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travaglio la permanenza del segno 

Nel documento I copisti (pagine 111-124)



Vista della Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta e del Palazzo Chigi- Zondadari sede del comune di San Quirico d’Orcia

Il rapido sviluppo delle città attuali, dovuto alla tecnica moderna, ci ha fatto quasi dimenticare co- sa sia una civitas nell’autentico senso della parola, cioè una città edificata a misura umana e ordi- nata secondo le esigenze spirituali della comunità (Burckhardt, 1999, p. 15).

Il pro-getto1 della città si compie attraverso l’individuazione dei contenuti che ne sviluppano

la forma, sia nell’età classica, con il cardo-decumano, che durante gli altri periodi storici che hanno visto fondarsi agglomerati urbani poi divenuti città. Il Medioevo, e in particolare il pe- riodo gotico, dal XII al XIV secolo, è il momento nel quale si attuano progetti di città di nuo- va fondazione. Tali progetti, data anche la particolare condizione storico e sociale che si aveva nel nostro paese, risultano segnati dall’utilizzo di una visione teoretica2 del mondo connessa

al pensiero aristotelico e quindi legata alla considerazione degli elementi naturali e morfolo- gici del contesto intrecciati con la necessità che appariva essere il vero motore del fare. Le città del Medioevo si sono quindi fondate e sviluppate sulle infrastrutture che marcavano il territorio e permettevano lo sviluppo generale delle zone interessate. La strada è divenuta quindi un elemento fondativo del disegno urbano, così come l’orografia dei luoghi, entram- bi al fine di produrre città che, per struttura politico-sociale, sono state il contenuto essenzia- le della cultura italiana e che hanno prodotto quella meravigliosa frammentazione che è la linfa vitale del nostro paese.

Le città medievali però, come dice Burckhardt erano costruite secondo segni che toccavano la sensibilità umana e la spiritualità dei luoghi.

1 Il Progetto sta alla base di tutte le forme del produrre occidentale ed è l’elemento essenziale del fare Architettura. È

impossibile prescindere da esso poiché rappresenta l’unico modo di maturazione dell’opera. Proàiresis è la parola gre- ca che indica ‘decisione’ o ‘scelta’. Essa attiene dunque alla scelta e al controllo di tutti i mezzi atti al conseguimento di un determinato scopo: mira gli obbiettivi, circoscrive il campo di azione e modula gli sforzi. Composta da airesis – che significa ‘presa’, ‘conquista’, ‘saldo possesso’ – la proàiresis ha a che fare con ‘ciò che si tiene saldamente in pu- gno’, ciò che è in pieno potere del soggetto; nello stesso tempo ha a che fare con il ‘trasformare’, ‘manipolare’: di fatto non si tiene qualcosa saldamente in pugno se non si può trasformare o modificare, e cioè ‘rendere’ poi per ciò che pri- ma non era. La proairesis fonda quindi il significato originario di Progetto (Lambardi, 2017).

2 “Nella tradizione didattica universitaria, indica più specificamente la pertinenza ai fondamenti generali dottrinari

della scienza: così la filosofia teoretica è da un lato la filosofia della conoscenza, ma dall’altro anche una teoria gene- rale della realtà, distinta sia dalla filosofia morale, o filosofia della pratica (che nel passato si preferiva chiamare addi- rittura filosofia pratica), sia dalla storia della filosofia.” Cfr. http://www.treccani.it/vocabolario/teoretico/

Stefano Lambardi Università degli Studi di Firenze

La suddivisione più antica di Siena, comunemente accettata dagli storici, è quella in tre parti, dette terzi o terzieri, e cioè: terzo di Città, terzo di San Martino, terzo di Camollia. Ogni Terzo organizzava per ciascun rione delle Compagnie Militari che avevano l’ob- bligo di difendere il Comune in caso di guerra, attendere alla guardia delle mura e delle porte e pattugliare le strade di notte.3

Siena ed altre città sono un esempio emblematico di questo concetto, vengono costru- ite secondo regole precise che individuano un rapporto profondo tra gli elementi della morfologia e della strada, e traggono da essi il senso del disegno urbano che vi si svilup- perà. In questi esempi di città si fondono la necessità e la tradizione più profonda che le- ga i contenuti spirituali e le esigenze funzionali dentro spazi urbani di assoluta bellezza.

I Bizantini, durante la guerra greco-gotica, distrussero, praticamente, tutti gli edifici etru- sco-romani e seppellirono il cardo e il decumano sotto almeno due metri di macerie. Nono- stante questo la divisione interna in quartieri restò in vita. [...] Fu così che quando i Longo- bardi occuparono il territorio di Chiusi, vi posero la loro Fara, e lo trasformarono in un loro Ducato a gestione reale con una divisione strategico amministrativa che presto si trasformò nella istituzione di Terzieri che restò in vita fino alla fine del XV secolo.4

L’esempio di Siena è particolarmente significativo, segnata dall’incrocio sulla strada principale che la attraversava, la Francigena, e dai tre colli sui quali si attestava l’abitato, Siena si è sviluppata sul triangolo formato dalle tre basiliche e dal punto d’incontro delle mediane dove si trova il Campo – oggi Piazza del Campo – e dove è stato progettato il Pa- lazzo Comunale, luogo del potere civico che, in quel tempo, era l’asse sul quale ruotava l’intera comunità. Questo particolare ‘posto’, eccezionale incrocio tra le forze generatrici del luogo, si chiama la Croce del Travaglio e rappresenta il baricentro ponderale dell’in- tera città di Siena dividendola in terzi e disegnando un vero e proprio Piano Regolatore, è del 1297 un decreto che obbliga ad ornare le finestre su Piazza del Campo in egual mo- do. (Burckhardt, 1999, p. 48)

Il sistema insediativo che ha generato i Terzi è stato poi ripetuto nell’amministrazione territoriale della Repubblica di Siena in particolare nell’urbanizzazione di altre città im- portanti che facevano parte della sua giurisdizione, Chiusi, come già abbiamo visto, ma anche Montalcino e Massa Marittima, due importanti avamposti della Repubblica nel Trecento. Si può quindi affermare che la tri-partizione urbana attraverso i Terzi è una permanenza significativa del sistema insediativo urbano che caratterizzava le città della Repubblica di Siena almeno per tutto il Medioevo.

3 http://www.comune.siena.it/La-Citta/Palio/Siena-e-il-Palio/La-Contrada 4 http://www.triaturris.it/i-terzieri/

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travaglio. la permanenza del segno • stefano lambardi

La ‘Croce del Travaglio’ è quindi un punto strategico della città, infatti il travaglio è quel si- stema di travi incrociate che servivano a tenere fermi gli animali per la ferratura, oppure le travi incrociate di una fortificazione, come nel caso di Montalcino; in sostanza è il primo in- crocio sulla via principale dove si sviluppa il centro urbano.

A questa legge non si sottrae San Quirico d’Orcia che nell’incrocio tra la Francigena e la Teutonica trova la sua regola insediativa. Infatti è lì che si trova la Collegiata dei Santi Qui- rico e Giulitta, costruita tra VIII e il XII secolo, ampliata in vari periodi, ma che mantiene il suo carattere romanico. Più avanti, proprio nell’incrocio, è collocato invece Palazzo Chigi Zondadari, del XVII secolo, edificio che sfoggia invece tutto il suo stile manierista, che sanci- sce l’importanza di quel luogo attraverso la sua presenza imponente.

La necessità di individuare un posto, lungo la via principale, che corrisponde a un incrocio strategico è il motivo che genera l’impianto urbano in tutto il Medioevo e oltre. Da questo segno scaturisce la forma della città che si dipana lungo i secoli come abbiamo visto, dai Bi- zantini ai Longobardi, che permane e produce un sistema non solo urbanistico, ma anche sociale, fautore della nascita di questi sottosistemi di cui la città necessita per la sua crescita ed il suo sviluppo.

Questi concetti sono ancora oggi presenti nei nostri centri storici e sono la matrice sulla qua- le noi dobbiamo appoggiare i nostri progetti di ampliamento di questi borghi. La mediazio- ne tra la presenza di questi grandi segni del passato e la dissoluzione di ogni forma urbana è dovuta alla scomparsa del senso del confine e del luogo e alla possibilità che ci viene data af- finché il nostro lavoro prosegua quello sviluppo armonico del paesaggio che fino ad oggi ci è stato tramandato.

titolo saggio • nome cognome 113

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titolo saggio • nome cognome 117

Fabrizio Rossi Prodi

È professore ordinario di Progettazio-

ne Architettonica e Urbana all’Univer-

sità di Firenze e al dottorato di ricerca in Progettazione Architettonica e Urba-

na; ha insegnato al master in Teologia e Architettura di Chiese della Facoltà

Teologica e al master Il progetto della

Smart City. Oltre che in Italia, ha te-

nuto corsi, conferenze e realizzato pro- getti in Germania, Inghilterra, Svizze- ra Estonia, Argentina, Cile, Brasile, Ci- na e Guyana.

Ha pubblicato otto libri e oltre cen- to saggi, con ricerche scientifiche sui temi del progetto urbano, degli spazi pubblici, degli insediamenti residen- ziali, dell’Housing Sociale e della so- stenibilità – con una specifica compe- tenza sulle costruzioni in legno – nel- la logica dello smart building e della

smart city.

La sua attività professionale riguarda principalmente insediamenti residen- ziali, spazi urbani e organismi colletti- vi. Nel campo del progetto urbano ha sviluppato alcuni interventi residenzia- li e di recupero di aree urbane, nel ri- spetto dello spazio pubblico e del rap- porto con il paesaggio. Recentemen- te si segnalano il Parco degli Angeli a Pesaro e soprattutto l’Housing Sociale di via Cenni a Milano, la comunità so- lidale nota anche come più alta e più grande struttura interamente in legno mai realizzata in Europa.

Stefano Lambardi

Nasce a Montalcino nel 1962. Dottore di ricerca in Progettazione Architetto- nica e Urbana. Dal 1995 svolge attivi- tà didattica e di ricerca presso il DIDA, Dipartimento di Architettura dell’Uni- versità di Firenze. Dal 2000 è docen- te a contratto in vari laboratori di pro- gettazione. Nel 2010 cura Geometrie

di Pietra, mostra dei lavori del corso di

Progettazione svoltasi a Montalcino. Partecipa a convegni e workshop con Università straniere ed italiane. Nel 2016 è invitato, in qualità di Docen- te per il DIDA, insieme alla Universi- tà ISI Florence e la Facoltà di Archi- tettura della Delft University of Thec- nology (Olanda) al Workshop su Piaz- za del Carmine dal titolo Shaping the

void. Svolge inoltre attività professiona-

le nell’ambito della progettazione ar- chitettonica e urbana. Con la Tetractis Progetti, fondata nel 2001, ha realizza- to numerose opere pubblicate su rivi- ste nazionali e internazionali. È auto- re di Oltre le Mura (2011), di Il Palaz-

zo di Giustizia di Firenze, materiali e cronache sul progetto di Leonardo Ricci

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biografie

Riccardo Butini

Nasce a Siena nel 1971. Si è laureato presso la Facoltà di Architettura dell’U- niversità di Firenze. Dottore di ricer- ca, dal 2003 al 2007 svolge l’attività di tutor nel master in Teologia e Architet-

tura di Chiese presso la Facoltà di Ar-

chitettura di Firenze, dove insegna

Progettazione Architettonica. Selezio-

nato per il Premio Nazionale Inarch/ Ance 2008.

Pubblica il libro Giovanni Micheluc-

ci. Fotogrammi del museo (2007), Luo- ghi dell’abitare. Tham & Videgard Arki- tekter (2012) e Architettura Sacra. Pao- lo Zermani (2014).

Suoi scritti e progetti sono pubblica- ti su riviste e testi di architettura. Tra le realizzazioni, la Nuova Sede della So-

cietà di Castelsenio (2004), la Sede di- rezionale e produttiva della Co.ri.m.a.

(2008) e le Case a Carpineto (2014). Ha partecipato a concorsi d’architet- tura nazionale e internazionali affron- tando principalmente i temi del recu- pero e ricostruzione di antichi com- plessi architettonici.

Simone Barbi

Nasce a Prato nel 1983. Architetto e dottore di ricerca. Dal 2018 è docen- te a contratto presso il DIDA, Dipar- timento di Architettura dell’Univer- sità di Firenze. Laureato a Firenze, ha svolto attività di ricerca all’interno della Scuola di dottorato in Composi-

zione Architettonica presso l’Universi-

tà IUAV di Venezia (Ciclo XXIX) con una tesi incentrata sull’opera dell’ar- chitetto fiorentino Raffaello Fagnoni. È autore del libro Raffaello Fagnoni e

la chiesa di San Giuseppe Artigiano a Montebeni (2017). È membro del co-

mitato editoriale della rivista Il Qua-

derno – The I.S.I. Florence Architectu- ral Journal e collaboratore della rivista Firenze Architettura.

Marianna Coglievina Nasce a Prato nel 1983. Si laurea in Architettura a Firenze con una tesi in Progettazione nel Febbraio del 2016., è abilitata alla professione dal Genna- io del 2017. Dal 2007 collabora con la società di servizi alla progettazione Te-

tractis Progetti dove lavora tutt’oggi.

Dal 2008 collabora come assistente al- la didattica nei corsi universitari tenuti dal Prof. Stefano Lambardi.

Università degli Studi di Firenze Marzo 2018

Stefano Lambardi (docente a contratto presso il DIDA – Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze) negli A.A. 2014-2015 e 2015- 2016 ed ha come focus il tema della ridefinizione del limite tra città storica e periferia. Il piccolo centro di San Quirico d’Orcia è l’oggetto di queste riflessioni, nello specifico l’area fuori la Porta dei Cappuccini, stretta tra l’abitato medievale e la piccola area industriale nata nel secondo dopoguerra, rivolta verso la splendida città di Pienza. A partire dalle proposte progettuali, emerse dal lavoro degli studenti, l’intenzione è quella di consolidare alcune riflessioni svolte negli anni sul progetto di architettura inteso come strumento d’elezione per la riqualificazione degli spazi marginali delle città, nell’epoca della dissoluzione della forma urbis. ll tema progettuale si concentra sulla Via Francigena e risponde ad una esigenza del Comune di dotarsi di spazi per l’ospitalità dei pellegrini oltre che di un piccolo centro studi su questo itinerario sempre più percorso. Con questi lavori si è cercato di prefigurare possibili soluzioni atte a risolvere, con gli strumenti della composizione architettonica, la disarmonia che contraddistingue le aree al di fuori delle mura del centro storico del piccolo borgo della Val d’Orcia e che sembra essere ormai una condizione di crisi diffusa del paesaggio italiano.

Stefano Lambardidottore di ricerca in Progettazione Architettonica e Urbana. Dal 1995 svolge attività didattica e di ricerca presso il DIDA, Dipartimento di Architettu- ra dell’Università di Firenze. Dal 2000 è docente a contratto in vari laboratori di pro- gettazione. Con la Tetractis Progetti, fondata nel 2001, ha realizzato numerose opere pubblicate su riviste nazionali e internazionali. È autore di Oltre le Mura (2011), di

Il Palazzo di Giustizia di Firenze, materiali e cronache sul progetto di Leonardo Ricci

(2012), ed altri saggi e articoli.

Simone Barbi architetto e dottore di ricerca. Dal 2018 è docente a contratto presso il DIDA, Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. È autore del libro

Raffaello Fagnoni e la chiesa di San Giuseppe Artigiano a Montebeni (2017). È mem-

bro del comitato editoriale della rivista Il Quaderno – The I.S.I. Florence Architectu-

ral Journal e collaboratore della rivista Firenze Architettura.

Marianna Coglievina architetto, dal 2007 collabora con la società di servizi alla pro- gettazione Tetractis Progetti dove lavora tutt’oggi. Dal 2008 collabora come assisten- te alla didattica nei corsi universitari tenuti dal Prof. Stefano Lambardi.

€ 15,00

ISBN 978-88-3338-018-6

9 788833 380186

Nel documento I copisti (pagine 111-124)

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