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4. Presentazione di un caso clinico

4.4 Trattamento

Il percorso terapeutico con Serena è consistito in 10 sedute settimanali della durata di un'ora, più una seduta di follow-up ad un mese ed una a sei mesi. Il percorso terapeutico è stato impostato sulla base degli elementi individuati rispetto ai sei processi rappresentativi dell'inflessibilità psicologica (Hayes, 2013): evitamento esperienziale; fusione; attaccamento al sé concettualizzato; predominanza del passato e del futuro; assenza di consapevolezza dei propri valori; mancanza di impegno in azioni significative rispetto a questi. Si è deciso di iniziare il trattamento dal lavoro sull'accettazione versus evitamento esperienziale, rilevando la tendenza a modificare la forma e la frequenza degli eventi interni negativi, come i pensieri negativi, la colpa, la disforia la tristezza e altre emozioni indesiderate, così come i contesti in cui si manifestavano. Il lavoro sull'evitamento esperienziale è stato condotto mediante l'uso di metafore ed esercizi esperienziali. Di seguito alcune delle tecniche utilizzate (Harris, 2012):

II sé osservante: fai un passo indietro e guarda questo sentimento dal punto di vista del tuo sé osservante.

Normalizzare: Questo sentimento ti dice che sei un normale essere umano che ha un cuore e tiene alle cose importanti. Questo è quello che sentono gli esseri umani quando c'è un divario tra ciò che vorrebbero e quello che hanno.

Osservare: osserva dov'è questo sentimento; osserva dove è più intenso; osserva i punti caldi e freddi; nota le diverse sensazioni all'interno del sentimento.

Consentire: consenti a queste sensazioni di essere qui; non ti devono piacere, non devi volerle: dagli semplicemente il permesso.

Sono state utilizzate alcune metafore come quella delle “sabbie mobili”.

“Quando si rimane intrappolati nelle sabbie mobili della sofferenza , l’istinto ci porta a dimenarci per cercare di uscirne il prima possibile, mentre paradossalmente, aumentando il contatto con la superficie (“stare con il fango”), si riesce a galleggiare ed eventualmente a trovare un appiglio dove uscire”.

Il lavoro sull'accettazione è stato favorito anche da alcuni esercizi fatti per contattare la

disperazione creativa e i costi dell'evitamento, facendole percepire la differenza tra dolore

"pulito" e "dolore sporco" e insegnandole ad entrare in contatto psicologico con le esperienze private indesiderate, in modo pieno, aperto e indifeso. Data la poca consapevolezza di come i comportamenti problematici si siano innescati, si è ritenuto utile istruire la paziente ad un automontoraggio, al fine di determinare se un

34 comportamento rientrava nella classe degli evitamenti. Si è chiesto alla paziente di individuare i comportamenti di evitamento agiti e di considerare i costi di tali azioni, per metterla in contatto diretto con il dato di fatto che gli evitamenti non hanno funzionato rispetto alla propria difficoltà (e il fatto di aver intrapreso un percorso terapeutico ne era la dimostrazione). Parallelamente, si è lavorato per sviluppare il processo di defusione dalle cognizioni spiacevoli, per arrivare a vedere la vera natura dei pensieri, cioè nulla di più o di meno che parole e immagini e arrivare a rispondere a questi in termini di utilità e non in modo letterale. I pensieri in cui più spesso la paziente si trovava bloccata erano relativi al fatto che non avrebbe mai più amato così; non sarebbe mai più stata amata così; non avrebbe mai più trovato un uomo così; non è accettabile essere single a 30 anni; senso di colpa per il fallimento di una convivenza e per l’incapacità di sopportare la

sofferenza.

Si è lavorato in ogni seduta riportando la paziente sul notare che cosa le stava dicendo la sua mente:

notare cosa stava pensando;

notare se lasciarsi guidare dal pensiero le sarebbe servito per risolvere in modo efficace

la situazione e cambiare la sua vita nella direzione di un'esistenza ricca, piena e significativa.

Si sono rilevati molto utili gli insight avuti a seguito degli interventi incentrati sul

normalizzare il pensiero negativo che la mente ha imparato a generare e sull'illusione che i nostri pensieri controllino le nostre azioni. Si è chiesto alla paziente di portare esempi di situazioni nelle quali il suo comportamento è stato fortemente influenzato dalle sue emozioni e cognizioni, illustrandone le conseguenze; poi, le si è chiesto di portare esempi concreti di situazioni nelle quali è riuscita a scegliere di comportarsi nella direzione di ciò che è importante per lei, nonostante il suo vissuto la spingesse a fare diversamente. Serena ha riportato un episodio accaduto la settimana precedente quando aveva ricevuto una telefonata da un'amica che aveva avuto un guasto alla macchina e doveva andare a fare un colloquio di lavoro. La paziente riferisce di aver ricevuto la telefonata in un momento di grande sconforto, mentre era a casa in lacrime e non aveva avuto nemmeno la forza di lavarsi e vestirsi; nonostante ciò, decise, con grande fatica, di vestirsi, uscire ed accompagnare l'amica. Ho chiesto a Serena come si era sentita e la risposta è stata di essersi sentita viva e molto gratificata dalla gratitudine manifestata dall'amica.

35 Si è deciso di favorire i processi di defusione e contatto con il momento presente insegnando esercizi di Mindfulness, costruiti intorno alle istruzioni: “Lascia andare i tuoi

pensieri -lascia che le tue emozioni siano”.

Si è chiesto alla paziente di notare pensieri ed emozioni prima di mettere in atto comportamenti impulsivi problematici i cui risvolti comportano un incremento della sofferenza. Si è ritenuto utile lavorare così su comportamenti impulsivi quali: bere alcolici, telefonare all'ex compagno per chiedere spiegazioni e fargli sapere quanto lei stava soffrendo; inviare messaggi al suo ex e alla sua nuova compagna e pedinarli. Si è prescritto alla paziente di praticare quotidianamente circa 20 minuti di Mindfulness; gli esercizi di meditazione centrati sul respiro sono stati utili anche per allenare la defusione dai pensieri, che spesso interferivano con l'addormentamento. Durante la fase di assessment è emersa la tendenza alla ruminazione mentale rispetto a pensieri negativi e svalutanti, con i quali la paziente si identifica al punto da assumerli come realtà assoluta e quindi come sé concettualizzato. Si è quindi ritenuto utile insegnare alla paziente a connettersi con un senso di sé trascendentale, separato da pensieri ed emozioni, che fornisca un punto sicuro e continuo dal quale osservarli e accettarli. Sono stati proposti in seduta esercizi come il "nota quel pensiero", per imparare a notare i pensieri piuttosto che esserne catturati. (Harris, 2011).

Anche la "metafora del cielo e del tempo" è stata molo utile per facilitare la defusione da un sé concettualizzato e favorire una scelta consapevole, fornendo un luogo in cui pensieri e sentimenti non hanno il controllo sulle azioni.

“Il tuo sé che osserva è come il cielo. I tuoi pensieri sono come il tempo meteorologico. Il

tempo cambia continuamente, ma non importa quanto brutto diventi, non può danneggiare il cielo in alcun modo. La più potente tempesta, l’uragano più vorticoso, la più grande tormenta invernale, niente può danneggiare il cielo. E prima o poi il tempo cambierà. A volte ci dimentichiamo che il cielo è sempre lì, perché è oscurato dalle nuvole. Ma se ci solleviamo al di sopra delle nuvole, anche della più fitta nube temporalesca, prima o poi raggiungeremo il cielo sereno che si estende in tutte le direzioni. Puro e senza confini. Sempre di più puoi imparare ad accedere a questa parte di te: un posto sicuro, dentro di te, dal quale osservare e fare spazio ai pensieri e sentimenti difficili” (Harris 2011).

A causa dell'impoverimento del repertorio comportamentale e la poca chiarezza rilevata nel proprio sistema valoriale, si è ritenuto utile lavorare per la chiarificazione dei propri

36 valori e l'aumento delle azioni impegnate in quella direzione. Si è ritenuto utile un lavoro preliminare per chiarire la differenza tra valori e obiettivi: gli obiettivi sono focalizzati sul futuro e i valori sul presente, quindi mentre un obiettivo è un risultato, un valore è una direzione o un processo. Per chiarificare i propri valori rispetto ai vari domini di vita sono stati condotti diversi esercizi per far riflettere la paziente su:

• Cosa è importante?: che cosa vuoi veramente? C'è qualcosa nella tua vita ora che ti dà un senso di significato, scopo e vitalità?

• Trascurare: quali aree importanti della tua vita hai trascurato o tralasciato per mancanza di disponibilità?

• Dolore come il tuo alleato: che cosa ti dice il tuo dolore su ciò che conta davvero, quello che è davvero importante per te?

• Il dolore come tuo maestro: come può questo dolore aiutarti a crescere o imparare a sviluppare nuove competenze o punti di forza? Come può aiutarti a relazionarti meglio con gli altri?

• Dalla preoccupazione al prendersi cura: di cosa ti mostrano che ti stai preoccupando le tue paure, preoccupazioni e ansie? Che cosa ti ricordano che è davvero importante?

Utile per l'insight ottenuto è stato chiedere alla paziente cosa fanno, come sono e come si comportano le persone che lei ammira e cosa farebbe lei di diverso se, con una bacchetta magica, potesse eliminare il suo dolore. Sono emerse quali aree valoriali per la paziente il rapporto con le amiche, il rapporto con il nonno e la cura di sé e del proprio benessere; si è quindi deciso di programmare azioni impegnate nella direzione dei valori emersi. Serena, per esempio, ha deciso di prendersi l'impegno di andare a casa e cenare con il nonno (invece di saltare la cena o mangiare da sola ad orari insoliti), cucinando per lui. Questo impegno è stato poi portato avanti nelle settimane successive. Altra azione impegnata è stata quella di chiamare un'amica ed andare con lei ad iscriversi in palestra, per prendersi cura del proprio benessere potendo passare più tempo con lei.

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