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Uguale a come Io conosco

di S t e f a n o T o m a s s i n i Giovanni Floris

U N A C O S A D I ( C E N T R O ) S I N I S T R A

TRE ANNI DI OPPOSIZIONE VISTI DA VICINO

pp. 228, € 16, Mondadori, Milano 2004

L

a copertina ricorda certi li-bri polizieschi d'una volta. Fosse gialla invece che rossa, sarebbe precisa. L'investigatre ammicca da un classico o-blò, che potrebbe essere anche l'obiettivo d'una telecamera. Da subito scopri che Marlowe-Floris ha una faccia per bene, ha perfino smesso di fumare e si fa quasi tutù i giorni la barba, ti-gnale, uguale a come lo conosco: nella copertina come nella vita.

Il libro, beninteso, non è un giallo. Però è un'inchiesta: l'au-tore lo ripete più volte e fa be-ne, perché è la prima cosa di cui gli va dato atto e quella, credo, cui più tiene. Non è un giallo, perché non c'è un colpevole e neppure lo si cerca e anche per-ché i personaggi che si incontra-no incontra-non hanincontra-no vizi segreti da na-scondere o svelare. Dirò di più: non un solo accenno troverete in questo libro alla vela, alla bi-cicletta, all'opera lirica, al tres-sette o al jazz. Il teatro della po-litica, come viene chiamato, è senza scenografie, senza balli e senza musica. Io trovo questo d'una novità entusiasmante e provo a darne un'interpretazio-ne: è come se l'autore avesse de-ciso che l'anima dei politici debba stare nella politica e non altrove.

Gli chiederò poi, con calma, se da qualcuno è stato deluso. A volte, nella lettura, mi sono tro-vato a considerare come certe dichiarazioni che ha raccolto somigliassero più ad accuratis-sime analisi di politologi e so-ciologi che a discorsi politici. L'inchiesta a destra o "(centro) destra" non avrebbe dato un ri-sultato migliore. La fine delle ideologie, naturale e necessaria

per tanti aspetti, ha prodotto anche una certa rarefazione del-le idee.

Credo in ogni modo che il problema centrale sia quello del-l'anima, dell'anima che deve sta-re nella politica e più specifica-mente in quella di sini-stra. Se posso scegliere, centro-sinistra io lo scrivo con il tratti-no. Il sottotitolo del libro di Flo-ris recita: Tre anni di opposizione

visti da vicino. Dalla sconfitta

nelle elezioni politiche del 2001 alla vigilia delle europee del 2004, passando attraverso eventi di portata mondiale e nazionale, di cui non sto a ripetervi l'elen-co. Ora, è evidente a tutti che fra il 2001 e il 2004 c'è una bella dif-ferenza e che, sarà la legge del-l'alternanza, sarà quel che vole-te, il centro-sinistra non è messo male come nella primavera di tre anni fa.

Q

uesta tendenza sembra es-ser stata favorita soprattut-to da un paio di fatsoprattut-tori: da una parte l'evoluzione - sarebbe me-glio dire involuzione - della si-tuazione politica internazionale e le scelte fatte dal governo Ber-lusconi in quel contesto, dall'al-tra il margine di delusione o di vero e proprio scontento dell'e-lettorato rispetto alla crisi eco-nomica e ad alcune scelte del go-verno a proposito, ad esempio, di giustizia, scuola, informazione. Detto e visto così, po-trebbe sembrare più 'l'eventuale declino del

centro-destra che l'im-mancabile successo del centro-sinistra.

Secondo me, tutta-via, non è un caso che il capitolo centrale

del-l'inchiesta di Giovanni Floris sia quello dedicato all'Europa, quello in cui scrive: "L'Europa diventa agli occhi dell'elettora-to ulivista la sola risposta demo-cratica possibile ai problemi posti dall'agenda internazionale e, in un senso più ampio, ai pro-blemi posti dalla globalizzazio-ne. Rappresenta il volto umano

del futuro, la mediazione pos-sibile tra sviluppo, pace e sicu-rezza. Questo, essenzialmente, perché l'Europa è in fase na-scente, si sta costruendo ora, proprio nel momento in cui l'A-merica di Bush propone l'uni-ateralismo, proprio mentre la Cina avanza a passi da gigante, facendo leva sullo sfruttamento e sulla sofferenza sociale, pro-prio mentre il mondo islamico trema sotto la minaccia dell'e-stremismo".

C

uriosi gli effetti della diffe-renza d'età, che poi è appe-na di diciassette anni, meno, mol-to meno d'una generazione. Io avrei trovato più naturale scrive-re che l'Europa "rappscrive-resenta il volto umano del passato". Ho parlato per tanto tempo d'Euro-pa che un po' ho trovato modo di stufarmene. Non riesco neppure a vedere bene, come la vede Flo-ris, l'Europa "in fase nascente". Mi pare che sia un'epoca di gran-de confusione anche in Europa, un'epoca in cui le divisioni pre-valgono - e questo lo vede benis-simo anche lui - un'epoca in cui risulta molto difficile salvare il progetto originale. Eppure la chiave deve essere lì: nel riuscire a identificarsi nell'Europa e nel suo modello. Che sarebbe scioc-co, sviante, definire franco-tede-sco, ma che certamente non è an-glo-americano. Bisognerebbe ri-trovare l'orgoglio di paese fonda-tore, poiché quel modello era ed è sicuramente anche italiano.

Come nasconderci, tuttavia, che quel modello europeo corri-spondeva per tanta parte all'Ita-lia cosiddetta della Pri-ma Repubblica? Come non ricordare che era un'Italia proporziona-le, molto democristia-na, ma non solo demo-cristiana? Come salva-re l'essenziale di quella tradizione? Non è un bel tema da svolgere, non solo per il centro-sinistra?

Bisognerebbe riannodare pas-sato e futuro: è per questo, per nient'altro che questo, che alla politica serve un'anima. Mi viene naturale pensare al lavoro che ab-biamo cercato di fare a Ballare» e a quanto in fondo somigli a quel-lo che Fquel-loris ha continuato a fare con il suo libro. Il nostro settima-nale ha costretto, martedi dopo martedi, gli italiani a parlarsi in un tempo in cui era difficile an-che solo vedersi da una parte al-l'altra. Nel nostro piccolo abbia-mo garantito una continuità. C'è ancora molto lavoro da fare e probabilmente anche un secondo

libro da scrivere. •

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