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3. Caso studio: i vaccini

3.1. Vaccini e antivaccinisti: da Tucidite all’OMS

La prima testimonianza che ci giunge sul processo di immunizzazione risale addirittura all’antica Grecia. Fu infatti Tucidite (460 a.C. - 404 a.C.) che notò, durante un’epidemia di peste, che le persone che riuscivano a guarire, raramente si ammalavano di nuovo, e se capitava, non era mai in modo grave60.

Il primo tentativo pratico di vaccinazione contro il vaiolo avvenne invece in Cina e in India nel X e XI secolo d.C. con la pratica della variolizzazione. Essa consisteva nel trasferire materiale infetto da un soggetto in via di guarigione dal vaiolo a un soggetto sano. Ciò avveniva con tecniche differenti a seconda del luogo: in Cina, ad esempio, veniva fatta inalare una polvere ottenuta dalle croste di un soggetto in via di guarigione, mentre in India, si inoculava il materiale prelevato dalle pustole di un malato di vaiolo attraverso la scarificazione cutanea. Questa pratica si diffuse nel tempo e nel XVIII secolo giunse nell’Impero Ottomano e solo più tardi in Europa61. Una delle principali artefici della diffusione della variolizzazione nel Vecchio Continente fu Lady Mary Wortley Montagu (1689 - 1762), una nobildonna britannica che aveva perso il fratello a causa del vaiolo ed essa stessa ne era rimasta sfigurata (Fig. 30). Suo marito, Sir Edward Wortley Montagu (1678 - 1761), fu ambasciatore presso l’Impero Ottomano tra il 1716 e il 1718, fu lì che Lady Montagu apprese la pratica della variolizzazione.

60 https://www.nhs.uk/conditions/vaccinations/the-history-of-vaccination/ (Ultimo accesso il 1/6/2019) 61 A. M. Stern & H. Markel, The history of vaccines and immunization: familiar patterns, new challenges,

Figura 30: Ritratto di Lady Mary Wortley Montagu

Un evento fondamentale per la diffusione di tale pratica un Europa fu l’epidemia di vaiolo che colpì il Regno Unito nel 1721. Lady Montagu si rivolse direttamente alla Corona, raccontando di aver immunizzato con successo i suoi due figli, arrivando quindi a persuadere la principessa Carolina. Tale metodo venne inizialmente sperimentato su alcuni condannati a morte ai quali sarebbe stata resa la vita, e la libertà, se fossero stati immunizzati con successo. Poche sono le notizie storiche che ci permettono di sapere l’esito della variolizzazione su quei condannati, se non che la loro causa di morte non fu né la sentenza capitale, né il vaiolo. Quella pratica vaccinale ante litteram, sebbene sviluppata secondo criteri oggi inaccettabili, garantì che solo il 2-3% delle persone immunizzate perissero a causa del vaiolo, contro il 20-60% di morti tra i non immunizzati. La variolizzazione giunse anche in Italia nel XVIII secolo grazie a Silvio Valenti Gonzaga (1690 - 1756) e Prospero Lorenzo Lambertini (1675 - 1758). Il primo fu arcivescovo di Nicea, nell’odierna Turchia, mentre il secondo sarà ricordato dalla storia come Papa Benedetto XIV. L’arcivescovo Gonzaga fece conoscere la pratica al Papa che la

introdusse nello Stato Pontificio e ne caldeggiò l’introduzione anche in Francia, alla corte di Luigi XV. Questo metodo non era però esente da rischi, infatti le persone inoculate potevano occasionalmente contrarre la malattia in forma grave e divenire sorgente di ulteriore contagio. Lo sviluppo dei moderni vaccini permise, di lì a poco, di ovviare a questo problema. Questo progresso è dovuto a un medico inglese attivo verso la fine del XVIII secolo, Edward Jenner (Fig. 31).

Edward Jenner (1749 - 1823) era un medico di campagna che seppe coniugare la scienza con la conoscenza popolare. All’epoca era infatti noto tra gli allevatori che chi contraeva il vaiolo dalle mucche, durante la mungitura, una volta superata la malattia era immune alla variante umana, molto più aggressiva di quella bovina. Eseguendo un metodo simile alla variolizzazione, inventata in Asia quasi mille anni addietro, Jenner iniettò il materiale preso dalla pustola di una ragazza infettatasi durante la mungitura a James Phipps, un bambino di 8 anni, figlio del suo giardiniere.

Figura 31: Illustrazione rappresentante Edward Jenner

Passati alcuni mesi il ragazzo venne inoculato nuovamente, questa volta con la variante umana. Il risultato fu che il bambino era diventato immune al vaiolo. Questo evento costituisce il primo tentativo documentato di sviluppare un vaccino secondo canoni scientifici, sebbene oggi una pratica simile sia contraria ai principi etici e deontologici della pratica medica e scientifica.

L’esperienza di Jenner venne raccolta in un libretto dal titolo “An inquiry into the Causes

and Effects of the Variolae Vaccinae, a disease discovered in some of the western counties of England, particularly Gloucestershire and Known by the Name of Cow Pox”.

Da questo lavoro emerse anche il moderno termine “vaccino”, in quanto correlato alle mucche (vacche). Tale impresa diverrà di ispirazione per le successive generazioni di scienziati, sebbene il “medico di campagna” non fosse riuscito a identificare il fattore immunizzante.

A distanza di un solo anno dalla pubblicazione dello studio di Jenner, un medico italiano, Luigi Sacco (1769 - 1836) (Fig. 32) replicò gli esperimenti su alcuni bambini tra i 2 e i 7 anni e per convincerli immunizzò anche sé stesso. La vaccinazione si diffuse poi in tutta la Lombardia, e il governo della Repubblica Cisalpina nominò Sacco direttore della vaccinazione. In seguito, furono condotte a una serie di trionfali campagne di vaccinazione e nel 1803 Sacco pubblicò il libro “Memoria sul vaccino unico mezzo per

estirpare radicalmente il vajuolo umano, diretto ai governi che amano la prosperità delle loro nazioni”, testo che divenne famoso in tutta Europa. Il suo vaccino si diffuse negli

angoli più remoti del globo come Persia e Indostan. Luigi Sacco si adoperò tanto per la diffusione delle vaccinazioni e le sue circolari erano sempre accompagnate da un’omelia scritta da un vescovo con l’obbligo in coscienza di farsi vaccinare58. La sua opera più importante, il “Trattato di vaccinazione, con osservazioni sul giavardo e sul vajuolo

pecorino” venne tradotta in tedesco, francese e inglese.

Poco tempo dopo la morte di Jenner e di Sacco, la Gran Bretagna varò una serie di leggi che fecero la storia delle vaccinazioni pubbliche, i Vaccination Acts. La prima di queste leggi, pubblicata nel 1840, rese illegale la pratica della variolizzazione, mentre la vaccinazione contro il vaiolo veniva fornita gratuitamente su richiesta. La legge successiva, emessa nel 1853, rese la vaccinazione obbligatoria, pena l’ammenda di 1£, l’equivalente odierno di circa 100£, pari a 113€. I Vaccination Acts del 1871 e del 1873 rinforzarono l’attuazione dell’obbligo. Questi atti legislativi determinarono una crescente resistenza da parte della popolazione.

Nel frattempo, in quegli stessi anni, si combatteva la guerra franco-prussiana (1870-1871) durante la quale avvennero alcuni episodi che descrivono, a posteriori, l’impatto delle vaccinazioni. I due eserciti erano infatti stati sottoposti a differenti prassi vaccinali: nell’esercito prussiano la vaccinazione contro il vaiolo era obbligatoria, mentre l’esercito francese non era stato sottoposto ad alcuna forma di vaccinazione. Solo a causa del vaiolo quest’ultimo perse 23.470 soldati, per la stessa causa l’esercito prussiano ne perse 459. La vittoria prussiana fu schiacciante anche in relazione alle morti a causa del vaiolo. Un altro episodio caratterizzante in tal senso è stato il trasferimento dei prigionieri francesi nell’allora Prussia. I comuni cittadini, infatti, al contrario dell’esercito, non erano vaccinati e l’arrivo dei prigionieri francesi scatenò un’epidemia che portò alla morte di mezzo milione di prussiani in cinque anni.

Ritornando alle vicende relative alla Gran Bretagna, in seguito alle proteste della popolazione, l’orientamento delle istituzioni cambiò radicalmente con il Vaccination Act del 1898 in cui l’attuazione dell’obbligo vaccinale venne depotenziata tramite l’introduzione della possibilità di dichiararsi obiettori. I genitori potevano infatti richiedere un certificato di esenzione entro i primi 4 mesi di vita del neonato se non “credevano nelle vaccinazioni”. All’atto pratico l’esenzione fu però ottenuta solo da pochi genitori, in quanto dovevano ottenere l’approvazione da parte di un giudice o di un magistrato e molti di questi si rifiutarono, oppure imposero ritardi nelle risposte. Tale situazione determinò l’emissione dell’ultimo Vaccination Act, quello del 1907. Con quest’ultimo decreto i genitori potevano ottenere l’esenzione se avessero ritenuto le vaccinazioni potenzialmente dannose per i figli con il semplice invio di una dichiarazione al Vaccination

Officer del distretto di appartenenza. Con questa nuova legge i magistrati ebbero meno

libertà di azione e in questo modo venne definitivamente messo fine all’obbligo vaccinale nel Regno Unito. Nonostante le resistenze alle vaccinazioni di alcuni gruppi di cittadini, nel XX secolo le vaccinazioni si sono diffuse in tutto il mondo e nel 1980, 204 anni dopo l’intuizione di Edward Jenner, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarò eradicato il vaiolo62.

62 WHO: The global Eradication of Smallpox: Final Report of the Global Commission for the Certification

Sebbene i risultati delle vaccinazioni fossero evidenti sin dalla loro introduzione, esse sono state avversate fin dall’inizio della loro storia. In tal senso una delle più antiche testimonianze che ci giunge risale al XVII secolo, in Cina. L’imperatore Shunzhi, deceduto a causa della malaria, lasciò il trono al suo terzo figlio, Kangxi. Quest’ultimo, in giovane età, aveva contratto il vaiolo, sopravvivendovi, e divenendo in seguito uno dei più convinti sostenitori del metodo della variolizzazione63. Quando questa pratica venne estesa a tutta la popolazione nemmeno il suo stato di Supremo, primo tra le divinità, lo salvò dall’ira di alcune donne anziane che lo accusarono di stregoneria. In seguito, la stessa Lady Montagu, di cui si è parlato poco sopra, è stata vittima di una forte opposizione al metodo vaccinale che cercava di introdurre nel Regno Unito nel XVIII secolo. La pratica della variolizzazione venne giudicata come semplice folklore da parte della popolazione. Nemmeno Jenner venne risparmiato dalle proteste antivacciniste, infatti, nel 1885, 20.000 persone si riunirono a Leicester per protestare contro i Vaccination Acts del 1840, 1841 e 1853, ovvero quelli che avevano introdotto l’obbligatorietà della vaccinazione contro il vaiolo in Gran Bretagna. Durante la protesta venne anche mostrato un manichino raffigurante lo stesso Jenner con il cappio al collo. Si fece inoltre strada uno dei leit motif della protesta no vax, ancora oggi riscontrabile nel dibattito pubblico, ovvero che il principio alla base della legge sull’obbligo vaccinale violava la libertà personale64. Negli anni ’70 del XX secolo furono dei medici britannici a sollevare dei dubbi rispetto al vaccino contro la pertosse, asserendo che potesse essere la causa di danni cerebrali nei bambini. Nonostante le accorate proteste della maggioranza dei medici britannici, la fiducia del pubblico verso i vaccini calò significativamente. Si passò infatti dal 78,5% di copertura in Inghilterra e Galles nel 1971, al 37% nel 1975. Il risultato fu la peggiore epidemia di pertosse dal secondo dopoguerra in poi e ci volle un decennio per ritornare a una situazione paragonabile a quella precedente alla crisi65.

Un ulteriore esempio riguarda la Francia e il vaccino contro l’epatite B. Fin dal 1982, anno dell’introduzione del vaccino, esso era stato somministrato a oltre 500 milioni di persone in tutto il mondo. Tale vaccino è l’unico in grado di prevenire il cancro al fegato causato da epatite B. In Francia, oltre 25 milioni di persone hanno ricevuto questo vaccino, ma negli anni ‘90 alcuni medici espressero delle preoccupazioni riguardo una possibile correlazione tra il vaccino e la sclerosi multipla. Per tale motivo, il primo ottobre 1998 il ministro francese della salute, sospese temporaneamente il programma di vaccinazione

Certification of Smallpox Eradication.

63 A. Tamburello, “Cina ed Europa nel ‘600”, (2016), https://www.agi.it/blog-italia/agi-

china/cina_ed_europa_nel_600-3230773/post/2016-03-03/, (Ultimo accesso il 31/5/2019)

64 “The times” 1885, 10

che aveva come obiettivo gli adolescenti. Tale misura fu quantomeno ambivalente poiché, nonostante la sospensione del programma, venne mantenuta la raccomandazione per l’immunizzazione di tutti gli infanti e la somministrazione del vaccino agli adulti con rischi specifici, oltre che il supporto alla vaccinazione per gli adolescenti. Tale decisione venne interpretata dalla popolazione come un bando all’immunizzazione dell’epatite B, generando la diffusione della preoccupazione verso i vaccini in tutta la nazione. Ben nove studi epidemiologici sono stati eseguiti al fine di determinare il rischio di un’associazione tra la vaccinazione e la sclerosi multipla. Nessuno di essi ha mostrato una significatività statistica di questa associazione e gli studi più recenti dimostrano che non esiste alcun rischio in eccesso per chi si vaccina66. Quasi contemporaneamente un altro caso di associazione tra la vaccinazione e l’autismo67 (anche in questo caso una patologia neurologica) sarà destinato a influenzare il dibattito sui vaccini a oltre 20 anni di distanza. Tale caso, per la sua complessità e le sue implicazioni, merita di essere approfondito più dettagliatamente.