• Non ci sono risultati.

Una risposta comportamentale all’Equity Premium Puzzle

5. Evidenze empiriche a supporto della Teoria del Prospetto

5.1 Equity Premium Puzzle

5.1.1 Una risposta comportamentale all’Equity Premium Puzzle

Visto che l’equity premium puzzle costituisce un dilemma per la teoria economico- finanziaria tradizionale, e che questa tesi mira a dare sostegno alla finanza compor- tamentale, si vuole lasciare ampio spazio alle soluzioni proposte da Benartzi e Tha- ler111. Gli autori basano le loro interpretazioni su due concetti: la loss aversion (vedi

cap. 3 la Teoria del Prospetto) ovvero la tendenza degli investitori ad essere più sen-

110 Fama E. F. – French K. R., “The Equity premium”, Univerisity of Chicago, The Center for Research in Security

Prices, 2001, No. 522

111 Benartzi S. – Thaler R. H., “Myopic Loss Aversion and the equity premium Puzzle”, Quarterly Journal of Eco-

142

sibili alle riduzioni del loro livello di ricchezza che agli aumenti e al mental accounting (vedi cap. 4) che rappresenta un importante metodo impiegato dagli individui per co- dificare e valutare i problemi finanziari. A causa dell’influenza della loss aversion le regole di aggregazione utilizzate dagli individui non risultano uguali in tutti gli indivi- dui.

Prima di fornire il proprio punto di vista, Thaler e Benartzi richiamano l’esempio di Samuelson112, già esposto al precedente paragrafo 4.4, in cui l’economista dopo

aver proposto ad un collega una scommessa che prevedeva di vincere $200 o per- dere $100 con pari probabilità giunge alle seguenti conclusioni: il collega rifiuta la singola scommessa perché la perdita provocherebbe in lui un dispiacere di gran lun- ga maggiore del piacere derivante da una vincita e ciò è coerente con il principio di loss aversion, ma allo stesso tempo egli sarebbe propenso ad accettare la stessa scommessa riproposta 100 volte di seguito perché nell’aggregato, applicando la fun- zione di valore della Teoria del Prospetto, aumenta l’utilità della scommessa. L’atteggiamento dimostrato dal collega di Samuelson è lo stesso che si ritrova negli investitori nei mercati finanziari quando devono scegliere se investire nei titoli ri- schiosi che forniscono un rendimento del 7% all’anno o nei titoli privi di rischio che danno un rendimento certo dell’1%. L’attrattività dipende dall’orizzonte temporale con cui si intende controllare la performance dell'investimento. Se l'investitore detiene ti- toli a breve e quindi esegue un controllo frequente (è come se valutasse ogni singola scommessa) i titoli rischiosi appaiono meno attraenti, perché nel breve periodo pos-

143

sono presentare delle perdite che vengono coperte solo nel lungo periodo. Infatti, se un investitore controlla poco frequentemente l’andamento del portafoglio non nota le perdite ma solo i guadagni (è come se valutasse gli esiti dopo 100 scommesse). Si può quindi affermare che quando un investitore è avverso al rischio sarà più disposto ad accettare buone dosi di rischio se valuta poco frequentemente la performance. Thaler e Benartzi hanno chiamato la tendenza degli individui a rifiutare i titoli rischiosi Myopic Loss Aversion proprio per il fatto che essi non vedono lontano, inteso come il lungo periodo.

Quindi più che essere influenzati dalla volatilità dei prezzi dei titoli, gli investitori si dimostrano condizionati dalla probabilità di rilevare una perdita nel momento in cui controllano la performance d’investimento.

Per cercare di spiegare come la Myopic Loss Aversion influenza l’equity premium puzzle Thaler e Benartzi hanno applicato la Teoria del Prospetto Cumulativa presen- tata al cap. 3 di questo lavoro. I due autori hanno chiamato evaluation period (perio- do di valutazione) il periodo durante il quale un investitore valuta le performance dei propri investimenti. Si vuole sottolineare che l’evaluation period non deve in alcun modo essere confuso con l’orizzonte temporale dell’investimento, anche se a volte essi possono combaciare. In un investimento decennale in cui l’andamento è control- lato quattro volte all’anno, l’orizzonte temporale corrisponde ai dieci anni mentre l’evaluation period a tre mesi. Nonostante questa differenza, nel modello comporta- mentlae un investitore che ha un evaluation period di un anno si comporta come se il

144

suo orizzonte temporale fosse un anno, due individui, uno con un investimento de- cennale e uno con un investimento annuale si comportano approssimativamente allo stesso modo. Come è stato affermato poco prima, in presenza di avversione al ri- schio quanto più spesso un investitore valuta il suo portafoglio, tanto meno redditizio gli apparirà l’investimento. Thaler e Benartzi si sono chiesti quanto spesso un investi- tore, con preferenze spiegate dalla Teoria del Prospetto, dovrebbe valutare il proprio portafoglio per spiegare i valori osservati del premio al rischio. Per rispondere alla domanda hanno indagato due aspetti: quale evaluation period rende indifferente un qualsiasi investitore tra il detenere tutti i suoi titoli in azioni o obbligazioni e dato que- sto evaluation period, quale combinazione di titoli massimizzerebbe la sua utilità. I due autori hanno eseguito delle simulazioni generando delle distribuzioni dei rendi- menti per diversi orizzonti temporali, partendo dalle serie storiche dei rendimenti mensili per il periodo 1926-1990, nonostante essi abbiamo comparato i rendimenti di diversi tipi di titoli, hanno preferito concentrare l’attenzione sul confronto tra azioni e obbligazioni invece che azioni e titoli governativi in quanto nel lungo periodo esse costituiscono i sostituti più vicini.

Come si può osservare nelle figure 5.1 e 5.2, il punto in cui si incrociano le curve che rappresentano i valori del portafoglio113 per diversi evaluation period, equivale

all’evaluation period che rende indifferenti a detenere azioni o obbligazioni.

Il punto di equilibrio in termini nominali (Panel A), corrisponde a circa 13 mesi mentre in termini reali (Panel B) è tra i 10 e i 12 mesi.

113 Si vuole ricordare che Thaler e Benartzi hanno applicato nel loro modello la Teoria del Prospetto Cumulativa,

quindi per valore del portafoglio si intende il valore risultante dall’applicazione della formula della funzione di valore, formule 3.27 – 3. 28 cap. 3.

145

Figura 5.1 Function of the evaluation period, Benartzi S. – Thaler R. H., “Myopic Loss Aversion and the equity premium Puzzle”, Quarterly Journal of Economics, 1995 pg.84

Questi risultati indicano che non esiste un unico evaluation period applicabile da qua- lunque investitore ma, soprattutto per gli investimenti a lungo termine, un anno sem- bra essere l’evaluation period più accettabile. Secondo gli autori inoltre, la combina- zione di azioni e obbligazioni che rende ottimale un portafoglio prevede un numero di azioni tra il 30% e il 55% dei titoli detenuti in portafoglio.

146

Figura 5.2 Utility as function of Asset Allocation, Benartzi S. – Thaler R. H., “Myopic Loss Aversion and the equity premium Puzzle”, Quarterly Journal of Economics, 1995 pg.85

Dalla ricerca si può quindi confermare che l’equity premium puzzle è dovuto a una combinazione di loss aversion e dall’eccessiva frequenza di valutazione delle per- formance di portafoglio, superiori a 1 anno. Come era stato anticipato in precedenza, tale combinazione viene chiamata Myopic Loss Aversion, espressione che esprime l’eccessiva frequenza di valutazione del portafoglio che porta gli investitori a concen- trarsi sugli investimenti a breve e a non vedere gli obiettivi di lungo. Frequenti osser- vazioni della performance di portafoglio rendono evidenti le perdite, a causa della loss aversion gli investitori sono spinti ad accorciare il periodo d'investimento e a pre- ferire i titoli privi di rischio. Se l’avversione alle perdite è un fattore intrinseco all’individuo che non si può cambiare, la frequenza di valutazione al contrario è un fattore che può essere alterato. Come mostra la figura sottostante, più gli investitori aumentano l’evaluation period, più si abbassa il premio al rischio.

147

Figura 5.3 Equity premium as a function of the evaluation period, Benartzi S. – Thaler R. H., “Myopic Loss Aversion and the equity premium Puzzle”, Quarterly Journal of Economics, 1995 pg.86