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Un confronto tra tre marchi di qualità ecologica

3.6 Sostenibilità del soggiorno: i soggetti coinvolti

3.6.3 Un confronto tra tre marchi di qualità ecologica

La possibilità di poter assegnare certificati di qualità ecologica alle strutture turistiche si è maggiormente diffusa nel primo decennio del nuovo secolo, con l‟intento di offrire ad esse la possibilità di differenziarsi dalla forte concorrenza nata a livello mondiale. Si tratta di strumenti volontari, non coercitivi, attraverso i quali evidenziare l‟etica ambientale con la quale la struttura viene gestita.

I tre marchi, che sono stati qui velocemente analizzati, sono quelli maggiormente diffusi in Italia e hanno caratteristiche molto diverse l‟uno dall‟altro. L‟Ecolabel Europeo, per la sua natura istituzionale, si configura come l‟etichetta più prestigiosa e riconoscibile in tutto il territorio europeo. A livello di singole nazioni è gestito da un organismo competente e in Italia se ne occupa il Comitato Ecoaudit Ecolabel, che si avvale di ISPRA71 per le verifiche del rispetto dei requisiti. La critica che viene mossa più frequentemente nei suoi confronti riguarda il processo di attribuzione che le strutture devono affrontare per ottenere il marchio: esso infatti è molto lungo, laborioso e oneroso.

Proprio per questo il marchio Ecolabel di Legambiente ha avuto negli anni una maggiore diffusione. Esso richiede alle singole strutture di rispettare un semplice decalogo, composto da dieci punti che lasciano molti margini di manovra alla struttura, al fine di raggiungere una maggiore sostenibilità ambientale. Ciò che lo differenzia di

71 Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) è ente pubblico di ricerca, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia tecnica, scientifica, organizzativa, finanziaria, gestionale, amministrativa, patrimoniale e contabile.

più dagli altri due è il fatto di richiedere un coinvolgimento delle amministrazioni locali e degli stakeholder interessati, con l‟obiettivo di poter creare una rete di collaborazione a vantaggio dell‟intera collettività.

L‟ultimo marchio preso in esame può essere attribuito solo alle aziende agrituristiche che hanno una produzione agricola biologica e offrono prodotti a filiera corta presso il loro servizio di ristorazione, se presente e/o tramite la vendita diretta. Nel 2013 AIAB e Legambiente hanno sottoscritto un protocollo di collaborazione, per iniziare un percorso comune con i marchi Agriturismi Bio-Ecologici AIAB, garanzia AIAB Italia e Legambiente Turismo, al quale hanno già aderito una decina di strutture agrituristiche. Per evidenziare maggiormente le differenze tra queste tre certificazione potrebbe essere interessante confrontare i criteri obbligatori previsti nel campo dell‟energia, visto che è uno di quelli più significativi nel settore ricettivo.

Il decalogo di Legambiente Turismo tratta il problema in maniera molto meno approfondita, in quanto dà soltanto indicazioni sulle possibili riduzioni di sprechi energetici relativi al lavaggio della biancheria e ad una cattiva gestione dell‟illuminazione. Esso afferma di voler promuovere il “risparmio di energia tramite la riduzione volontaria della biancheria destinata al lavaggio; l’installazione di lampadine a basso consumo e sistemi di gestione dell’illuminazione interna ed esterna per evitare gli sprechi”.

Le altre due certificazioni qui analizzate hanno criteri molto più dettagliati e richiedono un maggior impegno per essere rispettati. In particolare per Ecolabel vengono presi in considerazione e dettati i criteri per quel che riguarda:

il livello minimo di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili;

il divieto di utilizzo di carboni e di oli combustibili pesanti a causa dell‟alto tenore in zolfo;

il rendimento e la generazione di calore (caldaie, cogenerazione, pompe di calore);

l‟efficienza energetica degli impianti di condizionamento;

l‟efficienza energetica degli edifici;

l‟isolamento delle finestre;

lo spegnimento dell‟impianto di riscaldamento o di condizionamento (ad es. automatico, nel caso si aprano le finestre);

lo spegnimento delle luci (ad es. automatico nel caso non ci sia nessuno in stanza);

l‟efficienza energetica delle lampadine;

il riscaldamento per esterni.

Per la certificazione degli agriturismi AIAB, i criteri energetici vengono suddivisi tra quelli riguardanti gli impianti di riscaldamento e quelli riguardanti gli impianti di illuminazione e gli apparecchi elettrici. Anche in questo caso vengono ripresi molti degli spunti considerati dall‟Ecolabel, pur con indicazioni, talvolta più operative e meno precise, per renderle più facilmente comprensibili ed utilizzabili dall‟utenza, sebbene a volte a scapito della loro efficienza. Ad esempio, per quanto riguarda gli impianti di riscaldamento, si richiede:

caldaia con rendimento termico del bruciatore superiore al 90%;

divieto di bruciare carbone o bricchette di lignite (ad eccezione del BBQ);

isolamento termico della caldaia, della cisterna e dei tubi;

divieto di coprire i radiatori per non ostacolare la circolazione;

obbligo di documentazione delle operazioni di manutenzione.

In Allegato vi sono i criteri obbligatori previsti per il risparmio energetico delle tre certificazioni analizzate.

I tre marchi finora analizzati sono quelli maggiormente diffusi e riconoscibili, ma se si confronta la loro diffusione con i dati statistici riguardanti la ricettività turistica nazionale ci si accorge che la loro incidenza è minima.

Nel 2012 risultavano certificate Ecolabel europeo 166 strutture ricettive su 157.228 presenti su tutto il territorio italiano. Ad oggi in Toscana risultano certificate 13 strutture, di cui 5 agriturismi (3 nella provincia di Grosseto, uno a Livorno e uno a Arezzo), su più di 4.000 aziende agrituristiche presenti. In riferimento a questa tipologia di ricettività, molto più diffuso è il marchio Agriturismi AIAB con ben 32 strutture certificate su tutto il territorio della regione in esame. Per quanto riguarda le strutture certificate Legambiente, come già detto, in Italia sono più di 400, di cui 40 situate in Toscana, ma soltanto 6 sono agriturismi.

Cap. 4 IL TURISMO RURALE NELLA VALLE

DEL SERCHIO

Il primo passo per comprendere un territorio e quindi valorizzarlo è la conoscenza: questa però non presuppone un rapido sguardo al territorio, ma una precisa e sistematica analisi di tutte le sue componenti e risorse, alcune delle quali visibili ed evidenti, ma molte altre intangibili e fatte di esperienze, attività, memorie che richiedono un più attento approccio di indagine per poter essere esplicitate. Nel contesto territoriale infatti l‟uomo ha vissuto per millenni, lasciando tracce visibili e meno visibili, modellando l‟ambiente per le proprie necessità, sfruttandone le risorse, ma anche mantenendolo in vita o riducendone le potenzialità nelle diverse epoche storiche. È quindi evidente che non basta un‟analisi superficiale per conoscere un territorio, ma è necessario analizzarlo sulla base di parametri ben precisi corrispondenti alle già individuate componenti del capitale territoriale rurale72.

I territori indagati nella presente tesi sono situati all‟estremità nord della regione Toscana, racchiusi tra le Alpi Apuane e l‟Appennino Tosco-Emiliano, percorsi a valle dal fiume Serchio: la cosiddetta Valle del Serchio. Essi sono aree rurali appartenenti alla provincia di Lucca e, da un punto di vista geografico, si caratterizzano per essere entità riconoscibili, con confini ben definiti e una superficie territoriale poco estesa. Pur caratterizzandosi come un‟entità omogenea dal punto di vista morfologico, si usa indicarla con due toponimi distinti, giustificabili solo da un punto di vista puramente storico amministrativo: Garfagnana e Media Valle del Serchio. Con il nome “Garfagnana” ci si riferisce solo al tratto che va dalle sorgenti del fiume Serchio fino, sulla sua sinistra orografica, al confine con il comune di Barga e sulla destra fino a Turritecava (al confine tra il comune di Gallicano e quello di Borgo a Mozzano). Più in basso, fino ai confini con il Comune di Lucca e compresa la Val di Lima lucchese, si usa il nome di Media Valle.

La scelta di indagare insieme queste due realtà territoriali, deriva dal fatto che la suddivisione politico-amministrativa che le caratterizza non è percepita dai visitatori e

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col tempo anche gli operatori turistici si sono resi conto che questa suddivisione è del tutto anacronistica. Queste due aree fanno parte attualmente di due distinte Unioni dei Comuni: l‟Unione dei Comuni della Garfagnana (alla quale non ha aderito il Comune di Castelnuovo) e l‟Unione dei Comuni della Media Valle (con l‟auto esclusione del comune di Bagni di Lucca).

Fig. 25 I quattro SEL della provinciali Lucca

Fonte: toscana pocket.com