stenute per poter realizzare il paese: pensiamo che questo sia un atto dovuto nei confronti di tutti i Soci della Cooperativa, di quanti hanno lavorato, ci hanno aiutati e sostenuti con ogni mezzo, nonché di tutta la pubblica opinione che ha seguito con interesse la nostra esperienza.
L’aspro dibattito, iniziato fin dal maggio 1976, sulla scelta del sito sul quale ricostruire il paese ha surriscaldato gli animi della gente: alcuni erano propensi a rimanere sul luogo di origine, an-che se le indicazioni dei tecnici prospettavano una situazione di possibile rischio geologico, altri invece erano convinti che biso-gnava ricostruire sull’area prospettata dall’Amministrazione Co-munale, nelle vicinanze di borgo Gnocs, per dare al paese massi-ma garanzia di sicurezza.
I terremoti di settembre, quando una grossa frana è scesa fino sulla ss. 13, hanno convinto quasi tutti che bisognava spostarsi: alcuni però si sono opposti fino all’ultimo perché il paese non venisse ricostruito nel sito prescelto, hanno provocato interroga-zioni ed interpellanze nel Consiglio Regionale del Friuli Venezia-Giulia, hanno impugnato i piani urbanistici del Comune presso il Tribunale Amministrativo Regionale, hanno perfino operato perché la comunità di Portis si smembrasse e perché ognuno ri-costruisse la propria casa in altri paesi.
È in questa occasione che si è vista una forte volontà della gente nel richiedere la ricostruzione in luogo sicuro e nel respingere con fermezza ogni azione di opposizione che rischiava di compromettere il futuro di tutti: si sono raccolte firme, si è interessata la stampa e la televisione, si è organizzata una pubbli-ca assemblea per denunciare i pericoli; con queste iniziative il Paese ha vinto la sua battaglia, l’Amministrazione Comunale ha difeso il piano di ricostruzione in località Gnocs e così si è inco-minciato a discutere sul come togliere la gente dalle baracche.
La Cooperativa “Nuova Portis” è nata proprio da queste lotte, è qui che si è capito che era possibile ricostruire assieme e che as-sieme era più facile vincere.
La Legge Regionale n. 63 del 23.12.77 sulla ricostruzione, dopo alcuni mesi di necessario rodaggio, ci ha consentito di im-postare un programma di intervento Cooperativo da discutere poi con la gente del Paese: all’inizio, a differenza di quanto si pensava e sperava, le cose non sono state facili: l’atavica diffiden-za propria delle nostre genti verso le esperienze nuove, i momen-ti di grande confusione e di quasi sbandamento dovumomen-ti alle vicen-de vissute e all’insicurezza sul futuro, il comportamento tenuto da alcuni, che in modo più o meno sommerso, hanno sempre ostacolato in nostro lavoro, seminando anche tra la gente ulterio-ri dubbi e sfiducia, hanno visto adeulterio-rire alla fondazione della “Co-operativa Nuova Portis” soltanto 27 nuclei familiari su circa 80 potenziali interessati.
È stata questa per noi, che avevamo intrapreso questa espe-rienza con tanto entusiasmo, la prima delusione, ma non ci siamo però persi d’animo: il lavoro di convinzione è stato capil-lare, i dibattiti e le riunioni innumerevoli, gli inviti a pubblici confronti con chi frenava l’iniziativa, portati avanti con determinazione: questo modo di operare, chiaro e alla luce del sole, ha portato ben presto i suoi frutti: un po’ alla volta altri nuclei familiari hanno aderito all’iniziativa e si è partiti con la progettazione che, dopo aver esaminato varie offerte, è stata affi-data allo studio coordinato dall’Architetto Pirzio Biroli e compo-sto anche dai geometri Tondo e Pitteri di Venzone.
Si è decisa una progettazione aperta, dove ciascun Socio inte-ressato potesse seguire personalmente il lavoro, per dare indica-zioni a seconda delle sue esigenze: nelle case a schiera, i rapporti di vicinato sono stati discussi tra gli interessati e così il paese è nato, a poco a poco, con il contributo e l’esperienza personale di tutti.
Era l’inverno 1978 e ci eravamo ripromessi di partire all’inizio dell’estate del 1979: la consultazione con le imprese interessate, le visite a cantieri di lavoro, l’assunzione di informazioni sulla se-rietà e sulla solidità economica delle imprese stesse, le pratiche di concessione dei contributi previsti dalla Legge, le concessioni ur-banistiche ed i contatti continui con i Soci che continuavano ad aumentare hanno impegnato tutti in una corsa contro il tempo per rispettare i programmi.
Alla fine della consultazione è stata scelta l’Impresa Trevisan Sergio di Fontanafredda di Pordenone che, oltre ad aver propo-sto un prezzo altamente competitivo, adottava un sistema co-struttivo originale, realizzando cioè le opere con sistema misto di prefabbricazione e di costruzione tradizionale.
Il Piano particolareggiato di Portis, predisposto dall’Arch. Angeli ed approvato dal Comune, guidato allora dal Sindaco Sacchetto, poteva quindi essere realizzato sulla piana del borgo
Gnocs, poco più a nord del sedime preesistente; i programmi
so-no stati quindi rispettati: il 15 luglio 1979 è arrivata la prima gru; subito il cantiere si è messo in movimento, si sono tracciate le strade, che verranno realizzate in un secondo tempo dall’Am-ministrazione Comunale, le case e le infrastrutture primarie, mentre i Soci, visto che l’operazione procedeva, continuavano ad aumentare: eravamo arrivati a 50!
Nell’agosto 1979 è stata posta la prima pietra con grande par-tecipazione: l’interesse dell’opinione pubblica cresceva sull’espe-rienza che stava vivendo l’unico paese dell’area terremotata spo-stato per motivi di rischio geologico. Mentre le strutture al grez-zo vanno avanti senza intoppi e giorno dopo giorno il Paese in-comincia a prendere forma, si inin-comincia già a predisporre tutto per i lavori di finitura e di impiantistica: ogni Socio sceglie i rive-stimenti di suo gradimento, indica la localizzazione degli im-pianti dei servizi, i colori delle facciate esterne, si acquistano per-fino tutte le termocucine, che servono anche al riscaldamento degli immobili, facendole arrivare direttamente dalla ditta pro-duttrice in Austria.
I lavori procedono celermente, non così i finanziamenti: c’è la necessità di chiedere prestiti bancari per non sospendere i lavori, si riesce a superare alcune crisi finanziarie, trovando sempre ac-cordi con l’impresa costruttrice. Si aprono alcune vertenze anche con pochi Soci che non mantengono i loro impegni finanziari, portando così la Cooperativa ad inutili e dispendiose controver-sie: gli Uffici IVA non ci effettuano i rimborsi dovuti di notevoli somme versate per scarsa chiarezza delle disposizioni legislative, questo ci costa parecchio in termini economici ed operativi; l’im-presa avanza richieste di pagamento di lavori non previsti nell’ap-palto e si va ad aprire un contenzioso con legali da ambo le parti. È uno dei momenti più difficili e siamo nell’autunno-inverno 1980: c’è il rischio che i lavori vengano sospesi ma, come sempre,