2. Life Cycle Costing
2.2 Tipologie di Life Cycle Costing
Esistono diverse tipologie di LCC, che differiscono sensibilmente l’una dall’altra. I vari modelli si sono sviluppati per soddisfare le diverse necessità del management nel corso del tempo. Si ricollegano al concetto di TBL (Triple Bottom Line), che affronta in modo integrato le componenti aziendali da un punto di vista economico, sociale ed ambientale. Le tre tipologie di LCC descritte più avanti sono: il Conventional LCC, l’Environmental LCC ed il Social LCC (UNEP/SETAC, 2011). Figura 2.1: Le tre tipologie di LCC (UNEP/SETAC, 2012) 2.2.1 Conventional Life Cycle Costing (CLCC o LCC) Il primo, in termini temporali, è il “Conventional LCC” che, oramai, è comunemente abbreviato in LCC e si sostanzia nella misurazione e calcolo di tutti i costi associati a un particolare prodotto durante le varie fasi del suo ciclo di vita, seguendo il filo logico del “cradle to grave” (letteralmente: “dalla culla alla tomba”). Le varie voci di costo devono essere attualizzate secondo un tasso d’interesse che può corrispondere al tasso d’inflazione presente al momento della stesura del modello, e di conseguenza deve avere un arco temporale di riferimento prestabilito (UNEP/SETAC, 2011).
Solitamente, anche il modello LCC, così come il modello LCA, è suddiviso in quattro fasi principali che fanno però riferimento alle quattro voci di costo più importanti: l’acquisizione delle materie prime (si può decidere, se ne vale la pena, di considerare in una fase separata i costi di ricerca e sviluppo, altrimenti inglobati nel processo); i costi riferiti alla produzione, all’uso del prodotto e alla gestione dello stesso; i costi di manutenzione; e infine i costi collegati allo smaltimento o alla dismissione del prodotto. La prospettiva di questa tipologia di LCC è indirizzata al mercato, non considera, nella sua struttura tipica, elementi quali le emissioni inquinanti provocate nel processo produttivo (come l’LCA o l’ELCC) o il costo del lavoro (come il SLCC), e proprio per questa ragione è considerata alquanto limitante, incapace di fornire una visione globale del processo di vita di un prodotto (SETAC, 2008).
2.2.2 Environmental Life Cycle Costing (ELCC)
Poco conosciuta, questa tipologia di LCC rappresenta un notevole passo avanti rispetto alla versione tradizionale. Essa combina elementi di LCC ad altri appartenenti al modello LCA, considerando quindi sia i costi relativi al ciclo di vita di un prodotto sia le esternalità prodotte lungo lo stesso, che sono anticipate per essere poi interiorizzate in un secondo momento. In altre parole, i costi connessi alle esternalità derivanti dalle varie fasi vengono, in teoria, considerati all’interno dei processi aziendali in modo da essere presentati da un punto di vista economico. Per ottenere l’internalizzazione delle esternalità vi sono alcuni modelli e teorie anche molto diverse tra loro che fanno riferimento, ad esempio, ai costi esterni, agli eco-costi o al concetto di “willingness to pay” (disponibilità a pagare) che saranno spiegati meglio nel capitolo dedicato all’ELCC (SETAC, 2008).
2.2.3 Societal Life Cycle Costing (SLCC)
Esso comprende, come le altre due tipologie, la valutazione di tutti i costi associati al ciclo di vita di un prodotto da un punto di vista economico e ambientale, considerando in più la valutazione degli impatti a livello sociale (utilizzando ad esempio il metodo della “disponibilità a pagare” o “willingness to pay”) (Hunker et al., 2008). Infatti, il Societal LCC si propone di andare oltre il concetto di esternalità a livello strettamente ambientale, includendovi anche quelle relative ai danni sulla salute umana e quelle ritenute difficili da valutare da un punto di vista economico e che sono prese in considerazione solo qualitativamente (come ad esempio la sanità pubblica, la qualità del lavoro, etc.). In altre parole, il SLCC viene usato per quantificare gli impatti ambientali, derivanti dalla produzione di un determinato prodotto, sulla società e in termini monetari. L’analisi SLCC è particolarmente importante se si assume l’ottica del Corporate Social Responsability (CSR), concetto che si sta rivelando quanto mai indispensabile per la corretta gestione di un’azienda, vista la necessità di condurre politiche societarie globali sempre più responsabili.
Una delle differenze più rilevanti, che contraddistinguono il metodo SLCC rispetto agli altri descritti in precedenza, riguarda il coinvolgimento dei portatori d’interesse. In altre parole, se nelle precedenti analisi gli interessi e gli impatti sui vari stakeholders non erano presi in considerazione (o quantomeno considerati limitatamente), nella SLCC rivestono un ruolo di primo piano. I diversi impatti sociali sono valutati riguardo a cinque categorie principali di stakeholders (UNEP/SETAC, 2009): • Lavoratori dipendenti; • Comunità locale; • Società; • Consumatori; • Attori del ciclo di vita. Per ognuna di tali categorie è possibile individuare obiettivi e impatti diversi che possono far variare i confini del sistema scelti inizialmente.
Un’ulteriore differenza è rappresentata dalla forte connotazione geografica che contraddistingue l’analisi SLCC. L’analisi varia sensibilmente se si considerano aree geografiche rurali e urbane, così com’è sicuramente diverso considerare regioni sviluppate e regioni con un alto tasso di povertà.
Tuttavia, pur essendo estremamente interessante e dalle notevoli potenzialità, il modello SLCC è estremamente poco sviluppato, a causa delle notevoli difficoltà di utilizzo. Infatti, svolgere un’analisi con tecniche di indagine quasi esclusivamente qualitative (per quanto riguarda la dimensione sociale) presenta numerose insidie, come ad esempio la necessità che le persone intervistate (solitamente si utilizzano tecniche di intervista diretta o indiretta) abbiano una profonda conoscenza delle tematiche trattate o che siano moralmente prive di pregiudizi verso l’azione aziendale (si pensi alla difficoltà di intervistare, ed ottenere risposte attendibili, su di una problematica relativa alla salute umana, causata da un’azienda operante sul territorio, da persone che convivono con i disagi provocati dalla stessa azienda). Per queste ragioni, la tipologia di analisi SLCC non verrà trattata approfonditamente nel corso di questo elaborato, anche se potrebbero esserci interessanti sviluppi futuri legati ad essa.
Questa breve disamina sulle differenti tipologie di LCC aveva l’obiettivo di far comprendere come tale argomento sia estremamente variegato e presenti numerose sfumature. Tali tematiche saranno riprese in modo più specifico nel corso dello scritto.
2.3 Il modello di Life Cycle Costing (LCC)
Come già anticipato in precedenza, il modello LCC persegue le linee guida che contraddistinguono il modello LCA e, più in generale, il Life Cycle Thinking, ossia la scuola di pensiero a cui si rifanno queste tipologie di analisi.
Da un punto di vista teorico, prima di iniziare l’analisi, è utile perseguire uno schema di riferimento che si sostanzia in quattro punti principali (Ristimäki et al., 2013):