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3. La produzione giornalistica di Anthony Burgess

3.3 Tre scritti d'occasione

Ci occuperemo qui di tre scritti d'occasione, di particolare interesse per l'argomento o per la specificità rispetto al novero della produzione di Burgess per il giornale milanese.

Il primo, «Requiem per il 'Times'»79, riguarda la sospensione e la possibile, susseguente chiusura dello storico quotidiano britannico: per Burgess è lo spunto per un'affascinante digressione su mutamenti dell'idioma inglese che seguirono la nascita e la diffusione del giornalismo,

78 Andrew Biswell, op. cit. pp. 310-311. Proprio Graham Greene è protagonista di un'intervista da parte di

Burgess, uscita il 23 marzo del 1980 a pagina 3 sotto il titolo "Dio, salsicce e letteratura".

attorno alla metà del Diciassettesimo secolo. «Fu allora che il linguaggio ampolloso, retorico, ciceroniano di filosofi e poeti si andò affinando e assottigliando trasformandosi in una prosa agile, scorrevole […]»; e fu sempre allora che la caotica ortografia che «perdurava ancora dall'epoca elisabettiana» fu normalizzata, che il periodare si fece più snello e il lessico più «economico, fisico e immediato». Al di là delle nozioni storiche, però, ciò che a Burgess preme mettere in evidenza è il carattere di vera e propria istituzione della testata, la cui sparizione priverebbe l'identità del suo popolo di un tassello di prima importanza:

Gli avvenimenti sportivi di Cambridge e Oxford avevano immancabilmente un coverage minuzioso, ma non gli scandali mondani, a meno che non finissero in tribunale. Fotografie di nudi non sono mai apparse sulle sue pagine e i suoi cruciverba erano i più difficili al mondo. […] questo giornalismo politico altamente qualificato […] emanava giudizi morali franchi, eloquenti, anche se talora ipocriti alla maniera britannica, ma sempre inflessibili a compromessi. […] Con la morte del «Times» e l'indigenza sempre più cronica della BBC, uno e due, la Gran Bretagna imparerà a conoscere il significato vero della parola «decadenza».

Cinque mesi e mezzo dopo, un evento ancora più significativo per il Regno Unito richiede il commento dello scrittore: è l'elezione a Downing Street di una donna, la conservatrice Margaret Thatcher. Il tono divertente e divertito delle parole di Burgess è percepibile fin da titolo «Maggie, l'uomo che si rimbocca le sottane», ma non per questo il contenuto è meno serio: come nell'occasione precedente, l'evento di attualità offre il destro a una riflessione su valori e peculiarità degli inglesi.

La leadership di Mrs. Thatcher ha incontrato notevole opposizione non unicamente in seno al suo stesso partito, ma nel Paese stesso. L'opposizione non aveva niente a che vedere con il suo sesso, moltissimo invece con la sua appartenenza al ceppo anglosassone e al sesso femminile congiuntamente.80

80 Anthony Burgess, "Maggie, l'uomo che si rimbocca le sottane", «Il Giornale nuovo», 15 maggio 1979,

Il motivo risiederebbe nella natura delle donne anglosassoni, una razza di «sorelle maggiori ma non di maîtresses», capaci se alle prese con i cavalli e la cura delle biciclette ma di «scarsa gratificazione nel talamo», al punto che avere un'anglosassone «a capo del governo è come averci un uomo». La Thatcher, del resto, continua Burgess, intervistata da un giornalista americano su «quali colori il suo sesso porterà alla politica del governo», risponde parlando di «nuovi congegni nucleari e nuovo atteggiamento nei confronti della Rhodesia»; la chiosa è un perfetto esempio di puro humour britannico: «Sono elementi della filosofia politica conservatrice, non emanazioni di una femminilità di spirito. I conservatori cercavano un

leader, e hanno trovato il loro uomo in una donna.»

Del 24 marzo 1979 è «L'oro e l'amore», dedicato ai temi principali de Il

mercante di Venezia di William Shakespeare e ai motivi per cui fu scritto,

con particolare attenzione al rapporto tra inglesi ed ebrei sul finire del Sedicesimo secolo. Il punto di partenza è la messa in onda sulla Rai di un adattamento del testo di Shakespeare che suscita un grande entusiasmo in Burgess, tale da indurlo a voler pagare «un tributo personale all'eccellenza dello spettacolo» con le sue riflessioni, e da fargli sostenere che, nel suo genere, la produzione diretta da Gianfranco De Bosio è «la migliore, penso, che abbia mai visto e ascoltato», e che «la traduzione di Sergio Perosa non è riduttiva del linguaggio»81 della commedia originale. Un apprezzamento sincero, va sottolineato, se a distanza di dieci anni Burgess tesse ancora una volta le lodi del lavoro di De Bosio82, e vi ritorna anche nel 1993, con un pezzo intitolato "Difendo Barabba" e pubblicato da «La Repubblica» il 29 luglio del 1993 (in cui il nome del regista compare come de Bosio). Ciò che qui preme evidenziare maggiormente è però la pratica dello scrittore

81 Anthony Burgess, "L'oro e l'amore", «Il Giornale nuovo», 24 marzo 1979, p. 3. 82 In "Amletomania", «Corriere della Sera», 11 giugno 1989, inserto cultura.

mancuniano di riutilizzare con ampia disinvoltura gli stessi materiali anche a distanza di tempo, magari semplicemente sfruttando un pretesto – un pretesto, nel caso di "Difendo Barabba", fornito dalla ricorrenza dei quattrocento anni della morte di Christopher Marlowe. Tolte la parte introduttiva e conclusiva (lì era lo sceneggiato televisivo, qui il risveglio in Gran Bretagna dell'interesse verso l'autore di Tamerlano), dopo quasi tre lustri ritornano le stesse parole, gli stessi concetti: gli ebrei nella società inglese del 1500, la sanguinosa fine del medico portoghese Lopez ordita dal conte di Essex che mal sopporta di essere secondo nelle grazie della regina Elisabetta I, l'esecuzione pubblica di Lopez cui, in tutta probabilità, Shakespeare assistette e che gli ispirò Il mercante di Venezia e così via. Quasi un peccato veniale, quello appena descritto, se si considera che il 4 luglio del 1993 esce sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari "Gli amanti sono senza contratto": un pezzo che Burgess aveva già venduto al «Corriere della sera» il 12 febbraio del 198283.

Una pratica, questa del riuso dei propri scritti, che costituisce un altro punto di contatto tra Anthony Burgess e Luciano Bianciardi.