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CAPITOLO 5 – INTERVENTO SUL CASO SPECIFICO

5.6 Valutazioni finali e indicazioni per interventi futuri

Le valutazioni finali di tale lavoro offrono molti spunti di riflessione e di interesse.

La prima, forse scontata, è quanto sia strano che un progetto così importante possa essere portato avanti solo per una manciata di lezioni, quando invece è sempre più logico e sotto gli occhi di tutti che l’attività motoria sia fondamentale per l’inclusione, per la sana crescita, per l’interiorizzazione delle regole, per l’integrazione e non ci dimentichiamo per cercare di arginare problemi come l’obesità infantile e dunque una sua possibile evoluzione nell’adulto.

Per ciò che riguarda il caso specifico credo, come accennato a inizio lavoro, che molto sia stato dettato da un rapporto empatico nato da subito con A.; l’autismo e i disturbi correlati sono situa- zioni che sicuramente vanno trattate con specialisti del caso ma credo che una figura che conosca il movimento e che riesca a far utilizzare a certi soggetti tutte le proprie capacità residue sia estremamente importante. Si parla infatti di sviluppo della persona , da qualunque parte lo si vo- glia affrontare. Come è noto, inoltre l’attività motoria nelle scuole elementari è demandata, a par- te i periodi ricoperti da determinati progetti, alle maestre, che naturalmente possono basarsi sui grandi e famosi giochi popolari, ma non sempre riescono a carpire l’essenza del gioco e dell’integrazione che questo produce. Tutto ciò che è stato effettuato ha portato un miglioramen- to nell’approccio scolastico di questo bambino e la multilateralità ricreata in palestra gli ha dato modo di sperimentare movimenti e sensazioni che aumentano e impreziosiscono il suo bagaglio personale.

Le mie indicazioni per interventi futuri riguardano soprattutto una giusta valutazione da subito del soggetto ed un colloquio chiaro e aperto con le maestre anche se possono magari sembrare scettiche da principio. Infatti è importante far valere ciò per cui abbiamo studiato e in cui cre- diamo e non dimenticare che a volte le chiavi di svolta di un lavoro si ritrovano nelle cose più impensate soprattutto con i portatori di handicap. Chissà che magari non sia stato proprio quel saluto per mano, “urlato, imitato e ballato” effettuato nella prima lezione ad aver smosso qualco- sa in A. e aver rimosso dai suoi compagni un po’ di pregiudizi legati al non sapere come gestire quel compagno speciale.

Bè la risposta per tutto questo non c’è, o meglio, è male identificabile, resta comunque il ricordo e il sapore di un’esperienza faticosa ma bellissima e la speranza che magari un domani potrà por- tare verso un insegnante di Educazione Fisica Adattata e non, di ruolo, in una scuola elementare.

CONCLUSIONI

● Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali dinanzi alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Il diritto allo studio è un principio garantito costituzionalmente. Sono svariate le Leggi Costitu- zionali e internazionali che dispongono come la scuola debba essere aperta a tutti e come il dirit- to allo studio venga coniugato con il principio di eguaglianza.

● Partendo dalla disposizione che l’istruzione dell’obbligo per le persone con disabilità debba avvenire nelle classi normali della scuola pubblica si è superato il modello di scuola speciale; ul- teriori disposizioni non solo hanno affermato il principio dell’inserimento ma hanno chiaramente stabilito presupposti e condizioni, strumenti e finalità per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità.

● Il decentramento avvenuto nell’ultimo decennio e la conseguente assunzione di responsabilità da parte degli organi decentrati fa assumere agli Uffici Scolastici Regionali un ruolo strategico ai fini della pianificazione/programmazione/”governo” delle risorse e delle azioni a favore dell’inclusione scolastica degli alunni disabili.

● Il disturbo autistico o autismo è stato descritto per la prima volta nel 1943 da Leo J. Kanner; è una severa alterazione dello sviluppo che si manifesta prima dei 3 anni ed è caratterizzata da una triade somatica composta da: anomalie nell’ambito dell’interazione sociale, anomalie nell’ambito dell’intenzionalità comunicativa, comportamenti stereotipati e immaginazione ristretta.

● L’autismo è una condizione nella quale il paziente può presentare un progressivo miglioramen- to e in una piccola percentuale di individui è stata anche descritta un’uscita dalla sindrome; tutta- via, la maggior parte dei soggetti con autismo mantiene i principali deficit e necessita di una serie di interventi educativi, psicologici e medici che sono specifici per ciascuna età (prescolare, scola- re, adolescenza, adulta) e che sono stati oggetto di analisi e riflessione da parte dei numerosi ope- ratori in ambito medico, psicologico, e pedagogico.

● Da un punto di vista medico una complicanza molto frequente del disturbo autistico (intorno al 30% dei casi) è l’insorgenza di un’epilessia che richiede un trattamento farmacologico ed una ancora aumentata attenzione nella proposta di attività fisica adattata. In alcuni soggetti inoltre possono manifestarsi disturbi dell’umore, disturbi ossessivi e disturbi di tipo psicotico.

● L’Attività Fisica Adattata è una branca delle Scienze Motorie o più propriamente dell’Educazione Fisica che studia gli esercizi e i programmi motori rivolti a soggetti diversamen- te abili; è impensabile infatti continuare a fare fisioterapia per tutta la vita, è invece auspicabile far succedere ad un intervento fisioterapico più o meno protratto nel tempo un programma di ginnastica specifica-adattata (l’AFA) che accompagni il paziente per il resto della vita attiva del- lo stesso.

●La metodologia di lavoro con una persona diversamente abile è variabile a seconda del soggetto ed è in relazione alle sue capacità cognitive. Il metodo analitico verrà preferito in presenza di persone con ridotta motricità ma buon livello cognitivo; il metodo globale sarà da privilegiare se sono in presenza di una sufficiente motricità ma non altrettanto sul versante cognitivo. Ovvia- mente il basso rapporto docente-allievo potrà far sì che il soggetto venga maggiormente coinvol- to a livello emotivo e quindi reso protagonista del momento. Inoltre si lavorerà possibilmente nel piccolo gruppo per evitare caos e ambiente dispersivo e favorire la concentrazione.

● Le indicazioni operative per un’attività fisica adattata nell’autismo dovranno privilegiare lo svolgimento nello stesso ambiente e con lo stesso insegnante, clima tranquillo, uso di piccoli at- trezzi non pericolosi, giochi di contatto, schemi motori di base, uso di macchine con movimenti ciclici e sarà fondamentale favorire immediatamente feedback positivi anche su risposte parzial- mente esatte.

tutti che l’attività motoria sia fondamentale per l’inclusione, per la sana crescita, per l’interiorizzazione delle regole, per l’integrazione e non ci dimentichiamo per cercare di arginare problemi come l’obesità infantile e dunque una sua possibile evoluzione nell’adulto.

● Nonostante tutto, è inoltre importante ricordare come in tutti i soggetti con disabilità e non, e in maniera esponenziale con i bambini, non si possa prescindere, per una buona riuscita dell’attività, dalla nascita di un rapporto di empatia e di fiducia. Ciò che è nato con questi bambi- ni è stato importante e mi ha permesso di lavorare ponendo occhi di riguardo su un caso specifico all’interno della classe stessa con il quale ho seguito due concetti fondamentali: “pensare disabi- le” e “la disabilità nella normalità”.

● Ho cercato dunque di ricreare un ambiente operativo e cooperativo, nel quale si venissero a creare le condizioni perché ogni alunno sviluppasse consapevolmente una giusta maturazione sul piano psicomotorio, un rapporto orientato nello spazio e nel tempo, autonomia e senso di respon- sabilità, una dimensione ecologica nella relazione con l’ambiente, inteso come “spazio di cose ed esseri viventi”, il rispetto dei tempi e dei ritmi propri e degli altri, il rispetto delle regole.

● Le proposte effettuate sono state improntare inoltre su una “didattica attiva”, per mezzo della quale il bambino potesse interagire con ciò che lo circondava e con gli altri, caratterizzandosi come protagonista del proprio percorso di apprendimento, costruito nel tempo insieme ai compa- gni e agli insegnanti.

I presupposti di questo lavoro si basano sulla valorizzazione del gioco inteso come risorsa impor- tante per favorire la motivazione degli alunni. Nel contesto ludico le attività motorie vengono fi- nalizzate e perdono il carattere di semplice esecutività: il gioco cattura l’interesse dei bambini, stimola la partecipazione attiva e creativa, favorendo l’acquisizione di abilità e competenze, se- condo i ritmi di ciascuno.

● Nell’impostazione dei giochi di tipo motorio, non sono stati mai trascurati gli obiettivi disci- plinari previsti nel piano di studi elaborato dai docenti, e ogni attività ludica è stata progettata mi- rando allo sviluppo di precise abilità motorie di base.

Nel gioco, inoltre, l’esercizio motorio ha perso il suo carattere di “prestazione”, sollecitando la partecipazione anche negli alunni meno dotati e più timorosi. Si tratta di una partecipazione che

avviene con il “corpo e con la mente”, nella quale la componente fisica si somma alle capacità intellettive e creative, e alla dimensione affettiva, per cui l’apporto differente e differenziato di ciascuno risulta unico e fondamentale.

● Alla luce del programma svolto si può concludere come nel nostro caso specifico l’utilizzo del metodo globale induttivo, della lezione frontale partecipata e la ricerca di attività che non abbia- no previsto esclusivamente competizione e quindi vittoria e sconfitta nella classe terza elementa- re abbiano permesso di valorizzare la dimensione sociale, espressiva ed ecologica del bambino affetto da disturbo pervasivo nello spettro autistico, il quale è stato in grado di rapportarsi con gioia, motivazione e coinvolgimento alle attività motoria proposta, cosa che non era emersa con tale enfasi fino ad ora.

●E’ importante far valere ciò per cui abbiamo studiato e in cui crediamo e non dimenticare che a volte le chiavi di svolta di un lavoro si ritrovano nelle cose più impensate soprattutto con i porta- tori di handicap. Chissà che magari non sia stato proprio quel saluto per mano, “urlato, imitato e ballato” effettuato nella prima lezione ad aver smosso qualcosa in A. e aver rimosso dai suoi compagni un po’ di pregiudizi legati al non sapere come gestire quel compagno speciale.

Bè la risposta per tutto questo non c’è, o meglio, è male identificabile, resta comunque il ricordo e il sapore di un’esperienza faticosa ma bellissima e la speranza che magari un domani potrà por- tare verso un insegnante di Educazione Fisica Adattata e non, di ruolo, nella scuola elementare.

BIBLIOGRAFIA

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RINGRAZIAMENTI

Ringrazio il Professor Franchi per il grande aiuto nello svolgimento di questo lavoro e per tutto ciò che mi ha passato nel corso di Laurea. E’ stato un Insegnate importante. Grazie.

Alla scuola Primaria di Sorbano e alle maestre tutte per il grande rispetto che avete dato al mio lavoro, in particolare grazie Serena.

Alla famiglia di A. che si è dimostrata disponibile per lo sviluppo di questo elaborato.

Ringrazio i miei compagni di corso ormai da cinque anni, Matteo e Tommaso, per la forza reci- proca che ci siamo passati, se guardo indietro quante risate. Grazie davvero.

A tutte le persone che vicino o lontano ci sono state, parenti tutti e amici.

Ai miei amori, Elisa e Bianca. Tutto quello che ho fatto è stato per voi. Mi avete dato forza, sti- molo per non mollare e per fare sempre meglio, i vostri sorrisi mi hanno sempre ripagato di tutta la fatica e di tutto l’impegno profuso. Vi amo, Grazie.

A te che nella pancia di mamma cresci e che tra poco abbraccerò. Non mi hai mai fatto togliere il gas dall’acceleratore e pensandoti ho pedalato sempre più forte. Zeno, ti amiamo e ti aspettiamo impazienti.

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