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Topografia storica dell’abitato di Triggiano

Planimetria dell’antica Triggiano -Viuzze, casette e gaifi - Le due porte - Fossato.

L’antico abitato di Triggiano, già sviluppatosi all’epoca feudale, quando il paese per la ricchezza dei suoi feudatari prese negli atti pubblici l’appellativo di « Principato o Stato di Triggiano », aveva forma elissoidale, protetta da mura esteriori prospicenti su largo fossato, che tutt’ intorno circuiva il paese. Entro si stretto giro di mura si costipavano, in un dedalo di viuzze anguste, le casette dei terrazzani, per lo più composte d’uno scantinato, d’un piano terra e di qualche camera soprana, cui accedevasi da scalinate esterne, poggiantisui cosidetti gaifi o vignali, cioè l’arco esteriore su cui svolgevasi la breve scalinata esterna. Il castello di non eccelse dimensioni, né di eccezionali bellezze artistiche, e la Chiesa matrice erano incluse nel breve, giro delle patrie mura. Due porte davano ingresso all’abitato, una, a ricordo dei più antichi, nei pressi della chiesetta di S.

Maria di Costantinopoli, l’altra non lungi dall’antico Castello. Questo fu tra-sformato dopo la eversione della feudalità in abitazioni civili. Fino a poche diecine d’anni eranvi alloggiate la casa comunale e le scuole pubbliche.

Tutto il resto dell’abitato triggianese restava fuori del fossato, come ci si appalesa dal genere diverso delle costruzioni Questo ulteriore tratto del paese costituisce la Triggiano moderna.

Stemma. Lo stemma attuale di Triggiano rappresenta uno scudo in cui vi campeggia in aperta campagna un castello, donde dipartonsi tre vie, una per la marina, l’altra per Capurso, la terza per Bari.

Un altro stemma di Triggiano - esistente nel Grande Archivio di Stato di Napoli (v. Delle Antiche Imprese di Terra di Bari) - rappresenta l’Imperatore Traiano armato di spada, con all’ingiro la scritta IMPERATOR TRAIANI.

Ed è da questa speciale configurazione dell’abitato triggianese e delle sue tre vie egredienti e rientranti, che sorse il nome di Triggiano per antonomasia sin dall’ inizio della vita storica di Trivianum (dal latino trivium, trivio tre vie; con l’unione della forma aggettivale anus, vecchio, antico, donde l’iniziale significato di tre vie vecchie, le tre strade vecchie).

Grotte.- Il sottosuolo dell’abitato dell’antica Triggiano è tutto un vasto e fitto reticolato d’ingrottati antichi, - oggi in parte interrati o chiusi od adibiti ad uso di stalle o depositi. - -

Ciò devesi alla natura particolare del sottosuolo triggianese, tutto tufaceo, adatto a questo genere d’abitazioni trogloditiche. Potrei descrivere, parecchie di queste grotte. Nella località detta Madonnelle— propriamente l’attuale Piazza verso il 1870 si sprofondò un tratto di strada da cui apparvero dei profondi locali ingrottati, poscia ricolmati di macerie. Sotto l’edicola della Madonna del Carmine

(via del Capostrada o della stazione ferroviaria) trovasi vastissima grotta con larghe- ramificazioni estendentisi entro e fuori l’abitato.

Di sicuro dette vie sotterranee dovevano essere in comunicazione del vicino castello. Questi nell’epoca ne erano dotati quasi tutti, come quello di Ceglie, Carbonara, Conversano, e le vie sotterranee servivano di rifugio o di sortita in caso di assedii della terra.

Anche fuori l’estramurale vi son tracce di grotte così nei pressi della Chiesa di S.

Giuseppe, sotto la proprietà del signor Francesco Lattanzio ed altrove.

Molte grotte restano sottostanti a Via Carroccio; dipartonsi dall’attuale sito della Cappella di S. Maria di Co-stantinopoli e si ramificano sotto la

piazza sino al Largo della Croce.

Vastissime grotte furono anche rintracciate sotto la Chiesa Matrice di S.

Maria Veterana. Quella sottostante all’abside fa supporre ad una vera e

propria cripta. Anche dalle caratteristiche delle pitture murali descrittemi da chi ebbe occasione di scendervi e di verificarle durante i recenti lavori di restauro vi è legittimamente da conchiudere che le grotte sottostanti alla Chiesa Matrice ebbero la specifica destinazione di cripte destinate al culto.

Parecchie di queste grotte dovettero essere probabilmente abitate in età preistorica dall’uomo primitivo. Se la progressione della vita storica dell’abitato di Triggiano, le ulteriori manomissioni degli ambienti, non avessero tolte o cancellate o sepolte le tracce indicative della prima civiltà appula, ivi sarebbe stato facile dai testimoni del suolo stabilire se quei siti fossero stati o no ricetto dell’uomo primitivo, come nel Sasso di Matera o nel Pulo di Molfetta o nelle grotte antichissime di Canosa, Ruvo, Ceglie, Gnazie ed altrove.

Laure Sacre. Le antiche catacombe pugliesi -Tracce di pitture murali di tipo bizantino.- Alcune di queste grotte furono adibite a frantoi sotterranei, qualcuna a Chiesa o laura sacra, ove romiti basiliani o pie persone dovettero in età d’ iconoclastia mantenere acceso il culto sacro delle immagini. Così tramandavasi la

religione in quelle cripte novelle reli-gione è insita nel cuore dell’uomo e nella vita dei popoli.

Triggiano ebbe dunque nel pe-rimetro del suo abitato parecchie di queste chiese sotterranee, altrimenti dette laure sacre o cenobi sot-terranei, ove religiosi e romiti profugati dal mondo mantennero nelle ore dubbie o nei pericoli di persecuzioni epirote o di scorrerie barbaresche il culto degli avi.

Non solo sotto la Chiesa Matrice di S. Maria Veterana, ma ben anche sotto la Cappella di S. Maria di Costantinopoli, sotto la Chiesa della Croce esistono cripte con affreschi murali di madonne e santi arieggianti lo stile dell’epoca, e che ci rivelano la destinazione di culto avutasi nel passato in quei luoghi. A via Santa Croce sottoposta alle case del Rev. D. Mauro Costanza, canonico cantore della Metropolitana di Bari da cui non poche notizie attinsi oralmente esisteva una di queste laure sacre così de-

scrittami dal teste oculare Rev. Costanza: Chiesa sotterranea a tre navate con affreschi; notai colonne di tufo sorreggenti le volte, abside ad arco curvo; nella sagrestia ed in vari punti della Chiesa vi erano tombe scavate e furono in esse trovate ossa e ceneri di cadaveri. Detta Chiesa a via S. Croce fu colmata nel 1866 circa.

Come vedesi erano delle vere e piccole catacombe locali; documenti codesti ,atti ad attestare la storia primitiva del culto cattolico pugliese, specie durante l’infierire della dominazione greca e

della iconoclastia. Non si dimentichi che a Bari, nelle campagne di Carbonara, Ceglie, Capurso esistono altre laure sacre, da me descritte nei precedenti lavori storici di quei comuni.

Se da valenti pittori locali cui ne do suggerimento utile od anche da bravi dilettanti si potessero -appropriatamente trasportare su tele tali superstiti ruderi e frammenti di pitture murali, si avrebbe così un largo materiale di studio critico su la storia della

primitiva pittura pugliese.

Fossato Le porte di cinta. Tutt’ ingiro delle mura triggianesi svolgevasi un largo e profondo fossato di difesa, che a suo tempo doveva avere i ponti levatoi per dare accesso alle due porte della terra.

La vita dei comuni dell’epoca, durante le ore notturne, riducevasi nel chiuso giro delle mura, donde non potevasi uscire senza aprirne le porte custodite dal portarale.

I fossati di Triggiano furono colmati verso il 1866, essendo sindaco Giuseppe Angelilli. I tempi cambiati già da molto, l’abolizione della feudalità, l’abbandono in cui eran tenuti, l’acque stagne che vi giacevano, le pessime condizioni igieniche, in cui eran tenuti, consigliarono alla perfine l’opera risanatrice per colmarli. E così la colmata dette agio di svilupparvi la strada, che tutt’ intorno ricinge il vecchio e feudal giro di mura dell’antica