aveva resa margine di salvezza e di uscita da un conflitto all’inizio religioso, ma poi sempre più civile e politico. Il sogno così infranto dell’imperialismo, quello di aver pensato di sostituire il binomio perfetto di natura/cultura di altre civiltà con la sola cultura della propria civilizzazione, si manifesta nel corpo anonimo del condannato e in una macchina, quella del diritto positivo, che recita la sua forza in maniera artificiosa ed attorno alla cui forza si viene a svolgere e ad esaurire, quasi surrealisticamente, la vita dell’intera colonia immaginata da Franz Kafka34. Ma lo strumento, la macchina che incide con l’aiuto di un erpice la norma violata sul corpo del reo, appare ormai come effigie di un glorioso ed antico passato: un ordigno che ricompare, quasi come in un museo, nella visita dell’esploratore alla misteriosa colonia. L’ufficiale che accoglie l’esploratore descrive in maniera minuziosa l’intero apparato scenico normativo, celebrandone i fasti ed il tempo che fu. Infatti dopo la morte del vecchio comandante, che sembra essere sempre stato all’interno della colonia come sorta di principio fondatore ed archetipo universale, l’usanza dell’ordigno e la sua stessa importanza caddero nel disinteresse generale. L’ufficiale è l’unico ad opporsi al nuovo costume come soli-

tario responsabile di ogni evento della colonia: in questo modo il coman- dante morto può ritrovare nell’uffi- ciale la speranza della violenza.

La questione più ardua per l’ufficiale è rappresentata, però, proprio dal fatto che nessuno teme più la macchina che scrive sul corpo del reo la norma violata: l’ordigno infernale è arrugginito, arranca da un punto di vista strutturale35. L’ufficiale nella sua enfasi confonde l’esploratore e lo fa suo camerata d’altri tempi. Ed è questo il discorso tipico imperialistico e militare, quello appunto di ricordare, quello di osservare la memoria che il presente ha con il solo fine di controllarla. Ma soprattutto il discorso politico-militare si fonda sulla nostal- gia di un ordine che non corrisponde mai al desiderio reale, è sempre qual- cosa di perduto, nascosto, introvabile ormai. Questa sorta di coito interrotto sfoga tutta la sua amarezza in una difesa estrema: l’impotenza genera il sadismo, la sollevazione del proprio tormento è prodotta dallo scatena- mento della violenza sul corpo altrui, dunque dalla sofferenza manifestata e rappresentata dell’altro: la cultura senza più natura fa strage di coloro che ancora possiedono inalterato il binomio natura/cultura: l’europeo ha selvaggiamente distrutto ed impe- rializzato proprio perché cosciente di una mancanza: quella della natura barbarica e primitiva. Il suo processo di civilizzazione ha finito poi col renderlo realmente „barbaro”: non potendo infatti più essere descritto nella storia dell’uomo, l’europeo ha dovuto distruggere la storia delle

civiltà e soppiantare tale storia con quella sua: la storia della civiliz- zazione.

In questo ambito la struttura differenziata del desiderio generale della natura, e dunque la struttura particolare di fondarla sulla cultura, appartiene al dominio di una con- tingenza assoluta36, in cui si avverte la dilatazione tra civiltà e civilizzazione. L’imperialismo, allo stesso modo del povero ufficiale del racconto di Kafka, è sadico perché impotente, ed è impotente perché affida ad un feticcio (la macchina della legge) la funzione di un ordine sociale. In questo ordine sociale artificialmente mantenuto, egli vi inserisce l’oggetto amato ed odiato: il corpo (ovvero la natura). Il corpo del reo è anche il corpo della vittima: ma il reo è soprattutto colui che non è riuscito a raggiungere la dignità di rango (di padrone), colui che consapevolmente si è ribellato all’or- dine sociale costituito e rappresentato; è l’oggetto del piacere che si vorrebbe poter amare solo per ridurre alla propria volontà.

Osservazioni 3 della Tesi f): La

mostruosità di un siffatto tentativo, che viola la natura e l’istinto, fonda un’analitica trascendentale il cui obiettivo è proprio quello di rendere il particolare universale, perché il primo ne sia fondamento: si distrugge per riottenere quanto distrutto. In ciò si consuma il sadismo che diviene frutto della disperazione provocata dall’at- tesa: il limite infranto non può più essere ricostituito. L’imperialismo ammette già da sé che l’altro è la

sartriana contingenza pura della presenza, cioè natura e cultura che si integrano a vicenda, che scompaiono perché avvinte ed assolute. Il desi- derio sadico dell’imperialismo è pro- prio quello di svestire la cultura primitiva e dell’altro di ogni sua natura: la sofferenza prodotta ridurrà però soltanto marginalmente la dispe- razione dell’europeo che dovrebbe poter reprimere e distruggere tutto per sentire poi in sé risolta ed esaurita la vergogna della sua civilizzazione. Ma l’europeo sa bene e riconosce che la civiltà, in ogni sua forma, riappare comunque dalla memoria e dalle ceneri, e che non vi è mai sovranità in grado di sopprimerla del tutto.

A proposito dice in maniera mirabile Sartre: „Per questo il sadico vorrà delle prove manifeste dell’asser- vimento alla carne della libertà dell’altro: tenderà a far chiedere perdono, lo obbligherà con la tortura e le minacce ad umiliarsi, a rinnegare ciò che ha di più caro. Si dice che ciò avviene per gusto di dominio, per volontà di potenza. Ma questa spiegazione è vaga ed assurda. È il gusto di dominare, che bisognerebbe spiegare prima di tutto”37.

Ragion per cui il gusto di dominare sbigottisce la civiltà, mentre al contrario persuade la coscienza della civilizzazione. In fondo la civiltà segue il cammino di un rapporto di intendimento e di mantenimento del binomio natura/cultura; la civiliz- zazione invece spezza ogni legame, si abbevera allo zampillo di vita che il bottino ed il saccheggio della storia dell’uomo le rendono. La macchina

del racconto di Kafka, quella che scrive per intero la norma violata sulla pelle del reo, esplora le coscienze individuali, pone sostanzialmente un rito che rinnova ogni giorno: il tentativo in realtà è quello di rendere mitico il ritorno all’ordine come unica sponda di salvezza. Il discorso del potere, come al solito, tende dunque a rassicurare attraverso il ricatto. Ma la struttura politico-giuridica non si discosta poi di molto poiché, spo- stando ad un livello più alto il discorso, quello appunto della sovra- nità e della regolazione dei rapporti di forze tra un centro politico ed una periferia economica e sociale, deve ugualmente legittimare la coscienza della stessa sovranità, in ultima analisi rendere efficace l’obbedienza e reprimere ogni possibile tentativo di ribellione.

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