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Una premessa storiografica: Das grammatische Geschlecht im Etruski-

Etruski-schen di Eva Fiesel (1922)465

Il volume Das grammatische Geschlecht im Etruskischen di Eva Fiesel, pur essendo stato pubblicato oltre novanta anni fa, rimane la trattazione più

462 Per etrusco arcaico si intende comunemente l’etrusco nella fase precedente il fenomeno della

sincope, che si manifesta tra il 490 e il 460 a.C. (Rix 1984 b, p. 200): nonostante ciò nella rassegna sono state prese in considerazione tutte le iscrizioni fino al V secolo compreso (secondo la datazio-ne degli ET confrontata con quella del ThLE), senza tedatazio-nere conto che mostrino o meno datazio-nella grafia la sincope delle vocali postoniche in sillaba non finale.

463 Sulla base dei lavori di Rix e Prosdocimi: Rix 1981 c, Prosdocimi 1991 e, in modo particolare, 1995.

464 Qui e successivamente ‘indoeuropei d’Italia’ è da intendere come ‘varietà indoeuropee pre- e

protostoriche geograficamente pertinenti alla penisola italica’; nel caso dei possibili fenomeni di contatto e conseguente interferenza linguistici presi in esame (v. oltre) tale iperonimo andrà inte-so, per ovvie ragioni, riferito preferenzialmente alle pre- e/o proto-varietà latine e italiche (sulla questione v. oltre, § 2.12). Per il concetto di ‘filoni’ quale «indice di collegamento genetico in rap-porto a lingue storicamente individuate e funzionanti» v. Prosdocimi 1995, spec. § 1.2.

465 L’opera della Fiesel è stata seguita da decenni di silenzio sulla questione e/o di (cauta) accetta-zione (perlopiù acritica), et pour cause: cinquant’anni dopo Rix scrive al proposito che «Ungeachtet im einzelnen notwendiger Korrekturen hat das Ergebnis dieser Untersuchung bis heute Bestand» (Rix 1972, p. 752 n. 178). Sono convinto che – al di là della visione storiografica corrente a cui mi attengo – sia da approfondire la figura scientifica della Fiesel: su tale aspetto storiografico

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Per una grammatica della lingua etrusca. Exempla Il sintagma nominale

esaustiva in merito alla questione della morfologia di femminile in etrusco. La Fiesel passa in rassegna i teonimi, gli antroponimi (prenomi e gentilizi) e gli appellativi femminili attestati all’interno del corpus di iscrizioni etrusche, al fine di trarre dai dati generalizzazioni sulla presenza – o sull’assenza – di morfemi che marchino «das grammatische Geschlecht», che per allora era un demonstrandum.

La Fiesel esclude la possibilità di individuare nelle forme teonimiche un suffisso che sia esclusivo del genere femminile (o maschile):466 -a e -ia contrad-distinguerebbero in modo univoco quali femminili esclusivamente i teonimi di ascendenza indoeuropea; -i sarebbe utilizzato opzionalmente per ridetermi-nare quali femminili i teonimi di origine alloglotta la cui uscita è formalmente corrispondente all’uscita che caratterizza gli antroponimi maschili (come, ad esempio, -na; v. oltre, § 2.8.3).467 L’assenza di una marca di genere caratteriz-zerebbe originariamente anche i prenomi; nelle iscrizioni recenziori si riscon-trerebbe l’introduzione di -i e -ia per la derivazione di prenomi femminili in opposizione a quelli maschili.468 I gentilizi mostrerebbero indizi più consistenti di una distinzione tra maschile e femminile: nella fattispecie, il femminile sa-rebbe espresso da -i e più recentemente da -ia. Secondo la Fiesel un genere grammaticale formalmente distinto non può essere ravvisato neppure per i pochi appellativi riconoscibili come femminili (quali, ad esempio, ati ‘madre’, puia ‘moglie’, seχ ‘figlia’, lautniθa ‘liberta’, etc.).469 Alla luce di tale fenomenolo-gia, la Fiesel trae le seguenti conclusioni:

«Die etruskische Sprache besaß, soweit wir sehen, kein grammatisches Geschlecht. We-der das Onomastikon We-der Götternamen, noch die alten einheimischen Vornamen, noch

dell’etruscologia linguistica optimo iure (ma anche della linguistica in generale), intendo tornare in altra sede.

466 Fiesel 1922, p. 37. Sulla questione si veda anche Cristofani 1993 a (ripreso in Cristofani

1997): Cristofani ripropone l’idea dell’impossibilità di distinguere il sexus delle divinità etrusche sulla base esclusiva delle evidenze morfologiche, ma ritiene che, nonostante ciò, nel sistema teolo-gico etrusco «la discriminante maschile/femminile doveva essere operante al pari di quella urania/ ctonia» (Cristofani 1993 a, p. 19, ripreso in Cristofani 1997, p. 217). Sul tema, in relazione speci-ficamente alle divinità solari ed astrali, è tornato recentemente Maras (Maras 2007 a).

467 Fiesel 1922, p. 37. La Fiesel registra: «cerca, pentasila, semla, calaina, elina, (velena), φulφsna, vesuna, ecapa, φuipa, aθrpa, euturpa, caś(n)tra, mera, heplenta, atl(e)nta, clut(u)msta, ar(e)aθa, crisiθa, clutumusθa, menrva (und Nebenformen), latva» (Fiesel 1922, p. 6), «helenaia, evrφia, ermania, turia, metvia» (Fiesel 1922, p. 16) e «elinai, (-nei) φersipnai, (-nei), alcestei. aritimi, (und Nebenformen), uni, alcsti» (Fiesel 1922, p. 21). Sulla ‘rideterminazione’ dei prestiti come femmi-nili si vedano le considerazioni di De Simone (De Simone 1968-1970, vol. II, spec. pp. 140-148); v. oltre, § 2.8.3.

468 Fiesel 1922, pp. 63-65. Una trattazione ampia e dettagliata della morfologia di femminile nell’antroponimia si trova nell’opera Das etruskische Cognomen (1963) di Rix.

469 Fiesel 1922, pp. 110-113. Riguardo a -θa la Fiesel ipotizza che si tratti di un suffisso di diminu-tivo che secondariamente sarebbe stato utilizzato per derivare femminili da maschili (Fiesel 1922, pp. 63, 111).

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Su numerus, genus e sexus

auch die bisher gedeuteten Appellativa rechtfertigen die Annahme einer Motion. Auch die Genitivbildungen dieser Gruppen auf -s und -l, sowie die Diminutiva enthalten keinerlei geschlechtliche Unterscheidung. Wahrscheinlich zeigt uns auch der Bau ei-niger Inschriften noch, daß der Gentilname in gleicher Weise ursprünglich bei M. und F. stand. Dagegen ändert sich das Bild bei Betrachtung der mit fremdem Sprachgut durchsetzten Familiennamen. Hier dürfen wir eine feste Regel aufstellen:

Die weiblichen Gentilnamen drücken ihre geschlechtliche Differenzierung durch be-stimmte von denen der M. unterschiedene Endungen aus. Das gilt sowohl für die al-tertümlicheren südetruskischen, wie für die jüngeren mitteletruskischen Inschriften, mögen auch die einzelnen Endungstypen zeitlich und örtlich in verschiedener Stärke auftreten.

Es mag zum Schluß gestattet sein, diese Endungen morphologisch zu werten und, so-weit möglich, ihrem Ursprung nachzugehn.

Daß die weiblichen Gentilnamensuffixe den Charakter adjektivischer Erweiterungen in unechter Motion zeigen, hat Herbig wiederholt hervorgehoben. Aber das im Verlauf dieser Arbeit vorgelegte Material scheint diese Ansicht nur für einen Teil der Fälle zu rechtfertigen. Viehlmer lassen sich zwei große Gruppen unterscheiden:

I. Ein Suffix tritt in unechter Motion hinter das M.-Suffix in folgenden Fällen: -na-i (> -nei), -ne-i, -u-i, -(u)-ni, -(u)-nia, -θa. […]

II. Ein Suffix tritt in echter Motion an Stelle der M.-Endung in folgenden Fällen: M. -(i)e und andere Endungen: F. -i und F. -ia, vereinzelt: F. -a. […]

Es ließe sich aber sehr wohl noch eine andere Art der Einteilung vornehmen: I. a) Das Suffix -i ist femininbildend sowohl in unechter wie in echter Motion. Beispiele:

M. tutna, cleuste: F. tutna-i, cleust-i.

II. a) Das Suffix -ia ist femininbilden in unechter und echter Motion. Beispiele:

M. veratru, tit(i)e: F. veratru-nia, tit-ia.

Wir behalten also, abgesehen von -θa, nur zwei Suffixe übrig, die als Femininsuffixe sich bezeichnen lassen: -i und -ia.»470

Riconosciuti -i e -ia quali suffissi di femminile in etrusco, la Fiesel pro-pone che essi vadano ricondotti al latino. Più precisamente secondo la Fiesel -i sarebbe da identificare con il suffisso indoeuropeo di derivazione e quin-di quin-di femminile -ī, conservato in sanscrito e quin-di cui rimarrebbero tracce anche nelle forme latine genetrī-x, datrī-x, meretrī-x, regī-na, gallī-na, canī-cula, calī-go, formī-ca e ipoteticamente monī-le, ūrī-na e iuvenī-lis/iuvenīx (sul tema v. oltre, § 2.9):471 tale morfema sarebbe stato assunto dall’etrusco in età remota,

sicura-470 Fiesel 1922, pp. 113-115. La distinzione tra ‘unechte Motion’ e ‘echte Motion’ – quest’ultima

vista dalla Fiesel come una strategia morfologica in contrasto con la natura dell’etrusco e pertanto considerata esito di interferenza dalle lingue indoeuropee (Fiesel 1922, p. 117) –, più volte ripresa successivamente, è reinterpretata in chiave fone(ma)tica (e non morfologica) da Rix («Auch bei der Verwendung in Frauennamen fügen Gentilizia und Cognomina, die einzigen Wortgruppen mit nachweisbarer Motion, in Nominativ ein eigenes Morphem an die Stammform (wobei e- meist ausgedrängt wird)»; Rix 1963 b, p. 139).

471 Fiesel 1922, pp. 115-116. Al proposito la Fiesel riprende la fenomenologia individuata da

Schmidt (J. Schmidt, Die Pluralbildungen der indogermanischen Neutra, Weimar, 1889) e Hirt

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Per una grammatica della lingua etrusca. Exempla Il sintagma nominale

mente preistorica, quando sarebbe stato ancora vitale in latino; nello specifico la Fiesel data tale fenomeno di induzione al periodo tra «Die Einwanderung der Etrusker auf der Appeninhalbinsel [...] spätestens gegen 800 a. Chr. n.»472 – secondo la tesi orientalistica sull’origine degli etruschi – e il VI/V secolo a.C., quando si ritrova utilizzato nelle iscrizioni etrusche.473 L’acclimatazione del morfema -ia, ampiamente attestato nelle varietà latino-italiche, sarebbe invece più tarda (databile al III-II sec. a.C.).474

La Fiesel dedica un ultimo paragrafo alla morfologia di genitivo: sulla base della constatazione che «Wir fanden den Genitiv auf -s (-ś) in gleicher Weise bei männlichen und weiblichen Vornamen, sowie bei Appellativen [...] Dagegen findet er sich nicht bei weiblichen Gentilicien»475 e che «Der geni-tiv auf -al eignet, von den bekannten Ausnahmen abgesehn, den femininen Gentilnamen»,476 ipotizza una funzionalizzazione dell’allomorfia tra -s di ge-nitivo I e -(i)al di gege-nitivo II477 per la marcatura del genere (rispettivamente maschile e femminile) nell’ambito dei gentilizi (in relazione, dunque, al sexus; v. oltre, § 2.8.2).