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Una donazione libraria: il Fondo Santarelli

Nel 2001, Enzo Santarelli dona alla Regione Marche cinquemila vo-lumi della sua biblioteca privata: il lascito librario viene a costituire il Fondo Santarelli, all’interno della biblioteca e centro di documenta-zione del Consiglio Regionale. Si tratta di un gesto certamente non inusuale, e che può apparire in qualche modo “naturale” e persino scontato, per un professore universitario giunto al termine della sua carriera. Ma, a ben vedere, in tale gesto si ritrova in sintesi l’intera ci-fra del percorso intellettuale e morale di Santarelli. Nell’effettuare la donazione, lo studioso accompagna il lascito con la raccomandazio-ne che i libri siano “consultabili da tutti, e a disposizioraccomandazio-ne di iniziative per le giovani generazioni”1. Santarelli, come è noto, ha dedicato la propria carriera di studioso allo studio della storia contemporanea, e di questa materia di insegnamento ha rivestito la cattedra all’Univer-sità di Urbino. Come storico, ha sentito il bisogno di trasmettere alle nuove generazioni il frutto del proprio lavoro: ma questa trasmissio-ne si è concretata per lui soprattutto trasmissio-nella donaziotrasmissio-ne dei propri stru-menti di lavoro, dei suoi “ferri del mestiere”, i libri, accumulati pazien-temente in una vita di studi. Non ha dunque visto il nucleo della pro-pria eredità nel risultato dei suoi stessi studi, nella visione storica a cui era via via approdato, e, come vedremo, la visione storica di Santarelli

1 Si veda in proposito il testo della “Convenzione” stipulata tra il prof. Enzo San-tarelli e il presidente della Regione Marche dott. Vito D’Ambrosio, aprile 2001, Prot. 279/GAB e Prot. 15/2001.

aveva assunto una forma assai precisa e ben definita. Ciò che ha piut-tosto sentito di dover trasmettere è stato il senso stesso del lavoro dello storico, lo studio, lo scavo all’interno dei testi e dei documenti:

implicitamente, donando la sua biblioteca, Santarelli mette a dispo-sizione di tutti non tanto il suo stesso sapere acquisito, quanto piut-tosto gli strumenti di questo stesso sapere, invitandoci a lavorare su e con i suoi libri, eventualmente per elaborare un sapere che in linea di principio può essere anche diverso da quello che lo stesso Santarelli aveva elaborato, per giungere ad una visione storica eventualmente diversa dalla sua. Un invito alla ricerca che è la migliore testimonian-za della fedeltà di fondo di Santarelli al ben noto motto di uno dei fondatori della scuola degli “Annales”, Lucien Febvre, che del proprio mestiere di storico ebbe a dire: “Lo storico non è colui che sa, è colui che cerca”. È dunque anzitutto una preziosa testimonianza di onestà intellettuale e amore per il proprio lavoro che ci giunge, assieme ai li-bri di Enzo Santarelli, un invito a continuare lo studio della storia, nel-lo spirito di quella che Santarelli certo considerava, fichtianamente, la sua “missione del dotto”. In uno storico come Santarelli, che in ragio-ne di certe sue prese di posizioragio-ne ha potuto essere considerato come viziato da un certo dogmatismo di fondo, non vi può essere prova mi-gliore di un suo autentico anti-dogmatismo che questo gesto “laico”

di donazione dei suoi libri, per consentire a tutti noi di proseguire la ricerca da lui interrotta, nella direzione che noi stessi sapremo e vor-remo darle. Nel 2001, quando effettuò la donazione del fondo libra-rio, Santarelli conviveva da quattro anni con le gravi conseguenze di un ictus invalidante che lo aveva colpito nel 1997, conseguenze che lo condurranno a morte tre anni dopo, nel 2004: tanto più quindi si rivela notevole la coerenza e continuità di questo Santarelli, anziano e gravemente malato, con il Santarelli che nel 1949 scriveva: “Edifi-chiamo il fronte dei libri! Diffondiamo, acquistiamo, leggiamo i libri!”2. Una coerenza e continuità possibili solo nel quadro di una visione estremamente precisa del ruolo dell’intellettuale e dell’uomo di cul-tura nella società, definitasi sin dagli esordi della carriera di

Santarel-2 Enzo Santarelli, Aprire in ogni centro una biblioteca per il popolo, in “L’Unità”, 16 lu-glio 1949, cit. in Simone Massacesi, Enzo Santarelli - Tra militanza politica e ricerca storica, Ancona, Affinità elettive, 2006, p. 80.

li, e conclusasi in perfetta coerenza, tramite la donazione dei suoi li-bri, in quello che è un classico “passaggio del testimone”. E sappiamo bene come, nello sport atletico da cui questa metafora trae origine, il passaggio del testimone sia il momento più delicato di tutta la gara, perché è proprio nel momento del passaggio da una mano all’altra che il testimone può cadere: se cade, il filo della corsa si spezza, e si viene estromessi dalla gara. Sta a noi dunque non lasciar cadere il te-stimone che Santarelli ha voluto passarci, e anzitutto saper custodire e quindi far buon uso dei suoi libri.

Il “testimone” di cui parliamo, ci si consenta un ultimo uso di que-sta metafora, non nacque del resto nelle mani di Santarelli, né fu da queste forgiato: egli stesso lo ricevette da altra mano, e conosciamo quale fu. Nel 1946 viene pubblicato il primo libro di Santarelli, Il pro-blema della libertà politica in Italia [BS: 104; SB: 5]: si tratta della ver-sione a stampa della sua tesi di laurea, e contiene come prefazione una lettera di Benedetto Croce allo stesso Santarelli. È nel solco del-la visione crociana deldel-la storia d’Italia del Novecento, e in particodel-la- particola-re dell’antifascismo crociano, che Santaparticola-relli inquadra, ai suoi esordi, il nodo centrale del pensiero politico, presupposto di un conseguen-te agire politico. Il liberalismo di marca crociana [FS: 41; SB: 3, 4], alla base del primo testo a stampa di Santarelli, costituiva infatti anche la base del suo impegno politico del tempo, essendo egli iscritto al Par-tito Liberale. Questo nodo inscindibile di impegno politico e insieme intellettuale e culturale, caratterizzerà come vedremo l’intera vita di Santarelli.