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VALUTAZIONE DI IMPATTO DELL’IMPRONTA AMBIENTALE

Dopo aver definito il profilo di utilizzo delle risorse e di emissioni, deve essere intrapresa la valutazione di impatto dell’impronta ambientale per calcolare le prestazioni ambientali del prodotto utilizzando le categorie e i modelli di impatto dell’impronta ambientale. La valutazione di impatto dell’impronta ambientale comprende due fasi obbligatorie e due facoltative. Tale valutazione non intende sostituire altri strumenti (regolamentari) che hanno un ambito e un obiettivo diverso come la valutazione dei rischi ambientali ((E)RA), la valutazione di impatto ambientale specifica del sito (EIA) o le norme in materia di salute e sicurezza a livello di prodotto o relative alla sicurezza sul luogo di lavoro. In particolare, la valutazione di impatto dell’impronta ambientale non ha l’obiettivo di prevedere se in un luogo specifico o in un momento specifico vengono superate determinate soglie e si verificano impatti effettivi. Per contro, descrive le pressioni esistenti sull’ambiente. Pertanto, detta valutazione è complementare ad altri strumenti comprovati, aggiungendo il punto di vista del ciclo di vita.

6.1 Classificazione e caratterizzazione (obbligatorie) Requisiti per gli studi sulla PEF

La valutazione di impatto dell’impronta ambientale deve includere una classificazione e caratterizzazione dei flussi dell’impronta ambientale dei prodotti.

6.1.1 Classificazione dei flussi dell’impronta ambientale dei prodotti

La classificazione consiste nell’allocazione dei flussi in entrata e in uscita di materiale/energia inventariati nel profilo di utilizzo delle risorse e di emissioni alla categoria di impatto dell’impronta ambientale pertinente. Per esempio, nella fase di classificazione, tutti i flussi in entrata/uscita che comportano emissioni di gas a effetto serra sono assegnati alla categoria dei cambiamenti climatici. Analogamente, quelli che comportano emissioni di sostanze che riducono lo strato di ozono sono classificati di conseguenza nella categoria di riduzione dello strato di ozono. In alcuni casi, un flusso in entrata/uscita può contribuire a più di una categoria di impatto dell’impronta ambientale (per esempio, i clorofluorocarburi (CFC) contribuiscono ai cambiamenti climatici e alla riduzione dello strato di ozono).

È importante esprimere i dati in termini di sostanze costituenti per le quali sono disponibili fattori di caratterizzazione (cfr. la sezione successiva). Per esempio, i dati per un fertilizzante NPK composto dovrebbero essere disaggregati e classificati in base alle frazioni di N, P e K in quanto ogni elemento costituente contribuisce a varie categorie di impatto dell’impronta ambientale. In pratica, i dati relativi al profilo di utilizzo delle risorse e di emissioni possono essere tratti da banche dati dell’inventario del ciclo di vita pubbliche o commerciali esistenti, in cui la classificazione è già stata realizzata.

In tal caso, ad esempio, il fornitore dei dati deve garantire che la classificazione e i percorsi della valutazione di impatto dell’impronta ambientale collegati corrispondano ai requisiti della presente guida.

Requisiti per gli studi sulla PEF

Tutti i flussi in entrata/uscita inventariati durante la compilazione del profilo di utilizzo delle risorse e di emissioni devono essere assegnati alle categorie di impatto dell’impronta ambientale a cui contribuiscono (“classificazione”) usando il sistema di classificazione reperibile all’indirizzo http://lct.jrc.ec.europa.eu/assessment/projects.

Nell’ambito della classificazione del profilo di utilizzo delle risorse e di emissioni, i dati dovrebbero essere espressi in termini di sostanze costituenti per le quali sono disponibili fattori di caratterizzazione.

Esempio: classificazione dei dati per uno studio su una T-shirt

Classificazione dei dati nella categoria di impatto dei cambiamenti climatici

CO 2

CH 4

SO 2 No

NO x No

Classificazione dei dati nella categoria di impatto dell’acidificazione

CO 2 No

CH 4 No

SO 2

NO x

6.1.1 Caratterizzazione dei flussi dell’impronta ambientale

Per caratterizzazione si intende il calcolo dell’entità del contributo di ciascun flusso in entrata/uscita classificato alle rispettive categorie di impatto dell’impronta ambientale e l’aggregazione dei contributi all’interno di ogni categoria. Il calcolo si effettua moltiplicando i valori del profilo di utilizzo delle risorse e di emissione per i fattori di caratterizzazione pertinenti per ogni categoria.

I fattori di caratterizzazione sono specifici per ogni sostanza o risorsa. Rappresentano l’intensità dell’impatto di una sostanza rispetto a una sostanza comune di riferimento per una categoria di impatto dell’impronta ambientale (indicatore di categoria di impatto). Per esempio, nel caso del calcolo degli impatti dei cambiamenti climatici, tutte le emissioni di gas a effetto serra inventariate nel profilo di utilizzo delle risorse e di emissioni sono ponderate in termini di intensità di impatto relativa al biossido di carbonio, che è la sostanza di riferimento per questa categoria. Ciò consente di aggregare i potenziali di impatto e di esprimerli in termini di singola sostanza equivalente (in questo caso, equivalente di CO 2 ) per ogni categoria di impatto dell’impronta ambientale. Per esempio, il fattore di caratterizzazione espresso come potenziale di riscaldamento globale per il metano è pari a 25 equivalenti di CO 2 e il relativo impatto sul riscaldamento climatico è quindi 25 volte più elevato di quello del CO 2 (ossia il fattore di caratterizzazione di 1 equivalente di CO 2 ).

Requisiti per gli studi sulla PEF

A tutti i flussi in entrata/uscita di ogni categoria di impatto dell’impronta ambientale devono essere assegnati fattori di caratterizzazione che rappresentano il contributo per unità di flusso in entrata/uscita alla categoria, utilizzando i fattori di caratterizzazione forniti (disponibili online all’indirizzo http://lct.jrc.ec.europa.eu/assessment/projects. Successivamente de­

vono essere calcolati i risultati della valutazione di impatto dell’impronta ambientale per ciascuna categoria di impatto dell’impronta ambientale moltiplicando il quantitativo di ogni flusso in entrata/uscita per il suo fattore di caratterizzazione e sommando i contributi di tutti i flussi in entrata/uscita all’interno di ogni categoria, al fine di ottenere una singola misura espressa nell’unità di riferimento adeguata.

L 124/48

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 4.5.2013

Se i fattori di caratterizzazione del modello predefinito non sono disponibili per determinati flussi (per esempio, un gruppo di sostanze chimiche) del profilo di utilizzo delle risorse e di emissioni, è possibile ricorrere ad altri metodi per la caratterizzazione di tali flussi. Tali casi devono essere comunicati tra le ulteriori informazioni ambientali. I modelli di caratterizzazione devono essere scientificamente e tecnicamente validi e basati su meccanismi ambientali identificabili distinti ( 90 ) o osservazioni empiriche riproducibili.

Esempio: Calcolo dei risultati della valutazione di impatto dell’impronta ambientale Riscaldamento globale

CF

CO 2 g 5,132 × 1 = 5,132 kg CO 2 eq

CH 4 g 8,2 × 25 = 0,205 kg CO 2 eq

SO 2 g 3,9 × 0 = 0 kg CO 2 eq

NO x g 26,8 × 0 = 0 kg CO 2 eq

Totale = 5,337 kg CO 2 eq

Acidificazione CF

CO 2 g 5,132 × 0 = 0 Mol H+ eq.

CH 4 g 8,2 × 0 = 0 Mol H+ eq.

SO 2 g 3,9 × 1,31 = 0,005 Mol H+ eq.

NO x g 26,8 × 0,74 = 0,019 Mol H+ eq.

Totale = 0,024kg Mol H+ eq

6.2 Normalizzazione e ponderazione (raccomandata/facoltativa)

Dopo le due fasi obbligatorie di classificazione e di caratterizzazione, la valutazione di impatto dell’impronta ambientale può essere integrata dalla fase di normalizzazione (raccomandata) e dalla fase di ponderazione (facoltativa).

6.2.1 Normalizzazione dei risultati della valutazione di impatto dell’impronta ambientale (raccomandata)

La normalizzazione è una fase non obbligatoria, ma raccomandata, in cui i risultati della valutazione di impatto dell’im­

pronta ambientale sono moltiplicati per i fattori di normalizzazione per calcolare e confrontare l’entità dei loro contributi alle categorie di impatto dell’impronta ambientale rispetto a un’unità di riferimento (di norma la pressione relativa alla categoria interessata causata dalle emissioni di una nazione intera o di un cittadino medio nell’arco di un anno). In questo modo, si ottengono risultati sull’impronta ambientale normalizzati e adimensionali, che tengono conto degli oneri imputabili a un prodotto rispetto a un’unità di riferimento, come il pro capite per un determinato anno e una determinata regione. Ciò consente di confrontare la rilevanza dei contributi derivanti da processi singoli rispetto all’unità di riferimento delle categorie di impatto dell’impronta ambientale considerate. Per esempio, i risultati della valutazione di impatto dell’impronta ambientale possono essere paragonati con gli stessi risultati per una determinata regione, per esempio l’UE-27, e per individuo. In tal caso rifletterebbero gli equivalenti pro capite relativi alle emissioni associate all’UE-27. I risultati dell’impronta ambientale (normalizzati) non indicano tuttavia la gravità/rilevanza dei rispettivi impatti.

Requisiti per gli studi sulla PEF

La normalizzazione non è una fase obbligatoria, ma è raccomandata per gli studi sulla PEF. Se viene applicata, i risultati sull’impronta ambientale normalizzati devono essere comunicati tra le ulteriori informazioni ambientali, documentando tutti i metodi e tutte le ipotesi.

I risultati normalizzati non devono essere aggregati dal momento che viene applicata implicitamente la ponderazione. I risultati della valutazione di impatto dell’impronta ambientale prima della normalizzazione devono essere comunicati unitamente ai risultati normalizzati.

6.2.1 Ponderazione dei risultati della valutazione di impatto dell’impronta ambientale (facoltativa)

La ponderazione non è una fase obbligatoria, bensì facoltativa, che può facilitare l’interpretazione e la comunicazione dei risultati dell’analisi. In questa fase, i risultati dell’impronta ambientale, per esempio i risultati normalizzati, sono ( 90 ) Si definisce meccanismo ambientale un sistema di processi fisici, chimici e biologici per una determinata categoria di impatto

dell’impronta ambientale che collega i risultati del profilo di utilizzo delle risorse e di emissioni agli indicatori di categoria dell’im­

pronta ambientale (in base alla norma ISO 14040:2006).

moltiplicati per un insieme di fattori di ponderazione, che riflettono la relativa importanza percepita delle categorie di impatto considerate. I risultati dell’impronta ambientale ponderati possono quindi essere confrontati per valutarne la relativa importanza. Possono anche essere aggregati in tutte le categorie di impatto dell’impronta ambientale per ottenere diversi valori aggregati o un singolo indicatore di impatto complessivo.

La ponderazione richiede la formulazione di giudizi di valore in merito alla rispettiva importanza delle categorie di impatto dell’impronta ambientale considerate. Tali giudizi possono basarsi su opinioni di esperti, punti di vista culturali/

politici o considerazioni economiche ( 91 ).

Requisiti per gli studi sulla PEF

La ponderazione è una fase facoltativa e quindi non obbligatoria per gli studi sulla PEF. Se applicata, i metodi e i risultati devono essere comunicati tra le ulteriori informazioni ambientali. I risultati della valutazione di impatto dell’impronta ambientale prima della ponderazione devono essere comunicati unitamente ai risultati ponderati.

L’applicazione delle fasi di normalizzazione e ponderazione negli studi sulla PEF devono essere coerenti con gli obiettivi e l’ambito dello studio definiti, ivi comprese le applicazioni previste. ( 92 ).

7. INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI DELL’IMPRONTA AMBIENTALE DEI PRODOTTI