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ULTIMA POSIZIONE PER IL MUSEO GUGGENHEIM DI VENEZIA: DISCUSSIONE DEI MOT

CAPITOLO 3 – I MUSEI GUGGENHEIM IN TWITTER: NEW YORK, BILBAO E VENEZIA

3.3 ULTIMA POSIZIONE PER IL MUSEO GUGGENHEIM DI VENEZIA: DISCUSSIONE DEI MOT

COMUNICAZIONE E SOCIAL NETWORK

La percezione mondiale del brand Guggenheim è, in definitiva, positiva. In Twitter, il Museo Guggenheim che presenta più considerazione e più tweet positivi è quello di New York; anche per quello di Bilbao i commenti sono molti e, soprattutto, sono tanti quelli con un punteggio alto. I post che riguardano le future possibili espansioni della Collezione Guggenheim con il Museo Guggenheim di Helsinki e quello di Abu Dhabi superano, addirittura, quelli del Museo Guggenheim di Venezia. I dati raccolti per quest’ultimo sono stati 122 su 2984 – 206 considerando non solo i tweet propri del museo ma anche quelli della mostra a Palazzo Strozzi a Firenze che racchiude parte della collezione di Venezia e di New York con dei capolavori da Kandinsky a Pollock – una percentuale molto bassa, circa del 7%. A questo proposito, dato un numero così basso e una percezione positiva ma comunque tendente verso un risultato neutro, ho richiesto un colloquio all’Ufficio Comunicazione e Social Network del Museo Guggenheim di Venezia; l’intervista alla Dott.ssa Maria Rita Cerilli ha prodotto delle considerazioni importanti che hanno permesso alla ricerca di capire perché il risultato dei tweet fosse così basso. La prima cosa da sottolineare è l’impossibilità di avere un riscontro del numero dei visitatori del museo in base alla strategia digitale che viene utilizzata dallo stesso; non c’è la possibilità di avere un monitoraggio di questi dati seguendo, quindi, questa direzione. I consumatori dell’anno 2015 del Museo Guggenheim di Venezia sono stati ben 400.741 e, già da un paio d’anni, il numero non è mai sceso sotto le 400.000 presenze, essendo secondo solo al numero di visitatori del Palazzo Ducale in Piazza San Marco; secondo i dati fornitemi, ai 122 tweet per i mesi di Aprile e Maggio 2016, corrispondono, per lo stesso periodo, ben 123.276 visitatori. Il motivo risiede nel fatto che, per il museo di Venezia, l’interazione nel social network Twitter è molto debole in quanto, date le sue caratteristiche e quindi una limitata possibilità di espressione – avendo la possibilità di scrivere solo 140 caratteri per post – e un bisogno di essere sempre connessi – il social funziona molto bene ed è più utile se vi è il così detto effetto botta e risposta – ci sarebbe bisogno di essere molto più presenti, attivi e continuare a postare novità ed eventi giornalmente; il Museo Guggenheim di New York riesce invece a farlo grazie, soprattutto, ai numerosi dipendenti impiegati nella comunicazione all’interno dei social network, circa 80. Venezia utilizza, per la

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maggior parte, il social Facebook [53] che, secondo una statistica condotta nel 2015 da BlogMeter [54] – un social media specializzato nel monitoraggio, nelle analisi e nelle statistiche degli altri social – la pagina Facebook The Peggy Guggenheim Collection, con il picco massimo raggiunto a settembre, ha dominato la classifica di engagement di Facebook e ha ottenuto il terzo posto della classifica in merito al numero di followers acquisiti nell’arco dell’anno [55]. Altri social network molto utilizzati dal Museo Guggenheim di Venezia sono Youtube – grazie al quale è possibile avere informazioni maggiori in merito al museo, alle mostre temporanee ed alla vita della padrona di casa, Peggy Guggenheim, in aggiunta, ovviamente, al fatto che vi è la possibilità di parlare, spiegarsi e rispondere ai commenti sottostanti in maniera esauriente – Pinterest ed Instagram; con 58,742 mila followers nell’account https://www.instagram.com/guggenheim_venice/ , 147.274 visualizzazioni ed una copertura di 30.398 mila account unici che hanno visualizzato i post condivisi dal museo, i riscontri che si hanno da questo social network sono certamente maggiori rispetto a Twitter. A livello nazionale, dopo una ricerca su un campione di 10 musei presenti su Instagram con un profilo ufficiale – la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli, il Museo del Novecento, Palazzo Grassi, la Galleria degli Uffizzi, Palazzo Strozzi, il Mart Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, il MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, il Museo Madre d’Arte Contemporanea Donnaregina e la Triennale di Milano – il Museo Guggenheim di Venezia è collocato in prima posizione e, seconda al museo, è la Triennale di Milano con 44 mila followers. I post giornalieri condivisi in Facebook ed Instagram sono circa 2 o 3, spesso condivisi in accordo con gli Uffici della Comunicazione dei Musei di New York e Bilbao in quanto, seguendo un calendario fornito annualmente, i musei ricordano i compleanni degli artisti, le mostre in corso, degli aspetti della vita di Solomon Robert e Peggy Guggenheim ed altre curiosità in merito alla collezione; a differenza degli altri due, però, il Museo Guggenheim di Venezia non utilizza la sponsorizzazione dei propri post. In merito invece al portale web TripAdvisor, non è il museo che se ne occupa direttamente; l’account è affidato ad un’ agenzia esterna che si occupa dei commenti, delle foto e della gestione interna del portale a cui, il museo stesso, non può accedere. Curioso sapere che, a differenza degli altri due musei, il Museo Guggenheim di Bilbao, utilizza questo metodo anche per curare la comunicazione nei social network. Ancora, bisogna sottolineare che i social sono giovani, sono freschi e attraverso questi si ha la possibilità di arrivare a coloro che li utilizzano per la maggior parte del loro tempo: i giovani. La casa – museo di Peggy Guggenheim aveva quindi iniziato a proporre nel 2009 gli HappySpritz all’interno del museo per incentivare la visita dei giovani alla collezione Guggenheim ed alle

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mostre temporanee e per far vedere che, anche un museo, può avvicinarsi ai giovani proponendo il drink, ormai tipico, della città di Venezia: lo spritz. Ormai, l’idea di sorseggiarne uno all’interno del giardino di Peggy è diventata quasi un appuntamento fisso per la maggior parte dei ragazzi che studiano e vivono la città e addirittura, negli ultimi due anni, non c’è nemmeno stato il bisogno di ripubblicare l’avviso più volte nei social di Facebook e Instagram in quanto gli inviti ed i posti disponibili sono stati esauriti nell’arco di pochi giorni. Tutto questo è a favore del museo poiché non vengono spesi soldi per la comunicazione, favorita principalmente dalla condivisione dei post da parte dei ragazzi interessati.

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