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3.3.6 TESSERE DISCOIDALI (TESS) 36 VA97.910.354.

BAL III.

III. 3.3.6 TESSERE DISCOIDALI (TESS) 36 VA97.910.354.

Discoidale forata Tav. 64, fig. 36.

Dimensioni: diam. 4, 00 circa. Impasto 1.

Munsell: 5YR 7/8. Superficie molto abrasa.

Ricavata da parete di vaso di forma chiusa, segni di tornitura sul reverso. Prov.: saggio T4.

Cfr. BULGARELLI-PELLEGRINESCHI 2003, p. 390, n. 133, fig. 35, n. 18. Fasi VI-XI.

37- VA96.706.35.

Tav. 64, fig. 37.

Dimensioni: diam. 4,00 circa. Impasto semidepurato.

Impasto: 11. Munsell: 2.5Y 6/6. Prov.: saggio T3. 38- VA96.0/81. Tav. 64, fig. 38. Diam. 5,00 circa. Impasto semidepurato. Impasto: 15. Munsell: 2.5Y 7/6.

Ricavato da un fondo piatto, probabilmente di tegame, rifinitura concentrica da un lato e tornita dall’altro.

IV- Conclusioni.

Il campione in studio comprende 299 reperti; dalla distinzione delle forme73 risulta che più della metà, il 52,17%, sono forme chiuse, mentre il 35, 13% sono forme aperte e il restante 12,70% appartiene ad altre forme. Questo dato contrasta con l’esito dello studio della classe di G. Bulgarelli e L. Pellegrineschi pubblicato nella monografia sul

santuario dell’acropoli del 2003, nel quale si evidenzia74 la netta prevalenza delle forme aperte su quelle chiuse. Il risultato del presente studio conferma una specificità

funzionale dell’area del recinto in relazione al resto del santuario.

In effetto, come si è visto nel capitolo dedicato alla topografia del quartiere occidentale, sono numerosi gli impianti per alla raccolta e lo stoccaggio dell’acqua presenti nei diversi recinti: davanti all’ingresso principale del Tempio di Demetra, nel recinto II e, in particolare, parte integrante di questo studio, la cisterna localizzata all’interno del recinto III.

Considerando la distinzione tra impasti depurati e semidepurati, si verifica l’uso dell’impasto semidepurato nel 29% del campione75. Risulta rilevante la scelta

dell’impasto semidepurato per le olle, che si avvicina al 40% e raggiunge il 50% per i catini. Si accerta una preferenza di questo tipo d’impasto nella produzione di bacili (75%), tegami (67%) e coperchi (71%). Infine, l’uso diventa esclusivo per quanto riguarda i piatti di grandi dimensioni e i pesi da telaio.

Al contrario, in questo campione non è attestato l’uso d’impasto semidepurato nelle seguenti forme: piattelli, vasi miniaturistici (kyathos e balsamari) e distanziatore di fornace, dove l’impasto depurato costituisce la norma.

Dal confronto quantitativo fra i tipi di impasti si giunge ai seguenti risultati76: l’impasto del 36% delle olle è di tipo 1, le segue il tipo 4 con quasi il 19%, in terzo luogo si attesta l’uso del tipo 11 con il 12%, mentre le percentuali degli altri impasti si situano al di sotto del 4 %.

73 V. Graffico n.1 in appendice. 74 B ULGARELLI-PELLEGRINESCHI 2003,pp. 360. 75 V. Graffico n.2 in appendice. 76 V. Graffico n.3 in appendice.

Per quanto riguarda le coppe, si ha verificato quasi la parità nell'impiego del impasto tipo 1 (29, 5%) e il tipo 4 (32, 5 %), seguono il tipo 11 e tipo 16, ambedue con il 7 % delle attestazioni.

Se prendiamo in considerazione l’incidenza dei due tipi d’impasti più frequenti sul’insieme delle forme chiuse e aperte, si constata che per le forme chiuse il tipo 1 è utilizzato nel 45,5% dei casi mentre il tipo 4 solo nel 16,5 %. Invece per le forme aperte si trova, ancora una volta, la parità d’uso, fissata nel 31% per entrambi gli impasti.

Dal punto di vista tecnico, il campione mostra delle caratteristiche assai omogenee. La ceramica acroma del recinto III si presenta ben plasmata: l’intero campione è stato modellato con l’ausilio del tornio, tranne il caso eccezionale del coperchio n. VA97.910.351, modellato a mano. La durezza degli impasti rivela l'uso di temperature elevate durante il processo di cottura77.

Si riscontra con frequenza il trattamento delle superficie dei vasi con l’uso di un’ingobbio chiaro come rivestimento permeabile, che dona al vaso – altrimenti privo di decorazione- un aspetto più accurato dal punto di vista estetico. Al contrario, le

rifiniture grossolane e i segni di accastatamento durante il processo di cottura,

riscontrate nei vasi censiti, possono indicarci quanto fosse più importante la funzione del vaso impiegato come veicolo di offerte, che non il pregio e la qualità dell'oggetto in se stesso, creato per un uso prolungato nel tempo. L’osservazione, che risulta evidente nel caso dei balsamari, può estendersi anche ad altre forme attestate, come è il caso di numerose coppe.

In base allo studio dei materiali, alla sua provenienza stratigrafica e all’associazione con altre classi ceramiche presenti negli stessi strati, ho diviso il materiale in quattro periodi e in un’ulteriore fase che corrisponde alla obliterazione della cisterna US 869 e all’abbandono dell’ambiente.

Il periodo I s’identifica con i materiali corrispondenti alle strutture che precedono la costruzione del recinto III, dal V sec. a. C. alla fine del III sec. a. C.

77 P

Il periodo II coincide con la fondazione del recinto, come già indicato, in un momento immediatamente successivo all’innalzamento del tempio B. Fine III a. C.- metà II sec. a. C.

Il periodo III è contemporaneo alla fondazione del tempio A e all’allargamento del recinto grazie al vestibolo (saggio JK). Metà II a. C.- inizio I a. C.

Il periodo IV corrisponde agli strati e apprestamenti cultuali che insistono sulle fasi precedenti, in questi è già presente la ceramica sigillata e con ogni probabilità è una fase da identificare con la ripresa dell’attività devozionale posteriore all’assedio sillano.

Il riempimento della cisterna us 869 – non ancora scavato completamente- presenta materiali mescolati da diverse epoche, i reperti in ceramica acroma trovano confronto in un arco temporale che spazia dal IV sec. a. C. al periodo romano, e si segnala che gli strati sottostanti contengono materiali dei periodi più recenti, come la ceramica sigillata italica.

Dall’analisi della distribuzione dei materiali78 emerge un quadro molto articolato, in modo particolare, per le coppe, che trovano numerosi confronti con la produzione a vernice nera, in ceramica grigia e, in misura minore, in impasto grezzo. Il