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760 pagg., L. 70.000 VALLONE - S T O R I A D E L L A C R I T I C A D A N T E S C A D A L X I V A L X X S E C O L O 2 tomi, 1146 pagg., L. 120.000 JANNACO/CAPUCCI IL SEICENTO 974 pagg. - L. 95.000 BALDUINO - L'OTTOCENTO Tomo 1, 778 pagg., L. 70.000 Tomo 2, 692 pagg., L. 70.000 Tomo 3, imminente LUTI IL N O V E C E N T O Tomo 1: Dall'inizio del secolo al primo conflitto mondiale 645 pagg., L. 70.000 Tomo 2, imminente

ESTRATTI

• BALDUINO - Ugo Foscolo

90pagg.. L. 10.000

• CAPUCCI - Poesia e profezia: da Bruno a Campanella

268 pagg., L. 30.000

• SANTATO - Il giacobinismo italiano - 148 pagg., L. 20.000

della competizione economica. In quest'ottica, Deaglio si interroga sul-le conseguenze sociali e strutturali della tecnologia. I cambiamenti più profondi delle economie occidentali dal dopoguerra a oggi sono infatti imputabili alla tecnologia, cioè all'in-troduzione dell'elettronica nei pro-cessi produttivi. Ciò ha comportato modificazioni nello stesso modo di produrre poiché i sistemi produttivi basati sull'elettronica possono fun-zionare efficientemente solo in un quadro di decisioni decentrate, il che implica inevitabilmente un'organiz-zazione che si avvicina a quella dei mercati concorrenziali e una società con caratteri decisamente più indivi-dualisti. Le figure salienti in questi processi produttivi vengono così a costituire una nuova classe sociale: la "nuova borghesia" dell'era elettro-nica, la cui caratteristica distintiva è il possesso di "capitale umano" solo indirettamente e molto limitatamen-te trasferibile agli eredi, anziché di capitali fisici e/o finanziari. E una ri-voluzione che comporta una trasfor-mazione di valori in un numero am-plissimo di attività e di aspetti della vita di tutti i giorni. E grazie all'e-nergia egoistica" di questa nuova classe che il capitalismo ha potuto ri-sollevarsi, ma la nuova borghesia, a differenza della vecchia, manca an-cora di un progetto politico e civile che abbracci tutta la società.

Franco Picollo

SERGIO RICOSSA, Cento trame di

classici dell'economia, Rizzoli,

Mila-no 1991, pp. 287, Lit 55.000. La domanda inconscia che può su-scitare un libro come questo è a che cosa serva. Sfogliandolo, però, la dif-fidenza iniziale svanisce. Si tratta in-fatti di un originale percorso nella storia del pensiero economico fatta attraverso una minisintesi delle gran-di opere che ne hanno caratterizzato l'evoluzione nei secoli, da Senofonte e Aristotele a Galiani, Hume e

Can-tillon fino agli ultimi keynesiani. Se da un lato una simile opera può avere lo svantaggio della mancanza di con-nessione tra una teoria e l'altra e del-la prospettiva storica, dall'altro ha il singolare pregio di uscire dalla ri-stretta logica di esposizione secondo scuole e gruppi di pensiero. Forse, considerarlo una storia del pensiero economico è troppo, ma è certo una chiave per avvicinarsi ad ,essa, resa interessante dalla brillantezza espo-sitiva di Ricossa, che in questa sede smette i panni dello scienziato eco-nomico per rivestire quelli del divul-gatore. Come sempre in questi casi, è forte quanto sciocca la tentazione di fare il gioco di individuare chi c'è e non c'è nella raccolta. In realtà le scelte dell'autore sono ampie e aper-te. Soltanto in un paio di casi si sa-rebbe forse potuto spendere almeno una pagina, e cioè quelli di Henry Thornton e di Walter Bagehot, due importanti economisti monetari. Piacevole invece la scelta di autori "minori" ma passati alla storia per aver formulato una qualche "legge" economica, come Ernst Engel ("leg-ge di En("leg-gel"), Ferdinand Lassalle ("legge ferrea dei salari"), Paul H. Douglas ("funzione Cobb-Dou-glas").

Franco Picollo

ALAN S. BLINDER, La testa e il cuore.

Un economista disegna la società giu-sta, prefaz. di Fabrizio Galimberti, Il

Sole 24 Ore Libri, Milano 1990, ed. orig. 1987, trad. dall'inglese di Marile-na Paulotto, pp. 207, Lit. 36.000.

PAUL KRUGMAN, Il silenzio

dell'eco-nomia. Una politica economica per un'epoca di aspettative deboli,

Gar-zanti, Milano 1991, ed. orig. 1990, trad. dall'inglese di Giuseppe Barile, pp. 203, Lit 33.000.

Molte cose accomunano questi due libri. Gli autori sono tra i più ac-creditati esponenti della nuova gene-razione di economisti lato sensu key-nesiani made in Usa e hanno

l'auto-revole placet di Paul Samuelson, il quale firma una breve introduzione a Krugman e un plaudehte giudizio sulla quarta di copertina a Blinder. Condividono una marcata antipatia verso la qualità un po' cialtronesca (l'aggettivo è di Blinder) dei discorsi pubblici sulla politica economica che hanno preso piede negli anni ottanta, tra monetarismo, economia dell'of-ferta, aspettative razionali. Hanno la dote di saper scrivere per il largo pubblico sui mali della propria eco-nomia, sugli scenari venturi, sulle po-litiche più opportune. Per ultimo ma non da ultimo, sono fautori di un pal-lido riformismo: che però dalle no-stre parti — più per Krugman, a dire il vero, che per Blinder — apparireb-be in qualche caso un po' estremista. I temi trattati sono ovviamente quasi sempre gli stessi: la disoccupazione,

l'inflazione, il pericolo giapponese, il protezionismo. Blinder è più interes-sato agli agenda della politica econo-mica; Krugman, ad una analisi della situazione e alle sue conseguenze più probabili. La ricetta di Blinder, non molto originale, è libero scambio più politica dei redditi con "carote e ba-stoni fiscali". Il discorso di Krugman è più provocatorio, perché non si li-mita a sottolineare i costi relativa-mente minori dell'inflazione rispetto alla disinflazione, ma mostra anche come un limitato protezionismo non sia causa di depressione, o come le perdite di una drastica remissione del credito all'America latina siano minime (e comunque minori di quel-le quel-legate allo scandalo delquel-le Casse di risparmio).

Riccardo Bellofiore

Edizioni

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