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Valutazione d’impatto del Piano

Nel documento PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (pagine 37-41)

PARTE 1 - Il PNRR: una visione d'insieme

1.7 Valutazione d’impatto del Piano

Il PNRR impatterà positivamente sulle principali variabili macroeconomiche e sugli indicatori

di inclusione, equità e sviluppo sostenibile (SDGs) attraverso i maggiori investimenti che attiverà

direttamente e indirettamente e le innovazioni tecnologiche che introdurrà e stimolerà. Questi

effetti saranno amplificati dalle riforme di contesto e da quelle più settoriali inserite nelle singole

componenti del Piano.

Una valutazione dell’impatto complessivo di investimenti, trasferimenti, incentivi e riforme,

nonché dell’effetto moltiplicativo che potrebbe realizzarsi grazie all’effetto-leva di numerose linee

progettuali del Piano, potrà essere effettuata quando tutti i dettagli dei progetti e delle

relativamente riforme saranno pienamente definiti. L’impatto del Piano, al momento della sua

puntuale definizione, potrebbe dunque essere assai più significativo di quanto qui esposto.

Tuttavia, appare utile richiamare qui sinteticamente una valutazione preliminare del Piano,

effettuata utilizzando il modello dinamico di equilibrio economico generale QUEST III sviluppato

dalla Commissione Europea

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. Tale modello permette di includere non solo gli effetti di domanda di

un aumento della spesa per investimenti pubblici, ma anche quelli dal lato dell’offerta, ipotizzando

una relazione di complementarità fra capitale pubblico e privato nella funzione di produzione delle

imprese, ovvero che il capitale pubblico contribuisca in misura significativa e persistente alla

produttività e alla competitività del sistema economico.

In prima approssimazione, si sono stimati gli impatti della spesa aggiuntiva che si realizzerà

grazie a tutti gli investimenti e incentivi del Piano che hanno carattere addizionale rispetto allo

scenario tendenziale di finanza pubblica.

Nella valutazione di impatto si sono considerati gli impatti non solo del RRF, ma anche delle

altre componenti del NGEU, a cominciare dal React EU. Inoltre, coerentemente con la

configurazione del PNRR illustrata nel presente documento, si è ipotizzato che oltre il 70 per cento

dei fondi NGEU addizionali sia destinato al finanziamento di investimenti pubblici, ossia, spese in

conto capitale a carico delle amministrazioni pubbliche. La parte rimanente verrebbe destinata

principalmente a incentivi agli investimenti delle imprese, a ridurre i contributi fiscali sul lavoro e,

in misura limitata, a spesa pubblica corrente e trasferimenti alle famiglie.

A queste ipotesi operative, si è aggiunta quella per cui gli investimenti pubblici finanziati dal

Piano siano caratterizzati da elevata efficienza, ovvero consistano in infrastrutture materiali o

immateriali con una elevata ricaduta in termini di crescita del prodotto potenziale. Si è, inoltre,

ipotizzato, un progressivo ma realistico miglioramento dell’attuazione dei progetti da parte delle

amministrazioni. Il grafico seguente mostra gli impatti stimati sulle principali variabili

macroeconomiche, da cui si evidenzia in particolare che la crescita del PIL nel 2026, l’anno finale

del Piano, risulterebbe più alta di 3 punti percentuali rispetto allo scenario tendenziale di base.

FIGURA 1.4: IMPATTO DEL PNRR SUL PIL (scostamenti percentuali rispetto allo scenario base)

Gli investimenti del PNRR saranno accompagnati da riforme e misure di politica economica

che coinvolgeranno numerosi ambiti del tessuto socio-economico. Le azioni di riforma saranno

sinergiche e interagiranno con gli investimenti pubblici.

Le riforme strutturali necessitano di un ulteriore grado di definizione e approfondimento per

essere tradotte in variazioni parametriche e inserite all’interno dei modelli. Pur considerando

l’elevato margine di soggettività nella valutazione quantitativa delle riforme, va sottolineato che,

una volta parametrati, gli impatti di incisive riforme di contesto potrebbero risultare assai rilevanti.

Ad esempio, con riferimento alle tre riforme di contesto individuate nel Piano, Pubblica

Amministrazione, Giustizia e Fisco, le simulazioni effettuate con modelli già in uso al MEF indicano

che l’impatto sul PIL nel medio periodo (orizzonte a cinque anni) potrebbe essere ampiamente

superiore di un punto percentuale. Una riforma del Lavoro che portasse ad un netto aumento del

tasso di partecipazione di tutte le categorie di lavoratori, ad un miglioramento qualitativo delle

competenze e a una riduzione delle frizioni presenti nel mercato del lavoro, accrescerebbe il PIL di

almeno un ulteriore punto percentuale.

Valutazioni su priorità trasversali: Sud, giovani e parità di genere

L’elevato impatto del Piano nel rilancio degli investimenti pubblici al Sud produce

conseguenze positive non solo per l’economia dell’area ma per l’intero Paese. Il grado di

interdipendenza economica fra le due aree, infatti, è molto forte. Istituti di ricerca e la stessa Banca

d’Italia confermano che investire nel riequilibro territoriale della spesa per investimenti pubblici

non solo riattiverebbe il processo di sviluppo del Sud, ma avrebbe effetti positivi sull’intera

economia nazionale. Inoltre, tutti i modelli macroeconomici su base regionale evidenziano

l’elevato valore del moltiplicatore degli investimenti pubblici nelle regioni meno sviluppate.

0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 2021 2022 2023 2024 2025 2026

Un esercizio di simulazione volto a stimare il potenziale effetto sulla crescita e

sull’occupazione dell’insieme degli interventi che riguarderanno le regioni del Mezzogiorno nel

periodo 2021-2026 è stato effettuato con un modello multiregionale, al fine di cogliere gli effetti

reali della manovra non solo sull’intero sistema economico ma anche a livello di singola regione.

L’innesto delle misure relative agli investimenti pubblici è stato effettuato in base alla quota di tali

investimenti in ciascuna regione. Le simulazioni mostrano che già alla fine del primo triennio del

Piano il PIL delle regioni del Mezzogiorno aumenterebbe in misura compresa fra quasi 4 punti

percentuali e quasi 6 punti percentuali. Assai significativi sarebbero anche gli impatti occupazionali,

che si situerebbero in un intervallo fra i 3 e i 4 punti percentuali.

Valutazioni sono anche in corso per quanto attiene agli impatti delle misure del PNRR volte a

contrastare le disuguaglianze di genere e quelle a favore delle nuove generazioni e

dell’occupazione giovanile. Sono misure presenti trasversalmente in tutte le missioni del Piano,

come richiamato più volte nel documento, e con particolare forza in quelle “Istruzione e ricerca”,

“Inclusione e coesione”, ma anche nella riforma e innovazione della P.A., oltre che in alcune azioni

mirate come quelle volte al potenziamento dei servizi di asili nido e per la prima infanzia.

L’obiettivo di questa ampia strategia di interventi, che non ha precedenti nella storia del

nostro Paese, è colmare due delle tre grandi faglie di disuguaglianza (a danno delle donne e dei

giovani) che, assieme a quelle territoriali cui peraltro si collegano, costituiscono la grande anomalia

negativa dell’Italia rispetto alle altre economie avanzate, e contribuiscono quindi a frenare lo

sviluppo del nostro paese, drenando risorse umane e impedendo il pieno sviluppo del potenziale

di ogni persona. Assieme alle riforme della pubblica amministrazione e della giustizia, alla

transizione digitale ed energetica, alle misure volte a ridurre i divari territoriali, il pieno

coinvolgimento delle donne e dei giovani nella rinascita del Paese che il nostro Piano promuove è

l’obiettivo più alto che mira a rendere l’Italia protagonista del Rinascimento europeo, contribuendo

a migliorare significativamente il sentiero di crescita del nostro Pil nel medio periodo.

Pertanto, le Linee di intervento del PNRR, a seguito della definitiva approvazione dei singoli

progetti coerenti, saranno accompagnate da un set di indicatori quali-quantitavi che consentirà

una più accurata valutazione (ex ante ed ex post) degli effetti di genere e generazionali delle

politiche e degli investimenti.

La Legge di Bilancio, come richiamato, ha già previsto un esonero contributivo triennale per

le assunzioni di giovani fino a 35 anni (prolungato per i giovani del Sud) e biennale per l’assunzione

delle donne. Il PNRR si concentra invece su alcuni nodi strutturali che influiscono negativamente

sull’occupazione giovanile e femminile. In particolare l’incremento delle risorse per la formazione

scolare, universitaria e successiva, il potenziamento degli ITS, dell’istruzione nelle materie STEM e

delle competenze digitali e – infine – la lotta per l’inclusione educativa garantiranno una migliore

preparazione ai giovani favorendone l’ingresso nel mondo del lavoro. Sul lato della domanda, oltre

alle azioni volte a creare opportunità di lavoro nei settori più avanzati e strategici, la maggiore

crescita economica prevista produrrà una notevole spinta anche occupazionale, che tenderà a

riassorbire maggiormente la disoccupazione giovanile. Sono in corso valutazioni econometriche

per quantificare gli effetti di questo complesso insieme di fattori sull’occupazione giovanile.

L’intero Piano sarà valutato in un’ottica di gender mainstreaming. L’integrazione del Piano

con interventi finanziati attraverso fondi di bilancio nazionale, a partire dall’assegno unico, rafforza

ed esplicita la strategia complessiva del Paese definita nel Family Act e favorisce una interazione

virtuosa con i livelli istituzionali interessati e il Terzo settore.

Impatto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030

Attraverso le riforme e gli investimenti del PNRR, l’Italia intende accelerare anche il

perseguimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs)

sottoscritti dall’Agenda ONU 2030. Dal 2018 l’Italia ha fatto degli indicatori di Benessere Equo e

Sostenibile (BES) uno strumento strategico della programmazione economico-finanziaria.

L’esperienza maturata in questi anni consentirà di valutare come i risultati attesi dalle numerose

linee di intervento del Piano possano contribuire al perseguimento dei singoli obiettivi SDGs e al

miglioramento degli indicatori BES. Tali risultati saranno oggetto di una valutazione di impatto, con

il supporto degli esperti, connessa alla realizzazione delle missioni, sia a livello nazionale che a

livello territoriale.

NOTA:

Il presente piano può variare in base alle proposte del Parlamento e al negoziato con la

task force della Commissione europea nella struttura della Parte 2 sempre nel rispetto

delle linee economiche indicate nella NADEF.

Nel documento PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (pagine 37-41)