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CONTESTI CHE HANNO FAVORITO L'ESPANSIONE DEL CULTO ISIACO

A. I Tolomei e il culto

In Occidente l'espansione del culto è testimoniato da reperti rinvenuti in svariati contesti. Alcuni di essi sono rappresentati da steli, epigrafi, dediche da parte di individui che purtroppo poche volte lasciano tracce del loro nome. È dunque lecito chiedersi se fosse possibile ricostruire gli ambienti sociali o i contesti che favoriscono o meno l'espansione del culto, e la risposta è positiva. La posizione dei reperti, i siti di rinvenimento, le esigue dediche firmate ed altre testimonianze ci permettono non soltanto di ricostruire il contesto e le motivazioni dell'arrivo in occidente del culto isiaco, ma anche di analizzare una ad una le principali tappe. È stato attestato che nelle fasi precoci dell'espansione dei culti egizi nel Mediterraneo, gli Egiziani che si allontanavano dall'Egitto, militari, commercianti o viandanti che fossero, si mantenevano fedeli alle divinità lasciate in madrepatria e così facendo mescolavano i culti a quelli locali favorendo una lenta ma efficace espansione93. Il circuito di rotte commerciali che vedono in posizione centrale le

isole egee e la vicinanza tra di esse stesse costituiscono lo scenario perfetto per un facile scambio culturale soprattutto quando assoggettate al potere tolemaico.

Un primo punto da chiarire è, infatti, il ruolo giocato dalla dinastia Lagide nell'espansione del culto nel Mediterraneo e il perché questa dinastia lo favorì a tal punto da ufficializzarlo anche sui possedimenti fuori dall'Egitto. Andrò dunque ad analizzare la situazione creata dai maggiori esponenti del culto isiaco. Secondo Bricault94 Dunand95 la dinastia lagide non rappresenta il fattore principale dello

spostamento del culto anche se hanno svolto azioni importanti nel favorirlo. In effetti si assiste più volte nella storia tolemaica alla predilezione per il culto della coppia Iside-Serapide con la quale spesso si identifica la coppia reale. Vediamone alcuni esempi: la regina Berenice, ad esempio, spesso associata ed identificata con Iside, e il marito e faraone Tolomeo I, chiamato “figlio d'Iside96; Tolomeo II che

sposando la sorella Arsinoe II inaugura la tradizione tolemaica dell'unione tra

93 Dunand 1973, I, p. 69 94 Bricault 2013, pp. 95-96

95 Dunand 1973, II, p. 129 96 Dunand 1973, I, p. 34

fratello e sorella97, rafforzando la gloria della coppia divina e ufficializzandone il

culto nei possedimenti acquisiti nell'Egeo; Tolomeo IV e la moglie Arsinoe III, anch'essi identificati con la coppia divina, favorita e venerata, dopo il presunto aiuto che il faraone dichiara di aver ottenuto durante la battaglia di Raphia, a sud della Palestina, e che vide la disfatta nel 217 a.C del sovrano seleucide Antioco III98. Iside e Serapide da allora vennero chiamati “gli dei salvatori” in tutta una

serie di testi del regno, ed ormai al centro del pantheon alessandrino99, la loro

gloria, anche in questo caso, venne favorita nei nuovi possedimenti.

La conferma della volontà di centralizzare il culto è dovuta alla restaurazione, ultimazione (tempio di Iside a Behbet el-Hagar da parte di Tolomeo II) ed alla costruzione ex-novo di templi dedicati a Serapide e Iside (Serapeo di Alessandria e santuario dedicato ad Iside ed Arpocrate a File e un tempio di Iside ad Assuan da parte di Tolomeo III).

Il II sec. a.C, periodo di massima espansione del culto, segna secondo il Dunand100, una fase in cui il potere reale femminile, e dunque l'importanza di Iside,

è maggiore rispetto a quello maschile. Infatti la leggenda isiaca dimostra il ruolo principale giocato dalla dea una volta che lo sposo Osiride viene ucciso e smembrato. Iside assume il pieno controllo della scena e usa tutto il suo potere per riportare in vita il defunto marito. La piena consapevolezza di questi fatti leggendari viene assunta sia da Cleopatra II (regina dal 173 a.C. al 142 a.C), che istituisce il nuovo sacerdozio chiamato hiéros pôlos Isidos prendendo inoltre il titolo isiaco di Philomètor Soteira101; che dalla figlia, Cleopatra III (regina dal 142

a.C al 101 a.C) che in più casi è certamente assimilata ad Iside in quanto chiamata con l'epiteto di “gemella d'Osiride102” e reputata la reincarnazione della giustizia.

Entrambe, senza dubbio, costituiscono un potere femminile più energico rispetto a quello dei loro faraoni103. Sempre secondo Dunand, non ci sarebbero rilevanti

identificazioni o particolari affetti per Iside e Serapide dopo Cleopatra III, se non con la venuta di Cleopatra VII, ultima esponente della dinastia tolemaica, e del suo

97 Dunand 1973, I, p. 35 98 Bricault 2013, p. 97 99 Bricault 2013, p. 96 100 Dunand 1973, I, p. 41 101 Revillout 1880, p. 91 102 Bouché-Leclercq 1978, III, p. 57 103 Dunand 1973, I, p. 41

sposo romano Marco Antonio104. L'identificazione con la coppia divina avviene

subito dopo la nascita di Cesarione, avuto da Giulio Cesare, e identificato come “nuovo Horus”, generato dalla “divina madre di Ra105”. La concezione della coppia

reale come incarnazione di quella divina è stata l'ultima manifestazione in Egitto dell'unità tra politica e religione.

Le politiche religiose dei sopracitati sovrani e gli intrecci con le politiche estere fanno in modo che vengano a crearsi gli ambienti di sviluppo, comprensione, assimilazione ed espansione del culto isiaco in tutto il mediterraneo. Ma il punto di partenza del culto, e cioè Alessandria, non implica che a diffonderlo siano stati soltanto Egiziani. Infatti i culti egizi si insinuano anche tra i Greci d'Asia stabilitisi nel Delta molto tempo prima della venuta dei Tolomei, a partire dalle seconda metà dell'VIII sec a.C106, che contribuiscono all'ellenizzazione di essi. Il motivo

principale di questi spostamenti è il commercio, considerato un veicolo importante più della milizia, per l'espansione dei culti. E inoltre non deve essere trascurata l'importanza dei viaggiatori greci che coltivano una grande curiosità per le tradizioni e le usanze dei paesi che visitano con particolare attenzione ai culti107.

104 Dunand 1973, I, p. 42

105 Bouché-Leclercq 1978, III, p. 10 106 Dunand 1973, I, p. 66

Fig. 1 - Carta della diffusione del culto isiaco nel Mediterraneo, particolare della più completa carta elaborata dal Bricault.

B. I contesti creati dai luoghi della cultura, dal commercio e dalle politiche:

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