In assenza di ogni manoscritto, almeno allo stato attuale delle ricerche, il testo della Di
done è affidato esclusivamente alla testimonianza della editio princeps del 1583, l'unica fino
alla diplomatica curata da Irene Romera Pintor (Editorial Complutense, Madrid, 2008) che ri produce il testo con font moderno e vi apporta alcune correzioni.
Si è scelto di omettere il testo della Lettera in difesa della Didone poiché autonomo ri spetto al corpo della tragedia e già disponibile in edizione moderna612:
La collazione fra un campione di esemplari a stampa e un numero di copie disponibili in versione digitalizzata613, ha rilevato gli stessi errori tipografici e nessuna variante di rilievo nel
testo. La consultazione degli autografi disponibili alla Biblioteca Comunale Ariostea di Ferra ra non ha fornito costanti peculiarità grafiche tali da permettere una definizione dell'usus scri
bendi dell'autore su cui uniformare le oscillazioni della grafia riscontrate nel testo.
Si è scelto di trascrivere la Didone in una edizione interpretativa, filologicamente coe rente con l'edizione attualmente disponibile.
Criteri di trascrizione
Di fronte alla necessità di mantenere un equilibrio tra rispetto della forma originaria del testo ed esigenze di una lettura moderna, si è ritenuto opportuno stabilire alcuni criteri per la normalizzazione rivolti ad un cauto ammodernamento della grafia e dell'interpunzione.
Segni di interpunzione
La presenza ridondante della punteggiatura viene ridimensionata secondo l'uso attuale, pur nel rispetto dell'originale ritmo narrativo.
612 Cf. supra p. 5.
Segni alfabetici
Si adottano criteri generalmente conservativi. Si mantengono i latinismi grafici per asse condare il gusto antiquario dell'autore e soprattutto per non alterare l'effetto fonico del testo che si suppone destinato alla recitazione. Rimangono così inalterati i nessi th (es. thesoro,
theatro), ph (es. Poliphemo), ch (es. choro, charità, Achate), ti e tti (es. spatia, gratia, satia, patienza, attioni, impefettion, afflittioni) e le forme latineggianti ns (es. constretta, constante, accenso) e dv (es. adverso).
Si elimina invece l'h etimologica o pseudoetimologica, meno influente nella pronuncia, tranne che nelle forme coniugate di avere che la conservano nell'uso moderno. Per contro l'h viene introdotta nelle forme apocopate del pronome relativo c'ho, c'hanno frequenti nella stampa, resi sempre con ch'ho, ch'hanno, nonché in oh esclamativo distinto da o vocativo e in
ahi, ohimè, dove manchi.
Si conservano tutte le forme di ipercorrettismo (es. traffisso, essempio, attione, imper
fettion). Vengono rispettate le alternanze vocaliche (es. scielta/scelta, nemica/nimica, sarà/serà) e consonantiche (pietà/pietade/pietate, lidi/liti, Cloantho/Cloanto), l'oscillazione
grafica di scempie e geminate nello stesso termine (es. dubio/dubbio, mezo/mezzo), l'adozione incostante dei dittonghi (es. foco/fuoco, novo/nuovo), delle forme prostetiche (es. stessa/istes
sa) e di quelle sincopate (es. dee/deve, biasmo/biasimo). Non si differenziano le varianti gra
fiche ſ (s alta) e s (s rotonda). Cioè: ſ =s; ß=ss. Si rende il nesso ij con ii (es. varij=varii,
stratij=stratii). Infine, si distingue u vocale o semivocale da v consonante.
L'uso dell'iniziale maiuscola si attiene alle moderne consuetudini: dopo il punto fermo, per i nomi propri e si estende alle espressioni formulari (es. Vostra Signoria), alle personifica zioni (es. Amore, Fortuna, Fato, Destino, Giustizia), alle indicazioni, anche metaforiche, della divinità cristiana (es. Dio, Cielo, Fattore), al nome di popoli in riferimento a una entità etnica precisa (es. Mori).
Segni ortografici e diacritici
La presenza di apostrofi e accenti segue le moderne regole di applicazione. Si aggiunge l'apostrofo, quando necessario, ad indicare assenza di vocale in fine di parola (es. ne=ne' per
fe=fe' per fede, u=u' per ubi). Si elimina invece dove non serve secondo l'uso corrente (es. maggior'=maggior).
Gli accenti vengono al bisogno aggiunti (es. puo=può, benche=benché, accioche=ac
cioché, se=sè) o eliminati (es. hò=ho, fù=fu, à=a).
Segni abbreviativi
Si è disciplinato l'uso della congiunzione. Il nesso et o la sigla tironiana (&) sono sem pre resi con e (o ed davanti a parola iniziante con vocale).
Si sono mantenute intatte le abbreviazioni convenzionali (es. Sig., V.E. Illustriss.). Si sono invece sciolte le forme sintetiche abituali nell'uso grafico cinquecentesco (es.
cŏtĕtezza=contentezza).
Il nome dei personaggi, abbreviato nel testo, viene sempre trascritto per esteso e in lette re maiuscole.
Segni non alfabetici
I numeri romani e le cifre arabe si trascrivono con fedeltà al modello. Per le cifre roma ne si utilizza il maiuscolo secondo la moderna consuetudine.
Separazione delle parole e partizioni del testo
Generalmente le parole si dividono secondo l’uso moderno, ma viene rispettata l'oscilla zione della grafia nelle preposizioni articolate (che utilizzano indistintamente il raddoppia mento della consonante – es. delle - o la separazione di preposizione e articolo - es. de le) e nei pronomi (es. ogn'uno/ognuno). Si mantengono inoltre le varianti grafiche in tutti i nessi che compaiono nel testo indistintamente separati o uniti (es. me 'l/mel, poi che/poiché, accio
che/accioché; ben che/benché)
Viene indicata con un numero tra barre oblique // l'originale numerazione delle pagine. La divisione delle linee di scrittura è indicata con una barra verticale |, mentre il cambio di pagina o di colonna614 è indicato con una doppia barra verticale, ||. Es. Per | ciò che questa
ci pone avanti gli occhi le persone, /3/ || che ne gli orecchi c'intonano vive voci, [...]. Si è aggiunta per comodità di consultazione del testo l'indicazione del numero dei versi.
Errori di stampa
Singole parole o piccole porzioni di testo vengono modificate quando frutto evidente di errori di composizione tipografica, come in caso di soppressione (indicata nel testo con < >) o scambio di caratteri, sostituzione o scambio di parole (nei nomi dei personaggi, nella numera zione delle scene), o in caso di didascalie di personaggio dimenticate, parziali o sovrabbon danti.
Su questa base si sono apportate le seguenti correzioni:
Numero pagina Errore Correzione
/3/ bebbero (h)ebbero
/5/ ppropriato <a>ppropriato
/6/ Barce, Nutrice di Didone Barce, Nutrice di Sicheo
/15/ (v. 212) essequir esseguir /50/ (v. 1160) Ø615 <ANNA> /57/ (v. 1343) Ø SACERDOTE /68/ (v. 1619) Ø <ACHATE> /73/ (v. 1740) Ø <ACHATE> /74/ (v. 1768) EN. Ø /77/ (v. 1866) abbandouò abbandonò
/78/ Scena Quinta Scena Sesta
/79/ Scena Sesta Scena Settima
/81/ Scena Settima Scena Ottava
/95/ (v. 2321) porei potrei
/97/ Ø <Barce>
/99/ (v. 2420) Ø <)>
/120/ (v. 2978) MES. <ANNA>
CAPITOLO IV: DIDONE. TRAGEDIADI GIOVAMBATTISTA GIRALDI CINZIO,