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MA COME PUO’ L’UOMO ATTUARE REALMENTE QUESTO DOVER-ESSERE, VISTO CHE DEL DIVENIRE NON E’ POSSIBILE IN

NESSUN MODO LIBERARSI, PER QUANTO ESTRANEO ED ESTRANIANTE ESSO SI DIMOSTRI?

Prof. Adriano Ballarini Prof. Adriano Ballarini

Nella realtà, il dover essere, imposto dalla situazione nella quale essere equivale ad esistere al riparo dalla occasionalità estraniante del divenire, PUO’ ATTUARSI SOLO PERCORRENDO UNA STRADA. POICHE’ NON E’ POSSIBILE LIBERARSI DEL DIVENIRE, L’UOMO, PUR RESTANDO UN ESSERE CHE DIVIENE, POTRA’ REALMENTE SENTIRE CHE LA SUA CONDIZIONE NON E’

PIU’ DI ESTRANIAZIONE SOLO SE IL DIVENIRE STESSO NON SARA’

PIU’ ESTRANEO ED ESTRANIANTE, E QUESTO ACCADRA’ QUANDO NEI MODI E NELLE FORME DEL DIVENIRE, IN OGNI MODO ED IN OGNI FORMA DEL DIVENIRE, VERRA’ IMPRESSO IL CARATTERE DELLA CERTEZZA.

A.A. 2010-2011 Filosofia del diritto 2 Prof. Adriano Ballarini A.A. 2010-2011 Filosofia del diritto 2 Prof. Adriano Ballarini

IMPRIMERE CERTEZZA, STABILITA’, PREVEDIBILITA’ NEL DIVENIRE, COSI’ CHE ESSO DIVENGA, DA LUOGO DI ESTRANIAZIONE, LA CASA CHE L’UOMO SENTE COME LA PROPRIA: QUESTO E’ ESATTAMENTE CIO’ CHE REALIZZA L’ONTOLOGIA.

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A. Ontologia: Teoria della verità e Dottrina delle essenze.

Teoria della verità: spiegazione dell’accadere a partire dal fatto che il divenire è estraniante perché la vera casa dell’uomo ha esattamente i caratteri del non divenire, del permanente. Comprensione del senso dell’essere come passaggio dalla imprevedibilità alla previsione, dalla incertezza alla certezza, dalla precarietà alla salda permanenza.

Dottrina delle essenze: conoscenza della struttura della casa dell’uomo e delle condizioni di permanenza in essa. Statuizione del fondamento dell’abitare: sentirsi

Successione dei passaggi attraverso i quali, l’ontologia, impostasi storicamente come teoria della verità, dovendo essere una condizione che assicura esistenza all’uomo garantendolo dalla precarietà del divenire, per ciò stesso si dimostra una teoria del dominio

B. Storicamente, così, l’ontologia si presenta come la scienza di quello che l’uomo deve considerare il vero essere, muovendo dalla pre-comprensione che essere e precarietà si escludono.

Si considera allora scienza del vero essere perché, sulla base di tale pre-comprensione, è capace di spiegare il perché il divenire è estraniante e di indicare la condizione nella quale l’uomo si sentirà sicuramente al riparo da quella estraniazione.

E’ dunque scienza del vero essere solo rispetto a quella pre-comprensione e, conseguentemente, nel senso di scienza delle condizioni necessarie perché l’uomo possa oltrepassare la precarietà, sentendosi, così, non estraniato, realmente esistente, a tutti gli effetti un essere.

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C. Se si accoglie la pre-comprensione ontologica, ciò che immediatamente è in gioco con l’ontologia, non sono idee astratte (speculazioni), ma la stessa condizione di possibilità dell’abitare, reso impossibile, si ritiene, dai caratteri del divenire.

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D. Se la pre-comprensione ontologica vale come dato di esperienza primaria, l’ontologia nasce con un programma imposto dai fatti: realizzare una condizione di esistenza nella quale l’uomo, sebbene il divenire lo faccia costantemente ritrovare in una estraniazione di per sé invivibile, può tuttavia sentirsi realmente esistente. In questo senso, essa è architettura esistenziale: progetta e costruisce per l’uomo la condizione di esistenza nella quale non è più estraniato dal divenire.

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Progetto di una condizione che garantisca all’uomo esistenza nonostante la estraniante precarietà del divenire.

Elemento base. La pre-comprensione che, nella precarietà del divenire, per l’uomo non c’è esistenza, pone, alla base di quello che vuole essere un progetto per esistere, il dato che questo progetto ha bisogno di gettare le proprie fondamenta necessariamente su qualcosa che non abbia in nessun caso il carattere estraniante del divenire.

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Fondamenta della costruzione. Per costruire una condizione nella quale l’uomo si senta realmente esistente, tutto, uomo, mondo, divenire stesso, deve poggiare su un originario, su un inizio dato una volta per tutte, su qualcosa di immodificabile, di definitivamente chiuso nel passato e con ciò di definitivamente sottratto al potere estraniante del divenire.

Questo permanente va considerato come il principio di realtà di una condizione di esistenza non estraniata. Un principio necessario, al di là di qualunque dato dell’esperienza. Un principio imposto dalla stessa situazione di estraniazione.

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Regola primaria per la costruzione di una esistenza ontologica è così non derogare dalla necessità di ricondurre ogni aspetto dell’accadere alla dimensione del permanente.

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L’ontologia: progetto e realtà di una condizione di esistenza non estraniata dalla precarietà del divenire. Ciò, per tutto ciò che accade, significa: progetto e realtà di una condizione nella quale il divenire stesso, da luogo di estraniazione, diviene la casa che l’uomo sente come la propria.

Obbiettivo da raggiungere se si vuole realizzare una condizione che garantisca all’uomo esistenza nonostante la estraniante precarietà del divenire

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CIO’ CHE PERMETTE ALLA ONTOLOGIA DI REALIZZARE IL RISULTATO DI RENDERE ABITABILE IL DIVENIRE E’ IL PRINCIPIO DEL FONDAMENTO COME PRINCIPIO DI REALTA’.

Di fatto, questo principio, recita:

a. è estraniante ciò che non ha un appoggio stabile, permanente, sicuro; mancando di un fondo, manca d’essere;

b. è abitabile ciò che, appoggiandosi saldamente su un sicuro fondamento, garantisce che là è possibile avere un essere.

Fattibilità di una condizione che garantisca all’uomo esistenza nonostante la estraniante precarietà del divenire

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Questo stesso principio stabilisce che, di fronte alla estraniante precarietà del divenire, posta questa estraniazione come primario dato di esperienza, considerato il divenire come un luogo dove, per l’uomo, non è possibile sentirsi realmente esistente, c’è un solo modo attraverso il quale l’uomo stesso possa sentirsi effettivamente un essere: essere nel modo del fondamento.

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L’ontologia, attraverso il principio del fondamento, fissa uno specifico modo d’essere come condizione di realtà per una esistenza non estraniata dal divenire.

Tutto dipende da due semplici passaggi.

1. Il carattere che, nel divenire, permette di nominare qualcosa come principio del fondamento è che esso vale come l’inizio, dunque come qualcosa che è ormai dato una volta per tutte, che è sicuramente stabile perché fissato nel passato, che è immodificabile, perché ormai non più nel tempo è di per sé irripetibile. Ciò che, rispetto alla assenza di stabilità del divenire, lo qualifica come fondamento è l’essere una base, un fondo della cui

2. Posto l’oltrepassamento dell’estraniazione determinata dal divenire come condizione base di esistenza, tutti i modi e le forme che ripetono il modo del fondamento determinano una condizione di esistenza non estraniata. COSI’, TUTTO CIO’ CHE ABBIA IL CARATTERE DELL’ORIGINARIO, PERCHE’ DATO UNA VOLTA PER TUTTE, O SEMPLICEMENTE PERCHE’ STABILE E PERMANENTE NEL TEMPO, QUESTO RIPETE IL MODO DEL FONDAMENTO E GARANTISCE UNA CONDIZIONE CHE PONE AL RIPARO DALLA ESTRANIAZIONE DEL DIVENIRE.

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RIPETERE IL MODO DEL FONDAMENTO: QUESTO E’ CIO CHE HA

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