d e l P r o f . R A F F A E L L O Q U I L I C X
Forse più che in ogni altro paese del mondo l'avi-coltura occupa, negli Stati Uniti d'America, un posto molto importante nell'economia nazionale. Da alcune statistiche ufficiali del « Department of Agriculture » risultava già negli anni immediatamente precedenti alla guerra che, fra i diversi prodotti agrari, a quelli dell'industria avicola spettava, come quantità glo-bale annua, il secondo posto dopo il latte ed i latti-cini. Il valore della produzione avicola, compresi i tacchini, le faraone, i palmipedi, ecc., ammontava annualmente ad oltre un miliardo di dollari. Una così elevata produzione era ed è tutt'oggi il frutto non solo di una pollicoltura rurale assai diffusa e con-dotta abbastanza razionalmente, ma anche, in gran parte, di una pollicoltura industriale specializzata che negli ultimi 30 anni è andata sempre più sviluppan-dosi e perfezionansviluppan-dosi fino a raggiungere, in fatto di ampiezza degli allevamenti, attrezzatura e capacità produttiva, proporzioni davvero enormi.
Nell'intento di basare la loro attività essenzial-mente sulla rigorosa ricerca del tornaconto econo-mico, gli avicoltori si sono da tempo orientati verso la specializzazione, verso cioè la suddivisione delle varie complesse operazioni dell'allevamento tra al-trettante imprese avicole separate. Sono così sorte aziende specializzate per la produzione di uova da consumo o della carne, altre invece per la produzione
di materiale da riproduzione (uova da cova, pulcini, pollastre, galletti). Vi sono infine aziende denominate « Hatcheries », destinate unicamente all'industria dell'incubazione ed alla vendita dei pulcini di un giorno. Questo genere d'impresa, altamente perfezio-nato, molto giova, tra l'altro, alla pollicoltura rurale poiché permette di ripopolare intensamente le cam-pagne con pulcini provenienti da ceppi selezionati, nonché alla produzione continua, durante tutto l'an-no, di polli novelli da consumo.
Conseguenza della perfetta organizzazione ed effi-cienza dell'avicoltura americana è il livello relativa-mente basso a cui permangono costanterelativa-mente i prez-zi delle uova e del pollame e quindi la larga diffu-sione di tali prodotti in ogni ceto della popolazione. Le ragioni di tanto successo debbono attribuirsi:
1) alla grande disponibilità sul mercato dei ce-reali che trovano essenzialmente impiego nell'ali-mentazione del pollame, come è il caso del grano-turco, dell'avena e del frumento; ciò che rende assai basso il costo dell'alimentazione stessa;
2) ai prezzi relativamente ridotti di tutti i mate-riali necessari per la costruzione delle varie attrez-zature degli allevamenti e quindi alla limitata entità delle spese di impianto;
3) all'alto livello di modernità e razionalità cui si è giunti mediante la specializzazione;
4) all'assistenza offerta dallo Stato agli avicol-tori nel campo economico, tecnico e sanitario.
A quest'ultimo riguardo devesi ricordare che lo Stato federale ed i singoli Stati confederati inter-vengono spesso in aiuto dell'avicoltura, come delle
altre attività di carattere agricolo. Tale intervento si manifesta sotto molteplici aspetti: per esempio me-diante l'azione svolta a sostenere i prezzi ed a favo-rire lo smercio dei prodotti, mediante il controllo tecnico esercitato da numerose Stazioni sperimentali, mediante i concorsi di deposizione ed altre utilissime forme di propaganda (1).
Di fronte al quadro grandioso dell'avicoltura ame-ricana sta quello invero assai modesto della nostra avicoltura. Nelle campagne, quasi ovunque, un alle-vamento primitivo, irrazionale, falcidiato da ricor-renti infezioni epidemiche e, nel campo dell'avicoltura che dovrebbe dirsi industriale, l'applicazione di me-todi d'allevamento tutt'altro che perfezionati, diffi-coltà economiche d'ogni sorta nella gestione, rendi-mento scarso, talvolta addirittura inesistente.
Pur tuttavia l'avicoltura rappresenta anche in Italia una fonte notevole di ricchezza. Si ritiene che la produzione avicola lorda possa raggiungere an-nualmente il valore complessivo di ben 600 miliardi di lire, comprendendo nel computo di tale valore oltre alle uova ed alla carne di pollo, anche i prodotti
(1) Interessanti, particolareggiate notizie sull'avicoltura americana furono pubblicate dal P r o f . Vittorino Vezzani al suo ritorno da un viaggio compiuto negli Stati Uniti, in occasione del Congresso mondiale di avicoltura tenu-tosi a Cleveland (Ohio) nel 1939.
ricavabili dall'allevamento degli altri volatili da cor-tile, come tacchini, oche, anitre, ecc. (2). Risulta che, fra tutte le industrie zootecniche nazionali, solo quel-la quel-lattiero-casearia supera per potenzialità produt-tiva l'industria avicola.
Queste considerazioni bastano da sole a dare una idea dell'importanza che potrebbero assumere alcuni provvedimenti atti ad incrementare ed a perfezio-nare nel nostro Paese l'allevamento del pollame. Col graduale arresto dell'importazione di uova e pollame, tanto gravosa per la nostra bilancia commerciale, al-l'avicoltura nazionale potrebbe essere riservato il compito del rifornimento integrale del mercato in-terno con i prodotti, non certo inferiori a quelli esteri per qualità, ottenibili in gran copia da un'attività che, malgrado tutto, trova in Italia le più adatte condizioni climatiche ed ambientali in genere.
Molti e spesso discordi pareri sono stati espressi al riguardo da allevatori e studiosi. E' opportuno, per poter manifestare un'opinione concreta, rendersi esatto conto delle ragioni per le quali la pollicoltura italiana si trova attualmente in condizioni di parti-colare disagio, e cercare, via via parallelamente, di individuare i mezzi più idonei a sollevarla da un tale stato di inferiorità e ad indirizzarla verso un rapido potenziamento.
(2) Tale cifra, riferita dal Prof. Squadroni in una sua relazione sulla pollicoltura rurale al convegno avicunicolo tenutosi quest'anno a Verona, appare alquanto esagerata. Basandosi su considerazioni diverse da quelle sulle quali il predetto autore ha imperniato la propria indagine, si giungerebbe a ben altro risultato. Per un accertamento sicuro si imporrebbe un censimento del pollame.
U n a v e d u t a dui C e n t r o a v i c o l o s p e r i m e n t a l e d i T o r i n o , che svolile da v e n t i a n n i i n t e n s a a t t i v i t à per il m i g l i o r a m e n t o d e l l a p o l l i c o l t u r a , d i s t r i b u e n d o i n o r a n c o p i a m a t e r i a l e da r i p r o d u z i o n e
di g a l l i n e l i v o r n e s i b i a n c h e del C e n t r o a v i c o l o s p e r i m e n t a l e di T o r i n o . L a r a z z a livornese è r i t e n u t a anche i n A m e r i c a la m i g l i i per l a p r o d u z i o n e d e l l e uova
Le ragioni suddette sono presto trovate. Tutte le condizioni considerate come determinanti l'alto li-vello raggiunto dall'avicoltura nel caso illustrato degli Stati Uniti d'America, vengono del tutto a man-care in Italia.
La produzione cerealicola assai ridotta, rispetto alle molteplici necessità d'impiego, determina come con-seguenza alti prezzi dei cereali stessi, nonché di tutti i sottoprodotti delle loro varie manipolazioni (crusca p cruschello, pula e farinaccio di riso, farina e se-mola glutinata di mais, ecc.). L'elevato costo dei mangimi fondamentali si fa sentire soprattutto nel caso della, pollicoltura industriale, costretta all'ac-quisto dei mangimi suddetti sul mercato, per l'intero fabbisogno. La pollicoltura rurale è esente da ecces-sive spese per l'alimentazione poiché i polli si nu-trono in gran parte con quello che trovano vagando all'aperto.
Un provvedimento valido per aiutare gli allevatori al superamento del grave ostacolo sarebbe quello di favorire l'importazione di cereali da destinare esclu-sivamente all'avicoltura e contemporaneamente di impedire l'introduzione in Italia di prodotti avicoli dall'estero. Ciò evidentemente non può attendersi che da parte dello Stato, il cui intervento nel senso sug-gerito f u più volte invocato, senza successo, in occa-sione di convegni di allevatori e da persone compe-tenti ed autorevoli.
Altro elemento sfavorevole per la pollicoltura è l'alto costo di tutti i materiali per l'attrezzatura degli allevamenti (pollai, reti metalliche per recinsioni, incubatrici, allevatrici, ecc.). N e deriva, soprattutto per la pollicoltura industriale, la necessità di un forte impiego di capitali e quindi la pressione assai
rilevante esercitata sul bilancio dalle quote di am-mortamento e dalle spese di manutenzione. L'alleva-mento rurale, anche nel caso di tali spese d'impianto, non incontra evidentemente troppe difficoltà.
A parte il fatto dell'elevato costo delle materie prime e della mano d'opera, i prezzi praticati dalle varie ditte costruttrici per le apparecchiature avi-cole devono ritenersi effettivamente eccessivi. Ciò è in relazione al fatto che tali ditte, non potendo con-tare che su uno smercio molto limitato, ripartiscono necessariamente sulle poche vendite il guadagno che intendono realizzare. Una riduzione dei prezzi sud-detti sarà possibile quando, moltiplicatisi e perfezio-natisi gli allevamenti, la richiesta dei materiali di impianto e di attrezzatura sarà grandemente ac-cresciuta.
Un terzo motivo al quale devesi pure in gran parte attribuire lo scarso sviluppo della nostra avicoltura è l'assenza di razionali criteri di conduzione non solo nelle campagne, ma anche nella maggior parte degli allevamenti a carattere industriale.
Nell'azienda agraria, qualunque sia l'ampiezza e la forma di conduzione, l'allevamento degli animali da cortile è considerato soltanto una attività marginale e ben poco è suscettibile di miglioramenti dal punto di vista tecnico. P e r quanto riguarda invece gli im-pianti condotti come imprese a sè stanti, fatte po-chissime eccezioni, francamente meraviglia la diffusa arretratezza che li distingue ed è da augurarsi tutto un nuovo ordinamento tecnico ed economico valido ad accrescerne di gran lunga le possibilità produttive. La specializzazione, che avrebbe la virtù di sempli-ficare molto il compito dell'allevatore, ponendolo di fronte solo a pochi problemi ed esonerandolo da tante
L a r a z z a a m e r i c a n a N e w H a m p s h i r e è u n a d e l l e p i ù a d a t t e a l l a d u p l i c e a t t i t u d i n e d i u o v a e c a r n e . E c c o u n m a g n i f i c o e s e m p l a r e d i r i p r o d u t t o r e ,
a l l e v a t o p r e s s o i l C e n t r o a v i c o l o d i T o r i n o .
delle difficili operazioni che caratterizzano la com-plessa industria avìcola, non è affatto apprezzata da noi. Capita spessissimo di osservare che nuovi appas-sionati, non appena cominciano a dedicarsi alla polli-coltura, per incompetenti che siano, già fanno conto nei loro primi bilanci preventivi di vendere materiale da riproduzione! Per ogni pollaio che sorge v'è l'as-surda pretesa di farlo divenire un centro di selezione. Nell'interesse del progresso avicolo, invece, ben pochi allevamenti, condotti da persone di provata capacità, oltre naturalmente ai Centri ed agli Osservatori avi-coli, controllati dallo Stato, dovrebbero avere la pre-rogativa della vendita di uova da cova, di pulcini, di pollastre e di galletti. Tutti gli altri pollai, quelli di nuovo impianto in specie, dovrebbero indirizzarsi verso la produzione esclusiva di uova da consumo o di carne.
Contro l'idea della specializzazione, per adesso non senza un fondamento, si leva l'opinione che una pro-fittevole industria avicola non sia possibile in Italia se non ricorrendo alla rimonta interna, cioè alla pro-duzione, nell'ambito di ogni allevamento, delle nuove generazioni che di anno in anno devono sostituire le vecchie. Quando però si pensi ad una avicoltura or-ganizzata e decisamente rivolta ad un perfeziona-mento tecnico, ci si convincerà facilmente dell'op-portunità della specializzazione. Siamo ben lungi dal pensare ad un piano di organizzazione nazionale, ma certamente a singoli piani. concretabili da parte di
gruppi di allevatori associati è possibile credere. Non si dimentichi che la specializzazione è stata in Ame-rica, come altrove, non una conseguenza, ma un mezzo per il potenziamento dell'avicoltura (1).
Che dire infine dell'intervento dello Stato in favore di questa branca tanto importante della zootecnica? In Italia tale intervento si limita attualmente alla concessione di ridottissimi, insufficienti contributi fi-nanziari a pochi Centri ed Osservatori avicoli, la cui opera peraltro è stata, specie per alcuni, come il Centro avicolo sperimentale di Torino, intensissima ed oltremodo meritoria.
Su ben più vasto intervento si dovrebbe poter con-tare. Ecco i provvedimenti dai quali veramente po-trebbero attendersi concreti risultati:
1) Concedere più cospicui finanziamenti almeno a quelle delle istituzioni avicole anzidette, che mag-giormente si sono distinte per la propaganda tecnica e per la distribuzione di materiale da riproduzione selezionato.
2) Organizzare, come in passato, i concorsi di deposizione ed altre forme di controllo sulle reali possibilità tecniche dei pollai di selezione privati.
3) Porre in grado le stazioni zooprofilattiche ed altri enti competenti di condurre una più energica lotta contro le malattie del pollame, studiando l'op-portunità di istituire, nel caso della gravissima epi-zoozia nota col nome di pseudopeste o di laringo-tracheite, la vaccinazione obbligatoria e gratuita.
4) Decretare una forma di protezione doganale della produzione nazionale di uova e pollame e favo-rire contemporaneamente l'importazione di cereali a basso prezzo, ad uso esclusivo degli allevamenti avicoli.
(1) Un progetto per un piano organizzativo che con-senta di porre in atto la specializzazione, è allo studio, su proposta dello scrivente, presso la sezione piemontese dell'Associazione Avicunicola Nazionale.
AMARO
AVALLE
A p e r i t i v o , digestivo, tonico di pure erbe alpine e me-dicinali, ottenuto con lavo-r a z i o n e e p lavo-r o c e d i m e n t i classici che g a r a n t i s c o n o inalterata la proprietà delle e r b e di cui è c o m p o s t o . L'esperienza antica ne ha o t t e n u t o un p r o d o t t o superlativo riconosciuto e premiato in tutto il mondo.