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Antonio Fabris

Nel maggio 1566 il sultano Süleyman (1520-1566), sebbene avesse già 71 anni, partì per una lunga e ambiziosa campagna contro l’Ungheria forte di un esercito di 80.000 uomini. Il 5 agosto raggiunse la strategica città di Szigetvár iniziando subito l’assedio al castello. Questo era difeso dal generale imperiale Miklós Zrínyi, di origini croate, e da una guardia di 2.500 soldati. Il 5 settembre gli ottomani riuscirono a catturare la parte esterna della fortezza mentre il comandante e 800 fedelissimi si ritiravano nella rocca. Il 6 settembre, improvvisamente, Süleyman si ammalò e all’alba del giorno seguente morì. Il decesso fu tenuto segreto e quella sera stessa venne dato il segnale per l’attacco finale: Zrínyi e i suoi uomini morirono in un’ultima disperata sortita. Per 122 anni Szi-getvár sarebbe rimasta ottomana.

Il decesso del sultano venne però nascosto ai soldati. Anche se esiste-va un solo possibile erede al trono, Selim, l’unico maschio in vita, non era prudente palesare una simile notizia prima che il principe avesse cinto la spada di Osman e preso saldamente in mano le redini dello stato. Nell’Impero ottomano la successione al trono era un momento delicato, che spesso aveva portato a rivolte e saccheggi. Per questo era ormai prassi, sin dai tempi di Mehmed i (1413-1421) tenere per qualche tempo segreta la notizia della morte di un sovrano, soprattutto se questa era avvenuta lontano dalla capitale, come nel caso di Süleyman. Il cadave-re venne quindi lavato, venne imbalsamato con muschio, ambra e sale, venne avvolto nel sudario e, dopo una breve preghiera, venne sepolto temporaneamente all’interno della tenda imperiale. Secondo una tra-dizione gli sarebbero stati tolti gli organi interni che, posti in un’urna d’oro, sarebbero stati sepolti in un luogo elevato chiamato poi türbe

kalesi (la fortezza del mausoleo). Nel frattempo un servo che somigliava

al sultano venne utilizzato come controfigura, per far credere ai soldati che Süleyman fosse ancora al comando delle sue armate e del suo regno. Il silenzio fu mantenuto per quarantotto giorni.

Fig. 1. Szigetvár, Parco dell’amicizia turco-ungherese. Ingresso

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Fig. 3. Szigetvár, Parco dell’amicizia turco-ungherese. Cenotafio di Süleyman i

Solo il 21 ottobre l’esercito lasciò la città conquistata e riprese la mar-cia per raggiungere Belgrado e quindi Istanbul. Nel frattempo il principe Selim era stato informato della morte del padre e il 30 settembre aveva raggiunto la capitale, dove aveva immediatamente cinto la spada di Osman nella moschea di Eyüp, diventando così il nuovo sultano. Il 3 ot-tobre era partito per Belgrado per andare a incontrare il corteo funebre che accompagnava la salma. Il 26 ottobre, a Belgrado, le due armate si riunirono e Selim ii, vestito di nero, uscì dalla sua tenda salutato dalla folla per andare a porgere l’estremo saluto al padre e ascoltare la pre-ghiera. La capitale fu raggiunta il 28 novembre. Dopo un’ultima preghie-ra, la bara di Süleyman fu sotterrata presso la moschea che aveva fatto costruire, Süleymaniye, nel luogo dove sarebbe poi sorto il suo mausoleo. Durante l’epoca ottomana a Szigetvár furono costruiti vari edifici. La moschea di Süleyman si staglia ancora nel cortile del castello con il suo minareto spezzato e il mihrab a indicare la direzione della Mecca e scritte in ottomano sui muri. Vi è anche il caravanserraglio, che ha con-servato la sua forma originaria fino ad oggi, la moschea di Ali pascià, poi trasformata in chiesa cattolica. In località Turbék, una chiesetta barocca segna il luogo dove sarebbero state sepolte le viscere del sultano e dove, ai tempi di Murad iii (1574-1595), fu costruito un monumento funebre (türbe). Distrutto nel 1664 da un altro Miklós Zrínyi, fu ricostruito sotto Mehmed iv (1642-1693), nel 1693, dopo la riconquista asburgica della città, ma fino alla metà del Novecento rimase come un luogo di pellegri-naggio per i musulmani della zona.

A due chilometri dalla città, lungo la strada che porta a Kaposvár, nel 1994 è stato inaugurato il Parco dell’amicizia turco-ungherese. In questo luogo, nel 1566, si trovava il campo ottomano e, proprio dove sorgeva la tenda di Süleyman, è stato eretto un cenotafio coperto in parte di terra, come il sepolcro di Murad i a Bursa. Poco distante un monumento con l’immagine del sultano opera dello scultore turco Metin Jurdanur. Nel 1997 sono state aggiunte al complesso una fontana e il monumento a Miklós Zrínyi dello stesso Jurdanur, per cui ora di due antichi nemici attendono affiancati i visitatori.

Sia la costruzione del monumento funebre di Süleyman, negli ultimi anni del Cinquecento, che quella del Parco dell’amicizia turco-unghe-rese, nel 1994, trovano la loro prima motivazione in scelte politiche. Ai tempi di Murad iii elevare un complesso comprendente, oltre alla türbe, anche un luogo di culto, una tekke (convento) dei dervisci halveti e una leggera fortificazione serviva a dimostrare al vicino Asburgo che gli ottomani non avrebbero mai rinunciato a quel luogo, che rivestiva ormai un carattere sacro proprio in quanto testimone della morte di un sultano oltre che custode delle sue reliquie. Alla fine del xx secolo invece

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Fig. 5. Szigetvár, Turbék. Chiesa eretta sul luogo dove sarebbero state sepolte le viscere di Süleyman i

la stessa località fu utilizzata per mostrare il carattere ormai europeo della Repubblica Turca e il suo volgersi al passato non per rivangare battaglie e scontri, bensì figure di prodi condottieri anche loro sottopo-sti, come tutti, a un destino di morte. La riscoperta da parte dei turchi stessi e della politica turca del passato imperiale, dopo un oblio durato un’ottantina d’anni, era ormai prossimo. Si approfittò dell’incertezza della datazione dell’inizio della storia ottomana per diluire in sette anni, dal 1995 al 2002, i festeggiamenti per il settecentesimo anniversario della fondazione dell’Impero: mostre, pubblicazioni, eventi culturali hanno contribuito ad allargare anche fuori dai confini della Repubblica l’interesse per un mondo turco e ottomano che aveva saputo essere grande e magnifico proprio come il sultano morto il 5 settembre 1566 nella campagna di Szigetvár.

Bibliografia

N. Vatin, Un türbe sans maître. Note sur la fondation et la destination du türbe

de Soliman-le-Magnifique à Szigetvár, «Turcica», 37, 2005, pp. 9-42.

E. Eldem, Death in Istanbul. Death and its Rituals in Ottoman-Islamic Culture, İstanbul, Ottoman Bank Archives and Research Centre, 2005, pp. 90-95.

some Remarks on Death and Funeral Practices

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